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Autore: CrisBo    14/04/2015    2 recensioni
Niente odora di caciotta e umidità come il bancone del Green Man.
È oblungo, scuro e coperto da crepe e cicatrici informe di sigarette e sigari abbrustoliti. Colpa dei passanti che ci hanno riversato sopra lacrime e risate, grida e lamenti, chi per una partita del Manchester finita male e chi per una donna fatale senz'anima. Quanti bicchieri di whiskey e amaretto consumati, rotti e martoriati, quante storie hanno avvolto il legno composto e un po' rustico di quel locale casalingo. Se ogni uomo ha una sua storia allora il Green Man – che di uomo ha almeno il nome – ne ha contate più di diecimila. [Dal prologo]
************
In una città dell'Inghilterra farete la conoscenza di Grace, di Alex, di Penny, Locke e una miriade di altri personaggi che il Green Man ha adottato tra le sue mura. Sarà proprio lì che l'incontro con un gruppo di attori cambierà la loro quotidianità. Perché c'è chi resta e chi va: ma ciò che succede al Green Man rimane al Green Man.
[ STORIA IN SOSPESO. Riprenderò al più presto. ]
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aidan Turner, Dean O'Gorman, James Nesbitt, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6.
Obbligo o verità?

Ci sono molte cose che fanno presagire il cambiamento.

Per Zeus è stato imprigionare i Titani sotto terra, per i Goonies è stato trovare il tesoro di Willy l'Orbo e per Fantàsia è stato sconfiggere il nulla, per me fu una portentosa craniata. E mentre pensavo a quanto avessi voluto avere anche io un fortuna drago da cavalcare per andare a lavoro mi ero ritrovata tramortita e bernoccolata contro il tavolo, dopo aver impattato, in un incrocio tra il bagno e la cucina, contro un giovane dai capelli ricci e la camicia a quadri. Non lo avevo mai visto ma già fu antipatia.

Entrambi barcollammo all'indietro e ci fu un coro di lamenti che nemmeno le opere liriche.

Non feci in tempo a citarlo per danni morali che mi ritrovai soccorsa da una Mya tutta preoccupata e un James che era corso a chiedere del ghiaccio al mio socio. E così mi ritrovai seduta su una panca, con un occhio monco e una confezione di piselli schiaffata in faccia da Bofur; quel gran burlone di Alex aveva deciso che andavano bene come ghiaccio. Avevano tentato di salvare anche il ragazzo misterioso ma era prontamente scomparso verso altri lidi e io ne approfittai per chiedere a Locke una break più lungo di venti minuti. Non so se era per fare colpo su Mya o perché era già ubriaco ma mi diede il fine turno e mi piazzò un boccale di birra davanti al naso.

Qualcosa stava cambiando.

Il locale s'era fatto più silenzioso, le fiaccole e le candele illuminavano le pareti e le nostre ombre sembravano dei sinuosi ballerini scuri sul pavimento. Sentivo nell'aria la voce di Freddie Mercury che intonava “Don't stop me now” e subito mi tornò alla mente la scena in cui Simon Pegg uccideva zombie a ritmo di questa canzone. Il mio cuore s'innamorò per un istante e m'accorsi di sorridere come un ebete da sola. Presi il mio boccale di birra e lì successe; James Nesbitt si sedette di fronte a me, con una Guiness, e mi ritrovai spiazzata e senza vie di fuga.

