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Autore: Ska    15/04/2015    3 recensioni
"Tornerò a prenderti Calipso. Lo giuro sullo Stige"
Aveva urlato quelle parole al vento e lei probabilmente non le aveva sentite ma lui non avrebbe mai potuto dimenticare la sua promessa nemmeno se non ci fosse stato di mezzo lo Stige.
Non poteva dimenticare quel giuramento perché non poteva dimenticare lei.
Avrebbe fatto di tutto per mantenere la parola data, per tornare da lei e portarla via da Ogigia.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calipso, I sette della Profezia, Leo Valdez
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti.
Ultimissimo capitolo di questa breve storia
Spero che vi sia piaciuta e che vogliate dirmi che cosa ne pensate. 
Ringrazio tutti quelli che hanno letto e, soprattutto, chi ha perso un po’ del proprio tempo per lasciarmi un commento.
Grazie a tutti.
Buona lettura.
Ska

7° CAPITOLO

Erano passati mesi da quando avevano lasciato l’isola di Ogigia, e Calipso si era trasferita definitivamente nella Casa Grande.
Il mondo era cambiato radicalmente, e le cose da apprendere, e assimilare, erano state molte.
Ogni sera lei e Leo si incontravano nel bosco, per fuggire da tutto e da tutti.
Si sedevano sul tronco di un albero, abbattuto da Festus mesi prima dell’arrivo di Leo al Campo, e passavano il tempo a parlare, a raccontarsi a vicenda la loro giornata, i propri sogni e, naturalmente, a baciarsi.
Calipso faticava ancora a capacitarsi di essere così felice.
Quella sera il loro appuntamento era stato posticipato di un paio di ore.
Piper e Hazel si erano impegnate così tanto per organizzare una festa a sorpresa per il compleanno di Leo, che Calipso aveva insistito per rimanere ancora un po’.
Non era da tutti avere degli amici così.
Leo aveva compiuto diciassette anni, e si sentiva euforico.
Finalmente avrebbe potuto prendere la patente della macchina.
Certo rispetto alla media nazionale era in ritardo di un anno, ma l’anno precedente aveva dovuto combattere contro un orda di mostri resuscitati dal Tartaro da Gea, e la patente della macchina era finita in secondo piano.
Era incredibile che una cosa come quella riuscisse ancora ad eccitarlo.
Insomma, aveva governato una nave da guerra greca costruita da lui stesso, e sapeva cavalcare un drago di bronzo, ma l’idea dell’esame di guida comunque un po’ lo agitava.
Nessuno aveva mai messo in dubbio che sapesse quello che faceva mentre guidava Festus verso il Nord America, o quanto meno, nessuno aveva fatto obbiezioni ad alta voce.
“Sono state davvero carine a farti una festa a sorpresa” disse Calipso sedendosi tra le sue gambe, appoggiando la schiena al suo petto, distogliendolo definitivamente dal pensiero della patente.
“Mi sono divertito un mondo” rispose Leo nascondendo il viso nei capelli di Calipso, inspirandone il profumo di cannella, baciandole il collo mentre le mani della ninfa gli carezzavano i capelli, gettando il capo indietro per permettergli di baciarla meglio.
“Leo tu mi devi un letto” mormorò Calipso, sorridendo quando al semidio sfuggì un ringhio di eccitazione. “Hai bruciato il mio letto a Ogigia, potresti costruirmene uno nuovo” disse voltandosi verso di lui, sedendosi a cavalcioni sulle sue gambe, mentre lo sguardo tormentato del ragazzo le accarezzava il viso. “Che c’è?”
“Io ho fatto una cosa” sussurrò Leo mentre avvertiva la propria erezione crescere nei pantaloni.
“Lo hai detto anche quando hai dato fuoco al mio letto” disse allacciandogli le braccia al collo. “Cosa hai fatto?”
“Ho costruito un letto” rispose mentre scendeva con le mani ad accarezzarle la schiena fino a raggiungerne le natiche sode. “Calipso?”
“Si?”
“Vieni con me?”
“Dove?”
“Al bunker” rispose Leo prendendo quasi fuoco quando Calipso gli rispose di sì.
Tenendola per mano, con il cuore che gli martellava nel petto, Leo condusse Calipso al bunker Nove.
Una volta entrati accese solo una parte delle luci, in modo da lasciare il bunker nella penombra.
“Dov’è?”
“Per di qua” rispose Leo conducendola infondo al bunker, nell’angolo più remoto e isolato.
Si era impegnato a lungo su quel progetto.
