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Autore: pamina71    13/04/2015    10 recensioni
Quando ha recensito il cap. 6 di Vois sur ton chemin, una lettrice mi ha scritto che pensava che Oscar si sarebbe portato via l'orfanello silenzioso. Non ci avevo pensato, ma mi sono sentita responsabile per questo bambino di carta, e gli ho trovato una casa...
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uva e Grano

 

Oscar sedeva a tavola, tra la piccola e pestifera Loulou, ammessa per una volta al tavolo degli adulti, come sempre quando il Generale era assente, ed André1, anche lui elevato all'onore del tavolo nobile. Oltre a loro vi erano solo Madame Marguerite, ed Hortense, giunta in visita per incontrare la sorella che sarebbe arrivata l'indomani dall'America (con il marito ed i tre figli), ed il cui marito li avrebbe raggiunti solo la settimana successiva.

L'ambiente era rilassato e sereno, come sempre accadeva nelle rare occasioni in cui la Contessa riusciva ad avere con sé almeno due delle sei figlie, senza l'ingombrante presenza del rigido e formale marito.

Oscar, però, era taciturna e sembrava un poco persa nei propri pensieri.

- Allora, avete trovato Clément Mathieu2? Farà lezione ai ragazzi?

La domanda di Hortense si riferiva al fatto che, durante la giornata appena trascorsa, Oscar si era recata a cerca il loro antico ed amatissimo Maestro di musica, per vedere se fosse disposto a fare lezione a Loulou, ed ai due gemelli di Constance, che avrebbero soggiornato a Palazzo Jarjayes durante la loro permanenza in Francia.

Oscar si riscosse, alzò uno sguardo sorridente verso le sorella e rispose di sì.

- Siamo andati all'Ospedale di Saint-Esprit-en Grève3, in effetti lavora ancora lì un paio di volte la settimana per preparare gli orfanelli...

- E...?

- E l'abbiamo visto fare lezione ai bambini, è sempre bravo, gentile e affettuoso come lo ricordiamo. Pensa che stavano cantando quel duetto sugli aquiloni che aveva scritto per noi tempo fa.

- Ma che bello! Sono proprio contenta che venga qui. Ho anche voglia di salutarlo, dopo così tanti anni! - Esclamò Hortense felice che fosse stato risolto anche quel piccolo problema

- Già, è stato un bel momento. - Concluse Oscar.

- Allora perché hai l'espressione di chi non è soddisfatto? Chiese quindi la madre.

Oscar sospirò e prese tempo sorseggiando il vino dal suo calice. Lo posò e rimase un attimo a guardare il rosso liquido ondeggiare.

- Ho visto l'orfanotrofio.

Per un attimo il calò il silenzio. Loulou alzò lo sguardo dal piatto per piantarlo in faccia alla zia, con un gesto che in un altro momento le sarebbe valsa una bella predica. Hortense e la Contessa attesero il seguito di quel discorso.

Entrambe ebbero un pensiero a proposito di colei che stava parlando. Per M.me Marguerite non era la prima volta, per Hortense fu un'illuminazione improvvisa. Ma Oscar aveva mai, in vita sua, desiderato un figlio? Il germe di una vita differente da quella che conduceva? Sapevano entrambe che mai avrebbe espresso la propria opinione a riguardo. Ma, forse, ora, qualcosa avrebbero potuto intuire...

Fu la bambina ad interrompere il corso di quelle speculazioni.

- E com'è?

La zia provò a spiegare alla ragazzina l'aspetto di quel posto.

- Un grande edificio grigio, un po' buio in alcuni corridoi. Ci sono tante aule, e dei lunghi dormitori con tanti lettini in fila. Ci sono due cortili in pietra, con pochi alberi e nessun fiore. E davanti un parco con un largo prato, degli alberi molto vecchi e una cancellata in ferro. Ci sono molti bambini, in quel posto sono tutti maschietti. Alcuni bambini sembravano sereni, altri erano un po' tristi.

Oscar tacque un momento. Riprese il bicchiere con le due mani e fece nuovamente ondeggiare il vino.

- Quando siamo arrivati uno di loro guardava fuori dal cancello senza dire una parola. Quando siamo andati via era ancora lì. Il Custode dice che nella settimana trascorsa lì non ha mai aperto bocca.

Intervenne André.

