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Autore: Nicky Rising    14/04/2015    0 recensioni
L'autobiografia della più grande rockstar degli anni '90, Minnie, in arte Aree Monroe, diventata famosa grazie al suo produttore Axl Rose e alle sue molteplici collaborazioni con i Guns N' Roses. Ripercorriamo insieme alle sue stesse parole le emozioni, e la strada che l'ha portata al successo insieme agli uomini che lei stessa, ancora oggi, definisce come i più importanti della sua vita.
Aree sono io e siete voi: prendendo spunto solamente dai sogni, un personaggio e una storia, che spero vi possano appassionare. Mia prima long degna del termine!
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Axl Rose, Quasi tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Agosto, 1992  “Led Zeppelin – Baby I’m gonna leave you”


E’ difficile parlare di agosto. Agosto. Agosto fu il mese in cui Izzy partì. E non fu una cosa facile, come non sarà facile parlarne, anche se necessario.
Ma bisogna partire dall’inizio e seguire con ordine gli avvenimenti, perché ormai ho promesso che sarei stata fedele a ciò che è realmente successo, in ogni pagina della mia vita.
All’inizio del mese, le voci dei giornalisti e dei fans non si erano ancora placate, Axl e la sua intervista erano sulla bocca di tutti, il tour venne sospeso per un paio di settimane per paura di una rivolta, complici i ricordi di St. Louis dell’anno prima.
La band stava passando quei giorni segregata in casa, i fans raccolti sotto i balconi delle ville da miliardi di dollari. In quei lunghi giorni io e Axl cercavamo di ammazzare il tempo intensificando le lezioni e guardando film, facendo partite interminabili a carte e ascoltando talmente tanta musica che in una settimana la mia cultura musicale si ampliò a dismisura.
Matt, fortunatamente, ebbe una fantastica idea. Dico fortunatamente, perché se avessimo continuato così Slash sarebbe morto di overdose e Duff si sarebbe fatto esplodere il fegato prima del dovuto.
Nessuno si trovò in disaccordo con lui, perciò, una notte alle tre, orario in cui le porte di casa erano utilizzabili, ci fiondammo tutti in limousine, e arrivammo in aeroporto per le tre e mezzo.
Destinazione? Kenya. Africa.
L’idea del viaggio venne sì, da Matt, ma la destinazione la scelsero Axl e Slash:
“Più lontano è, meglio è, se è un altro continente ancora meglio”.

Quel viaggio mi cambiò, in un certo senso, e mi fece capire tante cose, prima fra tutte, quanto i componenti della band fossero tremendamente umani, vulnerabili e fragili: i tour li trasformavano in belve da circo, un viaggio come quello, invece, fece venire a galla le loro personalità più vere, mai state così sincere vicino ai media di Los Angeles.
Tra i bungalow delle riserve naturali dei Kenya, tra safari e relax in piscina, quei cinque ragazzi tornarono ad essere cinque amici, come da tempo non erano stati, nonostante la mancanza di Steven che si sentiva nell’aria.
Purtroppo, fu anche l’ultima volta che li vidi così vicini.
Guardandoli così, ogni giorno, per una settimana, mentre le loro maschere da duri si rilassavano, capii che i miei dubbi del mese precedente, erano infondati, e che davvero, potevo cambiarli, davvero potevo aiutarli ad evadere da quel mondo che li stava distruggendo.
Allo stesso tempo, però, se il successo stava rovinando loro, io sarei riuscita a sopravvivere indenne? I dubbi rimanevano, ma cercai di pensare al viaggio e di rilassarmi.
Se nel complesso il mio ricordo dell’Africa è meraviglioso, bisogna però dire che i primi giorni della vacanza, furono terribili. Dovete immaginare che ad agosto, in Kenya, non piove praticamente mai, e, anche se Dio avesse deciso di punire gli sfortunati turisti speranzosi nel caldo equatoriale, le uniche piogge che riesce a mandare sono brevi temporali che lasciano il posto all’arcobaleno pochi minuti dopo. Bene.
