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Autore: skeight    24/12/2008    2 recensioni
Fanfiction natalizia dedicata al mio personaggio preferito di Inuyasha: Naraku! Che in questa storia, ambientata poco tempo prima del finale, si duole della triste sorte che lo aspetta, ma riceve un gradito regalo di Natale... enjoy!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naraku
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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L’abete, alto otto metri, faceva bella mostra di sé al centro della piazza principale

L’abete, alto otto metri, faceva bella mostra di sé al centro della piazza principale. Turisti e semplici curiosi sostavano a lungo ad osservare gli ornamenti natalizi dell’albero, che si distinguevano se non per bellezza almeno per originalità: quelle che ad uno sguardo distratto o da lontano sembravano normali palle rosse di natale, erano in realtà teste mozzate e rasate, dipinte con il loro stesso sangue e appese per un orecchio ai rami dell’abete.

Quelle teste appartenevano agli aiutanti dei protagonisti, quei personaggi senza arte né parte il cui unico scopo nella vita era di sacrificare la stessa per consentire ai loro amici con ruolo primario di sconfiggere gli antagonisti e far trionfare il bene, o meglio, la bontà. Non c’era da stupirsi che il sindacato villain avesse insistito perché venissero usate quelle teste come ornamento: era colpa di quegli aiutanti se cattivi altrimenti imbattibili venivano regolarmente sconfitti da illustri sconosciuti che non potevano competere con loro per forza o astuzia.

Seduto al tavono di un bar a pochi metri dall’abete, Naraku osservava il colosso vegetale scuotendo il capo: sapeva bene che venivano usate le teste degli aiutanti perché erano gli unici personaggi buoni morti che si trovavano da alcuni anni a questa parte. Le teste dei protagonisti erano inutilizzabili, visto che restavano belle salde sulle loro spalle, nemmeno fossero attaccate con il vinavil. In un certo senso, quell’esposizione di teste di personaggi minori era una ripicca infantile che descriveva bene la rabbia impotente del sindacato villain, incapace di ottenere risultati concreti. Per Naraku quell’abete era uno spettacolo tristissimo e ridicolo, ma non si aspettava nulla di meglio dal sindacato. C’era stato un tempo in cui era una organizzazione forte e veramente rappresentativa, e aveva ottenuto risultati importanti riuscendo addirittura ad influenzare la metafisica letteraria: era stato il periodo d’oro in cui i villain si erano imposti come i personaggi di spicco delle opere migliori, rimanendo nell’immaginario collettivo ben più dei pallidi protagonisti buoni.

Ma in quell’epoca magica erano già insiti i germi del degrado successivo. Inebriati dal successo e convinti che quei grandi risultati fossero ormai acquisiti, i dirigenti del sindacato villain abbandonarono la linea movimentista seguita sino ad allora, e l’organizzazione diventò sempre più burocratica, consumando tutte le migliori energie in riti formalistici e inutili. E così, quando iniziò il riflusso, non riuscirono a impedirlo, nonostante i loro grandi proclami. E il riflusso continuava ancora: alcuni dei migliori villain erano costretti all’umiliazione di essere rappresentati in maniera monodimensionale, senza introspezione né niente, il fascino della malvagità cedeva il passo ad ottusità e ridicolaggine, i sentimenti dolciastri e gli stereotipi riprendevano preopotentemente quota, e di fronte a questo sfacelo il sindacato non sapeva fare altro che aggrapparsi alle poche e lodevoli eccezioni per blaterare di “inversione di tendenza” e di “ora della riscossa”.

Naraku alzò il calice di Chateau Grillon e sospirò. Lo sapevano tutti che la solidarietà villain era finita, e che il sindacato era ormai un guscio vuoto. Ubique naufragium est, e ognuno pensava solo per sé: quegli incontri annuali indetti dal sindacato erano ancora affollati, ma di fatto servivano solo per scambi di favori. La solidarietà villain era degenerata in una rete di clientele.

Un sorso di vino interruppe quei pensieri malinconici. E dopo, ci pensò una voce stridula.

“Molto tempo che non ci si vede, Naraku

Il mezzodemone si voltò e vide un vecchio con addosso una stinta palandrana ottocentesca. Nonostante il saluto amichevole non c’era sorriso sul suo volto, ma una espressione torva e grifagna.