«Tutto bene?»
«Se non sei un'allucinazione va tutto bene.»
«Non credo di esserlo.» Disse lui con un sorriso divertito.
«Meno male.» Sospirai. «Una cosa buona l'ha fatta quel ragazzo, Locke mi ha dato il resto della serata libera. Ho un break molto intenso fino a domani.»
«Oh, perfetto. Il vecchio ora sta parlando con Richard per la festa, sarà una cosa intensa.»
Io caddi dalle nuvole e mi ritrovai a pressare di più la confezione surgelata di piselli sulla faccia. Ormai era congelata per metà, una parte del mio volto non si muoveva più.
«Quale festa?»
James si ficcò una mano davanti alla faccia e strizzò gli occhi. Non so perché mi ricordò molto Bofur in quel momento; e col senno di poi era un pensiero un po' scemo visto che lui è Bofur.
«Forse non dovevo dirtelo.»
«Ormai è fatta.»
«Richard vuole festeggiare la prima dello spettacolo con Martin e vuole fare una festa proprio qui. Li ho obbligati io, così Locke poi mi deve un favore.»
Io avevo sicuramente assunto un'espressione da lucertola al sole e mi ero impietrita. Presi il mio boccale di birra e riuscì a berne a goccia più di metà; mi faceva un effetto strano bere in questo modo, finiva che i miei sensi s'annebbiavano in fretta. Altro che Legolas.
«Una festa?»
«Eh sì, sai. Musica, gruppo musicale, alcol, belle donne.» E ammiccò spavaldo mentre dietro di noi passò Mya, guardandomi come se fossi la signorina Guendalina e portandomi uno di quegli scialli di seta. Me lo mise sulle spalle, mi diede una carezza sulla testa e fece un sorriso a James che era da colpo di fulmine immediato.
Mi accorsi che lui la fissò a lungo prima di vederla scomparire dietro il bancone.
«Va che non è un pezzo di prosciutto.» Dissi io con un mezzo sorriso già brillo. Lo scialle mi stava scaldando le spalle ed era assai piacevole.
«Accidenti.» Lo sentì biascicare prima di voltarsi verso di me e sorridere. «Ho paura che se ne bevo un'altra comincio a flirtare, è meglio che smetto.»
«Non provarci con Mya, il suo cuore è già impegnato.» Lo vidi fare una strana espressione e così mi voltai verso il resto della sala.
Non erano rimasti molti; i due vecchietti, uno dei due centralinisti ed era arrivato anche Paul con un sorriso raggiante che voleva dire solo una cosa “il forum di Star Wars lo aveva re-integrato” a costo che non usasse più di due parolacce per esprimere le sue opinioni nel post. Era un giusto compromesso.

All'improvviso mi parve di vedere il ragazzo dai capelli ricci vicino al lettore dei CD ma venni deviato da un paio di risatine molto femminili. Due donne dai capelli lunghi e il sorriso da joker erano immerse in qualche conversazione femminile e così le puntai con un cenno.
«Ecco: Isabella e Rossella, si dice siano stato due modelle famosissime per le più grosse compagnie di moda, cacciate dopo intensi trascorsi a boicottare il sistema. Erano le uniche che mangiavano carboidrati.»
«Oooh.» James mi seguiva interessato.
«Vedi come ridono? È un segnale, significa che possono accettare nuove conoscenze senza che venga loro offerto da bere. Donne d'altri tempi, che ci vuoi fare.»
«Non ho ancora finito la birra, dammi tempo.» Mi disse James con un sorriso e io venni trafitta da un sentimento diverso. Quell'aura strana che s'era insidiata dentro di me come un sopravvalutato sentimento adesso si stava trasformando in qualcosa simile all'affetto. Forse ero disposta a diventarci amica e rischiare cosa questo ne comportava.
Lorella Pazzerella, nella mia testa, cantava “Amami adesso che mi sono rifatta il sedere” e riuscì a contrastare il mio iniziale imbarazzo fino ad equilibrarlo, ora era un miscuglio tra divertimento e rossore. E avere metà faccia congelata stava aiutando quel mio stato d'animo.

«Obbligo o verità?» Incalzai io, ricordandomi del film “Birdman” e giocando questo a mio vantaggio.
«Non farlo.»
«Obbligo o verità?»
James mi guardò per diversi secondi e poi sorrise un po' malizioso, bevendo tutta la sua birra.
«Obbligo.»
«Vai da quelle due ragazze e dì loro di essere un mormone.»
James cominciò a ridere come un ossesso e scosse il capo, lo vidi calare la faccia verso il tavolo e io non riuscì più trattenermi. Ero strana perché metà delle labbra non si muovevano.
«Io ti odio.»
«Dai. Sei un attore, no? Voglio vedere cosa succede.»
«Io ti odio.»
Lo rimarcò con un altro sorriso, piazzò il boccale sul tavolo e s'alzò tutto spavaldo, mentre lo vedevo ciondolare verso il tavolo delle due ragazze-modelle. Ero già intenta a farmi tante di quelle ghignate che mi si piazzò davanti Penny con l'aria sconvolta, il trucco un po' sbavato e i suoi indomiti capelli rossi un po' arruffati.

Oh no.

