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Autore: _Safyra    15/04/2015    1 recensioni
Wanda si era salvata. Adesso era rinchiusa in un altro corpo. Felice. Amata dall'uomo che non aveva mai pensato potesse innamorarsi di lei.
Aveva ricominciato una nuova vita, la sua decima vita, ed era ora di iniziare a godersela. Ad imparare che in quel mondo non esistevano soltanto la compassione, il dolore e l'indulgenza, ma anche il piacere, il desiderio... l'amore di una famiglia, di un uomo.
Non sapeva che là fuori, oltre quelle caverne e quel deserto, c'era un mondo pronto ad accoglierla.
Wanda non sapeva nemmeno di essersi fatta un altro nemico... Ma non c'era fretta. Doveva scoprire molte altre cose oltre a quello.
Dalla storia:
Incrociai lo sguardo di Ian per un interminabile istante. Un istante interrotto da un colpo di scena.
Rimasi impietrita quando vidi esplodere il capannone che avevo di fronte.
Avevo cantato vittoria troppo presto [...]
Avevo promesso. Non lo avrei mai abbandonato.
«Wanda... non c'è più niente da fare, capisci? È andato ormai» singhiozzava Brandt dopo avermi preso il volto fra le mani.
«No» dissi «No. Ian non è morto»
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian, Jared, Melanie, Quasi tutti, Viandante
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Up In The Sky - the serie '
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17



Forte abbastanza



Previously on Up In The Sky...



[…] «Dovremmo fermarci un attimo.» dissi tutto d'un fiato, dando a vedere una sicurezza che in realtà non possedevo.

«... Fermarci.» ripeté incerto Ian, socchiudendo gli occhi.

«Per riflettere.»

«Ed è una cosa... temporanea, Wanda?»

«Dipenderà da noi.»

«...Fammi un fischio quando la Wanda di cui mi sono innamorato si decide a tornare indietro. Con questa che fa scelte per entrambi non voglio avere niente a che fare.»

[…] «A giudicare dalla tua espressione, non penso che tu mi conosca come io conosco te. Mi chiamo Ali di Drago. […] È da tanto tempo che aspetto questo momento, sai? Se non fosse stato per Claire molto probabilmente non sarebbe mai arrivato. Devo ricordarmi di ringraziarla.»

«C-che cosa vuoi?»

«Oh, non è nulla di che. Vorrei solo che tu mi facessi la cortesia di dirmi dove si trova la mia compagna.»

«Mi dispiace, non posso aiutarti.»

[…] «Te lo chiedo un'altra volta: dov'è la Cercatrice?»

«Cercatore, c'è stato un imprevisto.»

[…] «Non pensare neanche di compatirmi.» ringhiai contro Claire.

«...Sto cercando di spiegarti perché sono stata costretta a farlo, Wanda.»

«È diventata una guerra anche tra alleati adesso? Facciamo la selezione naturale tra chi può sopravvivere e chi no pensando prima a noi stessi e poi agli altri? Oh, scusa se non me ne ero accorta, Claire. Io credevo in un mondo migliore, ma a quanto pare è peggio di quanto potessi immaginare. E qu...»

«Ho una figlia, Wanda! Si chiama Rachel.»

[...]«Wanda!»

«Ian...? Ian!»

Era ad una ventina di metri da me, due uomini muscolosi tentavano di immobilizzarlo senza riuscirci. Non appena gli risposi iniziò a dimenarsi nella vana speranza di potermi raggiungere, e la stessa cosa feci io.

«Muoviti.» mi sibilò la Cercatrice, spingendomi con forza.

«No. Ian!»

«Wanda, andrà tutto bene. Tornerò a prenderti, te lo prometto!»



**



«Scusa.»

Il sole stava spuntando oltre i canyon. L'aria fresca del mattino ci graffiava piacevolmente le guance.

«Per cosa?»

«Per tante cose.»

