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Autore: raimu    14/04/2015    1 recensioni
In un epoca dominata dalle forze oscure infernali , si ergono come ultimo baluardo una cabala di cacciatori di demoni.
Un importante missione viene affidata a quattro valorosi uomini, ripristinare la potenza dell albero della conoscenza e permettere alle forze angeliche di schierarsi in questa oscura e claustrofobica apocalisse.
Fra ambienti decadenti , fra citta in rovina i cacciatori si batteranno contro orde di creature partorite dagli abissi , fino a giungere alla verita della loro discendenza .
Genere: Fantasy, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO I

L' albero del male

Il mondo sta andando verso la rovina.
Gli uomini hanno abbandonato la giusta strada,
per avventurarsi in viottoli che finiscono nel deserto della violenza…
Se non ritorneranno subito ad abbeverarsi alla fonte dell’umiltà,
della carità e dell’amore, sarà la catastrofe.


Dall’alto della sua postazione Drake poté vedere il bersaglio che passeggiava indisturbato fra la folla entrare nel suo mirino. “Un sacco di persone”, pensò fra sé e sé. Dopotutto, Natale a Parigi voleva significare solo due cose per lui: lavoro su lavoro. Scostò la neve dal muretto e vi appoggiò il proprio Mk-8, un’arma fidata e terribile, sviluppata per un unico scopo: uccidere demoni. Si trattava di un fucile ad impulsi, brevettato per sparare un solido proiettile di energia Kirlian, l' unica che possa ferire e uccidere una creatura dell’Abisso.
Drake perfezionò il mirino per osservare meglio l 'obiettivo: il bastardo aveva assunto la forma di una bambina di undici anni, innocente da fuori, ma con un’anima da feroce predatore all’interno. Attivò l’auricolare. Ora il suo compito era di fornire più dati possibili; la sua squadra necessitava di ogni tipo di informazione e lui era l' uomo giusto: un cacciatore esperto di armi e addestrato come tiratore, il primo del suo corso per tattica e successi.  
“L' Angelo può vedere l’empio peccato, ripeto, l 'angelo può vedere l 'empio.”
“Ricevuto, mostraci la via.”
“Quinta classe, bambina di undici anni, giubbotto color blu; sta procedendo accompagnata da due servi, che hanno assunto le sembianze dei genitori..procedono verso di te, Scorpio.”
“Ricevuto, intercetto.”
La neve scendeva lenta e ipnotica; il sole, ormai calato, aveva dato posto alle tenebre, e le tenebre a loro volta avevano risvegliato i propri figli oscuri. Luci, colori e profumi inondavano le strade caotiche di Parigi; Scorpio osservava con i suoi occhi di falco il via vai di volti alla ricerca dell’obiettivo. Un uomo sui trent’anni, seduto su una panchina, intento a smanettare con il telefonino: era questa l’immagine che i passanti vedevano di lui. Ma in realtà Scorpio era molto di più: un veggente tracciatore. Laddove Drake era gli occhi, lui ne era la mente.
Concentrandosi, espanse la propria rete mentale alla ricerca di quel variante energetico che solo i demoni possedevano, e non passò molto dall'individuare la creatura: un brutale e pericoloso predatore di quinta classe, uno dei peggiori. Espanse ancora di più i suoi poteri mentali e poté vederlo interamente per quello che era: uno scempio orrendo partorito dagli Abissi più oscuri, alto più di tre metri e con un corpo scimmiesco umanoide estremamente massiccio, formato da placche di metallo fuse nella carne; la pelle del volto era martoriata da uncini e catene, alcune delle quali fuoriuscivano anche da anelli conficcati nella schiena. Ma più letale di tutto era il miasma oscuro e fetido che emanava: un insulto all’armonia della creazione.
“Scorpio conferma, il bastardo è molto forte, ragazzi. State attenti; procedo a tracciarlo.”