Guardai verso Alex ma lo vidi voltato di spalle così m'alzai di gran fretta, presi Penny per un polso e la trascinai fuori. Evitai accuratamente di dirigermi verso la postazione di Locke e Richard e la portai nell'altro spiazzo all'aperto, che era più al buio così che nelle notti di Halloween potevamo aspettare che i morti viventi s'alzassero dalle loro tombe.
«Passi che non mi hai accompagnato a portare Walter a Hobbivile ma almeno non farti vedere conciata così da Alex.»
«Non ho fatto sesso con Dean.»
«Anche perché sono io che poi devo vederlo così, non sono brava con le parole, poi finisce che lo vedo stare...ah. No?»
«No.»
Rimasi a guardarla ancora per un po' e corrugai la fronte. Lei se ne accorse e fece uno sbuffo, facendo fluire la sua chioma da una parte della spalla.
«È fidanzato.»
«Oh.»
«E non l'avrei mai fatto, con lui.»
«E allora che cavolo t'è successo?»
«Dean ha ricevuto una chiamata dall'altro suo amico riccio, Aidan, e io stavo per venire a cercarti ma ho ritrovato per la strada quel simpatico pompiere di ieri e così...»
«Vieni dentro, stupida pigna che non sei altro.»
La ripresi per il polso, le sistemai un po' i capelli, le misi a posto la maglietta e chiesi ad Alex di portarci due Malibu. Lui osservò con minuzia Pollonia e lei sfoderò un sorriso così bello che Alex perse sei anni di vita in un colpo solo.

«Te lo posso dire adesso, ma preparati psicologicamente perché è successo così di fretta che pure io sono stata uccisa. E poi sono risorta come Gesù. Lui è qui.»
«Oddio.»
«Sì.»
«Chi dei due? Richard o Manu?»
«Indovina.»
«O mio...»

E la vidi perdersi con la mente verso chissà quali pensieri erotici e impuri, così che non notò che – proprio dalla porta – fecero la loro comparsa sia Locke che Richard. Credo che nella sua mente si stava formando la stessa immagine che aveva attanagliato la mia poco prima. Tutti gli ormoni erano in subbuglio e sia io che Pollonia ci scolammo il Coca&Malibu preparato da Alex con una sola tirata di cannuccia.

Mi salì al cervello prepotentemente e cominciai a vedere immagini un po' sfalsate.
In quel momento partì una strana ruota di eventi in cui mi ritrovavo ad osservare dal di fuori.

Richard e Pollonia si guardavano e vidi già le scintille partire come fuochi d'artificio fino a scoppiettare sulle nostre teste, Locke parlava ad Alex di striscioni da festa e un gruppo musicale che verrà a suonare da noi, che chi canta è molto Pippin, e vidi Jacq e il Belgo arrivare con passo da felini mentre già sfrecciavano idee su composizioni floreali, castelli di boccali di vetro, DJ post concerto live e cocktail dai colori sgargianti. Paul s'intrufolò nel discorso dicendo di poter creare degli inviti adeguati alla festa con le immagini di Gandalf e la scritta “You shall not pass!” così avrebbe fatto ridere tutti.

Rispuntò anche Dean, a sorpresa, dicendo di voler creare dei cartonati di Bilbo e indurre a giocare al “trova quello vero” così che ci sarebbe stato una sorta di caccia al tesoro verso Martin Freeman, epocale.

Io non riuscivo a capire più niente e a stento seguivo i discorsi. Avevo chiesto ad Alex con la forza del pensiero un altro cocktail e lui mi aveva schiaffato davanti un Long Island potentissimo, dall'odore di bomba atomica, e io avevo cominciato a berlo senza vergogna.

Ormai i miei pensieri stavano procedendo verso inconsueti luoghi dove tutto quello non stava realmente accadendo, ma era solo una proiezione fantasiosa della mia testa. Mi ritrovavo a pensare ad alcune copertine dei miei CD brutti dove c'erano lande e colline con photoshoppati strani individui pigiati agli alberi e con la pancia di fuori. Di solito, in questii momenti, sento mio padre strimpellare una chitarra scordata per accompagnare la mia colonna sonora personale; lui colleziona strumenti musicali rotti, ha creato un museo antico in salotto e perde tempo a fingere di aggiustarli. Sarà per questo che nostra madre ha deciso di cercare qualcuno con un hobby meno noioso del suo. O del mio d'altronde.

Qualche volta mi spedisce cartoline quando parte per il mondo alla ricerca di sé stessa con uno stallone spagnolo di nome Behlo. Il fatto che io lo chiamassi “Beeeelo” imitando il belato della pecora aveva indotto mia madre a smettere di chiamarmi, così non è costretta a sentire le mie prese in giro.