Un sospiro mi solleticò il collo. «Dovresti smetterla.» mormorò, il mento appoggiato sulla mia spalla. Potevo sentire il suo respiro regolare sulla pelle, mentre col pollice disegnava ghirigori sul dorso della mano che mi stringeva.

«Di fare cosa?» domandai.

«Di chiedere scusa.»

Aggrottai la fronte e mi voltai a guardarlo. I suoi occhi erano limpidi, sereni. «È giusto che te lo dica.» dissi.

«No, non è vero. Non è colpa tua se adesso ci troviamo in questa situazione.»

Ian mi strinse forte a sé. Una luce tenue ed eterea illuminava i contorni del suo viso, rendendogli i capelli ancora più neri e le iridi ancora più azzurre.

«Se avessi capito prima che Claire e Liam ci stavano mentendo, forse adesso saremmo ancora insieme.»

«Tu pensa al fatto che lo saremo di nuovo, Wanda.» sussurrò, e accarezzandomi una guancia sorrise dolcemente. «Pensa a lottare per noi.»

«Come?»

Ian ritrasse la mano e si alzò. Allarmata, mi alzai anch'io. Il sole mi accecò per un attimo gli occhi, costringendomi a schermarne i raggi con un braccio. Ian, nel frattempo, era salito su un'altura e mi guardava dall'alto come se mi stesse aspettando. A causa della controluce i lineamenti del suo viso diventarono improvvisamente più difficile da scorgere.

«Lo capirai, Wanda. Tu sei intelligente. E forte.» disse.

«Ma io ho bisogno di te.» replicai a voce alta, mentre tentavo di raggiungerlo. Poi mi fermai, consapevole del fatto che non ne sarei stata in grado. Ian sembrava così lontano adesso, però riuscivo a vederlo sorridere nonostante il sole stesse diventando sempre più accecante.

«Non per questo.» rispose, poi indietreggiò e infine mi diede le spalle. Camminò verso la luce fino a che non scomparve, risucchiato dai raggi del sole.


«Non andare...»

Mi resi conto di biascicare ad alta voce solo quando aprii gli occhi, svegliandomi da un sonno in cui non credevo di essere caduta. Misi a fuoco il pezzo di corda che, sporco e inquietante, sapevo di poter trovare sempre lì, davanti a me, pronto per riportandomi alla memoria ricordi di cui avrei fatto volentieri a meno.

Mossi piano le braccia, riottenendo un minimo di sensibilità senza sentire troppo dolore, poi un rumore di sbarre che si aprivano mi fece riacquistare il contatto con la realtà.

«Per oggi basta.» sentii dire a qualcuno.

La solita frase, la solita storia. Non ricordavo quante volte me l'avessero ripetuta da quando ero stata rinchiusa lì dentro; sapevo solo che la prima volta che l'avevano pronunciata mi ero sentita quasi sollevata, poi però avevo capito che quella non sarebbe stata l'ultima. Non a caso infatti, era da due o tre giorni che avevo perso il conto.


«Allora non hai intenzione di dirmi dov'è, Viandante?»

La mia espressione impasse bastò ad evitare una risposta verbale. Ali di Drago mi afferrò per un braccio, trascinandomi con sé dal pulito ambiente delle classiche stanze da interrogatorio, quelle dalle pareti chiare, un tavolo con due sedie al centro e le vetrate enormi, ad uno decisamente meno ospitale.

La stanza era tetra, l'unica apertura che c'era era una finistrella sbarrata sul fondo, e dal soffitto in pietra pendevano due grosse catene di ferro. L'aria odorava di ruggine e rinchiuso.

«Benvenuta.» ghignò Drago quando mi legò alle catene, obbligandomi a stare con le braccia penzoloni e la schiena tesa «Ti presento la mia stanza preferita. Di solito ci vengo con la gente non troppo incline a collaborare... pare che l'ambiente sia molto stimolante...»

«Immagino.» commentai mentre mi guardava intorno, prima di tornare a osservare Drago avvicinarsi alla parete di destra e chinarsi a raccogliere una corda. Se la rigirò tra le mani.

