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Autore: emyliane    16/04/2015    2 recensioni
Non potevano domandarsi che una cosa soltanto... chi era lei? E lei non si domandava che una cosa... sarebbe riuscita a salvarle?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Natsuki Kuga, Shizuru Fujino
Note: Traduzione | Avvertimenti: Violenza
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NDA: Oh wow, ci metto sempre di più ad aggiornare, vero? Avrei centinaia di scuse per spiegare questo spaventoso ritardo: parziali? No, finiti da tempo. Problemi con il computer? Enorme bugia... Diverse uscite fuori? Può essere, ma non così tante. The Last Of Us? Sì ok, è vero, ma da solo spiegherebbe giusto qualche giorno di ritardo (o magari di più perché quel gioco mi piace davvero)...

Quindi sì, ci sarebbero tante scuse possibili e tuttavia non si tratta di questo. Qual è dunque la vera ragione? (No, non è pigrizia) Stiamo raggiungendo la fine della storia (ancora qualche capitolo) e faccio un po' fatica a concludere. Ho l'idea generale che è già qualcosa, ma solo quella.

Mentre le cose si fanno un po' più chiare per me, ecco un nuovo capitolo che spero vi piacerà.

Mille grazie a quelli che hanno lasciato un commento, in particolare Les milles et une nuits che si dice ampiamente sorpreso per il triangolo amoroso (incredibilmente sono io la prima ad esserne sorpresa) e per l'orribile sommario della storia (credo di non essere assolutamente in grado di sintetizzare qualsiasi cosa in poche maledette righe...)


Capitolo 19

"... Fujino Shizuru è stata una ragazza benedetta fra tanti. Attenta e generosa, non esitava a dedicare il suo tempo a coloro che avevano bisogno di aiuto. Dotata di una grande intelligenza e di una determinazione a superare qualsiasi prova, Fujino Shizuru era la figlia che qualsiasi genitore avrebbe voluto crescere. Lei si riunisce ai propri troppo presto e noi non possiamo che..."


Natsuki non voleva sentire più nulla. Non voleva nemmeno trovarsi lì, non aveva il diritto di trovarsi lì. Ma il suo sguardo non riusciva a staccarsi dalla figura pallida che si distingueva all'interno della bara.

Intorno a lei erano sedute in silenzio le persone più vicine a Shizuru, che la ragazza aveva imparato a conoscere a Fuuka. Tra queste ultime Natsuki riconobbe facilmente Reito, Mai, Mikoto, Chie, Aoi, Midori, Fumi, perfino Yukino e Haruka che sembravano essere accompagnate rispettivamente dal proprio padre e dalla propria madre. Un insieme composito di altri studenti e professori profondamente legati a Shizuru si erano radunati nella camera mortuaria di Fuuka. Dall'altra parte del passaggio c'era un secondo gruppo di persone che Natsuki aveva riconosciuto come il personale di Kyoto: il signor Anderson, l'anziana Chikako e Arashi erano tra loro, e ognuno piangeva senza sosta. In testa a quel gruppo però c'era una donna vestita con un tailleur severo la cui espressione rigida e austera non lasciava trasparire nulla di più di un'intensa attenzione alla cerimonia.

Natsuki sapeva adesso che quella donna si chiamava Miss Maria, che era - era stata - la tutrice legale di Shizuru. E se non fosse stato per internet, avrebbe potuto pensare che la donna non fosse molto colpita dalla morte di Shizuru. Ma anche se Miss Maria non piangeva, le rughe marcate del suo viso le davano venti anni di più, segno che era profondamente addolorata da quella perdita.

Il silenzio della camera mortuaria dove si trovavano tutti riuniti era rotto dal discorso del sacerdote e dai singhiozzi dei vivi. Natsuki non piangeva. O per essere più precisi, non piangeva più. Dopo una settimana passata a non fare altro aveva versato tutte le sue lacrime. Al suo fianco, Mai singhiozzava incessantemente, con un fazzoletto ormai da tempo stropicciato tenuto di fronte al naso, la bocca, o entrambi. Reito cercava di confortarla ma i suoi occhi arrossati lasciavano trasparire che anche lui aveva pianto.

Natsuki appiattì le mani contro le proprie orecchie, con le spalle scosse da nuovi singhiozzi silenziosi e senza lacrime. Le orecchie le ronzavano mentre i suoi ricordi tornavano nuovamente...