- Si chiama Michel. Non si conosce il padre. La madre era una di quelle donne che non sanno scegliersi gli uomini; l'ultimo, diciamo "fidanzato", l'ha letteralmente ammazzata di botte.

Le donne sedute a tavola trattennero il fiato, al pensiero di quell'orrore. Oscar si chiese anche come André avesse fatto a recuperare quelle informazioni. Tipico suo prendersi a cuore anche le piccole storie che sfuggivano agli altri, ed in quel caso "gli altri" era lei, che aveva trascurato di informarsi, che per anni aveva pagato le lezioni di musica4 senza mai recarsi a visitare quel posto.

- Poverino... - riassunse per tutti Loulou. - Perché non lo aiuti, zia? Portalo a casa!

- Non é così semplice, sai?

- Perché? Lo prendi e lo porti qui, Cosa c'è di difficile?

- Di difficile c'è che adesso è triste perché ha perso la mamma, e sta in un grosso palazzo dove non conosce nessuno. Cosa faccio? Vado a prenderlo e lo porto in un altro grosso palazzo dove non conosce nessuno? E poi? Io non ci sono mai, la nonna Marie è diventata un po' vecchietta e non se ne potrebbe occupare, i tuoi nonni sono sempre a Corte. Sarebbe più solo che in orfanotrofio...

Oscar emise un lungo sospiro, e ricominciò il suo gioco col vino nel calice.

La nipotina rimase invece silenziosa a considerare le spiegazioni ricevute.

Madame Marguerite approfittò della pausa per cambiare discorso con il suo solito garbo.

Allora ci hai pensato! Mi stupiva che quella figuretta desolata ti avesse lasciato indifferente... Considerò André guardandola di sottecchi.

 

Due giorni dopo, Andrè stava sistemando insieme ad altri due commilitoni i materiali per le esercitazioni del giorno successivo. Il fatto di essere uno dei pochi in grado di leggere faceva sì che fosse spessi destinato a questo tipo di incarichi.

Arrivò Gérard tutto trafelato, chiamandolo a gran voce.

- Cosa succede?

- Una Signora ti vuole, è completamente fuori di sé. Cercava il Comandante ma quando le hanno detto che è via, ha detto che vuole assolutamente parlare con te. Adesso è nella saletta rossa con il Colonnello D'Agoût.

- Vuole me? Ma sai chi sia?

- Secondo me è una parente del Comandante, dice che Loulou...

- E' scappata. E figuriamoci! - Concluse André. - Grazie, Gérard, vado subito.

Arrivato nella saletta rossa, che i soldati chiamavano così per il rivestimento delle poltroncine, trovò Hortense in lacrime, con le mani tremanti.

- André, per favore, aiutami a trovarla! E' scappata! E Oscar non arriverà che tra un paio d'ore! Eravamo in carrozza, sul Lungosenna; abbiamo dovuto fermarci per lasciar passare un corteo funebre, ha aperto la porta ed è saltata giù dal predellino, confondendosi subito tra la gente...

Il soldato rivolse una muta domanda al superiore, che assentì.

- Vai pure, Grandier, e portati qualcuno.

Ci pensò un attimo: Alain era in licenza, e non avrebbe potuto rivolgersi a lui. François! Ecco, il timido e gentile François, con i suoi otto o nove fratellini era la persona più adatta.

- Colonnello, per favore, dite al Comandante che noi andremo per prima cosa in Place de Grève, ho un sospetto riguardo al fatto che potremmo trovarla lì.

Hortense lo guardò con i grandi occhi pieni di lacrime: - Dici che...il discorso dell'altra sera...pensi che...

D'Agoût guardò alternativamente i due interlocutori, chiedendosi di cosa diavolo stessero parlando.

- Secondo me sì. Vi farò sapere. - Concluse Andrè prima di uscire velocemente.

 

Circa un'ora più tardi, Oscar rientrò in Caserma, trovandosi di fronte alla sorella agitatissima, quasi in preda ad una crisi isterica. Fu il Colonnello D'Agoût a metterla al corrente degli sviluppi della cosa. Il Comandante aveva appena cominciato a realizzare l'accaduto, sospirando al pensiero che la terribile nipotina si fosse messa nuovamente nei pasticci, quando vide dalla finestra il giovane François rientrare da solo.

Il ragazzo entrò, eseguì il saluto militare e si scostò dalla fronte i capelli rossi sudati per il caldo e schiacciati dal cappello. Sorrideva.

- L'abbiamo trovata.

