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Autore: Writer_son of Hades    15/04/2015    1 recensioni
- finale completamente diverso rispetto a "il Sangue dell'Olimpo" -
Dopo una dolorosa perdita e la sconfitta di Gea e delle sue forze, sembra che tutto sia finalmente finito.
Ma i semidei non sanno che Gea non è ancora sconfitta definitivamente e che, anni prima, aveva escogitato un modo per rimanere in vita anche dopo la sua morte. Si troveranno ad affrontare sua figlia che, per quanto possa essere diversa da loro, sia l'unica persona che possa veramente salvarli.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I sette della Profezia, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Reyna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Riceviamo Un Saluto Inatteso
               



               – Cos’è stato? – bisbigliò Leo.
Un secondo ruggito, ancora più potente del primo, fu la risposta. I due si voltarono verso la foresta scura, ma non riuscirono a vedere nulla. Leo si incamminò lentamente verso quell’oscurità, ma l’altro lo fermò mettendogli una mano sul braccio.
                – Non veniva dalla foresta. – disse Jason, serio. E si librò in volo ad una velocità incredibile, tanto da alzare una nube di polvere e foglie.
Leo corse a svegliare Festus.
               
 
 
 
HAZEL
 

Era andata a dormire da poco quando sentì un forte ROOOOOOAAAARRRRRRRR! provenire da fuori.
Scattò in piedi cercando la spada al suo fianco, cosa che ovviamente non trovò avendo il pigiama addosso. Non ebbe nemmeno il tempo di pensare che vide Nico sulla porta della sua camera.
                – Hai sentito? – le domandò lui con gli occhi spalancati.
Lei annuì, ma non fu necessaria una vera e propria risposta dato che un secondo potente ruggito precedette il primo. Ora sembrava più vicino.
                – Andiamo. – disse prendendo dei pantaloncini in jeans che mise sopra a quelli del pigiama. Afferrò la spada appoggiata al muro e si precipitò in salotto seguita da Nico, dove trovò Silvia in piedi con la sua spada argentea in mano.
                – Non mi interessa quello che direte, io vengo con voi. – disse decisa più che mai.
                – Va bene, però ora fuori. – Hazel precedette Nico, che la guardò in malo modo. Non avevano tempo di discutere.
Corsero più veloci che poterono verso la Casa Grande. Trovarono Percy e Chirone che fissavano la collina. Un secondo dopo Frank, Piper e Jason dal cielo li raggiunsero con le spade in pugno.
                – Cosa è stato? – chiese Frank.
Un altro ruggito attirò gli sguardi di tutti verso la cima della collina. Fu in quel momento che Hazel riuscì a vedere da dove provenisse quel rumore. O meglio, da cosa. Distingueva bene una dozzina di mostri di tre metri di altezza. La coda era un serpente nero, le zampe posteriori di capra e il resto del copro un leone.
                – Chimere. – Nico precedette i suoi pensieri.
