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Autore: CHAOSevangeline    15/04/2015    2 recensioni
{ Newtmas | School!AU }
A ricreazione, Thomas realizzò due cose: la prima, che era riuscito a sopravvivere fino a quel momento; la seconda, che Newt aveva tutta l’aria di essere il boss di quella classe.
Non appena gli aveva stretto la mano era stato come se tutti – e ci teneva a sottolineare tutti – avessero deciso di accettarlo nel loro branco.
Da un certo punto di vista Thomas ne era felice, ma dall’altro non poteva fare a meno di domandarsi dove fosse finito.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Newt, Thomas, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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#Capitolo 8
Oppure
“La convivenza è finita, ma i problemi no.”
 

Da quando Thomas era tornato a scuola dopo il travolgente weekend a casa di Newt, aveva avuto la costante sensazione di essere osservato: gli sembrava che Newt lo fissasse, come volendogli chiedere spiegazioni; gli sembrava che Minho facesse lo stesso, convinto che gli stesse – stessero, perché alla fine lui e Newt erano complici in quel “misfatto” – nascondendo qualcosa; gli pareva che Gally lo fissasse, ma probabilmente lui lo faceva solo perché lo odiava e, per finire, condiva la situazione già apparentemente non peggiorabile sentendosi addosso gli occhi di tutti i compagni di classe.
Razionalmente era ovvio che almeno gli ultimi fossero all’oscuro di tutto e, volendo esaminare la situazione in modo attento, era poco possibile anche che Minho avesse intuito qualcosa: era convinto, anzi meglio, sicuro, certo, certissimo di essersi comportato con l’amico sempre allo stesso modo così da non destare sospetti di alcun genere.
Gli unici due elementi che finivano con il rimanere ancora in lista erano quelli che forse avrebbe preferito venissero esclusi per primi: dopotutto i suoi compagni di classe lo trattavano bene e Minho, in qualche modo, lo si poteva gestire.
Invece no, gli era rimasto Gally che era capace di farlo innervosire come nessuno e Newt, lo stesso ragazzo che sapeva metterlo in difficoltà solamente aprendo bocca per salutarlo.
Forse sarebbe stato capace di liberarsi anche di uno degli ultimi problemi facendoci a pugni nel parcheggio della scuola, come stava per accadere durante l’assemblea di classe.
Lui e Gally si erano sempre ignorati, o meglio, avevano sempre cercato di farlo anche se non si erano piaciuti fin dall’inizio. Thomas però non era un attaccabrighe e, pur essendo compensato perfettamente dal suo antagonista, quest’ultimo pareva non aver mai avuto nessuna occasione valida per costringerlo ad arrabbiarsi davvero.
Non che il sottile filo di pace instauratosi tra i due fosse stato spezzato da chissà quale avvenimento: Gally aveva detto qualcosa di totalmente inutile e Thomas si era detto in disaccordo, un attimo dopo erano sul pavimento a cercare di sfigurarsi a vicenda.
Escludendo anche Gally dai propri problemi grazie all’eccessivo ottimismo, rimaneva Newt, a cui doveva – insieme a Minho – la sanità della propria faccia, che era stata raggiunta solo di striscio da un pugno di cui per altro non portava nemmeno i segni.
L’ultimo giorno trascorso a casa di Newt era stato tranquillo, forse troppo: anche se all’inizio non avevano avuto il coraggio di parlare come facevano di solito, un piccolo incidente domestico – leggesi: lavandino rotto e conseguente allagamento della cucina – era riuscito a farli trovare seduti uno accanto all’altro contro una delle ante dei mobili della cucina, ridendo per l’acqua che aveva deciso di fermarsi solo quando era riuscita a infradiciare entrambi.
Poi Thomas aveva messo piede fuori da casa sua e tutto era andato a rotoli: anche se a scuola si comportavano come se nulla fosse, nessuno dei due parlava dell’accaduto e Thomas sentiva tensione. Tanta, troppa tensione.
Per qualche giorno aveva pensato che fosse solamente uno scherzo del proprio cervello, che non stesse accadendo davvero qualcosa, ma poi aveva notato che lui e Newt non riuscivano più a guardarsi negli occhi, proprio come se entrambi avessero avuto la coscienza sporca. O forse, più semplicemente, come se entrambi avessero avuto bisogno di parlare di qualcosa che però non riuscivano a tirare fuori.