Aveva disegnato lui stesso il modello del telaio, per poi ricrearlo in ferro battuto.
I suoi fratelli lo avevano punzecchiato, quando avevano scoperto che Leo le stava costruendo un letto.
“Hai intenzione di mettere su famiglia?” lo aveva preso in giro Jake. “Le ragazze di solito preferiscono i gioielli… tranne le nostre sorelle ovviamente… e le figlie di Ares”
“Secondo me ti prenderà a schiaffi” aveva aggiunto Nyssa.
“Ragazzi gli sto solo costruendo un letto” aveva cercato di difendersi, continuando a lavorare imperterrito, nonostante i continui scherzi dei fratelli.
Sapeva che stavano solo scherzando, ma una parte di lui temeva che avessero ragione.
Non voleva dare una cattiva impressione a Calipso, anche se non poteva negare di aver pensato sempre più spesso a quel lato della loro relazione.
Erano fidanzati da parecchi mesi, e non erano certo rimasti mano nella mano per tutto il tempo.
Ciononostante non avevano mai nemmeno parlato di andare fino in fondo, ma negli ultimi tempi faticava a trattenersi con Calipso.
La voleva. Voleva che fosse sua in ogni modo possibile.
Voleva fare l’amore con lei.
“Leo è bellissimo” mormorò Calipso distraendolo da quei pensieri, osservando la lavorazione in metallo della struttura del letto. “Sembra quasi che ci siano tutti i miei fiori” sorrise accarezzando l’intreccio dei vari boccioli, sfiorando una trina di luna.
“Sono tutti i tuoi fiori” confermò Leo, sorridendo felice nel vedere quanto quel letto piacesse a Calipso, faticando tuttavia a rimanere concentrato.
Si era eccitato terribilmente nel bosco, e ora averla lì, con un letto a disposizione, non faceva altro che aumentare la sua eccitazione.
“Lo hai fatto per me?” chiese Calipso rimettendosi in piedi, avvicinandosi a lui lentamente, allacciandogli le braccia al collo.
“Sì”
“Ma è un letto a due piazze” sussurrò sfiorandogli le labbra con la lingua.
“Così c’è più spazio” balbettò Leo, mentre il suo corpo iniziava ad emanare fumo.
“Più spazio per fare cosa?” continuò imperterrita, mentre con le mani scendeva ad accarezzargli il torace.
“Per dormire… per…”
“Per?”
“Per fare l’amore” confessò Leo baciandola con passione, stringendola a sé fino quasi a farle male.
“Leo?” lo chiamò Calipso, tirandolo leggermente per i capelli per allontanarlo da sé.
“Si?” sussurrò Leo temendo di aver esagerato.
“Non bruciarmi anche questo di letto” sorrise la ninfa sedendosi sul materasso, porgendogli una mano per attirarlo a sé.
“Calipso, sei sicura? Insomma, questo non è il posto più romantico che esista… è un officina. Puzza di olio per motori, fumo e…”
“Non vorrei essere in nessun altro posto in questo momento” rispose Calipso attirandolo dolcemente a sé. “Ti amo Leo Valdez”
“Ti amo anche io” sorrise Leo, prima di tuffarsi sulle sue labbra.
Continuando a baciarlo, Calipso si sdraiò sul materasso morbido, costringendo Leo a fare altrettanto.
Il profumo di cannella avvolse il semidio mandandogli in tilt il cervello.
Le mani delicate della ninfa scesero lungo la sua schiena, iniziando a spogliarlo, mentre lui faceva lo stesso lei.
Ben presto si ritrovarono nudi, ansimanti, completamente persi in un mare di emozioni e sensazioni, che gli fecero perdere ogni senso del tempo, dello spazio e del pudore.
E quando alla fine raggiunsero il culmine, Leo si riversò dentro di lei, continuando a ripeterle quanto l’amasse.
Per diversi minuti rimasero in silenzio, mentre i battiti dei loro cuori tornavano alla normalità, così come i loro respiri.
Felice ed appagata, Calipso posò il capo sulla spalla del semidio, mentre Leo copriva entrambi con il lenzuolo.
Inspirandone il profumo le baciò i capelli.
“Ti amo” sussurrò stringendola un po’ più a sé.
“Anche io” sorrise Calipso sollevandosi leggermente per poterlo baciare.
“Direi che questo è il più bel compleanno di tutta la mia vita”
“E non è ancora finito” disse Calipso, avvolgendosi il lenzuolo attorno al corpo mentre si alzava per raccogliere i pantaloni.
“Non vorrai scappare” si lamentò Leo sollevandosi sui gomiti, mangiandosela con gli occhi.
Dopo quella notte, avrebbe fatto ancora più fatica a starle lontano.
“Non ti ho ancora dato il mio regalo” rispose tornando verso il letto con un piccolo pacchetto tra le mani. “Buon compleanno”