                – Non è possibile. – esclamò Percy, incredulo. – Non possono essersi spinte così a Nord. Poi la barriera avrebbe dovuto tenerle fuori. O no? – chiese conferma guardando Chirone.
                – Non lo so. – il centauro era più stupito di tutti i ragazzi.
Frank si trasformò immediatamente in un leone e ringhiò, pronto a combattere.
                – Va bene. – disse Percy prendendo immediatamente il controllo della situazione. – Piper, vai a svegliare gli altri e dì loro di prepararsi a combattere. Poi corri da Leo, ci servirà Festus. – la ragazza annuì e corse via. – Frank davanti con me, Jason e Nico. – continuò guardandoli. – Hazel, tu farai un diversivo con la Foschia. Non devono arrivare al fondo della collina, chiaro?
                La ragazza annuì e Percy fischiò. Una figura nera si librò nel cielo e si avvicinò al gruppo di ragazzi. Blackjack, il pegaso di Percy atterrò al fianco del ragazzo permettendogli di salire in groppa con un veloce salto.
                – Ares avanti! – gridò Clarisse avanzando con il resto della casa di Ares. Fu il segnale d’attacco. Tutti i ragazzi con le armature messe sopra al pigiama e le spade strette in mano avanzarono contro il branco di chimere.
Hazel si fermò a metà strada e alzò le mani davanti a sé chiudendo gli occhi. Si concentrò e formò un muro di fuoco con la Foschia. Molti mostri ci giravano intorno e ringhiavano, ma la maggior parte non lo guardava nemmeno e correva in contro ai semidei. Si concentrò ancora e cambiò scenario. Ora c’era un baratro d’oscurità fra il branco e gli altri ragazzi, fermando un buon numero di chimere lontane dalla battaglia. Hazel sentiva i rumori delle spade che sbattevano contro il pelo duro e ispido delle chimere e il ringhio famelico delle bestie mentre attaccavano i semidei.
Vide altre figure scendere dalla collina. Il resto del branco stava arrivando e sembravano il doppio di quelle che c’erano già.
Era concentrata e sapeva di riuscire bene a mantenere la visione del baratro quando una dolorosissima fitta al fianco destro le fece perdere completamente la concentrazione. Si voltò e vicino vide una chimera di tre metri d’altezza troneggiare sopra di lei. Arretrò prima che il serpente-coda potesse morderla ancora. Cercò la spada con la mano sinistra visto che la parte destra del corpo le bruciava completamente. Strinse i denti cercando di non pensare al dolore. Gli occhi verdi acceso del serpente la studiavano mentre la testa da leone mostrava i denti affilati grandi quanto un pugnale.
Il mostro stava per attaccare, quando una radice grossa come un tronco di un albero emerse da suolo e attorcigliandosi all’enorme copro della bestia la riportò sotto terra con sé. Dietro alla scena c’era Silvia con le mani aperte ed un’aura verdognola attorno al corpo. Quando la radice fu tornata sotto al suolo, vide che la ragazza la fissava con un sorriso.
– Andiamo ad aiutare gli altri! – la incitò brandendo la spada d’argento.
Hazel le corse dietro, incredula di quello che era appena successo.
 


