Serie TV > Teen Wolf
Segui la storia  |       
Autore: Tomi Dark angel    16/04/2015    14 recensioni
STEREK.
Tratto dalla storia: "-Pronto?-
-Scott…?-
-Sceriffo, che succede? Mi sembra un po’ tardi per chiamare…-
-La... la camera di Stiles è… un bagno di sangue. E lui non… non c’è più. Mio figlio, Scott. Mio figlio…-"
Stiles Stilinski sparisce per tre anni. Per tre anni tutti lo credono morto, per tre anni di lui non si hanno notizie. Quando però riappare, non è più lo stesso. Di lui non resta che una creatura nuova, un incubo talmente orrendo che anche Beacon Hills teme di accogliere.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Ci sono due modi per diffondere la luce:
Essere la candela, o essere lo specchio che la riflette.”
 
Derek è praticamente impazzito da quando ha messo piede in casa Stilinski per la prima volta dopo tanto tempo. Sono tornati tutti lì, nella stanza di Stiles, la stanza teatro di orrori inenarrabili e forse unica testimone della prematura scomparsa del loro amico. Derek vorrebbe essere dovunque, tranne che lì.
-Ragazzi, dico sul serio…-
Lo sceriffo Stilinski non si azzarda ad entrare, ma dall’esterno cerca di richiamare Scott, Derek e Isaac che adesso si guardano intorno silenziosi, dilatando le narici in cerca di odori nuovi, in cerca di cambiamenti. In cerca di qualcosa che non confermi un eventuale attacco di follia di massa. Perché Derek sente che c’è qualcosa di strano, ma non qualcosa di diverso. È certo di aver avvertito l’odore di Stiles, la sua presenza, i suoi passi. Ha avvertito, ma non ha visto niente di concreto, come se Stiles non volesse essere trovato.
Adesso, a distanza di tre anni, lui, Scott e Isaac sono di nuovo lì dentro, in quella stanza ripulita dal sangue, ma che ancora puzza di macabro. Di omicidio. Un omicidio senza vittima, un omicidio senza cadavere. Solo tanto sangue.
-Allora?- mormora Lydia, appostata insieme ad Allison accanto allo sceriffo. Non entrano per non sopprimere qualsiasi lieve odore che eventualmente potrebbe rilevare la presenza di Stiles o… di qualcosa di diverso.
Passano istanti di silenzio in cui ognuno si concentra alla ricerca di una traccia o di un barlume di speranza, ma tutto ciò che trovano è il nulla: Stiles non è più lì da tre lunghi anni.
-Niente da fare.- ammette Isaac alla fine. –Non sento niente. Siete sicuri di aver…-
-Era Stiles, Isaac.- lo interrompe Scott. –Era lui, lo so.-
-Non può essere, Scott.- interviene lo sceriffo, che in quei tre anni di solitudine pare invecchiato prematuramente di almeno dieci anni. Le rughe sono più profonde, gli occhi scavati, la barba appena incolta. Nei suoi occhi, si legge tutto il dolore di un padre che ha perso troppo presto suo figlio.
Derek non parla. Non ha intenzione di appoggiare Isaac o Scott semplicemente perché non sa da che parte stare. È certo a sua volta di aver avvertito la presenza di Stiles, ma in ogni caso non si spiegherebbe come abbia fatto il ragazzo a sopravvivere dopo quel bagno di sangue. Dove è stato in tutti questi anni? Perché non esce allo scoperto? Come fa a mimetizzarsi agli occhi di un licantropo? A Derek, tutte queste domande fanno dolere la testa.
Poi improvvisamente, gli viene un’idea, talmente lampante che Derek si domanda come ha fatto a non pensarci prima.
-Deaton.-
Tutti lo guardano mentre si raddrizza e fissa all’esterno, oltre il vano della finestra. Ci hanno messo così tanto ad arrivarci semplicemente perché Stiles non è lì. Lui, che era la mente del gruppo, lui che non mancava mai di dire e fare la cosa giusta. Adesso, con solo Lydia a usare il cervello, tutti appaiono spaesati, come se avessero perso il loro alfa.
-Se sta succedendo qualcosa, Deaton saprà di che si tratta.-
-Ma certo!- esclama Lydia.