...

Natsuki non avrebbe saputo dire se avesse sparato intenzionalmente o se il suo dito si fosse stretto sul grilletto della sua arma quando Viola aveva abbattuto Nao. Una semplice reazione. Tutto il suo corpo si era irrigidito alla prima detonazione, quella detonazione che l'aveva fatta sussultare e le aveva dato la sensazione di avere ricevuto un pugno dritto allo stomaco. Ma che avesse o meno sparato consapevolmente, il fatto era che aveva sparato. Il suo colpo l'aveva lasciata sbalordita e stupefatta. Era rimasta immobile mentre il corpo di Viola crollava, faccia a terra. La testa le pulsava dolorosamente mentre cercava di capire cosa fosse appena successo. Poi Natsuki aveva visto Shizuru.

Il viso di quest'ultima era segnato dallo stupore e dall'orrore, aveva gridato qualcosa ma il ronzio dovuto alla denotazione aveva impedito a Natsuki di sentirla. Macchiata del sangue di Nao, Shizuru si era precipitata al fianco della vittima della ragazza.

Natsuki improvvisamente prese coscienza del gesto che aveva appena compiuto.

Aveva ucciso qualcuno. Aveva tolto la vita ad un'altra persona.

Aveva fissato le proprie mani, incapace di riconoscerle. Erano le stesse mani bianche e immacolate, un po' piccole, che aveva sempre avuto. Le mani di un'assassina. Natsuki era allora barcollata all'indietro, prima di cadere per terra e trascinarsi in qualche modo il più lontano possibile dalla sua vittima e da tutto quel sangue. Durante quel movimento la pistola le era caduta con un rumore sordo che nessuno aveva sentito. Ma non aveva nessuna importanza, Natsuki non voleva più avere niente a che fare con quell'arma di morte.

Quando la sua schiena aveva finalmente sbattuto contro la parete, la ragazza si era rannicchiata su se stessa prima di rimanere lì - per metà seduta - ad osservare Shizuru.


Nel frattempo, quest'ultima si era inginocchiata al fianco di Viola, le sue mani avevano esaminato il corpo senza sapere bene cosa fare. Poi aveva afferrato l'altra ragazza e l'aveva voltata sulla schiena. Aveva quindi cercato di comprimere la ferita aperta sul petto, e le sue mani erano scomparse nel fiotto di sangue che colava ad intervalli regolari.

Le labbra di Shizuru si erano mosse, Natsuki aveva lentamente iniziato a distinguere ciò che la sua amica diceva mentre il ronzio assordante provocato dai due successivi colpi di pistola si attenuava.

E con sorpresa della ragazza, le labbra di Viola si erano mosse a loro volta.

"... ti prego... chia-... me."

Era viva.

La folle speranza che sopravvivesse l'aveva allora brevemente afferrata. Ma gli occhi di Shizuru si erano gonfiati di lacrime alla risposta della bruna.

Da lì in poi Natsuki le aveva sentite chiaramente.

"Ti supplico, non lasciarmi. Non dopo tutto quanto. Ti supplico Shizuru, resta con me. Vado a chiamare i soccorsi. Shizuru! Tieni gli occhi aperti, per me, per Natsuki. Resta con me."


Natsuki era terrorizzata, in preda al panico, eppure aveva anche l'improvvisa sensazione di essere più lucida che mai. E con l'udito che le era tornato, la più terribile delle idee si era impossessata di lei. Fu come rivedere ognuno dei suoi ricordi e comprenderne infine il significato.

In quell'istante aveva visto bene il viso di Shizuru e quello di Viola sotto la luce di quella sala devastata. Era lo stesso viso, un viso che un taglio di capelli e un paio di lenti a contatto alteravano così bene. Chie e Aoi le avevano detto che Viola era la sosia di Shizuru, ma fu solo in quel momento che lo vide. Indistinguibili l'una dall'altra. Ma allora... a chi aveva sparato lei?

"Chi...?" Aveva chiesto.

La sua voce era stata così roca che era certa che quella semplice parola fosse risultata incomprensibile. Infatti aveva a sento attirato l'attenzione di Shizuru - o quella di Viola?

Natsuki aveva deglutito a fatica, pronta a riformulare la sua domanda, prima di notare che Shizuru aveva smesso di parlare e di supplicare Viola di restare con lei, aveva anche smesso di premere sulla ferita dalla quale il sangue non scorreva quasi più.