«E sai come faccio? Basta solo agitare questa, e dopo un po' iniziano a chiacchierare.» disse intanto che me la posava sul collo.

«Vogliamo fare la prova oppure fai la brava e mi dici quello che voglio sapere?» Mi penetrò con lo sguardo, perfido e malizioso.

«Va. Al. Diavolo.» sibilai. Drago mi regalò un sorriso di plastica, forse sorpreso dalla mia risposta non troppo cortese, poi trasse un respiro profondo. «Va bene.» disse tranquillamente, prima di arretrare di qualche passo e darmi le spalle. Cinque secondi dopo si voltò di nuovo, di scatto. Un bruciore improvviso iniziò a propagarsi sul mio braccio destro, all'altezza del bicipite, e la pelle si surriscaldò lì dove Drago mi aveva appena colpito con la corda, facendomi digrignare i denti dal dolore.

«Sai... sarà la seconda o la terza volta che mi capita di torturare una donna, ma il fatto che stavolta ci sia tu qui, rende tutto più elettrizzante. Sembra quasi un sogno che diventa realtà.»

«Tu sei pazzo.»

«Mmh, devo prenderlo come un complimento?»

Avrei scommesso che stava sorridendo, ma non lo potevo sapere: adesso si trovava dietro di me, al di fuori del mio campo visivo.

«Tu te li scordi i miei compliment...» Lanciai un urlo, interrompendomi all'improvviso non appena percepii la corda colpirmi di nuovo, questa volta sulla schiena.

«Voglio sapere dove la tenete, Viandante.» mi sibilò all'orecchio il Cercatore, riscaldandomi col fiato la pelle sudata del collo. Quando si allontanò per tornare a posizionarsi davanti a me, chiusi gli occhi e reclinai il capo all'indietro, stringendo i denti per attutire il dolore che persisteva sulla schiena. Tuttavia, ancora prima di potermi riprendere dal colpo, Drago me ne assestò un altro.

Urlai di nuovo, stavolta senza trattenermi dall'insultarlo. «Ah! Ti odio lurido bastardo!»

«Sei diventata tale quale a quei poveri umani, Viandante. Ma d'altronde, lo sanno tutti che ormai sei una di loro, giusto?»

Drago aveva l'aria divertita di chi stava guardando un amico ubriaco inciampare e cadere di faccia sull'asfalto umido di un marciapiede. Sembrava godere delle mie smorfie di sofferenza, talmente era infido.

Sbattei ripetutamente le palpebre, la bocca socchiusa, gli occhi puntati sul pavimento di pietra, la schiena rovente come un accendino. Solo in quel momento mi resi conto di avere le gambe che tremavano e il cuore che mi rimbombava all'impazzata nelle orecchie. Era così forte che sembrava stordirmi.

«Continuiamo domani.» disse d'un tratto Drago. Quando alzai lo sguardo lo vidi serrare la mascella e posare la corda dove l'aveva trovata. «Per oggi basta.» aggiunse prima di voltarmi le spalle e andarsene dalla cella.



«Ti servirebbe una doccia, Wanda.» Una voce familiare mi riscosse dal mio stato di torpore. Aprii meglio gli occhi e vidi davanti a me una sagoma vestita di bianco. Era vicina. Talmente vicina che mi accorsi di reggermi in piedi grazie a quel corpo, o meglio, grazie al corpo di Liam, che mi aveva liberato i polsi dalle catene e che adesso mi teneva su circondandomi con le sue braccia.

«L-Liam?» blaterai mentre con una mano sporca e insanguinata gli toccavo la divisa immacolata nel blando tentativo di ridurre il contatto. «Lasciami andare...»

«Se ti lascio andare cadi.»

«Non m'importa.» borbottai con un filo di voce. Lui alzò gli occhi al cielo e sospirò. «Senti, lo so che non vuoi avere a che fare con me.»