Concentrando al massimo la sua mente, trasmise ogni dettaglio visivo ai restanti due compagni: la sua abilità psionica era fondamentale per la caccia ai demoni, in quanto da una parte permetteva ai compagni di vedere ciò che lui percepiva con la mente, e dall’altra, grazie alla preveggenza, di anticipare le mosse dei demoni e la loro altrimenti imbattibile velocità. “Bene ragazzi, ora siete congiunti alla mia mente, e vedete quel che vedo io. Raimu, ci sono molti civili, non possiamo rischiare di coinvolgerli.”
Nel frattempo, la bambina procedeva indisturbata fra la folla accompagnata dai suoi amabili genitori, tutti ignari di essere braccati e troppo fiduciosi di sé per accorgersi dei due cacciatori che silenziosamente ne seguivano i movimenti, ma non cosi stupidi da prendere comunque delle precauzioni adeguate. Malefici e bugiardi, i demoni infernali procedevano per le strade di Parigi con un unico obiettivo: rispondere alla chiamata del nuovo Signore che dagli Abissi avrebbe fatto sorgere un Eden oscuro. Niente e nessuno avrebbe ostacolato il piano, a tal punto da spezzare la tregua del trattato celeste e rompere il Divieto: Belakor, maresciallo di Aamon Principe degli Abissi, avrebbe mostrato all’umanità quali reali orrori si celano dietro alla realtà e che cos’è l’Inferno.
Rompere il Divieto significava dichiarare apertamente guerra al genere umano e alla sua creazione: per 2500 anni il Signore oscuro e le sue corti erano rimasti imprigionati in una minuscola sfera blu all’interno della Terra, tenuta in schiavitù dai sette arcangeli e braccata dai cacciatori umani di demoni. Ma era giunto finalmente il tempo favorevole: negli Abissi infernali fu costituito un piano omicida, secondo il quale i demoni infettavano con il loro miasma ogni angolo della terra e ogni anima, arrivando a governare gli alti seggi del comando. Ma fu soprattutto grazie all’uomo, alla creatura prediletta di Dio, che i demoni nel corso degli anni si impolparono e ingrassarono di potere: le loro guerre e i loro peccati resero possibile il logoramento delle sette catene che tenevano in prigionia la stirpe oscura, e, sciolte le prime due, il Principe Aamon e' ora pronto a riversare le sue quaranta legioni sulla terra e iniziare l assedio alla creazione. Seguendo il micidiale piano oscuro, a Belakor fu affidata la chiave per aprire i cancelli dell’inferno sulla terra.
Il demone fu Improvvisamente attraversato da un brivido sulla falsa pelle di bambina, rallentò il passo ma non si fermo: qualche feccia aveva messo gli occhi su di loro.
 Si accorse di essere stato tracciato, una sensazione leggera come una brezza; i suoi cari genitori non ci fecero caso, ma Belakor non era uno stupido.
 Non si sarebbe mai fatto sorprendere da qui miseri cacciatori e gioì al pensiero delle loro stupide regole sul Divieto; sapeva che non avrebbero mosso un dito fino a quando ci sarebbero state persone civili e ignare della realtà intorno a loro. Belakor aveva percepito tre cacciatori: un tiratore scelto, uno schifoso psionico e un guerriero; avvertì anche qualcos’altro,
 ma troppo debole per essere un altro cacciatore. Ora bastava solo attirarli il più vicino possibile fra di loro, così da poter scatenare tutta la sua forza,
infrangere il Divieto, massacrare tre cacciatori e, infine, banchettare con la carne degli innocenti prima del arrivo del proprio Signore: un degno tributo infernale.
La furia crebbe in lui, ma doveva aspettare; ancora un pochino, non avrebbe fatto errori inutili.
La famiglia felice giunse vicino a una pista di pattinaggio artificiale; la piccola bimba convinse i propri genitori a pattinare con lei sul ghiaccio, in mezzo a tanti bambini felici per il natale incombente.