“Ben trovato, Scrooge

Il protagonista del Canto di Natale era uno dei pochi villain la cui presenza era gradita a Naraku, sebbene questo stupisse molti. Infatti i villain più stupidi — quelli della Marvel, ovviamente — ritenevano Scrooge un traditore che aveva rinnegato le sue imprese malvagie per diventare un benefattore. Non sapevano, gli sciocchi, che quell’apparente conversione era stata in realtà il più grande colpo di genio della sua carriera: il vecchio non aveva abbandonato la sua attività di utilitarista, ma l’aveva semplicemente delocalizzata nei paesi del Terzo mondo, dove sotto le spoglie di un banchiere di microcredito taglieggiava interi paesi sub-sahariani. E così, strozzino in Africa e filantropo in Inghilterra, aveva guadagnata fama imperitura, consacrata addirittura dalla Disney, che aveva messo a frutto creando una Fondazione benefica Ebenezer Scrooge che riceveva donazioni da tutta la Camera dei Lord e da ricchi borghesi, donazioni che dopo numerosi passaggi invece di andare agli indigenti finivano nelle sue tasche. Non solo, ma la storia della visione dei tre fantasmi — da lui inventata ad arte — era stata poi messa su carta nell’autobiografia I tre spettri. Il sogno che ha cambiato la mia vita, che batté tutti i record di vendita ed ebbe ben quarantacinque ristampe. E questo imbroglio colossale era stato organizzato con così tanta astuzia che persino molti villain ci erano cascati.

Naraku apprezzava Scrooge per questa sua abilità luciferina e perché, al pari di lui, disprezzava grandemente la vuota formalità degli incontri del sindacato villain. Così gli allungo una sedia.

“Come va, Scrooge?”

“Come sempre: male. Quest’anno è stato pieno di fastidi e noiosissimi incontri e conferenze, e come se non bastasse a capodanno devo presenziare ad un ricevimento per festeggiare la mia ammissione al Rotary

“Credevo fossi stato ammesso l’anno scorso

“Oh, sì. E se è per questo, anche l’anno prima e l’anno prima ancora. Ogni anno, verso novembre, mi cancellano in modo da potermi riammettere, visto che le onorificenze che ricevo fanno sempre notizia e attirano prestigio. E funziona sempre! Facci caso, caro Naraku, le cronache mondane si ripetono ciclicamente quasi uguali, perché la notizia che suscita accese discussioni oggi tra un mese non sarà solo dimenticata, ma addirittura rimossa

Il vecchio Scrooge non si smentiva mai, la sua conoscenza degli ingranaggi del consenso e del potere era amplissima.

“Buono questo vino” commentò l’usuraio liquidando il secondo bicchiere nel giro di pochi minuti.

“La cantina del Bar Barie è sempre ben fornita

“Eh già, se c’è ancora qualcosa di buono qui a Smallvillain è la gastronomia… La cosa buona di fingersi filantropo è che posso mangiare delizie praticamente gratisi, visto che i ristoranti di lusso fanno a gara per avermi come ospite

“Se devo essere sincero, non mi sembra che ti vada così male come dici” osservò Naraku.

“Gli affari vanno a gonfie vele, ma le dosi di mondanità che devo sorbirmi per tutelarli mi distruggono. Comunque, c’è chi sta peggio di me”

“Ad esempio?”

“Ad esempio tu, no?” e qui Scrooge fece una risatina. Naraku si adombrò, ma non disse nulla.

“Ho sentito dire che la tua autrice sta per farti secco, e come se non bastasse per rendere possibile la tua dipartita ti costringe a fare stupidi errori di strategia

Naraku si girò nervosamente il calice tra le dita.

“Sei tormentato da quella tua patetica imitazione” continuò Scrooge “Mi pare si chiami Orochimaru, giusto? E anche la tua prestanza fisica rischia di sparire a causa della trasformazione in ragno

L’ammirazione per il vecchio strozzino era intatta, ma la piacevolezza della sua compagnia stava diminuendo a discreta velocità.

“Ma la ciliegina sulla torta è che il deteriorarsi qualitativo del manga in cui appari ha ridotto così tanto il numero dei lettori seri che, quando uscirai di scena, non diventerai un mito delle forze oscure come tanti altri villain, spesso meno meritevoli di te

Era troppo. Naraku si alzò bruscamente e si allontanò a grandi passi. Visto che a Scrooge piaceva mettere il dito nella piaga, avrebbe messo anche mano al portafoglio e pagato il conto del vino.

Il problema era che ciò che il vecchio aveva detto era vero. La sua immagine declinava inesorabilmente a causa delle scelte buoniste e commerciali di Rumiko Takahashi, al punto che non era in grado di liberarsi di una ragazzina frivola e incapace quale era Kagome, la protagonista. Essere sconfitto da una sciocca summa di luoghi comuni della donna sottomessa all’eroe, era questo il suo destino? Se sì, era sommamente umiliante: già Scrooge lo aveva canzonato, e chissà quanti altri villain godevano della sua digrazia.