-Non sono certo che sia saggio disturbarlo a quest’ora…-
-Ma stai zitto, Isaac! Quell’uomo vive praticamente nel suo ambulatorio!-
-Lydia, non è educato…-
-Non essere noioso e sbrigati! Prendiamo la macchina! Sceriffo, le faremo conoscere gli eventuali sviluppi della vicenda. Grazie per l’ospitalità.-
 
Poco più tardi, il gruppo scopre che come da copione, Lydia non sbagliava: quando la porta dell’ambulatorio veterinario si apre e Deaton compare sulla soglia dello studio, sveglio come se non conoscesse il benché minimo cenno di stanchezza, la banshee sorride trionfante, felice di aver fatto centro ancora una volta. Non è un caso infatti che Stiles non sia mai stato l’unico cervellone del gruppo; sarà stato il primo, ma non l’unico, e a distanza di tre anni Lydia lo ricorda a ognuno di loro.
Deaton non pare affatto sorpreso di vederli. Li squadra uno alla volta, soppesandoli con serenità, come è solito fare. Tuttavia, i licantropi si accorgono che qualcosa è cambiato: Deaton puzza di… cosa? Preoccupazione? Dubbio? Inquietudine? Tutte e tre le cose insieme?
-Deaton, che succede?- Scott parla per primo, improvvisamente nervoso.
Deaton fissa l’alba alle loro spalle, scrutando il sorgere aranciato di un nuovo giorno dall’esito indefinibile. Nei suoi occhi scuri si riflettono i flussi di mille ragionamenti, mille probabilità calcolate e mille considerazioni. Alla fine però, si scosta per lasciarli entrare.
-Venite.-
Uno alla volta, i ragazzi sfilano davanti ai suoi occhi. Alcuni chinano il capo intimiditi, altri cercano di ignorare lo sguardo indagatore dell’uomo. Solo Derek si sente a suo agio, sicuro in ogni suo gesto, come una pantera sovrana che elegante sfila nel suo habitat. Avanza a testa alta, quieto, pacato, ma non sereno. Quella situazione continua a innervosirlo, a pressarlo come un macigno che pesa sulle spalle. Però, Derek non lo dà a vedere.
Deaton chiude la porta, lasciando che le prime luci dell’alba filtrino dalla finestra per illuminare le pareti di pallidi riflessi rossi e dorati. Raggiunge il tavolo operatorio e si sporge, appoggiandovi le mani. Poi, li guarda uno alla volta.
-Cosa volete?-
Derek non parla, non vuole esprimersi. Al contrario, fissa Scott e aspetta che sia lui ad aprir bocca.
-Noi… vorremmo chiederti una cosa.-
-Non dovreste essere qui, non di questi tempi.- La risposta è secca, sepolcrale, e ad accoglierla trova solo un silenzio di tomba che persiste per diversi minuti.
-Questi tempi?- chiede Allison. –Quali tempi? Di cosa sta parlando?-
Deaton si passa una mano sul viso. –Volete chiedermi se è vero che Stiles è ricomparso, non è così?-
Nonostante Derek riesca a nasconderlo con un’autentica faccia da poker, il suo cuore fa un balzo. Sbatte appena le palpebre, stringe le labbra per costringersi al silenzio, o potrebbe apparire troppo ansioso d’informarsi sulla sorte di Stiles o di quel poco che può saperne il buon veterinario.
-Tu… sai che è vivo?- s’inserisce Scott, gli occhi sbarrati. –Lo hai sempre saputo?-
Deaton pondera una risposta, dubbioso. Si chiede se sia il caso di scoprire le carte, nonostante sappia che la reazione del gruppo nei suoi confronti non sarà positiva. Teme l’ira di Derek, perché sa che quando si tratta di Stiles, il licantropo diventa imprevedibile. Ma devono saperlo, perché è giusto così e perché a quei ragazzi deve almeno un barlume di verità.
Alla fine, rilascia l’ennesimo sospiro e parla di nuovo: -Sì, Scott. L’ho sempre saputo, e posso dirvi una cosa: incontrai Stiles poche ore prima della sua scomparsa. Venne da me nottetempo, con la sua jeep… e non era in sé.-
Tutti tacciono, tutti ascoltano. Lydia trattiene il respiro, Allison stringe le labbra per non piangere. Isaac serra i pugni perché, nonostante tutto, Stiles faceva parte del suo branco, e sapere che quell’uomo gli ha nascosto la verità per tanto tempo…
-Spiegati.- sbotta invece Derek, che adesso ha incrociato le braccia e fissa Deaton con le sopracciglia corrucciate. Non si muove, ma tutti notano che i muscoli del suo corpo sono tesi, e quasi spiccano contro il nero della maglietta attillata.