«E allora se lo sai lasciami.» ribadii e asserii soddisfatta quando si allontanò. Per non perdere l'equilibrio andai subito ad appoggiarmi al muro vicino, dunque mi lasciai cadere per terra, portandomi le gambe al petto.

«Mi dispiace tanto per quello che ti sta facendo, Wanda. Credimi, mi sento terribilmente in colpa.» Liam, che nel frattempo era rimasto zitto a fissarmi con aria affranta, mi si chinò davanti. Sembrava realmente turbato in viso.

«Che cosa vuoi? Perché sei qui?» gli chiesi, fredda e distaccata, mentre osservavo i graffi che avevo su braccia e gambe. Non osavo immaginare in quale stato si trovasse la schiena: dalla sensazione che avevo del sangue incrostato tra la pelle e la maglietta, non doveva essere nelle migliori delle condizioni.

«Perché voglio aiutarti.»

«Ah, sì? Questa è bella...» risi senza ostentare un briciolo di divertimento né di energia. Ormai non sapevo cos'erano né l'uno né l'altro.

«Mi è stato chiesto di venire qui per darti un'occhiata.»

«E perché hanno scelto proprio te tra tutti i Guaritori?»

«Perché ho voluto essere io quello che doveva curarti.»

«Davvero commovente.» bofonchiai «Ma non vedo cosa tu possa guadagnarci da questo profondo gesto d'affetto. Sai, ho smesso di fidarmi di te da un po' ormai.»

La risata amara di Liam smorzò la tensione presente nell'aria. Lo vidi scuotere la testa come se fosse stato esasperato e divertito al tempo stesso. «Ma guardati, Wanda.» disse, indicandomi con un cenno del capo. «Sei deperita, sporca, isolata. Non sembri neanche più tu. Pensi sia questo il momento di far finta di non avere bisogno d'aiuto?»

Non risposi. Appoggiai la testa al muro e presi a fissare il soffitto di pietra, inerme. Perché mai avrei dovuto dare retta ad uno dei tanti che avevano contribuito a cacciarmi in quella situazione? Lui era l'ultimo a cui avrei dato attenzione, l'ultimo che avrei cercato per tirarmi fuori di lì. E lo stesso trattamento l'avrei riservato anche a Claire se, in tutto quel tempo in cui ormai mi trovavo in prigione, mi avesse mai fatto visita. Evidentemente aveva inteso che non si sarebbe più dovuta scomodare dall'ultima volta che mi aveva rivolto la parola, e di questo non potevo che esserle grata, dal momento che rivedere la sua faccia non era di certo uno dei miei più fervidi desideri.

«Io non ho bisogno del tuo aiuto...»

«E invece sì.»

«... E poi perché dovete curarmi? Perché vuole che mi curiate? Forse ho iniziato a farvi abbastanza pena da poter ottenere le vostre attenzioni? Be', Liam, notizia dell'ultima ora: io non voglio che nessuno provi pena per me, né compassione né altro. Non voglio essere curata, non voglio essere aiutata, specialmente da te. L'unica cosa che voglio è che tutti i miei compagni stiano bene e che tornino a casa sani e salvi senza che un qualche Cercatore psicopatico o le sue marionette intralcino loro la strada.» sbottai a voce alta, utilizzando quel poco di energie che avevo per spiattellargli in faccia il risentimento e il disprezzo che provavo nei suoi confronti. Liam mi guardò per tutto il tempo con un'espressione indecifrabile sul viso, poi abbassò lo sguardo e fissò per qualche istante il pavimento.

«Wanda... ti prego, lascia che ti visiti. Capisco la tua rabbia e tutto il resto, ma se continuerai a rimanere in queste condizioni ci saranno delle conseguenze non trascurabili... C'è il rischio di dissanguamento, infezioni... Ti prego.»

