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Autore: Em_    15/04/2015    5 recensioni
Elena Gilbert è una specializzanda in chirurgia del primo anno. Suo padre è il primario e anche sua madre lavora lì.
Qui ritrova i suoi vecchi compagni e amici e scopre con gioia che saranno i suoi nuovi colleghi.
Tutto sembra andare bene finché, la sera del ricevimento per i nuovi arrivati, compare qualcuno dal passato di Stefan ed Elena.
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Dal testo: «Ehi, Stefan? Terra chiama Stefan!» gli dico ridacchiando.
Lui sposta lo sguardo più in là e non mi guarda. «Damon.» dice freddo.
«Ciao fratellino.» risponde sarcastico l’uomo.
Aspetta, cosa? Quel Damon? Il fratello che se n’è andato quando avevamo dieci anni? Che cavolo ci fa qui? Non si fa vedere da sedici anni ed ora si presenta nel nostro luogo di lavoro?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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7. L’incidente - parte due

 

Il viaggio è breve, solo pochi minuti, arriviamo sul luogo del disastro e non posso credere a ciò che vedo. Il cantiere è completamente distrutto e questa enorme gru è caduta nell’edificio che doveva essere l’ufficio amministrativo, ci sono macerie ovunque e tantissima polvere, Damon mi porge una mascherina così da potermi proteggere a sufficienza. Metto i piedi fuori dall’ambulanza e gli rivolgo uno sguardo di orrore, lui annuisce amareggiato e mi porge una mano. Per un istante lo fisso non capendo cosa fare, però subito dopo l’afferro e mi faccio trascinare verso i feriti. E’ una sensazione strana quella che provo, da un lato provo sicurezza dall’altro imbarazzo, non lo so, è strano essere così a contatto con lui, cerco di lasciar perdere e concentrarmi sulle persone da aiutare. Medichiamo un paio di operai che sono feriti lievemente poi lascio Damon con un altro uomo e vago in cerca di Victoria, il posto non è gigantesco ma potrebbe essere ovunque. Mi arrampico su delle lastre di metallo e sposto delle travi di legno che una volta componevano l’ufficio, c’è molta polvere e non si vede quasi nulla, ma noto una piccola apertura e mi ci infilo. La struttura è precaria quindi cerco di sbrigarmi e vedere se c’è qualcuno qua sotto, deve essere una delle stanze più piccole dell’edificio, la gru ci è letteralmente finita dentro distruggendo tutto.

«C’è nessuno? Sono un medico!» grido sperando in una risposta.

Faccio ancora qualche passo facendomi strada tra i fili penzolanti quando sento una voce «Sono qui…»

E’ una voce femminile, forse è la moglie di Tom, almeno spero. Le vado incontro, è una signora anziana e sì, probabilmente è lei ed è viva. E’ bloccata sotto una specie di scrivania, è stesa a pancia in su e non credo possa muoversi, riesco a raggiungerla e la guardo negli occhi.

«Signora, mi chiamo Elena Gilbert, sono un medico, per caso lei è Victoria?»

«Sì… Mio marito… Lui è vivo?» mi chiede col fiato corto.

«Sì, sì! Mi ha mandata lui a cercarla, ora vedo di tirarla fuori, okay?»

Lei annuisce ed io comincio a studiare attentamente la situazione, devo provare a spostare l’oggetto che la blocca prima di tutto e poi controllare se ha ferite o lesioni di qualche genere. Con tutta la forza che ho alzo la grossa scrivania, la muovo di pochi centimetri ma forse basteranno per tirarla fuori di lì. La aiuto e pian piano lei ne esce tutta intera, almeno così pare.

«Tutto bene?» le chiedo sollevandole le spalle.

«Credo di sì, grazie cara…» mi sorride lei.

Sto per alzarmi quando un rumore assordante fa tremare la struttura sotto la quale ci troviamo, piove un sacco di polvere e sento la povera donna tossire forte, le porgo la mia mascherina e la obbligo ad indossarla. Torno indietro per vedere che succede ma il passaggio da dove sono arrivata è scomparso, è crollato un altro pezzo di edificio accumulando altre macerie. Riesco ad udire delle voci fuori, una è quella di Damon, mi starà cercando ne sono certa.

«Ehi! Siamo qui sotto! Damon!» urlo.

Non ricevo alcuna risposta e sento tremare tutto di nuovo, finiremo per morire qui sotto se continuano così, inizio ad avere paura, il mio cuore batte fortissimo e l’aria si sta facendo irrespirabile, provo di nuovo a chiamare.

«Aiutateci! Vi prego!» grido.

«Elena?!» è la voce di Damon, mi ha sentita.

«Sono qui sotto! Tirateci fuori!»

Le travi di legno vengono spostate facendo entrare uno spiraglio di sole, riesco a distinguere gli occhi azzurri di Damon che mi squadrano preoccupati.

«Che ci fai lì?! Potevi morire!»

«Ho trovato Victoria, è qui sotto con me, dovete aiutarci perché non si respira!» dico ansiosa.

«Ti tirerò fuori di lì, te lo prometto.» mi risponde sicuro di sé.

Inaspettatamente mi porge la sua mano, non so perché lo fa e non so perché io la afferro senza pensarci, la stringo e lui fa lo stesso, mi sento protetta e so che lui mi aiuterà. Gli sorrido timidamente e lascio la presa per tornare dalla signora Nelson. Ogni tanto avverto dei rumori e la polvere cade sui miei capelli, per fortuna Victoria sembra tutta intera e non necessita di cure immediate, così aspettiamo e aspettiamo finché non risento la voce di Damon.