La seconda settimana di agosto del 1992, il Kenya fu vittima di una pioggia torrenziale e continua che colpì la nostra località per tre giorni.
Appena arrivati, salimmo sulla jeep in tutta fretta, ovviamente senza finestrini, e mi ritrovai ancorata al saldo braccio di Axl, mentre questa continuava a slittare tra i percorsi infangati della savana. Duff continuava a tacere, con lo sguardo vacuo, mentre Izzy tentava di distrarlo da quella che presto si sarebbe trasformata in una delle sue solite crisi di panico. Slash cercava di riprendersi i riccioli zuppi per allontanarli dal viso, mentre Matt guardava preoccupato la strada.
Arrivati finalmente al lodge dopo quasi due ore di strada, ci dividemmo velocemente le camere e ci nascondemmo velocemente sotto alle coperte per ripararci dal freddo: se c’era una cosa che in mezzo alla savana non avevano, quella era il riscaldamento.
Dopo non so quanto tempo in cui rimasi sotto le lenzuola a riscaldarmi, decisi di tornare al mondo e di mettere la testa fuori da quel rifugio che mi ero trovata. Trovai Duff su un divano poco distante, con i capelli ancora umidi, mentre leggeva un libro, e, guardandolo, mi accorsi di che bellezza particolare fosse.
Alzò lo sguardo: “Che guardi?”
“Pensavo”
“A che?”
Sorrisi: “Non siete nemmeno lontanamente paragonabili ai ragazzi dell’Inghilterra”
Lui si fece più serio, quasi sconsolato e chiuse il libro, come se da tempo aspettasse uno spunto per sfogarsi:
“Ultimamente sto iniziando a pensare che quelli non siamo noi. Intendo dire.. Duff è l’alcolizzato  che si vanta di assomigliare a Sid Vicious, Michael è quello che si accorge di come Sid sia solo un musicista incapace, che nemmeno ha registrato l’unico album in studio dei Sex Pistols, che ha ucciso la sua ragazza per poi farsi fuori..”
Mi stupii del fatto che da una mia semplice affermazione, Duff avesse tirato fuori così tante parole. “Tu e Duff non siete due persone diverse.. Sei sempre tu”
“Stronzate.. Duff in realtà è il mio peggior nemico e allo stesso tempo è lui quello amato dal pubblico”
“lo dici tu”.
Sbuffò e si rimise a leggere. Cercai di riattirare la sua attenzione, quel discorso non doveva finire lì:
“Io credo che sia tu a decidere chi essere”.
Aspettai una risposta che non arrivò, per poi continuare: “Tu.. hai paura di lui, vuoi allontanarlo dicendo che è un’altra persona, ma lui fa parte di te, e finché non riuscirai ad accettarlo non potrai liberartene..”
Si voltò e mi guardò dubbioso, mentre io proseguivo:
“Non solo tu, anche Saul con Slash e Jeff con Izzy.. E..”
“William con Axl.”
“Temo che lui debba fare i conti con Axl, con William e con Bill”
Duff sorrise amaramente: “William Bruce Bailey, il ragazzino turbato dai demoni del passato, dai ricordi di un patrigno spietato, di una madre depressa, di un padre maniaco, vittima di crisi di rabbia e di bipolarità.. Axl Rose, la diva che è diventato per cancellare il passato, che non accetta più discussioni e che è nato per comandare.. Su di noi, sul pubblico, sulle donne.. E infine, c’è Bill, la sua vera personalità nascosta sotto al dolore, che quando finalmente riesci a vederla..”
“Te ne innamori..”
Si voltò e mi guardò stupito con gli occhi sgranati, poi sorrise maliziosamente e, soddisfatto, tornò a leggere.
L’imbarazzo mi aveva travolta, non avevo dato un freno alla lingua, come al solito, eppure, allo stesso tempo, pensai che se Duff aveva veramente capito, non avrebbe fiatato, mi fidavo di lui.
In quel silenzio, ripensai alle sue parole: Michael o Duff erano molto più sensibili di quanto volessero far vedere, ciò che aveva detto su Axl era così autentico e sincero da stupirmi profondamente. Ax avrebbe avuto bisogno di persone come lui, quando Izzy se ne sarebbe andato.
