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Autore: Foglia 21    14/04/2015    1 recensioni
Può un sentimento superare l'ostacolo dell'odio e del passato? Può un'unione erigersi sulle fondamenta del sospetto e della diffidenza? Può l'orgoglio di due Re inchinarsi per favorire l'amore? Solo il tempo potrà dirlo.
"Fu in quella prigione buia che raggiunse la consapevolezza. Mentre litigavano, aveva visto, nell'attimo in cui gli aveva mostrato il suo vero volto, anche uno squarcio della sua anima. Quell'anima ora la sentiva vicina, lo aveva stregato."
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Legolas, Thorin Scudodiquercia, Thranduil
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Thorin aveva ben chiaro l’obbiettivo da raggiungere. Aveva atteso quel momento per tutta la sua sofferta esistenza e ora che era finalmente palpabile non se lo sarebbe lasciato sfuggire di certo. Quello che voleva era vendetta: una terribile vendetta che sarebbe ricaduta su Azog, il responsabile della morte di suo nonno. Per anni aveva sognato il momento in cui avrebbe strappato la vita da quella schifosa creatura e pure in quell’istante, immerso nella battaglia, sorrideva a ripensarci. Non aveva mai avuto paura della morte, ma per la prima volta sapeva di avere qualcosa da perdere. Ripensare al viso di Thranduil gli dava un motivo in più per combattere, vincere e soprattutto tornare vivo.
Si gettò a terra per evitare il fendente di un orco e con un gesto deciso gli infilzò l’ascia nella schiena. Il sangue gli schizzò sul viso, ma lui non ci fece caso e un attimo dopo si era già lanciato su un nuovo nemico, tranciandogli la testa di netto.
“Ti vedo agguerrito, cugino!”
Thorin si voltò e rivolse un ghigno a Dain, giunto in loro aiuto dai Colli Ferrosi. Il nano brandiva un martello grondante di sangue e sembrava divertirsi come non mai a spaccare braccia e teste. “Non potevo certo lasciare tutto il divertimento a te!”
Dain scoppiò in una risata selvaggia. “Ci avevo quasi sperato…” si interruppe per evitare una mazzata “Ma dovevo immaginare che volevi solo fare la tua entrata teatrale!”
“Sai quanto mi piacciono!” esclamò Thorin, sovrastando le urla dell’orco che gli stava di fronte, prima di spezzargli il collo a mani nude. Si riappropriò dell’ascia, che aveva fatto cadere, e si guardò attorno. L’esito della battaglia stava rapidamente mutando e l’arrivo dei tredici nani aveva risollevato il morale delle truppe, che avevano ritrovato energia e determinazione. Per quanto riguardava gli elfi, loro non avevano per niente bisogno di essere risollevati. Il nano non poteva che ammirare la loro letale eleganza.
Notò con stupore il loro principe, Legolas, che si allontanava dalla battaglia per dirigersi verso una radura non toccata dal combattimento.
“Temo che dovrò lasciarti padrone dei giochi per un po’! Ritieniti fortunato!”
Dain annuì e gli fece un gestaccio, prima di lanciarsi di nuovo nella mischia.
Thorin seguì in tutta fretta l’elfo, mantenendosi tuttavia ad una certa distanza. Quando però quest’ultimo scomparve tra gli alberi affrettò il passo. Sentiva che qualcosa stava per accadere. La resa dei conti era arrivata e sapeva che a pochi metri avrebbe trovato Azog. Non gli interessava che quella fosse un’astuta trappola. Se lo era, si sarebbe ritorta contro al suo artefice.
Sentì subito delle urla e arrivò appena in tempo per vedere l’elfo che volava qualche metro per poi schiantarsi contro il tronco di un albero. Azog lo osservò rotolare a terra con estrema soddisfazione, prima di camminare lentamente verso di lui agitando la sua diabolica arma: una grossa mazza dotata di diverse lame. Cambiò idea a metà strada, voltandosi verso il nano e facendogli un ghigno di scherno. Quell’essere si riteneva invincibile, ma Thorin riuscì a rimanere lucido e a controllare le emozioni. Si avvicinò al nemico e i loro sguardi si incatenarono per un minuto. Il silenzio fu rotto solo da un gemito proveniente dall’elfo ferito che non si era ancora alzato da terra.
I due si lanciarono l’uno contro l’altro nello stesso istante; Thorin sfoderando Orcrist contro la lama che spuntava dal braccio dell’enorme orco. Azog non era meno vendicativo di Thorin e desiderava fargliela pagare. Quel nano ridicolo gli aveva amputato una mano molti anni prima e lui non aveva certo dimenticato l’offesa per la menomazione subita. Aveva sopperito al danno integrando una lama al suo braccio incompleto, ma era comunque enormemente adirato.
Attacca, schiva, attacca. Thorin era migliorato con gli anni, ma la potenza di Azog era formidabile. Dopo ben poco si ritrovò ad arretrare, nonostante la forza dell’odio che lo guidava. Solo quella forza non gli sarebbe bastata per vincere. Quando l’immonda creatura gli provocò una profonda ferita sul braccio fu costretto ad arretrare ancora per riprendere fiato. Lanciò uno sguardo a Legolas, che si stava lentamente rimettendo in piedi, e si chiese cosa lo avesse spinto in quella radura. Probabilmente aveva pensato che eliminare il generale di quell’esercito avrebbe fruttato loro un’enorme vantaggio. Tuttavia non si sarebbe aspettato che agisse da solo, in modo così imprudente.