Thomas si riprometteva ogni mattina, appena varcato il portone dell’atrio della scuola, di parlare con Newt e ogni volta, al suono dell’ultima campanella della giornata, usciva dalla stessa porta e si diceva che sarebbe stato in grado di farlo il giorno dopo.
Continuò così per due settimane e probabilmente non avrebbe smesso tanto facilmente, se solo un’informazione, una svolta, non fosse giunta alle sue orecchie grazie a Chuck, che seppe rivelarsi un insolito messaggero.
Thomas non aveva mai parlato moltissimo con Chuck, quel ragazzino paffutello che alle volte si era dimostrato irritante standogli appiccicato, ma non era cattivo, anzi: molto meglio di Gally sicuramente, e bastava solo quello per entrare nelle grazie dell’ormai non più nuovo arrivato.
Si erano presentati per sbaglio in corridoio, e Thomas non voleva sapere come Newt lo conoscesse: probabilmente per i suoi agganci, ma riflettere su una cosa del genere avrebbe implicato concentrarsi eccessivamente su Newt, cosa divenuta ormai problematica quanto lo era stato in passato pensare a Teresa quando l’avrebbe solamente dovuta allontanare dai propri pensieri.
« Thomas, Minho mi ha detto di venirti a chiamare! »
Chuck esordì come se fosse stato incaricato di chissà quale compito; la verità era che Minho alle volte era davvero un approfittatore e sfruttava l’ammirazione che il più piccolo nutriva per i ragazzi con qualche anno in più per fare meno fatica.
Sfortunatamente, Thomas in quel momento non sarebbe stato dell’umore per parlare con nessuno e chiuse il proprio armadietto sbattendolo con forse un po’ troppo vigore. Era anche quasi del tutto certo di aver ruotato poco educatamente gli occhi, prima di rivolgersi al ragazzo. Già, forse anche lui ogni tanto faceva il gradasso, con i più piccoli.
« Per andare dove? »
« In classe! » Chuck non parve essersi accorto della sua reazione, e fu decisamente meglio così. « Sta succedendo qualcosa di grosso. »
Improvvisamente Thomas lasciò perdere anche il fatto di non avere voglia di doversi sorbire altri problemi e pensò solo al fatto che, inevitabilmente, avrebbe dovuto farlo.
Perché Minho si cacciava sempre nei guai? Doveva semplicemente fare la coda in coda alla mensa per prendersi qualcosa da mangiare.
Thomas si avviò di gran carriera verso la propria aula con Chuck dietro di sé.
Arrivato davanti alla porta, aveva già ricevuto una spiegazione sommaria di ciò che stava succedendo e compreso fin troppo bene che per una volta Minho non aveva fatto assolutamente nulla.
Thomas era ormai sicuro, per via di tutto ciò che era accaduto da quando era arrivato, che ci fosse un qualche problema di fondo, in quella scuola: era inverosimile che una volta superato uno scoglio se ne presentassero come minimo altri tre pazientemente in fila ad aspettare il proprio turno per dargli noia.
Aveva superato le difficoltà scolastiche, l’avere una brutta cotta per Teresa – e in che modo poi, sostituendola con pensieri più problematici –, il disastroso inizio della propria festa di Halloween che l’aveva fatto sentire rifiutato e poi – sempre per colpa di quella scuola, ne era certo –, si era trovato in una nuova, pessima situazione con Newt.
No, sfortunatamente la pessima situazione non era il bacio.
Quando mise piede in classe, vide colui che di recente ossessionava i suoi pensieri camminare con nervosismo. Era palesemente arrabbiato.
Troppo arrabbiato.
Esageratamente arrabbiato.
La testa di qualcuno poteva fumare? Perché era certo che quella di Newt lo stesse facendo, e per un attimo Thomas pensò che non sarebbe stato capace di dire che un forcone nella mano del ragazzo e un paio di corna rosse sulla sua testa sarebbero state un’allucinazione.
Minho, come al solito, rideva, perché Minho non capiva mai quando era il momento di evitare di ridere.
« Minho, vuoi morire? »
« Potrei dargli una mano a farti del male. » Thomas spalleggiò Newt, avvicinandosi.
Ebbe come la sensazione che la sua ira si fosse placata, nel vederlo, ma non si illuse e soprattutto non disse nulla in merito.
