Ciao a tutti.
Ultimissimo capitolo di questa breve storia
Spero che vi sia piaciuta e che vogliate dirmi che cosa
ne pensate.
Grazie a tutti.
Buona lettura.
Ska
7°
CAPITOLO
Erano
passati mesi da quando avevano lasciato l’isola di Ogigia, e
Calipso si era
trasferita definitivamente nella Casa Grande.
Il mondo era
cambiato radicalmente, e le cose da apprendere, e assimilare, erano
state
molte.
Ogni sera
lei e Leo si incontravano nel bosco, per fuggire da tutto e da tutti.
Si sedevano
sul tronco di un albero, abbattuto da Festus mesi prima
dell’arrivo di Leo al
Campo, e passavano il tempo a parlare, a raccontarsi a vicenda la loro
giornata,
i propri sogni e, naturalmente, a baciarsi.
Calipso
faticava ancora a capacitarsi di essere così felice.
Quella sera
il loro appuntamento era stato posticipato di un paio di ore.
Piper e
Hazel si erano impegnate così tanto per organizzare una
festa a sorpresa per il
compleanno di Leo, che Calipso aveva insistito per rimanere ancora un
po’.
Non era da
tutti avere degli amici così.
Leo aveva
compiuto diciassette anni, e si sentiva euforico.
Finalmente
avrebbe potuto prendere la patente della macchina.
Certo
rispetto alla media nazionale era in ritardo di un anno, ma
l’anno precedente
aveva dovuto combattere contro un orda di mostri resuscitati dal
Tartaro da Gea,
e la patente della macchina era finita in secondo piano.
Era
incredibile che una cosa come quella riuscisse ancora ad eccitarlo.
Insomma,
aveva governato una nave da guerra greca costruita da lui stesso, e
sapeva
cavalcare un drago di bronzo, ma l’idea dell’esame
di guida comunque un po’ lo
agitava.
Nessuno
aveva mai messo in dubbio che sapesse quello che faceva mentre guidava
Festus
verso il Nord America, o quanto meno, nessuno aveva fatto obbiezioni ad
alta
voce.
“Sono state
davvero carine a farti una festa a sorpresa” disse Calipso
sedendosi tra le sue
gambe, appoggiando la schiena al suo petto, distogliendolo
definitivamente dal pensiero
della patente.
“Mi sono
divertito un mondo” rispose Leo nascondendo il viso nei
capelli di Calipso,
inspirandone il profumo di cannella, baciandole il collo mentre le mani
della
ninfa gli carezzavano i capelli, gettando il capo indietro per
permettergli di
baciarla meglio.
“Leo tu mi
devi un letto” mormorò Calipso, sorridendo quando
al semidio sfuggì un ringhio
di eccitazione. “Hai bruciato il mio letto a Ogigia, potresti
costruirmene uno
nuovo” disse voltandosi verso di lui, sedendosi a cavalcioni
sulle sue gambe,
mentre lo sguardo tormentato del ragazzo le accarezzava il viso.
“Che c’è?”
“Io ho fatto
una cosa” sussurrò Leo mentre avvertiva la propria
erezione crescere nei
pantaloni.
“Lo hai
detto anche quando hai dato fuoco al mio letto” disse
allacciandogli le braccia
al collo. “Cosa hai fatto?”
“Ho
costruito un letto” rispose mentre scendeva con le mani ad
accarezzarle la
schiena fino a raggiungerne le natiche sode.
“Calipso?”
“Si?”
“Vieni con
me?”
“Dove?”
“Al bunker”
rispose Leo prendendo quasi fuoco quando Calipso gli rispose di
sì.
Tenendola
per mano, con il cuore che gli martellava nel petto, Leo condusse
Calipso al
bunker Nove.
Una volta
entrati accese solo una parte delle luci, in modo da lasciare il bunker
nella
penombra.
“Dov’è?”
“Per di qua”
rispose Leo conducendola infondo al bunker, nell’angolo
più remoto e isolato.
Si era
impegnato a lungo su quel progetto.
Aveva
disegnato lui stesso il modello del telaio, per poi ricrearlo in ferro
battuto.
I suoi
fratelli lo avevano punzecchiato, quando avevano scoperto che Leo le
stava
costruendo un letto.
“Hai intenzione
di mettere su famiglia?” lo aveva preso in giro Jake.
“Le ragazze di solito
preferiscono i gioielli… tranne le nostre sorelle
ovviamente… e le figlie di
Ares”
“Secondo me
ti prenderà a schiaffi” aveva aggiunto Nyssa.
“Ragazzi gli
sto solo costruendo un letto” aveva cercato di difendersi,
continuando a
lavorare imperterrito, nonostante i continui scherzi dei fratelli.
