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Autore: Beatlesvoice    15/04/2015    1 recensioni
"Diventeremo più grandi di Elvis!" disse John con tono entusiastico.
Paul scoppiò in una grossa risata.
"John, ti stai comportando proprio come fanno i sognatori"
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si staccarono e si guardarono a lungo, intensamente, fino a quando uno dei due, Paul, parlò.
“Non riesco a credere che lo stiamo facendo veramente.”
“Neanche io, ma alla fine l’ho sempre saputo che noi due…beh insomma, se due persone sono legate nulla e nessuno li potrà mai dividere, io saro’ sempre tuo, e tu sarai sempre mio, anche se dovessimo cominciare a odiarci o a vivere a migliaia di chilometri di distanza, nulla cambierà ciò che ci lega.”
Cosi’ si sedettero sul piccolo divanetto, abbracciandosi.
“Non posso, non riesco a pensare che un giorno potremmo smettere di amarci, potremmo rincorrerci per anni e anni, ma alla fine io ritornerò sempre da te, Paul.”

“In spite of all the danger…Forza John, alziamoci e raggiungiamo gli altri.”
Cosi’, indossando nuovamente la facciata dei due amici, uscirono dal locale.


Appena usciti, trovarono George che, appoggiato al muro, fumava una sigaretta.
Entrambi sbiancarono, velocemente si guardarono, fino a quando il silenzio fu rotto dalla voce del più piccolo.

“Allora…avete sistemato quel passaggio?”
Paul, dopo aver deglutito abbastanza rumorosamente disse: “Ehm, sì sì, certo, tutto perfetto, tu invece, come mai sei qui?”

“Non ho voluto seguirli, Stuart non mi sta andando molto a genio, sempre con quella faccia da nullafacente, e scusa John, ma proprio non riesco a sopportarlo.”
John, che nel frattempo si era acceso una sigaretta, rispose, anche se di quello che aveva detto George, non aveva seguito nulla: “Sì sì, nessun problema, ora però andiamo a raggiungerli.”
Cosi’ inizio’ a incamminarsi, con accanto Paul.


George era subito dietro loro, li guardava curiosamente.
Non si era mai soffermato a riflettere sulla natura del loro rapporto, onestamente non gli era mai importato, alla fine erano anche amici suoi, quindi perché preoccuparsi?
Ma dall’inizio di quella vacanza, qualcosa lo aveva portata a pensarci, perché aveva notata che i due emanavano una strana aria.

Certo, da sempre John era stato particolarmente premuroso nei confronti di Paul, e viceversa, ma nella vacanza quei gesti li erano sembrati molto rilevanti.
John fissava costantemente Paul, Paul cercava in tutti i modi di stare da solo con lui, molto di più di quando erano a Liverpool.
“Che quella che fanno passare per semplice amicizia sia amore?” pensò George.
Tutti quegli sguardi, quelle risate, quei contatti fisici, quelle canzoni che sembrano parlare l’uno dell’altro, potevano essere simbolo di quel sentimento? Sentimento giudicato da molti sbagliato?
Ma George era un ragazzo che aveva imparato ad ampliare la mente e a non fossilizzarsi su idee ormai antiche, così decise che avrebbe osservato i due costantemente, per chiarirsi meglio le idee, e in seguito avrebbe agito.


Arrivarono a raggiungere gli altri due membri, insieme ad un ospite indesiderato: Häns.

L’uomo fece finta di niente, si comportò come al solito, e guardò Paul: “Lo spettacolo durerà tre ore, sei pronto, ragazzino?”

George vide John mettere un braccio intorno alle spalle di Paul, come se volesse avvolgerlo in un abbraccio.

“Prontissimo, grazie dell’interessamento.”
“Lo spettacolo è alle 6:30 per un’oretta, poi avrete una lunga pausa fino alle 9:30, per otto ore, tutto chiaro?”
“Tutto chiaro” risposero in coro.
Video Häns allontanarsi, col suo solito passo elegante.

“Ci conviene andare a pranzare” disse Paul.
“Sono d’accordo con te” rispose annuendo George.
“Quando mai non sei d’accordo su qualcosa riguardante il cibo” aggiunse John, facendo scoppiare a ridere tutti e tre, “andiamo dai…”
“Io e Pete non abbiamo fame, restiamo qui, vero?” disse Stu.

Il ragazzo rispose con un vago cenno della testa, raramente si sentiva parlare.
Gli altri non risposero, semplicemente se ne andarono, scrollando le spalle.
Quando videro che i ragazzi si erano allontanati, Stuart prese Pete per le spalle, cominciando a parlare.

“Allora Pete, come va?”
“Solito, tu piuttosto, ti vedo particolarmente irritato.”
“Beh, tu non lo sei? Insomma, non ti scoccia che John tenga sempre Paul sul piedistallo, sottovalutandoti, sai che anche lui sa suonare la batteria?”
“Sì, lo sapevo, ma onestamente non me ne frega nulla.”
“Dovrebbe, potrebbe benissimo cacciarti dalla band.”

Pete d’improvviso si fermò, fissando l’altro, con un leggero timore negli occhi.

“Potrebbe?”
“Apri gli occhi, stupido, è ovvio che potrebbe, George e lui alla chitarra, io al basso, e Paul alla batteria.”
“Paul odio suonare la batteria.”
“Paul dice quello che gli conviene.”
“Quindi, cosa dovrei fare?”

“Usa il cervello, caro Pete, usa il cervello.”
  
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