Fu infatti alla fine della vacanza che il chitarrista bussò alla mia stanza: non disse tante parole, come al solito, ma ne disse abbastanza per farmi comparire un vuoto nello stomaco che se ne sarebbe andato solo anni più tardi:
“Quando torniamo, dopo domani, io partirò.”
Mi era caduto di mano un libro che stavo mettendo nello zaino e l’avevo guardato con gli occhi sgranati, speranzosa di non aver capito.
“Avevi detto.. Che saresti andato via alla fine dell’anno”
“Perdonami Bimba, ma non posso rimanere ancora a lungo qui, con Axl che non mi parla e con te sempre vicino.. Non posso sopportarlo.. E’ meglio per entrambi, fidati”
“Non mi fido per un cazzo, non puoi andartene tra tre giorni, così, senza preavviso!”
Lui distolse lo sguardo:
“Ti sto avvisando adesso..”
“Non è sufficiente! Non lo è! Izzy, ti prego!”
Uscì dalla mia camera scotendo la testa. Io rimasi da sola, a chiamarlo e a cercare di fargli cambiare idea, a sperare che tutto quel dolore fosse solo un brutto sogno, un incubo. Scoppiai a piangere, ed in quel momento Slash passò davanti alla mia camera rimasta con la porta aperta.
Entrò piano, e si fermò a pochi passi da me, seduta per terra, con le mani sul viso.
Quando lo vidi lo aggredii, troppo distrutta per pensare:
“E tu che cazzo vuoi?!”
“Oh, scusa, se vuoi me ne vado!”
Mi alzai, sbuffando per poi scusarmi e andarmi a sedere sul letto, lui fece lo stesso.
“C’entra Axl?”
Lo fulminai con lo sguardo. C’era qualcuno in quella casa che si facesse i cavoli suoi?
“No. Non c’entra! Izzy non te l’ha detto?!”
“Certo che l’ha fatto, circa un mese fa..”
Perfetto, quindi ero sempre l’ultima a sapere le cose. Sbuffai.
Rimanemmo in un silenzio imbarazzato per qualche secondo, che interruppi annoiata:
“Se non hai niente da dirmi, puoi anche andare”
“E’ che.. volevo accertarmi che tu stessi bene.. Non vorrei che tu facessi delle cazzate”
Lo guardai confusa, di cosa diamine stava parlando?
“lo so che ora stai pensando ad Izzy, tutti stiamo pensando ad Izzy, ma ecco, di recente ho capito com’è la situazione fra te ed Axl, e.. io non vorrei che tu prendessi decisioni affrettate.”
Iniziavo a non poterne più, per quanto gli volessi bene, in quel momento ero nervosa e tremendamente triste e non avevo bisogno di Slash e dei suoi consigli fuori luogo. Gli risposi sibilando:
“Tipo?”
“Tipo pensare che sia l’uomo della tua vita o stronzate varie”
Mi alzai con aria incredula:
“Scusami, ma te i cazzi tuoi?”
“Minnie, è perché ci tengo. Ragazzi come me o Duff possono al limite spezzarti il cuore.. Axl va preso con i guanti Bimba.. Ha dei problemi e non tutti sono in grado di trattare con lui..”
“Penso di essere abbastanza grande per prendere da sola le decisioni sulla mia vita, ti pare?”
Feci per andarmene, ma lui mi fermò:
“Secondo me sei molto ingenua, invece: Axl ti sta illudendo di essere la persona che tu hai sempre sperato che fosse, ma, se ci pensi, ti accorgerai che in realtà, per tutta la sua vita, non ha fatto altro che stregare donne per poi massacrarle..”
Rimasi interdetta, quasi senza volerlo mi sedetti vicino a lui, preoccupata:
“Di cosa stai parlando?”
Sospirò, per poi rispondermi:
“Gina Silver, relazione tra il 1983 e il 1985, ragazza talmente innamorata di lui da lasciare gli studi per accompagnarlo a Los Angeles, poi lui arriva a destinazione e la caccia via di casa perché ‘’Non gli serve più ‘’.