Deaton chiude gli occhi, le labbra schiuse, le mani serrate sul tavolo operatorio. Poco a poco, comincia a ricordare…
 
Quella sera, piove a dirotto. Lampi accecanti di fulmini che cadono troppo vicini illuminano a giorno l’ambulatorio. È un temporale violento, di quelli che ti fanno chiudere in casa in compagnia di un film e una tazza di tè caldo. È questo ciò che vorrebbe fare Deaton in quel momento, semplicemente perché comincia a sentire freddo e quella sera sembra che nessuno verrà a infastidirlo. Beacon Hills sembra dormire momentaneamente insieme ai suoi mostri e ai suoi misteri, quindi almeno per ora, è tutto calmo. Forse non c’è bisogno di lui.
Ha appena il tempo di pensare con sollievo che almeno quella sera potrà concedersi qualche ora di riposo che dei colpi alla porta interrompono il flusso dei suoi pensieri.
Diavolo.
Altri colpi, stavolta più forti e frettolosi. Deaton capisce che se non aprirà subito, chiunque sia lì fuori in quel momento proverà a sfondare la porta.
-Ho capito, arrivo!- esclama quando altri colpi ancora più forti fanno vibrare la porta d’entrata. Deaton corre ad aprirla, inalberando il suo solito cipiglio pacato, dai tratti distesi, che solve tranquillizzare chiunque lo guardi in faccia.
Ma qualcosa va storto, perché niente al mondo potrebbe tranquillizzare il ragazzo che ha dinanzi.
Stiles Stilinski, bagnato fradicio dalla testa ai piedi, lo fissa di rimando, immobile sulla soglia della porta. Ha gli occhi iniettati di sangue e i capelli rasati brillanti di rugiada. Il suo viso è esangue, contornato di ombre sinistre che gli scavano profonde occhiaie intorno agli occhi lucidi di lacrime e pazzia.
Non è Stiles Stilinski, quello. Il ragazzo che conosce Deaton non somiglia minimamente al pazzo decerebrato che ha davanti. Eppure, stranamente, ha l’aspetto di Stiles, anche se non accenna affatto a uno dei suoi sorrisi luminosi nei quali Deaton ha sempre riposto speranze e fiducia.
-Stiles?-
Il ragazzo lo guarda, boccheggia. Poi, sbatte le palpebre e calde lacrime di cristallo liquido gli scivolano lungo le guance.
-Mi ha… mi ha venduto. Non lo sapeva, Deaton, e io… mi ha venduto. Mi verranno a prendere tra poco.-
Deaton capisce che stavolta la situazione è più grave di quanto si possa immaginare. Ha visto ognuno di quei ragazzi piegarsi alla disperazione, ma mai Stiles Stilinski. Lui era il pilastro di fiducia del suo branco, la speranza inestinguibile che irradiava anche dalle situazioni più gravi. Adesso però, quella speranza si piega e si spezza, improvvisamente fragile e rattrappita come pelle d’una vecchia centenaria.
-Entra, sbrigati.-
Deaton si scosta e Stiles sguscia nell’ambulatorio, lasciandosi dietro una scia d’acqua piovana. Trema da capo a piedi e, Deaton lo nota solo adesso, tra le dita stringe un rosario.
Strano. Bizzarro. Sbagliato. Stiles non è mai stato un tipo religioso.
-Che succede? Dov’è Scott?-
Stiles lo guarda spaesato, gli occhi grandi come palline da ping pong. –Scott?-
-Scott, Stiles. Il tuo migliore amico, Scott. Dov’è? Sa che sei qui?-
Stiles scrolla lentamente il capo come in trance, il volto rigato di nuove lacrime che imperterrite continuano a cadere dalle ciglia castane.
-Non lo sa nessuno. Questa è la mia ultima tappa.-
-Che vuoi dire?-
-Che sto per morire, Deaton.-
Deaton lo fissa in viso, cercando una qualche traccia che indichi uno scherzo di cattivo gusto o qualcosa di simile, ma è impossibile. Nessun attore è così bravo, a maggior ragione se si tratta di Stiles.