Fu un attimo e Azog lo spinse a terra, non senza rimanere ferito nell’azione. Thorin gli infilzò la spada nella spalla del braccio monco, ridendo selvaggiamente. Azog spalancò gli occhi e fece per trafiggergli il petto. Il nano fece appena in tempo a liberare la spada e a bloccarlo. Il fatto che la lama di Azog fosse a doppia punta stavolta giocò a sua favore. Tuttavia non avrebbe resistito per molto alla sua forza e per un attimo si sentì perduto. Fu però un solo attimo, poi la mazza che Azog aveva abbandonato poco prima gli fu piantata nella schiena da l’elfo che aveva erroneamente dimenticato di eliminare. La distrazione fu sufficiente perché Thorin lo trapassasse da parte a parte esattamente all’altezza del cuore. Il nano ribaltò così la situazione, schiacciandolo a terra con il suo peso, senza estrarre la lama. Con il cuore che batteva all’impazzata osservò la vita abbandonare finalmente gli occhi di Azog ponendo termine ad una rivalità che era durata fin troppi anni.
“Dov’è mio padre!?” Legolas non lasciò a Thorin il tempo per festeggiare e gli puntò subito la spada alla gola, preso dall’ansia per la scomparsa del suo Re.
“È rimasto ferito ai piedi della montagna…l’ho portato dentro e curato. Si riprenderà!”
L’elfo non abbassò l’arma. “E perché dovrei fidarmi di te? Voglio essere condotto da lui!”
Thorin lo guardò dritto negli occhi, per fargli comprendere la sincerità delle sue parole. “Non gli farei del male, credimi.”
Legolas lo fissò con altrettanta intensità. “Considerando che questa guerra è scoppiata principalmente a causa tua, nano, per me gli hai già fatto del male. Comunque sia…” abbassò la voce e assunse un’aria ancor più minacciosa “se gli procurerai altro dolore dovrai vedertela con me.”
“Se gli farò del male sarò contento di pagare per le mie azioni.”
Finalmente il biondo abbassò la spada. “Portami da lui.” disse semplicemente.
Thorin annuì, altrettanto desideroso di rivedere il suo amato.
Tornare sul campo di battaglia, oramai tranquillo e pieno di cadaveri, fu straziante, nonostante avessero vinto. Nani, Elfi e Uomini si erano già rimessi all’opera. Alcuni si occupavano dei feriti, che avevano già cominciato ad essere trasportati nella montagna, e altri stavano ammucchiando i caduti per predisporre le pire. Legolas e Thorin si diressero verso l’entrata fermandosi parecchie volte per dare ordini o per salutare qualcuno di caro che era sopravvissuto alla giornata. Si informarono anche delle perdite più spiacevoli, perché rimandare sarebbe stato stupido. Fu così che Thorin seppe che i suoi nipoti, Fili e Kili, non ce l’avevano fatta. Pianse lacrime amare, ma per il lutto ci sarebbe stato altro tempo. Il compito primario di un Re era quello di occuparsi del suo popolo. A tal proposito Thranduil aveva già comunicato con i suoi sudditi, impartendo ordini precisi che vennero riferiti anche a Legolas.
L’ultimo tratto che li separava dall’elfo lo fecero quasi di corsa, dopo aver indugiato lungo la strada, e Legolas si precipitò nella stanza urlando. “Ada!”
Thranduil era stato spostato su un giaciglio più comodo e dalle bende pulite Thorin intuì che fosse appena stato medicato. I suoi occhi si illuminarono e si alzò a sedere mentre il figlio si inginocchiava accanto a lui per abbracciarlo. Il padre mormorò al figlio alcune frasi in elfico, mentre gli accarezzava il viso con dolcezza, poi lanciò uno sguardo al suo nano.
“Torno fuori.” disse Legolas, con un sorriso eloquente stampato sul viso.
Non appena la porta si chiuse Thorin si avventò sulle labbra dell’altro, che scoppiò a ridere. Non lo aveva mai sentito ridere così e fu una cosa che lo lasciò ammaliato. Alzò una mano e gli accarezzò una guancia.
Thranduil invece appoggiò la fronte contro la sua e gli sfiorò il naso mentre l’altro si lasciava inebriare dal suo profumo.
“Thorin! Sei ferito!”
“Non è niente…” Borbottò strofinando il viso contro il suo collo e scostandogli i capelli dietro alla spalla.
“Come no! Ora chiamo qualcuno che ti curi!” Thranduil si alzò con cautela e si diresse fuori.
Thorin rise, quell’elfo gli avrebbe dato filo da torcere.
 
Allora…eccoci qui!  Vi dico subito che questa non è la conclusione e che, anzi, credo di considerarla solo come un primo ostacolo superato. Questi due dovranno passarne ancora delle belle! XD Mi sono impegnata molto per scrivere questo capitolo e spero vi piaccia. Ringrazio tutti coloro che leggono la storia e attendono con pazienza che io aggiorni. Baci e alla prossima! :)
  
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