Erin Everly, relazione dal 1986 al 1990, l’amore della vita di Axl, già, così la descrivono.. Non come la ragazza che è stata scaricata dopo un matrimonio di due mesi perché ha perso il bambino di Axl, e lui, anziché sostenere la moglie in un momento così difficile, ha preferito cacciarla di casa, ti sembra? E per finire..”
“Cosa cazzo hai detto?”
Il mio sguardo sbalordito si era posato sugli occhi del chitarrista, che ora non parlava più. Mi guardò prima senza capire, poi un sorrisetto beffardo comparve sulle sue labbra:
“Tu non lo sapevi”
Quale bambino? Di quale bambino stava parlando? Non poteva essere vero. Non poteva.
“Io.. “
Rise, scuotendo la testa, come per provare che aveva ragione:
“Tu non lo sapevi! Tu non sapevi che Erin era incinta! Wow, avete veramente un bel rapporto tu e Axl, complimenti, vedo che si sta aprendo davvero un sacco con te, che può liberarsi di tutti i suoi pesi.. Tranne di questo? Questa è stata una stronzata troppo grande anche per lui forse?”
“Smettila..”
Mi alzai dal letto e mi avvicinai al bagno, volevo chiudermi lì dentro e restarci per sempre.
“Bimba aspetta! Lo faccio per il tuo bene, non puoi deconcentrarti dalla tua carriera per colpa di un uomo che potrebbe rovinarti la vita! Mi hai ascoltato? Ben tre donne sono state distrutte dal suo fottuto ego!”
Mi voltai leggermente, gli occhi lucidi:
“Chi è la terza?”
“Stephanie, chi altro..”
“Ma.. è stata lei a lasciarlo..”
Mi si avvicinò, mettendomi le mani sulle spalle:
“Minnie, chi vogliamo prendere in giro? Ti sei bevuta tutta quella messa in scena? Axl ha lasciato Stephanie, e molto probabilmente la causa è stata il tuo bel faccino”
Le lacrime iniziarono a scendere:
“Non è vero.. Tu..”
“Io cosa? Non lo conosco abbastanza? Lo conosco da sette anni, hai ragione, tu ben da otto mesi! A quanto pare però voi siete più avanti di me.. Lui riesce persino a lasciare una donna per una ragazzina che ha visto da poco più di dieci minuti..”
Non ne potevo più. Basta. Entrai nel bagno e girai la chiave.
Le lacrime non la smettevano più di scendere. Scivolai fino a raggiungere il pavimento, rimanendo rannicchiata sulle piastrelle.
Non era Slash, non era lui il problema, anzi, il chitarrista aveva solo avuto il coraggio di dirmi le cose come stavano, per aiutarmi. Ora, però, non sapevo se dovevo fidarmi di lui, e quindi accettare di essere innamorata di una persona malata, oppure se potevo continuare a fingere che Axl fosse uguale ai principi azzurri delle favole. Rimasi chiusa nel bagno a piangere per ore. Volevo tornare a casa, no. Nemmeno a Los Angeles, volevo tornare in Italia, riabbracciare mia madre, dirgli che mi dispiaceva, che avevo sbagliato tutto, che non era quella la mia strada.
Era come se tutti i miei sogni si stessero alleando contro di me, come se la mia mente non avesse fatto altro che partorire un esercito assetato di me, di innocenza.
Aprii gli occhi e pensai al viso di Izzy che mi guardava, pensai a lui, a lui che sarebbe partito. Con me, senza di me?
Mi alzai a fatica, trattenendo a stento i singhiozzi, mi guardai allo specchio: non potevo pensare ad Axl. Io non ero in America per Axl, io ero in America per diventare una rockstar e non avrei mandato tutto a puttane per un uomo. Di quelli ne avrei potuti avere a centinaia, una volta diventata la donna più sexy del mondo della musica. Sorrisi fra me, gli occhi ancora lucidi, immaginando le copertine dei dischi e dei giornali con sopra me mezza nuda che guardavo l’obiettivo con occhi languidi.