Minho si finse sorpreso.
« E’ la prima volta che vi vedo così affiatati dopo settimane, ma non vi chiederò ora quale fosse il problema. »
Sia Newt che Thomas sfoderarono uno sguardo sulla difensiva, ma entrambi giunsero alla conclusione che, probabilmente, Minho aveva parlato senza pensare, come sempre.
Capendo che parlando con lui non avrebbe scoperto nulla e che anzi avrebbe rischiato di arrossire e di sprofondare in un baratro ancora peggiore, Thomas si rivolse a Newt.
« Chuck mi ha raccontato tutto », cominciò. « Chi ha deciso che proprio io devo fare quella parte?! Non so nemmeno recitare! »
Sì, il problema era una maledetta recita.
Thomas, iscrivendosi alle scuole superiori, aveva creduto che si sarebbe per sempre liberato di quell’incomodo. Per una volta era stato troppo ottimista.
« Tu, tu! » Newt gli rispose ripetendo quella semplice parola per due volte, come se il concetto non fosse stato abbastanza chiaro e sorprendente. « Chi è il genio che ha detto a Teresa che avrebbe volentieri recitato nei panni di Romeo, qualche tempo fa, quando lei ti ha parlato di un’ipotetica recita? Circa quando preparavate la festa di Halloween e lei ti ha amorevolmente spiegato che tra le mille usanze… » Dalle sue labbra sarebbe uscita un’imprecazione, ma da come guardò Chuck sembrò come colto da un raptus di maturità che lo spinse a tenere il linguaggio scurrile lontano dal ragazzino ancora per un po’. « … Sciocche, della nostra scuola, ci fosse anche uno spettacolo. Un maledetto spettacolo annuale per cui tu sei stato scritturato! »
Thomas rimase in silenzio, mentre Newt riprendeva a camminare nervosamente.
In condizioni normali, si sarebbe certamente innervosito e avrebbe risposto per le rime, ma era abbastanza sicuro di non voler litigare e, anche, del fatto che effettivamente fosse abbastanza colpa sua.
Di per sé, comunque, quella parte della storia non sarebbe dovuta essere poi così preoccupante: Thomas avrebbe dovuto recitare, controvoglia sì, ma non era niente di esageratamente insopportabile.
Un po’ di più lo preoccupava il fatto che, tra quelle mura, proporsi senza alcuna certezza per qualcosa si traducesse in aver dato una conferma e, maggiormente, l’idea che la preoccupazione del suo amico volesse dire che non c’era modo di avere scampo.
« Io te l’avevo detto, che Teresa era una serpe. » puntualizzò Minho, volendo ricordare i primi tempi in cui aveva cercato di far desistere Thomas dalla propria opera di conquista.
Peccato solo che, poi, tu fossi più che a favore, pensò il ragazzo, irritato.
« Ascolta Newt, ne verremo fuori. » cercò di essere rassicurante, annullando per un attimo la presenza di Minho e Chuck dalla propria mente, deciso a dare una mano a Newt che aveva indubbiamente bisogno di lui per calmarsi.
Con uno sbuffo, l’altro parve allontanare un po’ di rabbia.
« Solo, posso chiederti una cosa? »
Con un cenno del capo, Thomas capì di avere la parola.
« Perché hanno dato proprio a te la parte di Giulietta? »



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Mi piacerebbe tanto essere più rapida ad aggiornare, sfornare un capitolo alla settimana come minimo e postarlo, ma sfortunatamente in questo periodo l'ispirazione si presenta saltuariamente.
Sono felice di aver provocato una buona dose di fangirling con il mio scorso aggiornamento e... non so che aspettarmi come reazione a questo, sinceramente: effettivamente può sembrare un po' no-sense, ma poi tutto verrà spiegato!
Il capitolo è un po' di passaggio, anche se non credevo l'avrei mai detto considerando che ognuno era un "episodio" a sé: questi ultimi capitoli sono abbastanza legati gli uni agli altri per via di ciò a cui stiamo andando incontro (non spoilero nulla, però <3).
Che dire, ora che ho lasciato libera per un po' la mia parlantina (come mai avevo fatto, nelle note di questa storia) vi ringrazio tutti, come al solito! Sono davvero contenta che questa... cosina vi stia piacendo e vi strappi qualche sorriso!

CHAOSevangeline
   
 
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