Drake continuava a tenere sotto mira la bambina. Qualcosa nei sui sensi lo fece rabbrividire, qualcosa non andava; la sua sensazione non falliva mai, lo aveva salvato molte volte da morte certa;
 alla sua squadra piaceva chiamarla la ‘voce della madre’.
Controllò ancora una volta il rivelatore di onde, ma nessun segno, sembrava sicuro che il demone non si era ancora accorto della loro presenza.
Poi, improvvisamente l’obiettivo cambiò direttiva bruscamente, e si sposto in direzione di una pista da pattinaggio, una giusta infame copertura. Senza pensarci due volte attivo l’auricolare.
“Credo che la bimba ci abbia scoperti, ho sentito la ‘voce della madre’.”
“Scorpio, Raven, avvicinatevi all' obiettivo con cautela, niente passi falsi e attendete un mio ordine; Drake, voglio copertura massima, se qualcosa va storto hai l’ordine di aprire fuoco senza esitazioni, se hai sentito la ‘voce della madre’ allora sicuro qualcosa non va…”, comandò Raimu.
Scorpio si avviò verso la pista di pattinaggio, fece qualche metro e si congiunse con il terzo cacciatore, il guerriero Raven: un uomo rude e duro d' aspetto, con barba e corporatura da colturista,
 Raven era una vera e propria macchina da combattimento, grazie anche alla sua armatura hellgate, un gioiello metallico di potenza e protezione, perfettamente consono al bisogno del cacciatore.
Si sedette su una panchina ai bordi della pista con lo sguardo ferocemente piantato sulla bambina; a soli dieci metri dal suo falso corpicino ne poteva sentire i miasmi infernali impestare la pista.
 Scorpio, osservava anch’esso il nemico sino a quando i loro occhi non si incrociarono.
“Questa sgradevole bambinetta ci ha beccati! Siamo in stallo, attendiamo ordini.”
Improvvisamente Drake avvertì il suono del suo rivelatore di onde, un oggetto tecnologico che misurava l’ampiezza del miasma per prevenire la manifestazione del vero e proprio demone fisico; i valori crescevano a ritmo elevato, e questo era oltre le loro aspettative.
“Scorpio, anche tu stai rilevando quello che sento io? Questa merda sembra stia aumentando il suo miasma, che diavolo vuole fare? Non vorrà mica rivelarsi, è impossibile. E’ contro il Divieto.”
Nel frattempo la bambina smise di pattinare e in mezzo alla pista, fra la folla che girava felice, osservava lo psionico e il guerriero che si avvicinavano. Era giunto il momento: presto avrebbe assaporato la loro carne.
Lo sguardo da bambina innocente lasciò posto a occhi carichi di follia omicida. Belakor intonò nella mente una lode agli oscuri eserciti e inizio a liberare la sua essenza: presto l’umanità avrebbe potuto cosi conoscere il vero male.
 La bambina fu colta da impressionanti spasmi, con il corpo che tremava oscenamente; le persone accorsero intorno, qualcuno cercò persino di intervenire, ma il corpo cominciò a mutare, corrompersi e crescere a dismisura.  
Le urla e il panico si diffusero come una malattia, la folla cominciò a scappare e pochi si accorsero dei colpi di arma da fuoco che martoriavano la bambina deforme: dall’alto della sua postazione, Drake aprì il fuoco contro l’oscenità.
Scorpio e Raven non furono da meno. Invocando la sua armatura, Raven si trasformò in un tecnologico cavaliere templare, scattò verso il demone con agilità e velocità centuplicate; Scorpio attaccò con uno sforzo inumano la mente del demone,
 scatenando una tremenda onda d’urto cinetica pari di potenza a un granata: invani furono i tentativi dello psionico di contenere i danni, e l’esplosione cinetica fu devastante per i civili, che furono colpiti da detriti di cemento e vetri e furono sbalzati via.