In quel momento, sentii bussare alla porta:
“Bambolina.. Sono Duff..”
“Che vuoi?!”
La mia tristezza, in un attimo, si trasformò rabbia: era colpa loro se non potevo studiare tranquillamente e costruirmi la mia strada senza distrazioni.
“Non fare così, fammi entrare, dai..”
Nonostante tutto quello che in quel momento pensavo di loro, cedetti alle sue parole sconfitte, e gli aprii.
In un lampo mi fece uscire a tradimento dal bagno e mi caricò sulle sue spalle.
“Che diavolo stai facendo Duff?! Non è il momento per fare lo stronzo, finiscila!”
Finse di ignorare le mie urla e mi portò di peso nella camera da letto di Axl, dove, al momento, erano presenti, oltre al proprietario, anche Slash, Matt e Izzy.
Appena li vidi smisi di scalciare e Duff mi rimise a terra. Non ebbi il tempo per fare delle domande, che Matt iniziò a parlare:
“Abbiamo deciso, Minnie, che è arrivato il momento, per noi tutti, di fare una chiacchierata.. Slash ha appena spiegato l’accaduto ad Axl e ci siamo accorti di come quello che è appena successo sia stata un’altra ripercussione del nostro principale problema: mancanza di dialogo. Perciò sei invitata qui con noi ad assistere e a partecipare alla nostra discussione.”
Lo guardai incredula.
“Se vuoi, puoi cominciare tu, a dire come ti senti..”
Abbassai lo sguardo. Axl, per tutto il tempo, era stato steso sul letto, con la testa rivolta all’indietro e gli occhi fissi sul soffitto. Le mani gli tremavano.
Tutta quella situazione mi sembrava una stronzata, non eravamo in un club di ex alcolisti, anzi, in realtà lì di gente che non beveva ce n’era ben poca, e non avevo voglia di confidarmi con loro cinque. Mi arrabbiai ancora di più:
“Mi sono sentita tradita da tutti voi in Inghilterra! E voi non vi siete neanche preoccupati di chiedermi scusa.. E ora! Ora questa cosa di Axl..”
Sbuffai, per poi riprendere a bassa voce:
“So che non mi dovete nulla, che non avete mai detto che mi sareste stati vicini o cose del genere.. Ma pensavo che in questi mesi fosse nata un’amicizia.. In cui.. Le persone possono confidarsi.. E.. Condividere anche gli aspetti peggiori della propria vi..”
“IO NON POSSO PERMETTERMI DI MASSACRARTI CON TUTTO QUELLO CHE GIA’ PESA SU DI ME!”
Axl si era messo a sedere, gli occhi lucidi. Izzy gli andò subito vicino e gli sussurrò qualcosa all’orecchio che sembrò calmarlo.
“Scusami.. E’ solo che.. è difficile per me vivere in casa con un uomo che nemmeno conosco..”
Mi alzai in piedi e feci per andarmene.
“Non è finita bambolina, torna qui. Non sei tu ad avere ragione, questa volta.”
Slash mi aveva appena fermata per una spalla e mi aveva tirato indietro.
“E sei tu a dirmelo? Lo stesso che mi ha rivelato tutte le cose che avrei dovuto sapere?”
Slash mi avvicinò le labbra all’orecchio, sussurrando per non far sentire agli altri quello che diceva:
“Io te l’ho detto per salvarti Bimba, solo perché sapevo che le cose stavano prendendo una piega un po’.. difficile. Ma è Axl che normalmente può scegliere se rivelarti le sue cose più intime oppure no..”
“Non la pensavi così, oggi pomeriggio”
“Perdonami, ma devo farti soffrire io per evitare che lo facciano gli altri, almeno so che io posso farlo per il tuo bene..”
Alzai gli occhi sui suoi, sorrise e mi lasciai riaccompagnare tra loro dal suo braccio.