Vidi Walter trotterellare verso di me con l'aria di uno che aveva fatto la pipì sulle ruote della macchina di Locke e m'abbassai per accarezzarlo, sfuggendo a tutte quelle voci. Sentii la porta scampanellare e vidi Locke in preda ad un attacco d'attore che lo vedeva intento ad inscenare un incendio nelle cucine. Scacciò via gli ultimi clienti rimasti e quando vidi sgambettare fuori dalla porta Isabella e Rossella – oltrepassando Aidan Turner che era appena entrato con occhiali da sole, vista la potente luce del locale, e capello riccissimo – mi ricordai di James.

Non feci in tempo a voltarmi che me lo ritrovai inginocchiato davanti a me con un sorriso fin troppo spavaldo e l'occhio lucido.

«Indovina chi ha dato il numero di telefono al mormone?»
«Oooooh.»
«Esatto. Credo che le accompagnerò a prendere il taxi.»
«Aspetta James.» Era la prima volta che lo chiamavo col suo vero nome, mi faceva uno stranissimo effetto. Alzai un attimo lo sguardo per vedere Aidan fare uno scherzone da infarto a
Dean e poi tornai su James. «Obbligo o verità?»
«Verità.»
«Ti hanno dato veramente il numero di telefono?»
James rimase a guardarmi con aria un po' stralunata e poi fece un sospiro che non si capiva se era rassegnazione, rabbia, sconforto o semplicemente per respirare.
«No.»
«Ah!»

Risi molto alla faccia sua e lui mi diede una spinta con una mano, facendomi cadere da un lato. Walter, che come cane da difesa è un po' un disastro, lo prese come un gioco e mi ci fiondò sopra con tutti i suoi 45 chili di grasso. James aveva ripreso a ridere e s'era messo dritto, piazzando una mano sulla spalla di Richard e l'altra su quella di Locke.

Mentre ero intenta dal salvarmi da sola dai litri di bava che Walter mi stava riversando addosso mi resi conto che, quei tizi, stavano regalando alle mie serate qualcosa di diverso.
«Allora è deciso, domani cominciamo. Sento io Billy e poi parliamo per il catering e tutto il resto.»

Sentì dire da Richard con voce che avrebbe messo incinta chiunque e già vedevo come i suoi occhi cercavano quelli di Pollonia senza sosta. Mi rialzai giusto per vedere se Alex era ancora tra noi ma lo vidi estremamente calmo, addirittura sorridente, mentre s'era messo a parlare di macchine volanti (?) con Paul, Dean e Aidan.
Quattro amici al bar. Poteva essere l'inizio di una nuova opera teatrale.

«Vieni.»
Non feci in tempo a pensare all'indomito inizio che avrebbe potuto avere il mio futuro successo di Broadway che mi ritrovai tirata per un braccio da James Nesbitt, superammo Shan che stava dormendo con una scarpa sulla testa – quello era sicuramente stato Alex con i suoi scherzoni – e Mya intenta a leggere un libro rubato dal nostro scaffale per i bevitori solitari. Walter ci stava seguendo ma smise ben presto di farlo quando Dean lo richiamo a sé con voce piacente.

Maledetto biondo dallo sguardo da Labrador, mi stava rubando l'amore del mio cane.

Non feci in tempo a pensare di ingelosirmi che mi ritrovai fuori, tra le fiaccole e le candele ancora accese, mentre la musica dei Queen non era che un suono lontanissimo. Era insolito come da fuori la musica sembrava non esistere, come se il Green Man fosse un portale a parte.