NICO


 
Era da solo contro una chimera dal manto sul grigio sporco. Gli occhi, rosso sangue erano a pochi centimetri dai suoi. La bestia aprì la bocca per staccargli la testa, ma il ragazzo rotolò via passandole sotto le gambe. Poi una freccia la colpì in centro alla fronte. Scorse un figlio di Apollo non lontano.
Ma cercò di stare concentrato dato che ora doveva vedersela contro la coda-serpente. Gli tagliò la testa con un movimento netto mentre un figlio di Ares era salito in groppa al mostro come se fosse un toro da rodeo.
Il ragazzo cercava di tenersi aggrappato alla criniera, ma la chimera si dimenava e presto l’avrebbe disarcionato. Il figlio di Apollo scoccò un’altra freccia prendendo il costato e quando Nico l’ebbe infilzato sul dorso facendolo ringhiare di dolore urlò al ragazzo di Ares.
                – Ora! – e lui impiantò la sua lancia trafiggendo il mostro da parte a parte. Nico fece un veloce cenno con la testa ai due ragazzi, si tolse la polvere d’oro dai capelli e si guardò attorno per cercare chi aveva bisogno di aiuto.
Il suo sguardo cadde su due figure che correvano verso la zona della battaglia.
                Ma per gli dei! Imprecò teletrasportandosi davanti a Silvia e Hazel.
Lasciò passare sua sorella, ma prese la ragazza per un braccio e la strattonò dalla parte opposta della sua direzione.
                – Che stai facendo?! – gridarono entrambi all’unisono, visibilmente adirati.
                – Vado a combattere e tu? – disse con aria di sfida la ragazza.
                – Non vai a combattere. – la rimproverò.
                – Allora non guardare. – e dicendo questo si sciolse dalla stretta del ragazzo e camminò per qualche metro fino ad arrivare al limite della zona di guerra. Aprì le mani e distese le braccia. Poi cominciò a levarle e man mano che le alzava la terra davanti a lei si smuoveva sempre di più, fino a far emergere tre grosse radici lunghe almeno cinque metri che si intersecavano come serpenti ricoperti di terra. Due si attorcigliarono a due mostri e gli stritolarono lasciandone solo un pugno di polvere d’oro trasportata dal vento. L’altra invece scaraventò una chimera dall’altra parte della baia come se fosse una palla da baseball. Molti ragazzi, come Nico, rimasero a fissarla mentre distruggeva mostri a destra e a manca. Perfino Percy che era al centro del campo da battaglia si fermò per un attimo a guardarla.
                Era incredibile, si disse Nico ridacchiando fra sé e sé.
Non si accorse però di un mostro che caricò e che la scaraventò a trenta metri più lontano. Stava per correre ad aiutarla, ma il grido agghiacciante di Hazel gli fece cambiare obbiettivo. Si volto verso la direzione dell’urlo e vide la sorella sotto una chimera con la lama della spada infilata tra i denti per cercare di tenerli lontani dalla faccia. Non ce l’avrebbe fatta ancora per molto.
Corse più veloce che poté.
                – Ehi! Palla di pelo! – si sentiva Leo quando parlava così. – Vieni qui a giocare con il gomitolo di lana!
Il mostro ringhiò verso il ragazzo e lasciò perdere Hazel, con un balzo la sorpassò e si trovò a pochi metri da Nico. Appena atterrò, però, sotto alle zampe non trovò appoggio dato che c’era una crepa che portava dritta dritta agl’Inferi. Il mostro ci cadde dentro perfettamente e Nico la richiuse immediatamente mozzando il ruggito disperato dell’animale.
                – Goditi il giro nell’oltretomba. – disse serio. Poi si avvicinò a Hazel che non si era alzata da terra. Era stesa e si teneva il braccio attorno al fianco destro. – Cos’hai?
                – Niente. Ora mi rialzo… – ma si bloccò emettendo un gemito di dolore.
Nico le alzò la maglietta senza troppe cerimonie e si bloccò alla vista della ferita. C’erano due profondi buchi sul fianco destro della ragazza e intorno si diramavano delle orribili vene piene di veleno viola scuro e verde. Il colorito nel volto poi preoccupava seriamente Nico.
                – Ti porto in infermeria. – la cinse con le braccia e con le ombre la portò da Will Solace.
                – Nico non puoi lottare e viaggiare con le ombre! – lo rimproverò immediatamente il figlio di Apollo appena lo vide apparire nella stanza. – Ti stanchi e rischi di-
                – Di scomparire. Solace, cura mia sorella. È lei quella che rischia. – ordinò scomparendo subito dopo aver sistemato Hazel sul primo letto libero. 
Will rimase a fissare lui che scompariva con tre rotoli di bende in mano, un flacone di disinfettate sotto braccio e due scatole extra large di ambrosia nell’altra mano. – Già. Perché non sono già strapieno di gente ferita.
               