-Che vuoi dire?-
Stiles si prende la testa tra le mani, il rosario che oscilla avanti e indietro. Resta così per qualche attimo, poi si raddrizza e guarda Deaton negli occhi, supplichevole.
-Voglio che tu sappia la verità. O almeno, una piccola parte di ciò che dovrà accadere. L’ho scoperto poco fa e… so di non essere pazzo, Deaton. Lo so.-
-Di cosa parli?-
-Di mia madre. L’ho vista, Deaton, ho parlato con lei.-
-Stiles, questo è…-
-Impossibile, lo so. Ma impossibile lo era anche l’esistenza di kanima, licantropi e mostri di qualsiasi genere. Nessuno ci crede, ma esistono e lo sappiamo tutti e due. Io so cosa ho visto, e so di aver visto mamma. Ho parlato con lei, Deaton… ci ho parlato. E lei… mi ha detto tutto. Piangeva, sai? Alla fine ho pianto anche io quando ho saputo che… che…-
-Che?-
-Che è stata lei a uccidermi. Mi ha condannato mia madre, Deaton. E io adesso devo morire.-
Deaton scuote il capo, stordito.
-Credo che tu abbia solo fatto un brutto sogno, Stiles. Era solo un sogno. Qui non stiamo parlando di licantropi o creature sovrannaturali, ma di morti che tornano in vita. Non esistono nemmeno i medium, quindi credo che sia stato frutto della tua immaginazione. Solo questo. Dovresti tornare a casa e riposare.-
Stiles lo guarda in volto, tremante di paura e freddo. Deaton cerca di non cedere, aggrappato saldamente alle sue convinzioni. Se i morti potessero contattare i vivi, sarebbe ancora peggio dell’avere a che fare con feroci mostri mitologici. Licantropi e altre bestie simili può gestirli, ma i defunti? Nessun vivo dovrebbe anche solo avvicinarsi al regno dell’aldilà, se un aldilà esiste davvero.
-Vai a casa, Stiles. Hai bisogno di riposo, e magari di una vacanza.-
Stiles stringe forte il rosario, serra i pugni e per un folle attimo Deaton pensa che tenterà di aggredirlo. Ma le cose non vanno così.
Alla fine, Stiles rilassa il corpo e china il capo, sconfitto. Si avvicina circospetto al tavolo operatorio e vi poggia il rosario, composto da tanti piccoli grani di madreperla. Stringe forte gli occhi e rilascia nuove lacrime che fragili vanno a infrangersi sul crocifisso scolpito in rilievo.
-Devi promettermi una cosa, Deaton. Promettimi che non glielo dirai. Tu stasera non mi hai visto, non hai mai… parlato con me. Non devi dirlo a nessuno, nemmeno a Scott o a mio padre. A nessuno, capito?-
Deaton annuisce, pensando che l’indomani sarebbe stato lo stesso Stiles a confessare ridendo di aver bevuto troppo o di essersi comportato come un pazzo a causa di un crollo di nervi. Troppe faccende sovrannaturali, troppo stress per un ragazzo così giovane.
Stiles raggiunge la porta, la spalanca. Si ferma sulla soglia poco prima di uscire e per un attimo si volta, fissando Deaton con i brillanti occhi lucenti di riflessi dorati.
-Quel rosario… tienilo. E quando sarà il momento, che sia tra dieci anni o meno, spezzalo e regalane i grani ai miei amici. Loro non capiranno, ma vorrei che fosse così. Ti chiedo solo… il crocifisso. Dallo a Derek.-
Deaton non capisce, ma bonariamente si permette di annuire. Pensa che forse, quando Stiles si sentirà meglio, dovrà restituirgli il rosario e lasciare che sia lui a regalarne i pezzi agli amici. Questo non accadrà mai perché Stiles Stilinski sparirà nel nulla esattamente poche ore dopo, lasciandosi alle spalle sangue, dolore e un rosario ancora intatto, ma che Deaton ha preservato per tre anni in attesa del momento giusto per farlo a pezzi e adempiere all’ultima volontà di un ragazzo che dopotutto, è stato suo amico.