Il cuore, aveva capito Natsuki, aveva cessato di battere. E lei aveva davvero ucciso qualcuno.

Shizuru era scoppiata in lacrime. Ma non era durato che un breve istante, prima che la ragazza le reprimesse. Le sue dita si erano avvicinate a quel viso funereo dagli occhi ancora spalancati, come volendo accarezzarla. Ma, pur disegnandone i contorni, non la toccò mai, né le chiuse gli occhi.

Quanto tempo era passato? Minuti? Ore?

Shizuru aveva asciugato le lacrime con il dorso della mano, imbrattando il proprio viso con il sangue di Viola e quello di Nao che le era poco prima schizzato addosso, poi finalmente si era rimessa in piedi.

I suoi jeans erano inzuppati di sangue. Solo le sue scarpe da ginnastica per uno strano caso erano state risparmiate.

La ragazza aveva preso un fazzoletto dalla tasca e si era pulita le mani il più possibile prima di dirigersi verso l'arma abbandonata da Natsuki, facendo attenzione a non lasciare nessuna traccia del proprio passaggio in mezzo al sangue. Shizuru aveva utilizzato quindi una parte del fazzoletto per pulire l'arma dalle impronte di Natsuki, poi si era diretta verso Nao.

"Cosa stai facendo?" Aveva pronunciato Natsuki con difficoltà.

Domanda stupida quando era evidente che Shizuru stava falsificando una scena del crimine per proteggerla. La ragazza aveva aperto la mano di Nao, aveva rimosso la lama affilata che l'adolescente aveva nel momento in cui era stata uccisa e l'aveva sostituita con la pistola che aveva appena ripulito.

Anche Nao era armata... aveva pensato Natsuki. Per questo motivo Viola aveva sparato?

"Non penso che questa scena sia credibile, ma possiamo sempre tentare," aveva mormorato Shizuru stringendo le dita di Nao sul grilletto prima che il rigor mortis non le irrigidisse definitivamente.

La ragazza aveva poi infilato il coltello a serramanico di Nao nella tasca della propria giacca prima di avvicinarsi finalmente a Natsuki, afferrandola per le spalle e rimettendola in piedi con la forza.

"Torna a casa Natsuki, e dimentica ciò che è successo. Se qualcuno te lo chiede tu non sei mai stata qui," aveva ordinato con fermezza, un'espressione dura nello sguardo i cui occhi si intonavano terribilmente bene con il suo viso macchiato di sangue.

"Come pensi che io possa..."

Ma Shizuru aveva aperto la porta e spinto Natsuki in corridoio senza lasciarla parlare.

"Torna a casa," aveva ripetuto.

"Aspetta..." l'altra l'aveva interrotta, impedendole di chiudere la porta dietro di sé. "Chi... chi è la persona che ho ucciso?"

"Natsuki..." aveva sospirato la ragazza.

"Tu... tu hai detto... che me ne sarei pentita se avessi sparato... e tu... tu l'hai chiamata..."

"Natsuki, torna a casa," aveva insistito con voce dolce ma ferma.

"L'hai chiamata Shizuru... dimmi che non è lei che ho... dimmi che tu non sei Viola," l'aveva supplicata afferrando l'altra ragazza per i vestiti.

"Torna a casa," aveva continuato a dirle con occhi turbinanti di emozioni.

La porta del corridoio si era finalmente chiusa alle sue spalle e Natsuki si era ritrovata nella più completa oscurità. Dopo avere girato in cerchio per qualche istante, reprimendo la nausea e scacciando la follia che minacciava di impossessarsi di lei, aveva deciso infine di tornare a casa.

Terrorizzata di scoprire chi fosse davvero la persona che aveva ucciso...

La risposta le era arrivata due giorni dopo dai notiziari che normalmente non ascoltava mai...


"-tsuki..."

"Natsuki?"

Natsuki fu bruscamente riportata alla realtà quando Mai la scosse gentilmente.

"Natsuki, la cerimonia è finita."

La ragazza notò che in effetti la cerimonia doveva essere terminata da alcuni minuti. La maggior parte delle persone se n'era già andata. Miss Maria, accompagnata dal signor Anderson, era però ancora lì, impegnata in una conversazione con una bionda così simile ad Haruka che doveva essere per forza sua madre.