In pochi istanti, in quartiere di Parigi si condì di numerosi morti e feriti.
“Porca puttana! Questo bastardo vuole rompere il Divieto!”, imprecò Scorpio. Leggendo la mente del demone venne a conoscenza dell’oscuro piano e rimase sconvolto e ammutolito assieme ai compagni.
Raven, con un balzo impressionante, si lancio sulla bambina, sferrandole un pugno con le mani incandescenti; anche questo impatto fu talmente violento che parte dell’asfalto si distrusse e si sciolse, ma senza produrre danni al demone
 il quale si difese con una potente scarica mentale che scaraventò Raven contro una macchina.
Contemporaneamente Drake era alle prese con i due demoni minori che si erano staccati dal loro padrone e lo braccavano: creature alate dalle sembianze metà umanoidi e metà rettili,
 con lame affilate che spuntavano dal corpo e con una velocità d’attacco in grado di ridurre un uomo in brandelli.
Il tiratore, con incredibile fluidità, abbandono l’Mk-8 ed estrasse una coppia di pistole di incredibile finitura, soprannominate Inquisitore e Commissario: la prima era una desert eagle,
arricchita con un acceleratore kirlian di ultima generazione, la seconda una colt CN57, , truccata a sua volta con proiettili kirlian corazzati.
Con estrema freddezza aprì il fuoco contro le due creature: Commissario sparò una detonazione rumorosa che diede vita a un proiettile di energia ad alto potenziale distruttivo, cosicché il primo demone, quando fu colpito alla spalla, se la vide saltare in mille pezzi; Inquisitore,
 invece, aprì il fuoco con una raffica che si abbatté rovinosamente sull’altro demone, lacerandone carni e ossa.
 Privati delle loro ali, i demoni furono alla mercé della gravità, e si schiantarono contro l’edificio dove li attendeva Drake:
 il tiratore li finì con granata di pura luce, un ordigno innocuo per gli esseri umani ma letale per le creature infernali, che vaporizzò all’istante i due servitori.
Raven, dall’altra parte, si rialzò e concentro al massimo la propria energia di fuoco e, con le mani incandescenti, scattò nuovamente verso il demone provocando
l’ennesimo impatto violento: l’enorme esplosione scavò un cratere profondo più di tre metri e la pressione generata schiacciava qualsiasi cosa incontrasse durante l’impatto.
 Un secondo colpo mentale scaraventò il corpo di Raven contro un muretto, distruggendolo; il templare sentì un piccolo fremito di dolore che lo fece solo alterare di più,
 al punto che la sua armatura da blu brillante divenne di un rosso talmente incandescente che liquefava il terreno su cui giaceva;
nel mentre gli si materializzò nella mano destra un’enorme spada nera come la notte, dalla cui lama massiccia scaturiva un alone di intensa luce azzurra.
 Il templare impugnò l’arma con entrambe le mani e caricò oltre i propri limiti: la lama nera attraversò rapidamente il corpo del demone squarciandolo,
ma Raven vide subito con orrore che la ferita si stava già rimarginando; il demone, in tutta risposta, attaccò con aculei e tentacoli che intrappolarono il cavaliere e lo immobilizzarono.
Fu grazie a Scorpio, venuto in aiuto del compagno in difficoltà, che Raven riuscì a balzare fuori il raggio d’azione del demone. L’ attacco subito dal demone era stato più rovinoso del previsto: tre costole rotte e la mente esausta.
Scorpio si guardo attorno: ovunque giacevano morti e feriti agonizzanti. Ed era solo l’inizio: era solo il preludio di una vera e propria guerra.