 
Quando il racconto finisce, ad accoglierlo non rimane che il silenzio. Nessuno parla, nessuno s’azzarda ad aprir bocca neanche per sbaglio. Tutto ciò che rimane sono i loro respiri lenti, trattenuti, increduli. Ma più di ogni altra cosa, Derek sente di essere a un passo dall’esplosione. Istintivamente ha estratto gli artigli, che adesso affondano nelle sue stesse braccia conserte in una posa rigida, che a stento trattiene la sua rabbia. L’espressione è impassibile ma all’interno, Derek grida.
Pensa a Stiles, al ragazzo solare che anche nei momenti di totale disperazione non ha mai perso la sua ilarità. Pensa al suo sorriso, alla sua parlantina, alla sua interminabile voglia di vivere.
Poi, lo confronta col ragazzo descritto da Deaton. Non è Stiles la persona di cui ha parlato. Non è da Stiles singhiozzare apertamente, supplicare, abbandonarsi alla disperazione e all’impotenza. Non ha chiesto aiuto a nessuno di loro, non ha chiesto aiuto a lui, e questo ferisce Derek nel profondo, ma non sa perché.
-Il… - Scott si schiarisce la gola, gli occhi improvvisamente lucidi. –Il rosario… ce l’hai ancora?-
Deaton si volta verso la cassettiera più vicina e apre l’ultimo cassetto in basso, quello che a Scott è stato sempre vietato di pulire da tre anni a quella parte. Il ragazzo si è sempre chiesto perché, ma si fida di Deaton e allora non ha mai messo in dubbio le sue raccomandazioni. Adesso che il veterinario estrae da quello stesso cassetto un polveroso rosario di madreperla, Scott si chiede perché non ha dubitato, perché non ha reagito alla sua stessa curiosità rompendo quel sigillo di fiducia che adesso sente di aver affidato alla persona sbagliata.
-Tu sapevi… e non ci hai mai detto niente.- mormora Lydia, gli occhi sbarrati sul vuoto. –Hai parlato con lui, ti ha lasciato un rosario e tu non ce lo hai detto.-
-Glielo avevo promesso. Voi cosa avreste fatto al posto mio?-
Derek non ha voglia di rispondergli, perché sente che se non si allontana subito potrebbe staccargli la testa. Non gli interessa cosa gli ha fatto promettere quel cretino di Stiles: Deaton avrebbe dovuto parlare. E avrebbe dovuto credergli. Stiles ha messo la sua vita nelle mani sbagliate, forse pensando che il buon veterinario non gli avrebbe mai voltato le spalle. Errore, purissimo errore.
Senza una parola, Derek afferra il rosario e stacca il crocifisso. Lo intasca in silenzio, rifiutandosi di guardare in faccia i presenti. Che si azzardino a parlare. Che ci provino, a loro rischio e pericolo.
Derek raggiunge la porta, quella stessa porta varcata da Stiles tre anni addietro. Lo immagina fradicio di acqua piovana, con i grandi occhi da cerbiatto ricolmi di lacrime non versate. Deaton lo ha lasciato solo. Deaton lo ha tradito. Ed è solo per rispetto nei confronti di Stiles stesso che Derek non lo uccide lì e subito, staccandogli gli arti uno alla volta.
 
La vita sembra quasi essersi interrotta da almeno due giorni. Scott non ha più  visto o sentito i suoi amici, né ha avuto la benché minima voglia di uscire di casa. Si limita a restare chiuso nella sua stanza, appoggiato allo stipite della finestra per fissare il mondo che all’esterno continua a scorrere anche senza di lui. Che da tre anni scorre senza Stiles.
Alla fine hanno fatto a pezzi il rosario per spartirsi i grani. Un paio li hanno consegnati allo sceriffo, che pur senza capire ha scelto di accettarli chinando il capo, troppo stanco per chiedere ma ancora abbastanza padre da capire che quei grani li ha toccati suo figlio.
A cosa servono? Scott non lo sa, ma da quando li ha stretti nel pugno per la prima volta, non li ha lasciati più andare. Sono una parte di lui, un pezzo di ciò che gli è stato tolto bruscamente.
“Mi ha condannato mia madre”, ha detto Stiles prima di sparire. Condannato in che senso? Come può una donna già morta uccidere suo figlio? Scott non ricorda nemmeno il volto della madre di Stiles, ma sa che non farebbe mai una cosa del genere. Non ha senso.
Improvvisamente, il telefono squilla. Scott cerca di ignorarlo, volta il capo dall’altra parte.
Squilla di nuovo, e Scott digrigna i denti irritato.