«Ho bisogno di un favore.» Fece James una volta che si fu seduto su uno dei tavolini all'aperto, notai solo ora che aveva ancora preso da bere. Io barcollavo, ero in uno stato che era meglio se non mi sedevo ma neanche che stessi in piedi. Quindi optati per appoggiarmi al muro e fare finta di essere solamente stanca.
«Ne possiamo parlare domani? Credo di non avere molto la testa-»
«No.»
Poi indicò il boccale che aveva preso per me e sgranai gli occhi.
«Se bevo un altro sorso potrei cominciare a fare cose strane, come arrampicarmi sui lampadari...grazie del pensiero ma-»
«Dai bevi, giuro che se ti arrampichi sui lampadari ti seguo a ruota.»
James sorrise, indicandomi il boccale e io mi staccai dalla parete e con un equilibrio precario raggiunsi la mia postazione. Di nuovo ero di fronte a James Nesbitt per la seconda volta di fila e avevo il cuore in subbuglio.
«Voglio fare un regalo a Locke ma ho bisogno che tu mi dia una mano in questo. Siamo stati molto amici quando eravamo più giovani e adesso che lavoriamo entrambi in ambiti completamente diversi riusciamo a vederci di rado.»
«Che tipo di regalo vuoi fargli? Un trapianto di capelli?»
James sghignazzò, scuotendo il capo. «Sei malefica.»
«Non credo di essere Malefica, mi dicono che assomiglio più a-» mi bloccai perché stavo per dire la cretinata del giorno e lui lo notò, aspettando che finissi. Non gli diedi questa soddisfazione.
«Non lo so, ho un'idea in mente ma è complicata.»
«Spara.»
«Regalargli un viaggio e farlo venire in Irlanda. Ha sempre voluto visitarla ma non è mai riuscito a staccarsi da questo posto una volta presa la gestione, è un dannato stacanovista.»
«Beh insomma...»
«Il punto è che non posso regalargli un viaggio o troverebbe mille scuse per non partire.» E camuffò la voce, diventando estremamente simile a Locke. «Ma sei pazzo? Che se lascio il locale incustodito mi prende fuoco e vengono ad abitarci dentro i castori. No no, il viaggio te lo fai da solo.»
«Riportalo in un posto molto importante della vostra infanzia, allora.»
Io già mi immaginavo in che tipo di luogo si fossero conosciuti quei due. Locke magari aveva ancora i capelli sulla testa; avrei dato oro per vederlo.
«Mh.»
«Eh, va che idee.»
«In effetti non è male, posso portarlo in quel villaggio in cui lui ha conosciuto Frida.»
«Frida?»
«Lunghissima storia, è stato il weekend più intenso e alcolico della nostra vita.»
«Oh non lo metto in dubbio.»

Ero riuscita, non so come, a bermi un'altra metà del boccale e ora avevo la testa che ciondolava pericolosamente da una parte all'altra. James se ne accorse e m'afferrò una spalla per tenermi ferma. Guardai la sua mano, poi guardai lui e lui guardò me e poi la sua mano.
«Sì ma non dovevi andare ad accompagnare le ragazze al taxi?»
«Non mi hanno lasciato il numero, non mi meritano.»
«Oooooh mi scuuuusi allora, signor Nesbitt “ce l'ho io e ce l'ho bellooo”» Mi stavo per rialzare, non riuscendo a capire il fatto che avessi detto una frase violentemente ambigua e quello si mise a ridere divertito, piazzandosi le mani sulla faccia. Mi faceva un po' ridere; aveva l'aspetto disordinato, la cosa mi piaceva e non mi piaceva il fatto che mi piacesse.
«Io vado sior, che poi Locke pensa che faccio le cosacce con te.»
«Aspetta che adesso cadi.» Lo sentì rialzarsi e prendermi per le spalle, indirizzandomi verso l'interno del locale e subito fui invaso da un coro di risate. Non erano più tutti al bancone. Dean e Aidan stavano facendo strane cose con dei boccali di birra, impilandoli una sopra l'altro, con Alex che coordinava le mosse.

Mya stava parlando – cinguettando – con Locke e vidi Penny venire verso di me con un sorriso a così tanti denti che ora gli esplodevano le labbra.
«Domani mangiamo insieme. Ti rendi conto? Mangerò con Richard Armitage. Oh mio...non ci posso credere.»
«Sessoooo!» Esclamai io, alzando un pugnetto di vittoria.
Pollonia arrossì violentemente e alzò lo sguardo verso James.
«E' ubriaca, non preoccuparti..»
«Sì lo so, la conosco.» Stizza di gelosia da parte di Penny, come consueta routine, prima di sentire lo schiocco di un suo bacio sulla guancia e vederla sfilare via lasciando nell'aria l'odore di rosa.
Fu allora che Alex mi richiamò, facendomi cenni e quegli altri due nani si voltarono verso di noi. Aidan si piazzò sui ricci gli occhiali da sole.
«Abbiamo avuto l'idea del secolo: mettiamo dentro la torta un fuoco d'artificio e gliela facciamo esplodere in faccia a Martin non appena tenta di affettare una fetta.»
Io scoppiai a ridere così forte che svegliai persino Shan.

  
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