- E dov'è? Perché André non è rientrato?- Chiese Hortense, preoccupatissima.

- André aveva un'idea, quindi siamo andati subito all'Ospedale di Saint-Esprit-en Grève. Era lì, che giocava con un gruppo di ragazzini.

Oscar sospirò, sorridendo suo malgrado all'intraprendenza della piccola peste. La madre si lasciò cadere sulla poltroncina più vicina, poi prese la mano del ragazzo tra le sue e gli disse che davvero non sapeva come ringraziarlo.

Il Colonnello D'Agoût, pragmaticamente, chiese perché il soldato Grandier non fosse tornato portando con sé la scomparsa.

Fu Oscar a rispondere.

- Immagino che Loulou non ne voglia sapere di tornare a palazzo. Giusto?

François tentennò.

- Sì, in effetti ha detto che non tornerà a casa se non potrà far uscire di lì un certo Michel. Andrè non ha avuto cuore di portarla via di peso. E' al sicuro, quindi preferisce attendere sul posto le decisioni di Madame.

Ma guarda che pasticcio ho creato! Fossi stata zitta, l'altra sera! Pensò Oscar.

 

 

Le due sorelle arrivarono all'Ospedale verso la metà del pomeriggio. Oscar sul suo César, ed Hortense in carrozza.

Il Custode le fece entrare, e videro André seduto all'ombra di un vecchissimo castagno in compagnia di Monsieur Mathieu.

Si avvicinarono in silenzio, e il vecchio insegnante fece un gesto col mento.

Si voltarono a guardare verso la direzione indicata. Sui gradini consunti che portavano alle aule, Loulou stava chiacchierando animatamente con un ragazzino magrissimo, con i capelli neri spettinati, l'aria triste e le ginocchia sbucciate. Il bambino rispondeva a voce bassa, ma rispondeva! Oscar guardò Monsieur Mathieu.

- Ma due giorni fa ci avevano detto che non parlava con nessuno.

- Infatti. Sino a due ore fa non ha parlato con nessuno. Solo Loulou è riuscita a fargli aprire bocca. Ci voleva quella monellina per fare il miracolo.

Si accorse della gaffe: - Chiedo scusa, aggiunse un po' vergognoso rivolgendosi ad Hortense, che alzò la mano indicando che non era un problema. La figlia meritava in pieno quell'appellativo.

Hortense si allontanò per raggiungere la figlia ed il ragazzino. Parlarono a lungo, davvero per molto tempo. I tre rimasti li osservarono per un po', poi ripresero a chiacchierare. Ogni tanto lanciavano uno sguardo al gruppetto accanto alle scale. Tutti sapevano che spuntarla con Loulou era difficilissimo. Unica figlia sopravvissuta di molteplici parti andati male, era viziata e coccolata dalla madre e dal padre, otteneva quasi sempre ciò che desiderava, e non recedeva mai dalle proprie posizioni.

 

La dama andò loro incontro con una mano appiccicosa e sudata di bambino in ognuna delle sue.

- Michel verrà a Palazzo La Rolancy. In questi giorni rimarrà a Palazzo Jarjayes, con noi, pensi che sia possibile.

- Certo, vi aiuto a salire in Carrozza. Mi occuperò io di parlare con il direttore. -disse Oscar.

Mentre accompagnava con fare da fratello maggiore il terzetto alla vettura, i due uomini rimasero a guardare il gruppetto che si allontanava.

Monsieur Mathieu sorrise e si rivolse ad André: - Una bimba bionda ed un bambino coi capelli neri...la storia si ripete?

André abbassò lo sguardo senza saper cosa rispondere...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1  Siamo nell'autunno, 1788 (per chi ha letto Il Cimento di Vivere, siamo appena prima del Capitolo 1). La base dei miei racconti è principalmente il Manga della Ikeda comprese le Storie gotiche e il Gaiden di André. Quindi parto dal presupposto che dopo la scena della camicia non vi sia un allontanamento tra André ed Oscar.

2  Il nome è un omaggio al meraviglioso insegnante del film "Les Choristes – I ragazzi del coro".

3  Era uno degli 11 orfanotrofi di Parigi al tempo. Preparavano ad un mestiere futuro, ma non ho trovato notizie su corsi di musica, per cui mi sono ispirata al lavoro di Vivaldi presso lo Spedale della Pietà, dove formava giovani musiciste.

4  Cfr. Cerf Volant

   
 
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