                Nico ricomparve nella collina proprio mentre un mostro stava per investirlo. Rotolò di lato e ringraziò la sua iperattività da semidio. Scorse Silvia più in basso mentre lottava contro tre mostri. Evidentemente era troppo stanca per usare i poteri. Pure Nico era abbastanza intontito da tutti quei viaggi ombra improvvisi. Lottava senza pietà menando colpi a destra e a sinistra. Aveva una ferita sanguinante nulla fronte e zoppicava leggermente da una gamba. Ad un certo punto una coda-serpente però conficcò i cuoi denti nel suo braccio. Nico corse verso est per raggiungerla e aiutarla, ma era debole e stanco, per cui andava troppo lento rispetto al normale. Silvia urlò dal dolore, ma si ricompose immediatamente tagliandone la testa e impiantando la lama argentea nel petto del mostro che divenne un mucchietto di polvere d’oro assorbita immediatamente dalla terra.  Poi si strappò la testa del serpente che era rimasta attaccata al braccio facendo uscire copiosamente il sangue dalla ferita. Quando poi una chimera l’atterrò con una zampata, Nico corse verso di lei il più in fretta possibile.
                Una figlia di Demetra attaccò la chimera che aveva buttato a terra Silvia e Nico la ringraziò mentalmente. Il mostro divenne polvere quando Nico gli piantò la lama perforandogli la testa.
Si avvicinò alla ragazza a terra e la voltò verso di sé. Aveva il volto completamente pieno di sangue e il braccio era in condizioni pessime. Ma la cosa che preoccupò maggiormente Nico furono gli occhi. Erano chiusi.
                – Silvia. – la chiamò inginocchiandosi e portandola vicino a sé. – Silvia. – la chiamò con più convinzione mentre la scuoteva leggermente. Non sentiva niente. Non sentiva niente di niente. – No, andiamo. Forza. – disse scuotendola con più energia e chiamando tutta la forza di volontà che gli era rimasta. – Dai, apri gli occhi. Forza. Andrà bene. Avanti aprili. Silvia rispondimi. – recitò le parole come fossero una preghiera.
Doveva portarla in infermeria. Era stanco, ma non gli importava. Si tuffo dentro un’ombra e si teletrasportò nella stanza bianca. Non riuscì nemmeno a spostarla dalla sua posizione per terra dato che aveva le mani su semi trasparente. Will arrivò di corsa.
                – Cosa ti avevo detto?! – lo rimproverò prendendo la ragazzo in braccio e sitemandola in un letto libero.
Nico respirò lentamente per un po’ e poi si avvicinò al ragazzo che fissava Silvia con una brutta smorfia mentre le ripuliva il sangue dalle ferite. – Dei, ma che ha fatto?      
                – Si è strappata una testa di serpente morto dal braccio. – disse Nico.
                – Nemmeno Percy farebbe una cosa così stupida. – brontolò Will, poi tirò un fischio e due ragazzi molto simili a lui arrivarono al suo fianco.
                – Prendetele le braccia, tu Nico i piedi. – ordinò mentre prendeva delle lunghe pinze da un tavolino lì vicino. – Questo le farà male.
I ragazzi obbedirono e quando Will infilò le pinze in uno dei buchi lasciati dai denti del serpente estraendo un ago di venti centimetri, Silvia si svegliò improvvisamente urlando e dimenandosi come una pazza. Solo quando uno dei due ragazzi le fece una puntura lei tornò a dormire. Almeno non era morta.
                – Dalle questa quando si sveglia. – disse Will passando una bottiglia con del nettare. – E che non si muova per almeno un giorno e mezzo.
Nico annuì e i figli di Apollo si dileguarono andando in cerca di altri feriti.
                La fissò. Aveva ancora il viso con delle striature rosse e il colorito pallidissimo della sua pelle non dava l’idea che stesse proprio bene. Ma Nico cercò di essere ottimista. Incredibile, lui che era ottimista.
Aveva preso paura prima, sulla collina. Credeva di averla persa per sempre.
Poi si rese conto di una cosa. Se fosse stato più veloce, se l’avesse fermata prima, lei ora non sarebbe stata in queste condizioni. Era colpa sua. Stava per ucciderla e per perderla.
Divenne cupo e prese una decisione. Non sarebbe stato più vicino a lei. Sarebbe stato per la sua sicurezza. Se le fosse successo qualcosa per colpa sua, non se lo sarebbe mai e poi mai perdonato, questi era certo.
                Mise la bottiglia di nettare sul tavolo con un biglietto e si dileguò dall’infermeria senza mai guardarsi indietro, sapendo che, se l’avesse fatto, non sarebbe mai riuscito a lasciarla.




Nota dell'autrice: Inizio subito col dirvi che ho preso ieri "Il Sanque dell'Olimpo" e che oggi alle quattro l'avevo già finito. Bé....................sono devastata.........
sto letteralmente chiedendomi chi sono perché ho perso la mia identità in quel libro, No io non ce la faccio a dire addio a tutto quello..................
Comunque...*si asciuga le lacrime* Avviso numero due: domani mi arrivano i francesi a casa mia per cui adesso vedo se riesco a mettere il prossimo capitolo, ma per quelli dopo dovrete aspettare almeno giovedì prossimo. Perdonate. 
in ogni caso saluto e abbraccio tanto forte quelli che hanno già letto o che stanno leggendo l'ultima avventura del nostro eroe.
un bacio a tutti
Silvia
                
   
 
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