«Perché mi preghi

«Perché sono parzialmente responsabile di quello che ti sta succedendo e perché... perché ho capito di tenere a te. E lo so che adesso vorrai insultarmi per quella che può sembrare una fesseria, soprattutto se te la dice proprio chi ti ha fatto del male, ma io lo penso davvero. Non so qual è il motivo per cui con te è diverso, non te lo saprei spiegare, ma ti assicuro che è così.» concluse. Ora sembrava essersi ammansito. Mi guardava senza nessuna pretesa né sicurezza. Probabilmente si era anche accorto dei miei occhi divenuti lucidi dal momento in cui aveva pronunciato il primo ''ti prego''.

«Vattene via, Liam.» dissi con lo sguardo rivolto verso il pavimento.

Liam rimase immobile per qualche attimo, preso in contropiede dalle mie parole, poi aprì la bocca, ma lo interruppi da subito. «Vattene.»

Non avevo più niente da dirgli, niente da perdere. Per quanto mi riguardava, la sua presenza in quella cella poteva definirsi superflua. E dunque, probabilmente perché avevo ben esplicitato la mia irremovibilità, Liam non disse più niente, si limitò a lanciarmi uno sguardo apprensivo prima di chiudersi le sbarre alle spalle. Poi se ne andò, e io fui finalmente libera di soffocare le paure e le insicurezze che tentavo di nascondere ogni giorno nelle lacrime. Per mia grande fortuna tuttavia, il sonno ebbe la meglio ancora prima di potermene accorgere.


«Non sono forte abbastanza, Ian.»

«Sì che lo sei.»

«No, non lo sono, Ian. Quante altre volte dovrò ripetertelo prima che tu capisca?!» sbottai esasperata, alzandomi dal masso su cui eravamo entrambi seduti. Stavolta il sole stava tramontando e il vento caldo del deserto cominciava ad essere più freddo e secco, il cielo colorato di un rosso aranciato.

«Wanda, io so che lo sei.» mormorò dopo essersi alzato a sua volta ed avermi circondato il viso con le mani. «Non insisterei tanto se pensassi il contrario.»

«E allora perché mi sembra di cadere sempre più giù ogni giorno che passa?» sussurrai. Una lacrima mi inumidì in silenzio l'angolo esterno dell'occhio destro, ma Ian l'asciugò col pollice prima di poter scivolare via. «Devi avere più fiducia in te stessa, Wanda.»

«Mi sento così sola, Ian... Non so nemmeno da quanto tempo sono rinchiusa là dentro. E... e Liam ha ragione a dire che... che le mie condizioni non sono delle migliori. Sto tanto male, Ian, e non so per quanto ancora potrò resistere.» dissi, la voce incrinata e resa instabile da un vile tremolio.

Lui sorrise di un sorriso spento, triste, guardandomi come non mi guardava da tempo.

Per un attimo mi sentii di nuovo a casa, veramente a casa.

«Non avrei mai voluto questo per te.» sussurrò.

«Io non avrei mai voluto questo per voi. Se solo non ci fossi stata, io...»

«Se tu non ci fossi stata sarebbe stato un mondo più buio, Wanda. E io non avrei mai amato nessuno.»

Stavolta fui io a sorridere, poi mi alzai sulle punte e appoggiai le mani sul suo petto per poterlo baciare. Ian attorcigliò le dita ai miei capelli e posò le labbra sulle mie. Fu un bacio dolce, leggero, che sapeva di lui. Poi, nel momento stesso in cui ci scostammo per guardarci negli occhi, venni risucchiata dalla luce del sole.



Tu, tum, tu, tum, tu, tum.