“Credevo che tu fossi il mio regalo di compleanno” sorrise Leo afferrandola per il polso, trascinandola di nuovo a letto. “Che cos’è?”
“Aprilo” sussurrò Calipso, mentre il cuore cominciava a batterle più rapidamente nel petto.
Sperava che lo avrebbe apprezzato.
Non era stata una decisione particolarmente difficile per lei.
Sapeva quello che stava facendo e, più di ogni altra cosa, lo voleva.
Voleva fargli quel dono perché lo amava, e sapeva che lui non l’avrebbe mai lasciata.
Lui non era come gli altri eroi che aveva conosciuto, e lei lo amava infinitamente per quello.
“Calipso è bellissima” esclamò Leo guardando ammirato il pendente infilato in un cordino nero. “Lo hai fatto tu?”
“Sì, ci ho messo un po’ visto che passi tutto il tuo tempo nella fucina della casa Nove, e lì c’è l’unica fornace che posso utilizzare” si lamentò Calipso osservandolo mentre si infilava la collana al collo. “Volevo fosse una sorpresa”
“Sei una donna piena di risorse” disse osservando ammirato il ciondolo. “Raggio di Sole che c’è?” chiese quando si accorse di qualcosa di strano nel suo sguardo. “Va tutto bene?”
“Io… ho fatto una cosa”
“Hai dato fuoco anche tu a un letto?” cercò di sdrammatizzare Leo.
“No, stupido” sorrise divertita. “Non è un semplice medaglione”
“Si trasforma in una arma micidiale?”
“Ah, ah, ah… no” rispose Calipso strappandogli un sorriso. “Quello è il simbolo dell’immortalità” disse prendendogli le mani tra le sue. “Sai che non posso donarti l’immortalità. Se fossimo rimasti su Ogigia non saremmo mai invecchiati, ma qui è diverso, e io non ho questo tipo di potere”
“Non importa. Non è per questo che sono tornato”
“Lo so” sorrise accarezzandogli il volto. “Ma io sono figlia di Atlante. Sono una ninfa immortale, o meglio, ero una ninfa immortale”
“Cosa vuoi dire con ‘ero una ninfa immortale’?” chiese Leo mentre un brivido gli percorreva la schiena. “Che cosa hai fatto?”
“Ti ho appena donato la mia immortalità” rispose trattenendo il respiro.
Non riusciva a decifrare lo sguardo di Leo.
In quel momento si chiese se avesse esagerato.
Si aspettava, da un momento all’altro, che Leo scattasse in pedi per recuperare rapidamente i propri vestiti sparpagliati a terra, e fuggire come il vento lontano da lei.
“Leo io… non è un collare” cercò di sdrammatizzare Calipso.
“Cosa?” domandò guardandola confuso.
“Non sto cercando di metterti il guinzaglio” ripeté Calipso, cercando di non spaventarlo più di quanto non fosse già. “So che può sembrare una cosa importante. Un passo affrettato ma…”
“Una cosa importante? Calipso, questa è una cosa importante. Tu hai rinunciato alla tua immortalità per me”
“Beh sì ma…”
“Non c’è nessuno ‘ma’” esclamò Leo baciandola con passione, strappandole il lenzuolo di dosso per poterla sentire pelle contro pelle. “Non potevi farmi regalo più bello”
“Dici davvero?”
“Certo”
“Per un attimo ho temuto che stessi per scappare” disse Calipso, accarezzandogli i capelli mentre Leo la faceva sdraiare sotto di lui. “Eri diventato verde”
“E’ una cosa importante. Ci ho messo un po’ a capire di cosa stavi parlando. Cosa implica una decisione del genere” rispose sfiorandole il viso. “Spero non te ne pentirai mai”
“Come potrei” sussurrò baciandolo dolcemente, scostandosi quando Leo iniziò a sorridere in modo incontrollato.
“Cos’hai da ridere?”
“Non sto ridendo. Sto sorridendo”
“E perché stai sorridendo?”
“Perché sono felice” rispose semplicemente togliendole il respiro. “Sai, credo che questo sia un finale perfetto”
“Per cosa?”
“Per la Epica Ballata di Leo” rispose tornando a baciarla.
Ne aveva passate tante nella sua breve vita da semidio, e in certi momenti aveva davvero creduto di non farcela, ma ormai era tutto passato.
Gea era stata sconfitta.
Lui aveva dimostrato più volte di cosa era capace, e dentro di sé, sperava di aver reso fiera sua madre.
Sapeva che il ricordo di quello che era accaduto non lo avrebbe mai abbandonato, ma ora, con Calipso al proprio fianco, avrebbe finalmente potuto essere felice come non aveva mai sperato.
Finalmente, anche lui, avrebbe avuto il suo lieto fine.

FINE 7° CAPITOLO

 

   
 
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