 Estrasse dal cappotto due spessi bracciali di metallo azzurro, incrociò le braccia e lasciò che la sua mente vagasse fino all’equilibrio dei sensi:
man mano che la sua trans mentale calava in profondità, scariche di energia scaturivano dal guerriero,
fino ad avvolgerlo in un turbine; infine, lo psionico riaprì gli occhi ormai mutati in pura energia e con le mani prese a formare antichi sigilli e a mormorare parole profonde con una voce quasi sovrannaturale:
“Chu, Shen, Kay! Alla luce io vi ordino: imprigionate l' empio!”
La terra sotto i piedi del demone prese a tremare, il terreno si spaccò per lasciare emergere tre enormi statue di marmo nero raffiguranti tre antichi guerrieri samurai che circondarono la creatura infernale;
ognuna di loro stese le braccia con i palmi aperti in direzione dei rispettivi fratelli,
 in modo da favorire il fluire di un’impressionante energia luminosa che imprigionò Belakor.
L’enorme sforzo stravolse Scorpio, dalle cui orecchie colava del sangue; Drake, dopo la sconfitta dei due demoni servitori, corse in suo aiuto.
“Fratello Scorpio, non e' il momento per un congedo. Coraggio!”
Sollevò lo psionico a cui iniettò con una siringa un liquido che ne risanò costole e ferite.
Come era inevitabile, il trambusto destò l’allarme nella forze dell’ordine francesi , che stavano giungendo accompagnata da tutti i reparti speciali,
pompieri e ambulanze; secondo la loro percezione umana e civile, pareva si fosse verificato un attentato terroristico,
ma dovettero fare i conti con qualcosa di ben più grave e oltre il senno della ragione nel momento in cui si trovarono cadaveri ustionati, martoriati, dilaniati,
e il torreggiare di un’immensa colonna di luce animata da tre statue viventi, con trattenuta al suo interno una creatura mostruosa e pulsante.
Il prigioniero esplose tutta la sua gloria: il bozzolo eruttò sangue e viscere mostrando la sua forma reale e oscena, con i folli occhi gialli che osservavano da dietro la barriera, sua prigione,
 ma anche sua difesa contro le inutili armi della polizia Il suo miasma infernale iniziò subito a corrompere qualsiasi cosa entrava nella sua morsa: tutto moriva e tutto veniva corrotto; gli alberi divennero goffe e orrende creature viventi che imprigionavano al loro interno anime e uomini dai volti ormai per sempre dannati; i cadaveri dei morti riprendevano vita sottoforma di mostri deformi.
“Osservate, scimmie di Dio: questo è solo un piccolo sprazzo di giardino dell’Inferno. Io giungo in questo mondo per portare la parola del mio Signore; preparate le vostre anime, il giudizio è quasi giunto.”
La voce di un demone, che non dovrebbe essere udita da nessuno, si insinuò in modo anomalo nelle orecchie e nella mente di ogni singola persona presente. Alcuni caddero a terra folli, troppo deboli per sostenere un tale peso; altri rimasero immobili e inermi, sopraffatti dal terrore; altri si contorcevano urlanti, inconsapevoli che il loro dolore nutriva e rafforzava Belakor sempre di più.
Belakor allungò la mano per testare la resistenza della barriera: con le mani brucianti e ustionate mantenne la presa, ritrovando vigore ed estasi da quel dolore indicibile, finché con un esplosione di rabbia e potenza rilasciò tutta la sua furia infernale, frantumando la barriera e annientando le tre statue.
I cadaveri indemoniati si destarono e con furia si scagliarono su civili, che invano tentarono di fermarli con le loro armi e furono travolti e smembrati senza il minimo sforzo.
I tre cacciatori si chiusero in difesa cercando di annientare più nemici possibili, ma il miasma continuava a vomitare le sue creature, perché ogni qualvolta un demone o un essere umano moriva, veniva riportato mostruosamente alla vita. Belakor rise lentamente, poi in preda alla follia si squarciò il petto rivelando un cuore nero da cui colava sangue come la pece; lo estrasse fra gemiti estatici di dolore e, innalzandolo al cielo, intonò adorante una supplica:
“Principe oscuro, io dono il seme della discordia al mondo, affinché possa germogliare un nuovo Albero della Vita, un nuovo Adamo, un nuovo Eden.”