"... colpa sua," sibilò la voce dura dell'anziana donna. "Tutto questo non sarebbe mai successo se non l'avesse arrestata. Se ne vada immediatamente da qui."

Natsuki osservò brevemente le due donne, poi si voltò. Dopo tutto, niente sarebbe mai successo se lei non avesse sparato. Era lei che non avrebbe dovuto trovarsi in quella camera mortuaria, ma non riusciva a trovare la forza di allontanarsi dalla bara nella quale riposava la ragazza che amava.

Non era forse un'amara ironia che le due persone che non avrebbe mai ucciso in tutta la sua vita fossero entrambe Shizuru... ma quello non era il Carnival... non erano più HiME... nessun potere, nessuna magia o essere superiore questa volta gliel'avrebbe restituita...

"Tornate a casa," balbettò rivolta a Mai, Reito e Mikoto, "io... ho bisogno di un momento per..."

Per dirle addio, per dirle che l'ho amata e che continuerò ad amarla... per chiederle perdono...

"Natsuki," mormorò Mai addolorata. "Sei sicura che..."

"Sto bene," mentì.

Era falso, ovviamente, Mai lo sapeva. Kami-sama! Chiunque poteva vedere che non stava bene. Sarebbe bastato vedersi allo specchio per rendersene conto: tra il suo viso cadaverico, le occhiaie e il suo aspetto trasandato, nessuno poteva metterlo in dubbio. Ma la paura di Mai veniva dal suo timore di vedere Natsuki commettere una stupidaggine ora che aveva perso la sua persona più cara.

"Andiamo Mai, lasciamola sola."

La giovane si arrese alla richiesta di Reito e accompagnata dal ragazzo e da Mikoto uscì a sua volta, non senza un'ultima occhiata piena di tristezza.

Natsuki si alzò e si avvicinò lentamente alla bara, osservando i tratti fini e regolari del viso di Shizuru. Sembrava quasi addormentata. Lasciò scivolare la punta delle dita lungo le guance fino alle labbra della ragazza, cercandovi il calore della vita. Come aveva fatto a non vedere la somiglianza tra Viola e Shizuru? Ma soprattutto, come aveva potuto lasciarsi ingannare al punto da sparare alla ragazza che amava, alla ragazza per cui aveva faticato tanto ad accettare dei sentimenti tanto intensi?

"Mi dispiace così tanto," sussurrò con voce spezzata.

Assorta nei suoi pensieri, non sentì avvicinarsi una persona.

"Lei deve essere Kuga-san, non è così?"

Natsuki sussultò notando la presenza di Miss Maria al suo fianco, il cui sguardo era ancora fisso sul corpo di Shizuru.

"Ho amato la famiglia Fujino come se fosse stata la mia," continuò la donna di fronte al silenzio di Natsuki. "E Shizuru... lei era la bambina più bella e intelligente che avessi mai visto. Mi ha spezzato il cuore vederla perdere così presto coloro che l'amavano e ritrovarsi sola."

"Però aveva lei," disse finalmente Natsuki senza osare guardare in faccia l'anziana donna.

"No," rispose Maria con una voce dura piena di collera - collera verso se stessa. "Ho voluto fare di lei una ragazza degna di rendere fieri i suoi defunti genitori, al punto da spingerla costantemente a fare cose che detestava. Per questo ci siamo allontanate, avrei dovuto capire che non era questo che la sua famiglia si aspettava da me quando me l'ha affidata."

Natsuki abbassò lo sguardo senza sapere bene cosa dire, ancor più quando Miss Maria le confermò che Shizuru non aveva più nessuno, rimettendo ancora e sempre in discussione l'esistenza e l'identità di Viola nel proprio animo.

"Però ho sentito parlare di lei, Kuga-san. Shizuru teneva a lei più di chiunque altro. Sono felice che almeno abbia avuto una persona così importante nella sua vita."

"Avrebbe meritato di meglio," rispose Natsuki con la gola serrata.

"Questo spettava solo a lei deciderlo, Kuga-san."

Con il cuore in gola, Natsuki annuì in silenzio.

"Dove sarà sepolta?" Chiese alla fine.

"Le sue ceneri si riuniranno a quelle dei suoi genitori nella tomba di famiglia a Kyoto. Lei sarà sempre la benvenuta a casa Fujino Kuga-san, Shizuru avrebbe voluto così."