Un altro squillo, stavolta troppo fastidioso per essere sopportato.
Scott afferra il cellulare, ma lo trova spento e immobile. Nessuno lo sta chiamando, ma quella suoneria è decisamente la sua. Be’, lo era anche di Stiles, ma…
-Non può essere…-
Scott si affaccia, guarda in basso, ma non vede nessuno. Vi è solo un vecchio dalla lunga barba grigia che arranca sul marciapiede. Niente Stiles, ma Scott decide di uscire lo stesso perché vuole ancora sperare. Varca la soglia di corsa, proprio quando il cellulare smette di suonare. Il vecchio non c’è più, la strada è deserta.
Scott sta per rientrare in casa quando il suo cellulare comincia a suonare davvero.
-Pronto?-
-Scott, sono io.- risponde Derek.
-Che succede?-
-Devi venire, e subito. Siamo al limitare del bosco nella zona ovest. Segui il mio odore e avverti gli altri.-
-Arrivo. Che succede?-
-Hanno trovato un corpo, Scott, ma c’è un testimone.-
-E allora? Non può essere stato un altro licantropo?-
-No. Il testimone dice di aver visto qualcuno accovacciato accanto all’uomo mentre spirava… e quel qualcuno è Stiles.-
 
Angolo dell’autrice:
Dunque… ammetto di essere ancora sconvolta per le nove recensioni ricevute. Non me lo aspettavo, davvero.
Stiles: io sì, però. Sono un figo, non possono mica ignorarmi. Ah, e riguardo l’outfit per i prossimi capitoli…
Derek: non indosserai alcuna giacca di pelle. Quella è una mia esclusiva.
St: e chi lo dice? Sarei molto più figo di te!
De: ti piacerebbe.
Finitela e fatemi apparire seria, per una volta! Dunque, non posso che ringraziare di cuore voi lupacchiotti recensori, che con tutto il calore dei vostri commenti mi avete permesso di pubblicare così in fretta un nuovo capitolo. Lo dedico a voi, con la speranza di non avervi delusi e di leggere ancora le vostre opinioni, nel bene o nel male!
Gaiadidio: ecco a te il nuovo capitolo, Gaia! Spero che ti sia piaciuto, e grazie di cuore per il commento! A prestissimo!
Nye: ammetto di avere un po’ l’autostima sotto le scarpe, quindi non ti sorprendere se ogni tanto mi insulto da sola riguardo ai miei scritti. È ordinaria amministrazione. Spero tuttavia di non averti delusa con questo nuovo capitolo! Grazie per il commento e a presto!
Stilba: mi auguro con questo capitolo di aver mantenuto sulla storia la tua attenzione, ma ho ancora tante carte da giocare. Prima tra tutte, grandi occhi verdi, capelli scuri e un fisico da paura. A quelli non si resiste mai! Grazie per il commento e a presto!
Allen99: ecco qui il seguito! Piaciuto? Spero di sì, così come spero di leggere ancora i tuoi commenti! Grazie e a presto!
Drarry90: mano stretta? Pronta? Andiamo! Abbiamo ancora tanta strada da percorrere insieme, quindi grazie per il commento e al prossimo capitolo!
Miss Hoech: spero che la trama continui a interessarti a lungo! Ma, rispondendo ai tuoi ordini, eccoti il continuo!
Tetra_: continuo in fase di stesura, ma posso già dirti che ho tra le mani più di dieci capitoli già completi! La tua curiosità sarà soddisfatta (spero) per il meglio, quindi grazie per il commento e a presto!
Sophi33: eheh, con questa storia, il nostro Stilinski preferito ha vinto il premio come miglior sfigato dell’universo. E dico universo perché della Terra sarebbe riduttivo. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto!
RedLesbian: la storia è di mia inventiva e non si intreccia ad alcun universo. I nuovi personaggi, ossia Dumah e Alastor con animaletti annessi, sono una mia creazione, ma più avanti scopriremo la loro storia! Se tuttavia ci sono passaggi che non comprendi o che mi consigli di correggere, indicameli e farò del mio meglio per migliorare! Anzi, grazie mille per il commento, ora ricontrollo e cerco di rivedere alcune cose! Davvero, ti ringrazio! E spero con questo capitolo di non averti delusa! A presto!

Tomi Dark Angel
 
  
Leggi le 14 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: Tomi Dark angel