Sapeva che
stavano solo scherzando, ma una parte di lui temeva che avessero
ragione.
Non voleva
dare una cattiva impressione a Calipso, anche se non poteva negare di
aver
pensato sempre più spesso a quel lato della loro relazione.
Erano
fidanzati da parecchi mesi, e non erano certo rimasti mano nella mano
per tutto
il tempo.
Ciononostante
non avevano mai nemmeno parlato di andare fino in fondo, ma negli
ultimi tempi
faticava a trattenersi con Calipso.
La voleva.
Voleva che fosse sua in ogni modo possibile.
Voleva fare
l’amore con lei.
“Leo è
bellissimo” mormorò Calipso distraendolo da quei
pensieri, osservando la
lavorazione in metallo della struttura del letto. “Sembra
quasi che ci siano
tutti i miei fiori” sorrise accarezzando
l’intreccio dei vari boccioli,
sfiorando una trina di luna.
“Sono tutti
i tuoi fiori” confermò Leo, sorridendo felice nel
vedere quanto quel letto
piacesse a Calipso, faticando tuttavia a rimanere concentrato.
Si era
eccitato terribilmente nel bosco, e ora averla lì, con un
letto a disposizione,
non faceva altro che aumentare la sua eccitazione.
“Lo hai fatto
per me?” chiese Calipso rimettendosi in piedi, avvicinandosi
a lui lentamente,
allacciandogli le braccia al collo.
“Sì”
“Ma è un
letto a due piazze” sussurrò sfiorandogli le
labbra con la lingua.
“Così c’è
più spazio” balbettò Leo, mentre il suo
corpo iniziava ad emanare fumo.
“Più spazio
per fare cosa?” continuò imperterrita, mentre con
le mani scendeva ad
accarezzargli il torace.
“Per
dormire… per…”
“Per?”
“Leo?” lo
chiamò Calipso, tirandolo leggermente per i capelli per
allontanarlo da sé.
“Si?”
sussurrò Leo temendo di aver esagerato.
“Non
bruciarmi anche questo di letto” sorrise la ninfa sedendosi
sul materasso,
porgendogli una mano per attirarlo a sé.
“Calipso,
sei sicura? Insomma, questo non è il posto più
romantico che esista… è un
officina. Puzza di olio per motori, fumo e…”
“Non vorrei
essere in nessun altro posto in questo momento” rispose
Calipso attirandolo
dolcemente a sé. “Ti amo Leo Valdez”
“Ti amo
anche io” sorrise Leo, prima di tuffarsi sulle sue labbra.
Continuando
a baciarlo, Calipso si sdraiò sul materasso morbido,
costringendo Leo a fare
altrettanto.
Il profumo
di cannella avvolse il semidio mandandogli in tilt il cervello.
Le mani
delicate della ninfa scesero lungo la sua schiena, iniziando a
spogliarlo,
mentre lui faceva lo stesso lei.
Ben presto
si ritrovarono nudi, ansimanti, completamente persi in un mare di
emozioni e
sensazioni, che gli fecero perdere ogni senso del tempo, dello spazio e
del
pudore.
E quando
alla fine raggiunsero il culmine, Leo si riversò dentro di
lei, continuando a
ripeterle quanto l’amasse.
Per diversi
minuti rimasero in silenzio, mentre i battiti dei loro cuori tornavano
alla
normalità, così come i loro respiri.
Felice ed
appagata, Calipso posò il capo sulla spalla del semidio,
mentre Leo copriva
entrambi con il lenzuolo.
Inspirandone
il profumo le baciò i capelli.
“Ti amo”
sussurrò stringendola un po’ più a
sé.
“Anche io”
sorrise Calipso sollevandosi leggermente per poterlo baciare.
“Direi che
questo è il più bel compleanno di tutta la mia
vita”
“E non è
ancora finito” disse Calipso, avvolgendosi il lenzuolo
attorno al corpo mentre
si alzava per raccogliere i pantaloni.
“Non vorrai
scappare” si lamentò Leo sollevandosi sui gomiti,
mangiandosela con gli occhi.
Dopo quella
notte, avrebbe fatto ancora più fatica a starle lontano.
“Non ti ho
ancora dato il mio regalo” rispose tornando verso il letto
con un piccolo
pacchetto tra le mani. “Buon compleanno”
“Credevo che
tu fossi il mio regalo di compleanno” sorrise Leo
afferrandola per il polso,
trascinandola di nuovo a letto. “Che
cos’è?”
“Aprilo”
sussurrò Calipso, mentre il cuore cominciava a batterle
più rapidamente nel
petto.
Sperava che
lo avrebbe apprezzato.