Natsuki trovava quasi indecente il fatto che la settimana precedente fosse stata terribilmente piovosa, mentre quel giorno un bel sole illuminava il viale che portava alla camera funeraria e al cimitero adiacente. Se non fosse stato per il freddo invernale, l'assenza di foglie sugli alberi e dei cinguettii degli uccelli, la ragazza avrebbe quasi potuto pensare di trovarsi in primavera. Detestava il fatto che il cielo non piangesse la morte di Shizuru come lei. Ma detestava ancora di più la folla ammassata davanti ai cancelli del cimitero, che la polizia tentava di contenere come meglio poteva.

In sé, la morte di due adolescenti non era nulla di così eccezionale da attirare così tanti curiosi e giornalisti - soprattutto questi ultimi - al funerale di Shizuru. In tempi normali, la faccenda avrebbe meritato un piccolo inserto tra i fatti di cronaca, oppure una pagina intera se nessun'altra notizia o avvenimento particolare fosse accaduto in quel periodo. Soprattutto negli ultimi tempi, con le guerre tra le bande criminali che avevano scosso Fuuka provocando la morte di centinaia di persone - soprattutto adolescenti - e che stavano ridisegnando i diversi livelli di potere tra i trafficanti e le organizzazioni illegali.

Che Nao fosse morta quello stesso giorno non interessava a nessuno, se non per imputarle la morte di Shizuru. Falsificare la scena del crimine - per quanto grossolanamente - non aveva attirato l'attenzione di nessun poliziotto o esperto scientifico, nessuno sembrava sospettare la presenza di altre due persone sulla scena quel giorno.

No, evidentemente i giornalisti avevano altro da fare che interessarsi a due adolescenti che si erano uccise. Naturalmente ne avevano parlato, ma soprattutto per mettere in evidenza la facilità con la quale i giovani d'oggi riuscivano a procurarsi armi da fuoco mentre il Giappone emanava leggi molto severe sull'argomento: perfino i poliziotti non potevano portare un'arma se non si trovavano in missione.

No, quello che aveva attirato l'interesse della stampa era stata l'identificazione di una delle due vittime. I test del DNA avevano confermato l'identità di Shizuru Fujino. Fin qui nulla di interessante per i giornalisti, finché un poliziotto che aveva lavorato agli ordini dell'ispettrice Suzushiro non aveva fatto un raffronto con la ragazza messa in stato di fermo poco prima dell'incidente. Una ragazza di cui aveva cercato il dossier. Spinto dalla curiosità, aveva allora imitato il suo superiore digitando il nome di Shizuru Fujino, poi quello della sua tutrice su Google. Se il primo non aveva portato alla luce nulla, se non qualche blog di adolescenti che si professavano 'fan' della ragazza, il secondo aveva fatto emergere una valanga di informazioni. Curioso, aveva letto la biografia della donna e aveva finalmente fatto il collegamento con una molto nota famiglia Fujino. Senza esitazione aveva venduto l'informazione alla stampa che aveva facilmente confermato la notizia notando l'arrivo precipitoso di Miss Maria sull'isola di Fuuka.

Da quel momento i giornali non parlavano d'altro: dalle riviste di gossip con 'l'ereditiera più fortunata scoperta troppo tardi, persa troppo presto' alle testate economiche con 'quale futuro per la Windbloom Company?' passando per i quotidiani che sembravano pronti a condurre essi stessi un'inchiesta.

Natsuki detestava quegli avvoltoi, esattamente come Miss Maria sembrava odiarli. Quest'ultima non aveva tardato a seguire Natsuki fuori dalla camera funeraria per entrare rapidamente all'interno di una berlina nera con i vetri oscurati, parcheggiata proprio all'ingresso dell'edificio, della quale il signor Anderson stava tenendo una portiera aperta.

Natsuki, che camminava ancora sulla strada ghiaiata, fu stupita di vedere l'auto fermarsi al suo fianco. Miss Maria non sembrava il genere di persona particolarmente gentile ma, per amore della sua defunta figlioccia, sembrava pronta a fare uno sforzo nei suoi confronti. Abbassò il finestrino per chiederle se voleva che la riaccompagnassero a casa. Natsuki rifiutò l'offerta cordialmente, preferendo di gran lunga una camminata che poteva schiarirle le idee ad un faccia a faccia imbarazzante con l'anziana donna. Miss Maria la salutò quindi rapidamente e senza tante cerimonie, l'auto la sorpassò, faticando a passare in mezzo alla folla attaccata ai cancelli e, riuscendo infine a districarsi in mezzo alla calca, continuò rapidamente il suo percorso per scomparire tra le strade di Fuuka.