«Elena!» mi faccio largo tra i detriti e raggiungo l’apertura «Ora vi tireranno fuori, ci vorranno pochi minuti, okay?»

Annuisco e mi volto per tornare indietro quando vedo la donna accasciata a terra, corro da lei il più in fretta possibile. Non respira e il cuore non batte, inizio il massaggio cardiaco e mi accorgo di aver bisogno di un defibrillatore.

«Damon! Damon! Ho bisogno delle piastre, ti prego fa in fretta!» urlo sperando che mi abbia sentito.

«Elena! Ce le ho! Prendi!»

Lascio a malincuore la signora e corro a prendere l’aggeggio per aiutarla, mentre torno da lei inciampo su uno dei cavi scoperti e finisco contro una trave appuntita, questa sento che mi lacera la carne della gamba, ma non ci faccio caso e proseguo. Uso le piastre due volte e Victoria riprende a respirare, non so come, eppure l’ho salvata, in quel momento entra uno della squadra di soccorso e gli faccio cenno di aiutare prima lei. Non appena è fuori vedo Damon entrare non curante del pericolo che corre qua sotto.

«Ehi, va tutto bene? Oh dio, stai sanguinando! Ti porto fuori di qui.» mi aiuta ad alzarmi e senza che io possa accorgermene mi prende in braccio, titubante porto le braccia intorno al suo collo per essere più salda.

Usciamo da lì senza troppi problemi, il sole si è fatto più arancione segno che tra poco inizierà a tramontare, ci dirigiamo verso l’ambulanza e appena ci siamo lui mi poggia delicatamente su una delle barelle.

«Fammi dare un’occhiata, sembra un brutto taglio.» mi incinta dolcemente.

«Io… No… Non fa poi così male…» rispondo imbarazzata sapendo che per vedere la ferita dovrei togliermi i pantaloni del camice.

«Elena, avanti, non c’è tempo per essere imbarazzata, sono un medico.» mi dice con voce ferma.

«Damon, davvero, posso fare da sola…» replico io.

Lui mi fulmina con lo sguardo «Sta ancora sanguinando, serviranno dei punti, per favore vuoi toglierti quei pantaloni o devo levarteli con la forza?» mi domanda alterato.

Devo ammettere che farmi strappare i pantaloni da lui non sarebbe una cattiva idea tutto sommato. Dio ma a che cosa penso? C’è stato un disastro ed io penso a farmi togliere i pantaloni dal mio capo, devo aver inspirato troppa polvere là sotto. Con la faccia ormai bordeaux mi abbasso i pantaloni, il meno possibile ovviamente, e lascio che Damon mi controlli. Mi giro dall’altra parte e sento che mi mette del disinfettante, quando quest’ultimo viene a contatto con la pelle rabbrividisco per il bruciore e stringo forte la barra della barella.

«Fa male?» mi chiede.

«Un po’…» confesso.

«Ora andiamo in ospedale e ti metto dei punti, ne serviranno almeno cinque…»

Annuisco senza dire nulla e mi tiro su i pantaloni, sono ancora decisamente imbarazzata e se ripenso al fatto che ci siamo presi per mano e che mi ha presa in braccio mi verrà un attacco di cuore seduta stante. Arrivati in ospedale le acque si sono calmate, il pronto soccorso è tornato tranquillo e i pazienti sono nelle loro camere. Damon tira fuori un ago enorme per farmi l’anestesia, mi farà più male quello che tutta la procedura, lascio che sia lui a ricucirmi tanto ormai ha già visto praticamente tutto.

«Fatto, vedrai, non ti resterà nemmeno la cicatrice.» dice soddisfatto del suo operato.

«Lo spero! E… Grazie…» gli rivolgo un mezzo sorriso.

«Di nulla, Elena. Ma fai un’altra volta una bravata del genere e giuro che…» si blocca.

Lo guardo interrogativa «Che?»

«Oh, Elena. Ma perché con te mi sento così?» chiede, probabilmente più a se stesso che a me.

«Io… Forse è meglio che vada…» faccio per alzarmi.

«No!» mi afferra le spalle. Il suo viso è pericolosamente vicino al mio, mi sento avvampare e spero che nessuno ci stia guardando «Tu devi restare a riposo!» mi ordina.

Pian piano si allontana da me e si ricompone, avrei voluto che mi baciasse, dio se l’avrei voluto, ma forse lui sa meglio di me quanto sbagliato sarebbe e non dico solo per il fatto che è il mio capo ma anche perché è il fratello di Stefan. Però ci tengo a lui, forse troppo e non capisco perché.




Angolo autrice
Siccome sono brava vi pubblico la seconda parte di questo capitolo! :')
Come avrete sicuramente visto Elena e Damon si stanno avvicinando molto l'un l'altra, lui le prende la mano e lei senza pensarci la stringe, inoltre appena vede che è ferita non ci pensa due volte e la prende in braccio. La scena dei pantaloni ho riso un sacco a scriverla hahahah, lui tutto tranquillo ed Elena che a momenti sveniva.
Altro punto: si stavano quasi per baciare eheheheh cosa combinano quei due? ;)
Beh spero vi sia piaciuto! Fatemi sapere che ne pensate!

Grazie a chi mi recensisce sempre, siete dei veri tesori, mi fate sempre venire voglia di continuare a scrivere ed è una cosa importante! Grazie anche a chi segue in silenzio e a chi ha aggiunto la FF tra le varie categorie! :)

Un bacio a tutti e alla prossima,
Anna

   
 
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