Ci fu un lampo e un tuono tremendo; Belakor sotterrò il seme e lo annaffiò con il proprio sangue nero. L’asfalto tremò e si spacco in un boato. Alto venti metri, il tronco nero, una folta chioma di foglie rosse grondanti di sangue, un albero titanico si estendeva per centinaia di metri; le radici vive strisciavano intrappolando esseri viventi e perforandone la pelle con aghi sottili. Agonia trasudava da ogni angolo; presto altre persone ignare si sarebbero precipitate lì a breve, consegnandosi nella morsa del fatale albero.
Dopo il massacro, infine, calò il silenzio. Solo il rumore del respiro dei tre cacciatori interrompeva quel lugubre scenario; nulla era rimasto vivo. L’Inferno, quello reale e tanto temuto, si stava materializzando.
Belakor guardò i tre guerrieri e con voce divertita, ma solenne, enunciò la sentenza:
“Quando l'ultima goccia di questo albero toccherà terra, si spalancheranno le porte dell’Inferno; per voi è ora giunto il momento di estinguervi! Diventerete il nostro pane, o le nostre formiche.”
Si avvicinò ancor di più verso di loro.
“Vi offro due scelte: o morire con onore sacrificandovi per l’Albero della Conoscenza Oscura, o morire in agonia per mano mia. A voi la scelta.”
Una sfera di energia nera esplose addosso a Belakor, lacerandone parte del volto. Il demone si contorse in preda al dolore e si voltò in direzione del attacco, solo per vedere altre due sfere impattare sul ventre e sulla spalla; di certo non sarebbe morto con un simile attacco, la sua rigenerazione oscura gli permetteva di rigenerare velocemente le ferite.
“Tu, mostrati; come osi colpirmi alle spalle!”
Con la bava alla bocca e saturo di odio, Belakor ampliò i suoi sensi per localizzare il suo predatore, si rivoltò e si accorse con stupore che i tre cacciatori erano scomparsi; liberò un ruggito che mandò in frantumi un intero palazzo finché i suoi sensi lo percepirono: una maschera nera nascondeva l’identità dell’uomo che camminava verso di lui a passi lenti; sulla sua schiena si intravedeva una spada riposta nel fodero.
Belakor rimase un attimo stranito nel non percepire alcun tipo di sensazione o paura dal nuovo arrivato; sembrava privo di anima, o come se non esistesse affatto.
“Sei tu, essere senza anima, la maledetta scimmia che mi ha colpito!”
Caricò di energia la proprio mano e scagliò in direzione dell’uomo un enorme globo di fuoco infernale, ma non ci fu impatto. Il guerriero si sposto istantaneamente di pochi centimetri, rispondendo semplicemente al fuoco deviandone il colpo. Raimu, tuttavia, osservò il demone, e poi l’Albero della Conoscenza; era giunto troppo tardi, l evocazione era già in atto.
Doveva agire velocemente, doveva distruggere l’Albero prima dello stillare dell’ultima goccia; ma aveva ancora il suo micidiale protettore da distruggere. Belakor caricò per primo con tutta la sua forza; le catene che trascinava si animarono e divennero tentacoli che si scagliarono contro l' umano, ma il colpo andò a vuoto. Raimu si mutò velocemente con la tecnica ombra: divenendo della sostanza di ombra pura, era possibile smaterializzarsi per brevi tratti e colpire il nemico che così non era più in grado di intravederlo. Approfittando dell’attimo di smarrimento di Belakor, Raimu si voltò e corse in direzione dell’albero, concentrò il proprio potere nella mano che divenne incandescente e balzò in avanti pronto a distruggere il tronco, ma fu arrestato dalle catene del demone che con gli uncini gli perforarono la carne e lo scaraventarono a terra rovinosamente.