Quella discussione, nonostante Axl avesse completamente smesso di parlare, toccò vari argomenti, tra i quali l’integrazione di Matt nella band e la partenza di Izzy. Si confrontarono poi sulla musica, sui concerti, sui tour, l’aria divenne meno pesante e alla fine Slash ci disse che era arrivato il momento di fare un annuncio importante:
“Io e Renee ci sposiamo ad ottobre..”
La notizia era stata accolta con grande stupore e con felicitazioni da parte di tutti. Stranamente, però, vidi Duff particolarmente malinconico a riguardo, anzi, direi quasi che quando Slash pronunciò quelle parole, il bassista aveva mostrato prima uno sguardo scettico, per poi rabbuiarsi.

Alla fine della settimana, tornammo in America. La prima notizia che mi arrivò, attraverso una telefonata veloce, fu di Kurt: sua figlia, Frances Bean Cobain era nata, bellissima ed in salute. E lui l’amava più della sua stessa vita.
Purtroppo però, sapevamo tutti cos’altro significava tornare a Los Angeles.
Un altro problema, in più, era trovare un degno sostituto di Izzy.
La risposta venne da uno degli ultimi giorni di ricerca: Gilby Clarke era un chitarrista famoso unicamente a Los Angeles per via del suo gruppo, i Kill For Thrills, che, nonostante un paio di album pubblicati, non riuscivano a suonare per più di poche centinaia di persone nei locali. Nel 1991, il musicista, aveva sciolto la band e tutti i suoi componenti avevano trovato altri progetti a cui lavorare, tutti tranne Gilby. Chitarrista capace, che aveva militato nell’hair metal e nella Los Angeles degli ultimi anni 80 e che sembrava il più adatto per sostituire Izzy.
Duff era entrato in casa Rose insieme ad Alan e aveva spalmato sul tavolino del salotto, davanti ad Axl, una serie di articoli, giornali, numeri di telefono e dischi, primo fra tutti: Dynamite from Nightmareland, unico album in studio dei Kill, risalente al ’90.
Sentendo arrivare Duff ero corsa in sala anche io per vedere cosa stava succedendo.
Axl intanto aveva iniziato a sfogliare svogliatamente le riviste, poi, quando ascoltò il disco, ci guardammo tutti e sorridemmo amari. Saremmo dovuti essere contenti per aver trovato il nuovo chitarrista, ma era impossibile, e lo stesso ragionamento colpì i fan che, per quanto i concerti con Gilby furono tra i più grandiosi dei Guns, non riuscirono mai ad apprezzare il chitarrista, per via dell’affetto che ormai tutti avevano per Izzy.
“Allora?”
Chiese Duff mentre il cantante ascoltava critico il secondo brano dell’album.
“A cantare è una merda”
Il bassista rise, mettendogli una mano sulla spalla.
“Perché? Tu pensavi di andare in pensione?”
“Non fare il coglione Mckagan” Rispose Axl.
“No, potremmo parlarne! I Guns N’ Roses senza Guns e senza Rose, potremmo diventare gli Slash N’ Mckagan! O i Clarke N’ Sorum!”
“Hai finito?”
Sorridevamo, non so se perché le battute di Duff fossero davvero divertenti, se perché quei due erano di nuovo ubriachi o se, semplicemente, volessimo cercare di alleggerire quella situazione.
Fatto sta che Gilby venne chiamato il pomeriggio stesso da Axl: al chitarrista non sembrava vero, ma cercò di contenersi. Ricordo ancora Axl che finita la telefonata sussurrò alla cornetta ormai riattaccata:
“Ora puoi anche saltellare per casa dalla gioia, finocchio”
Come potete immaginare, i rapporti tra il cantante e il nuovo chitarrista ritmico non furono mai tanto facili, basti pensare a uno dei primi concerti insieme a lui, quando Axl lo presentò come:
“L’uomo con la nuova corvette” e nient’altro. Potrà sembrare innocente, è vero, ma vi assicuro che se sei davanti a migliaia di persone e la tua unica qualità a venire presentata è la facilità con cui spendi i soldi appena guadagnati, non è un gran che.
Ad ogni modo, alla fine di agosto, Izzy si presentò a casa di Axl e fu l’ultima volta che lo fece prima di andare.