Non era stata
una decisione particolarmente difficile per lei.
Sapeva
quello che stava facendo e, più di ogni altra cosa, lo
voleva.
Voleva
fargli quel dono perché lo amava, e sapeva che lui non
l’avrebbe mai lasciata.
Lui non era
come gli altri eroi che aveva conosciuto, e lei lo amava infinitamente
per
quello.
“Calipso è
bellissima” esclamò Leo guardando ammirato il
pendente infilato in un cordino
nero. “Lo hai fatto tu?”
“Sì, ci ho
messo un po’ visto che passi tutto il tuo tempo nella fucina
della casa Nove, e
lì c’è l’unica fornace che
posso utilizzare” si lamentò Calipso osservandolo
mentre si infilava la collana al collo. “Volevo fosse una
sorpresa”
“Sei una
donna piena di risorse” disse osservando ammirato il
ciondolo. “Raggio di Sole
che c’è?” chiese quando si accorse di
qualcosa di strano nel suo sguardo. “Va
tutto bene?”
“Io… ho
fatto una cosa”
“Hai dato
fuoco anche tu a un letto?” cercò di
sdrammatizzare Leo.
“No,
stupido” sorrise divertita. “Non è un
semplice medaglione”
“Si
trasforma in una arma micidiale?”
“Ah, ah, ah…
no” rispose Calipso strappandogli un sorriso.
“Quello è il simbolo
dell’immortalità” disse prendendogli le
mani tra le sue. “Sai che non posso donarti
l’immortalità. Se fossimo rimasti su Ogigia non
saremmo mai invecchiati,
ma qui è diverso, e io non ho questo tipo di
potere”
“Non
importa. Non è per questo che sono tornato”
“Lo so”
sorrise accarezzandogli il volto. “Ma io sono figlia di
Atlante. Sono una ninfa
immortale, o meglio, ero una ninfa immortale”
“Cosa vuoi
dire con ‘ero una ninfa immortale’?”
chiese Leo mentre un brivido gli
percorreva la schiena. “Che cosa hai fatto?”
“Ti ho
appena donato la mia immortalità” rispose
trattenendo il respiro.
Non riusciva
a decifrare lo sguardo di Leo.
In quel
momento si chiese se avesse esagerato.
Si aspettava,
da un momento all’altro, che Leo scattasse in pedi per
recuperare rapidamente i
propri vestiti sparpagliati a terra, e fuggire come il vento lontano da
lei.
“Leo io… non
è un collare” cercò di sdrammatizzare
Calipso.
“Cosa?”
domandò guardandola confuso.
“Non sto
cercando di metterti il guinzaglio” ripeté
Calipso, cercando di non spaventarlo
più di quanto non fosse già. “So che
può sembrare una cosa importante. Un passo
affrettato ma…”
“Una cosa
importante? Calipso, questa è
una
cosa importante. Tu hai rinunciato alla tua immortalità per
me”
“Beh sì ma…”
“Non c’è
nessuno ‘ma’” esclamò Leo
baciandola con passione, strappandole il lenzuolo di
dosso per poterla sentire pelle contro pelle. “Non potevi
farmi regalo più
bello”
“Dici
davvero?”
“Certo”
“Per un
attimo ho temuto che stessi per scappare” disse Calipso,
accarezzandogli i
capelli mentre Leo la faceva sdraiare sotto di lui. “Eri
diventato verde”
“E’ una cosa
importante. Ci ho messo un po’ a capire di cosa stavi
parlando. Cosa implica
una decisione del genere” rispose sfiorandole il viso.
“Spero non te ne
pentirai mai”
“Come
potrei” sussurrò baciandolo dolcemente,
scostandosi quando Leo iniziò a
sorridere in modo incontrollato.
“Cos’hai da
ridere?”
“Non sto
ridendo. Sto sorridendo”
“E perché
stai sorridendo?”
“Perché sono
felice” rispose semplicemente togliendole il respiro.
“Sai, credo che questo
sia un finale perfetto”
“Per cosa?”
“Per la
Epica Ballata di Leo” rispose tornando a baciarla.
Ne aveva
passate tante nella sua breve vita da semidio, e in certi momenti aveva
davvero
creduto di non farcela, ma ormai era tutto passato.
Gea era
stata sconfitta.
Lui aveva
dimostrato più volte di cosa era capace, e dentro di
sé, sperava di aver reso
fiera sua madre.
Sapeva che
il ricordo di quello che era accaduto non lo avrebbe mai abbandonato,
ma ora,
con Calipso al proprio fianco, avrebbe finalmente potuto essere felice
come non
aveva mai sperato.
Finalmente,
anche lui, avrebbe avuto il suo lieto fine.