Il guerriero rimase lì bloccato nella morsa per alcuni attimi, ripetutamente sbattuto e ferito dalla presa del demone, ma alla fine riuscì a liberarsi e a riprendere il combattimento alla pari.
Piccoli pezzi di carta con incisa una strana lettera improvvisamente ricoprirono il corpo del demone. “Che diavolo sono?” pensò lo scempio.
Raimu, grazie alla tecnica ombra, era riuscito a mettere sul corpo del demone più carte bomba che poteva; congiunse le mani nei simboli del fuoco ed esclamò:
“In nome della luce, io vi ordino: esplosione!”
Un enorme bomba a catena investì il corpo del demone. L’urlo di agonia fu tremendo: del suo corpo osceno rimanevano intatte solo le gambe, mentre il resto si frantumò in mille mocherini. Raimu si precipitò verso l’albero, ormai mancava poco, le gocce stavano per terminare… e sul terreno intorno si poteva già notare il formarsi di una stella a cinque punte.
Ancora una volta, pronto a colpire, fu di nuovo fermato da quel che rimaneva delle membra di Belakor: le catene lo scaraventarono violentemente lontano dall’albero, e ancora una volta la risata insana del demone inondò i cieli:
“Stupido uomo, non puoi nulla contro di me. Io sono immortale! Prima che avrai provato ancora a distruggermi, io ti decapiterò, ti divorerò le interiora, ti spellerò e mi vestirò con il tuo la tua pelle!”
Con le ultime forze Raimu si alzò, il corpo martoriato dalle ferite era al limite della sopportazione. Come aveva previsto, il demone era mostruosamente forte: doveva liberare la sua forza ancora una volta, fare l’ultimo sforzo inumano per salvare l’insalvabile. Portò la mano destra verso l elsa della spada, e con molta calma estrasse la lama. Urla terrificanti provenivano dal fodero man mano che la lama veniva sfoderata ed echeggiavano tutt’intorno, un turbine di fiamme nere avvolse l’uomo e la sua energia aumentava in maniera esponenziale: una lama degli Abissi, Uh-Zhail, che al suo interno teneva imprigionato un titano infernale; una lama terrificante in egual misura per chi la subisce e chi la brandisce. Belakor rallentò persuaso da un orgasmo, il suo corpo era in estasi, un tale avversario con un tale arma era una gioia per i suoi istinti di predatore. L’attacco questa volta giunse da Raimu: il suo corpo ormai non aveva più volontà e agiva spinto dalla potenza della spada, menava fendenti che scatenavano un tuono ogni volta che la lama cozzava contro le catene di Belakor, mentre esplosioni di magma energetico scaturivano da quello scontro cosi feroce e frenetico. Trovò un’apertura all’altezza dell’inguine del demone e tagliò di netto il suo corpo. Ma una lama dell’Abisso non concede la morte: intrappola al suo interno l'anima dello sconfitto per l‘eternità, rafforzando ulteriormente la spada con nuova potenza infernale. Belakor avrebbe potuto trovare una grande e ben ricompensata rinascita nella distruzione del mondo umano, ma ora era andato incontro alla più gloriosa delle morti, e forse un giorno avrebbe trovato anche il modo per liberarsi dalla prigione della spada.
L’ultima goccia di sangue stillò da una gemma nera sulla terra del creato. Raimu, in preda alla collera e al dolore, poté solo fuggire e ricongiungersi al resto della squadra per cercare di trovare riparo il prima possibile. L’Inferno si stava manifestando, e un’epoca di orrore e paura era alle porte. Così era stato predetto, e così si narrerà in futuro: il mondo della Creazione divina era caduto.
Mentre volavano verso il rifugio, i quattro cacciatori videro l’enorme colonna di sangue esplodere ai piedi dell’Albero.
“Che Dio abbia pietà di noi.”


 
   
 
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