Quasi a confermare i suoi timori, un sasso sibilò vicino alla sua tempia, seguito da una risata infantile. Naraku si voltò di scatto per avvelenare a morte il colpevole, ma Franti era già fuggito, ridendo malignamente, l’infame.

La cosa peggiore era che tutto quello stava avvenendo indipendetemente dalla sua volontà, e non ci poteva fare nulla. Sarebbe stato meglio soccombere a causa di propri errori che per l’insano desiderio di ordine e sanità morale di un’autrice repressa. Ma anche quel piccolo frammento di libertà gli era negato.

Incupito e disilluso, Naraku avrebbe voluto tornare a casa senza frapporre altro in mezzo, ma purtroppo doveva presenziare al convegno di apertura, altrimenti sarebbe stato radiato dall’albo dei villain, e nelle sue condizioni non se lo poteva permettere. Così, di malavoglia, si recò al PalaFlagg, il loco di tutti i principali eventi di Smallvillain. Ciò che tu hai da fare, affrettalo! disse Gesù a Giuda, e quello era il motto di ogni antagonista in situazione critica.

Tuttavia, quando raggiunse il PalaFlagg, Naraku si stupì di trovare la porta di ingresso aperta e tutte le sale vuote. Come mai quel deserto a meno di un’ora dall’inizio dei lavori? Entrò comunque, con qualche sospetto ma senza paura: lì nessuno aveva interesse a tendergli un agguato.

Più si addentrava e più l’edificio sembrava buio e abbandonato. Alla fine trovò la sala delle conferenze, totalmente immersa nell’oscurità. Non che per lui fosse un problema vedere al buio, e infatti notò in fondo alla sala un gruppo di figuri che armeggiavano sul palco degli oratori. Stava per gridar loro “Chi va là” quando tutte le luci della stanza si accesero insieme con effetto accecante, l’intera sala sfavillò di luci e colori e nell’aria risuonò l’inno del sindacato:

We are the world

We are  the villains

We are the ones

Who make a darker day

So let’s start give in

That’s a choice we’re making

We’ll ruin your own lives

It’s true we’ll make a darker day

Just you and me

Sul palco, decine di persone applaudivano Naraku. Tra gli altri, il mezzodemone riconobbe Scrooge, Lex Luthor, Anne Wincourt, Ni Jien’i, Pennywise, Legato, Sylar, Don Giovanni e vari altri. Quando l’ovazione iniziò a scemare, dalla folla avanzò Darth Sidious, per gli amici Palpatine, che afferrò un microfonò e dichiarò con solennità:

“In virtù dell’autorità a me conferitami io proclamo il qui presente Sommo Naraku villain dell’anno 2007”

Nuovi e più scroscianti applausi. Naraku abbozzò un sorriso, ma mentre raggiungeva il palco pensava che quella sceneggiata, proprio degna del sindacato villain, non lo avrebbe salvato dalla sconfitta. Ma tant’è, ormai era lì…

Nel frattempo molti lo avvicinavano per congratularsi, gli stringevano la mano.

“Prima pensavi che volessi deriderti, eh?” gli disse Scrooge “In realtà non ho dimenticato di quella volta che mi hai prestato Kanna per riscuotere i miei crediti

“Né io ho dimenticato di quando mi hai permesso di usare la forma ragno” aggiunse Pennywise.

“Per non dire dell’importanza delle tue emanazioni per creare i cloni da battaglia” rincarò Sidious.

Naraku ha fatto molto per tutti noi” dichiarò il capitano Ahab “E noi dobbiamo sdebitarci aiutandolo in questo momento difficile

Fu allora ch si fece largo tra gli astanti un giovane dai capelli castani, che Naraku riconobbe essere Light Yagami. Aveva tra le mani un pacchetto, che offrì sorridente al festeggiato.

Naraku sciolse il fiocco con il miasma e scartò l’involucro. Dentro c’era un quaderno dalla copertina nera su cui campeggiava la scritta Death Note.

Gli occhi del mezzodemone si accesero di gioia. La solidarietà villain, dopotutto, resisteva ancora. O forse, di fronte all’ondata dolciastra di un mondo ipocrita che deprecava i mali che attivamente foraggiava, quel patto di mutuo soccorso era risorto nella coscienza di tutti i cattivi… la felicità gli dette quasi le vertigini.

Scrooge gli allungò una penna. Naraku aprì il quaderno, si inebriò leggendo la prima regola: L’umano il cui nome sarà scritto su questo quaderno morirà. Anche senza leggere le successive, sapeva che il decesso sarebbe avvenuto tramite attacco di cuore dopo 40 secondi se non avesse scritto altro.

E scrisse.

Kagome Higurashi.

 

   
 
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