Il rumore familiare di passi che si avvicinavano mi riscosse dal sonno. Mi voltai verso le sbarre e in automatico mi accovacciai nell'angolo, aspettando di incontrare Ali di Drago insieme alla sua scorta. Tuttavia, quando ai passi si aggiunsero delle voci indistinte mescolate a un pianto o qualcosa del genere, e il gruppo di Cercatori che scesero in corridoio passarono oltre le mie sbarre scortando un'altra persona, rimasi basita. Era la prima volta che non venivano per me, ma soprattutto era la prima volta che venivano con un altro prigioniero. Li vidi spingerlo dentro alla cella di fronte alla mia, borbottando e lamentandosi del lavoraccio che erano tenuti a fare, per poi andarsene senza degnarmi di un solo sguardo. Quando fui certa che fossero spariti, uscii dall'angolo in cui mi ero rintanata e mi trascinai verso le sbarre. La figura del nuovo arrivato era per metà nascosta dall'ombra e per metà toccata dal sole. Non riuscivo a capire se fosse giovane o meno, ma dai singhiozzi da cui era scossa intuii che si trattava di una donna.

«Chi sei?» domandai, acuendo la vista per poter scorgere il suo volto. Lei si zittì, come se fino a quel momento non si fosse accorta di me, e rimase per qualche attimo in silenzio finché non la vidi immobilizzarsi. Aveva cessato di singhiozzare e nel momento in cui si era decisa a muoversi verso la luce, mi parve di scorgere un balenio azzurro – tra l'altro molto simile al mio – nei suoi occhi...

«Viandante?» domandò sorpresa.



Spazio autore:


Oooookay, gente. Lo so che stavolta mi avete creduta davvero morta e sepolta, e fidatevi, anche io per qualche tempo l'ho pensato, poi però ho detto che da qualche parte su un tale sito di nome EFP c'erano delle anime che non potevo abbandonare e, annessi il senso di colpa, la vena ispiratrice e il capitolo scritto per un quarto su Word, ho deciso di mettermi sotto per pubblicare.

So che non è uno di quei capitoli bomba in cui si rivoltano le cose e succedono miracoli e/o disastri, e che non è neanche tanto lungo, però me lo dovevo e ve lo dovevo. Ricordo bene che l'ultimo aggiornamento – risalente a novembre, ma non diciamolo, sssshhh >.< – ha avuto un calo di commenti e che in generale io stessa sentivo di non voler dare il massimo e quindi molto probabilmente di non meritarmi chissà cosa. Forse però sarà stato anche il fatto di essermi sentita un po' ''abbandonata'' che ha contribuito a lasciar perdere per un po' di mesi Up, insieme con impegni, problemi, studi, stress, stanchezza e altre cose ovviamente. Ho pensato di non aver saputo portare avanti come si deve la storia, di avervi un po' annoiato, così sono rimasta in stand by per qualche tempo con la speranza di poter ritrovare la voglia di fare, l'ispirazione. Ogni tanto passavo a controllare e un bel giorno mi sono resa conto che tante persone avevano aggiunto la mia fanfiction nelle seguite o nelle preferite. Siete diventati un bel po' e penso sia stato questo ad aver fatto scoccare la scintilla. Eravate lì, un numerino microscopico nell'intero universo, ad aumentare in silenzio, e mi sono detta che non potevo starmene nell'angolo a guardare. C'eravate anche se non c'erano nuove recensioni, non mi avevate abbandonata, alcuni contavano su di me per continuare questa storia. Così eccomi qui a lagnarvi con i miei spazi autori ultralunghi in cui non dovrei di certo scrivere tre papiri di robe che c'entrano poco e niente col capitolo. Eccomi mi qui a chiedermi se ci siete ancora, se qualcuno di voi mi ha aspettata fino ad oggi... E come si suol dire, se ci siete battete un colpo, risponderò a tutte le vostre curiosità e supposizioni riguardanti il capitolo. Sarò pronta a prendermi uova e pomodori in faccia :D

E dopo questa divina commedia mi congedo, miei prodi. A voi la parola.

See you soon,

Sha [ho cambiato nickname se non avete notato. Prima mi chiamavo Shasomsal88 mentre adesso sono _Safyra. Ovviamente continuerò a firmarmi col diminutivo del mio nome nonostante la modifica, quindi non temete se vedete un nick sconosciuto nelle varie sezioni. Sono sempre io;)]

   
 
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