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Autore: The Galway Girl    13/04/2015    1 recensioni
Gabrielle vive nella Parigi del fine 1800, è una ragazza semplice con un grande sogno: ballare al mitico Moulin Rouge. Un sogno impossibile, finché una scoperta (e un piccolo ricatto) la aiuterà a realizzarlo. Sarà così bello come se lo è sempre immaginato?
Genere: Commedia, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo sette



Trascorro tutto il week end a provare i passi.

Saltello sul posto, alzo le gambe e sollevo la gonna.

Ho preso l'orologio del nonno per controllare quanto tempo resisto prima di stancarmi.

8 minuti.

Le ballerine hanno provato per ore senza sosta, io comincio a boccheggiare dopo pochi passi, per non parlare del fatto che non riesco a sollevare le gambe in alto come loro, e non sono per niente tese.

Mi basterebbe un po' più di allenamento, ma il fatto è che devo sembrare una ballerina esperta, restano solo un paio di settimane di prove generali e lunedì devo arrivare al Mulino e provare con le altre ragazze sembrando una di loro.

Continuo a provare fino alla sera di domenica prima di gettare la spugna.

Non sembro una ballerina esperta, la De La Tour lo capirà subito.

Le gambe mi fanno malissimo, non avevo mai fatto uno sforzo del genere e sono stanca morta. So che domani dovrò inventarmi qualcosa, devo trovare una scusa per evitare le prove con le altre ancora qualche giorno, ho bisogno di guadagnare tempo.

Mi metto a dormire tutta dolorante sperando che la notte mi porti qualche idea.


Mi sveglio, mi lavo e mi vesto, vado nella stanza da giorno e controllo l'ora. Otto e dieci, almeno oggi non arriverò in ritardo.

Ho deciso di sfruttare la caduta di venerdì a mio vantaggio, dirò alla coreografa che mi sono infortunata durante il week end e che il medico mi ha consigliato di non sforzare la gamba.

Sperando di cavarmela con la mia frottola mi avvio verso il Mulino.

Arrivo addirittura in anticipo, non c'è nessuno nel salone, così accenno qualche passo.

Saltello sollevando la gonna, mi siedo a terra riprovando a divaricare le gambe, ma come previsto la mia gamba sinistra non si sposta di un millimetro senza farmi un male atroce così mi arrendo, mi rimetto in piedi e aspetto le altre.

La coreografa è la prima ad arrivare, mi lancia un occhiata e dice < < Almeno oggi sei in orario. > >

E' il momento.

< < Ehm, signorina De La Tour? > > dico avvicinandomi.

L'unica risposta che ottengo è uno sguardo interrogativo così continuo < < Ehm, vede, sabato ho subito un brutto infortunio al ginocchio ballando, e, ehm, il medico ha detto che è meglio se non provo oggi > > dico facendomela sotto dalla paura.

< < Non balli? > > mi chiede con tono piatto.

< < E quando avresti intenzione di ballare? > > continua senza lasciarmi modo di risponderle.

< < Molto presto, glie lo assicuro > > dico con voce tremante.

La coreografa emette una specie di grugnito e si allontana per parlare con il pianista.

Ce l'ho fatta. L'ho passata liscia, ci è cascata.

Le ballerine arrivano come sempre in gruppo, la bionda mi lancia delle occhiate e io cerco di fare finta di niente.

< < Ok, cominciamo! > > tuona Eglantine battendo le mani.

Io mi sistemo sulla solita sedia e passo le seguenti due ore ad osservare le ballerine.

A prove finite se ne vanno tutte, come sempre nessuno mi saluta.

Mi alzo dalla sedia stiracchiandomi quando mi accorgo che la ballerina bionda è ancora qui.

< < Come ti chiami? > > mi chiede in modo gentile.

< < Io? > > chiedo stupita < < Ehm, Gabrielle. > >

< < Io sono Louise > > mi dice porgendomi la mano.

La stringo sorridendo, è la prima ballerina che si presenta.

< < Ti faccio fare un giro? > > mi chiede.