E ora, una nuova sensazione, di vuoto. Di paura, Axl Rose non dovrebbe provare paura, invece è proprio così, e fa male. Rilassati, Gilby è un bravo chitarrista. Oddio, ma chissene frega.. Non ho voglia neanche di pensare, mi sono rotto il cazzo. Basta. E ora Minnie sa, e non mi guarderà nemmeno più nello stesso modo. Odio Slash. Ma odio di più Izzy.

Quando lo vidi entrare, capii che sarebbe stata l’ultima volta. Lo vedevo dai suoi occhi.
Gli dissi: “Ax non c’è..”
“Lo so, ho salutato i ragazzi poco fa alle prove..”
“Come l’ha presa?”
Dissi invitandolo a seguirmi nel salotto. Lui mi seguii sorridendo sarcasticamente:
“Direi bene.. Mi ha stretto la mano ed è uscito in strada sbattendo la porta..”
“Tra un paio di giorni tornerà..”
Ci sedemmo sul divano, e rimanemmo un po’ in un silenzio imbarazzato.
“Quando parti?”
“Ho il volo stasera”
“Per dove?”
“Chi lo sa.. Annica ha detto che è una sorpresa..”
“Carina..”
Sospirò guardandomi con uno sguardo abbattuto.
“Izzy, Cristo! Se te ne vai senza essere nemmeno soddisfatto della tua scelta, resta!”
Scosse la testa e sorrise.
“Va bene così.. Scusami, sono felice.. Lo sarò”
“Posso chiamarti?”
“Temo che una delle prime cose che farò, sarà disintegrare il mio telefono..”
Mi si gelò il sangue. Contatti inesistenti, posizione non identificata, ritorno dubbio.
Mi vide preoccupata, e allora si sedette più vicino a me e mi mise un braccio intorno alle spalle.
Fu allora che scoppiai a piangere.
“Ehi, ehi, ma che fai? Dai bambolina non fare così..”
Mi strinse più forte e rimasi a singhiozzare appoggiata al suo petto, sentivo i suoi respiri, le sue rassicurazioni cullarmi, alzai il viso e mi ritrovai a pochi centimetri dal suo. In quel momento pensai ad Axl, all’uomo che credevo che fosse, all’uomo che non era, all’uomo disgustoso che Slash mi aveva descritto. E guardai davanti a me, quegli occhi azzurri, chiarissimi, quel sorriso malinconico, che al contempo cercava di rassicurarmi.
Lo baciai. Tra le lacrime. E lui non rispose.
Ma quando mi staccai e lo guardai, una lacrima stava scendendo anche sulla sua guancia.
Mi prese per il mento e questa volta fu lui a baciarmi, con trasporto, con amore forse, con rimpianto, con errori. Ci trasmettemmo tutti quei pensieri con un bacio soltanto, bagnato di lacrime, stretto in un abbraccio, e quando finì, trattenni a stento i singhiozzi.
“Ti prego vieni con me” Mi sussurrò continuando a stringermi.
Non risposi, in fondo conoscevamo benissimo entrambi la risposta.
Rimanemmo in silenzio, abbracciati per non so quanto tempo, le lacrime portarono il sonno, le sue braccia la pace.
Si alzò e mi portò in braccio nella mia camera. Mi adagiò sul letto.
La sua immagine sfocata che usciva dalla mia camera in silenzio, socchiudendo la porta, fu l’ultima che ebbi di lui.
Quando mi svegliai, non so quando, mi accorsi che Axl era già tornato a casa e questo mi diede un gran sollievo. Sul comodino, notai una busta, in basso c’era scritto:
“Alla mia bambolina, più forte di tutti gli altri.
Figlia di Marilyn Monroe per la sua bellezza e di Aretha Franklin per la sua voce.”

Aprii la busta con mani tremanti, sperando solo di non ricominciare a piangere.
Dentro un solo foglio con solo una parola, scritta in una grafia marcata:

“Tornerò”

E in questo modo, Izzy Stradlin, riaccese in me la luce della speranza.
  
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