Resto spiazzata dalla sua proposta ma accetto con piacere.

La ballerina mi guida attraverso il Mulino, dietro le quinte. Ci sono dei ragazzi intenti a dipingere dei grandi pannelli di legno con alberi e fiori.

< < Cosa fanno? > > chiedo interessata.

< < Dipingono i fondali per il palco > > mi risponde.

< < Dietro al palco ci saranno degli sfondi mobili, che cambieranno a seconda delle esibizioni > > mi spiega quando nota la mia espressione persa.

Proseguiamo per i corridoi quando incrociamo due uomini, uno alto e biondo e uno di colore con i capelli ricci neri.

< < Hei Louise! > > la salutano facendole l'occhiolino mentre si avviano all'uscita.

Lei fa una risatina e mi dice < < George e Rafael, non considerarli, sono due clown! > >

< < Cioè? Sono buffi? > > chiedo.

< < Ma no! > > scoppia in una risata < < Fanno i clown! Di mestiere, avranno degli sketch tra una danza e l'altra, si fanno chiamare Footit e Chocolat. > >

< < Oh > > è tutto quello che riesco a dire, sono affascinata.

Louise mi porta in una stanza con degli specchi, delle poltroncine e un sacco di abiti appesi sparsi.

< < Questo sarà il nostro camerino, dove ci vestiamo, ci pettiniamo e ci trucchiamo. Lì ci sono i cappelli > > mi spiega.

Rimango a bocca aperta nel vedere tutti i vestiti, non riesco a credere che potrò indossarli, per non parlare dei cappelli. Io ne ho solo uno ed era della mamma, ma questi sono bellissimi.

Passiamo davanti all'ufficio di mio padre e Louise sottovoce mi dice < < Questa zona è proibita, è l'ufficio del patron! > >

Non sa che solo qualche giorno fa io mi trovavo proprio in quell'ufficio per ricattare il patron.

< < Allora, dov'è che hai ballato? > > mi chiede all'improvviso.

< < Io? > > chiedo per guadagnare tempo < < In un sacco di posti, ma non a Parigi, altrove > > dico vaga.

< < Tipo? > > insiste.

< < Ehm, Toulouse, Bordeaux, quei posti lì. > >

< < Ok > > dice poco convinta.

< < Ti ho vista prima > > continua.

< < Quando? > > chiedo preoccupata.

< < Quando pensavi di essere da sola > > mi spiega < < Ero dietro al palco a fare il filo a Marcel, ti ho vista, diciamo, provare. > >

< < Oh, quello > > minimizzo < < Non stavo proprio provando, sai ho una gamba infortunata > > dico tranquilla.

< < Balli in modo strano > > mi dice, il suo tono è tranquillo, non è minacciosa. Comincio a sudare freddo.

< < Oh, è che io ho un metodo particolare, sai ho studiato il metodo Willems, non so se lo conosci, è un coreografo polacco, a Toulouse è molto conosciuto > > mi arrampico sugli specchi.

Noto che lei trattiene un sorriso.

< < Senti, io so che non ti sei infortunata, sono dieci minuti che camminiamo e non hai zoppicato neanche una volta. > >

Mi ha beccata.

Cerco qualche scusa mentre lei continua < < E sono quasi certa che tu non sia una ballerina. > >

Sto per scoppiare a piangere, sono in trappola, adesso lei andrà dritta dalla De La Tour a dire che sono un'impostora e mi sbatteranno fuori dal Moulin.

< < Louise, io… > > comincio con tono flebile.

< < Posso insegnarti io > > mi dice cogliendomi di sorpresa.

< < Cosa? > > chiedo per essere sicura di aver capito bene.

< < Posso insegnarti i passi, la coreografia, posso farti diventare una ballerina, l'ho già fatto in passato > > mi dice tranquillamente.

< < Perché lo faresti? > >

< < Bé, a quanto pare il signor Ziedler ti ha assunta senza motivo, ma non è possibile, quindi devi essere speciale > > dice come se fosse ovvio.

< < E poi, mi annoio > > aggiunge facendomi l'occhiolino.

  
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