Natsuki fu l'ultima a lasciare il viale. Non essendo una ricchissima donna conosciuta da tutta l'alta società una buona parte dei giornalisti se n'era già andata quando lei raggiunse l'ingresso. Restava comunque un buon numero di persone, in particolare qualcuno che voleva rendere un ultimo omaggio a Shizuru ma che non aveva potuto partecipare alla cerimonia, e dei curiosi tra i quali evidentemente qualche giornalista che la riempirono di domande.

Natsuki abbassò la testa, lasciando che i suoi capelli diventassero una barriera naturale contro quelli che definiva carogne, e attraversò a fatica la folla senza dire una parola. La lasciarono tutto sommato in pace e la ragazza poté continuare il suo cammino, le mani in tasca e lo sguardo tormentato dal crimine che aveva commesso.


In un certo senso, Mai aveva ragione. Natsuki non vedeva nulla per cui valesse la pena continuare a vivere, e l'idea di commettere suicidio le aveva attraversato più volte la mente. I primi due giorni dopo la tragedia la ragazza aveva aspettato davanti ai canali di notiziari locali la conferma dell'identità della persona che aveva ucciso. L'idea di chiamare Yamada per ottenere l'informazione più velocemente non le era nemmeno venuta in mente. D'altra parte aveva perso il cellulare all'interno del suo appartamento e ormai doveva essersi scaricato da tempo. Quando Shizuru Fujino era stata dichiarata una delle vittime di un duplice omicidio ancora inspiegabile, Natsuki era crollata. Se non fosse stato per Mai e Mikoto che erano piombate da lei in meno di un'ora e non l'avevano più lasciata sola un momento, la ragazza si sarebbe certamente tolta la vita. Era da vigliacchi, ma le cose sarebbero state molto più facili senza quel dolore atroce e quel senso di colpa che la divorava dall'interno.

Rivedeva ancora tutto quel sangue, e Viola e Shizuru - indistinguibili - l'una che cercava disperatamente di salvare l'altra.

Tuttavia Yamada aveva cercato lui stesso di verificare le informazioni della stampa, ed era riuscito a procurarsi una copia del dossier del medico legale che indicava una concordanza perfetta tra il DNA di Shizuru e i campioni prelevati al suo dormitorio. Tutte le speranze che l'identificazione fosse falsa e che le autorità avessero confuso Viola e Shizuru erano andate in fumo.

Quanto a Viola, dal momento in cui quella porta si era chiusa sulla scena del crimine che aveva manipolato, era come scomparsa.

Natsuki dovette fermarsi, sentendo la bile salire. Dovette prendere dei lunghi, profondi respiri per impedirsi di vomitare cibo che non ingeriva nemmeno più. La testa la girò e la vista le si oscurò, conseguenze nefaste ma prevedibili dovute ad una doppia mancanza di sonno e nutrimento. Alla fine fermò un taxi, preferendo di gran lunga decidere cosa fare a casa sua - con l'opzione suicidio che continuava a tentarla - piuttosto che svenire in mezzo alla strada ed essere portata in ospedale.

L'autista amichevole e sorridente le chiese dove volesse andare, ma Natsuki a parte la risposta a quella domanda non aggiunse altro e l'uomo preferì accendere la radio per non lasciare cadere un silenzio pesante. Subito la vecchia radio sfrigolò, trasmettendo un dibattito qualunque che Natsuki non ascoltò neppure finché non sentì il nome Fujino.

"... Fujino. Un ultimo omaggio le è stato reso oggi alla camera funeraria di Fuuka."

"Sembra che si sia radunata una discreta folla per questa occasione."

"C'era da aspettarselo. Non contenta di essere l'erede segreta di una delle più grandi imprese mondiali, pare che la giovane fosse molto apprezzata e conosciuta da tutti su quest'isola."

"Ah sì, l'isola di Fuuka. Ho sentito dire che dopo un recente incidente l'isola era rimasta isolata dal Giappone e che si poteva raggiungere solamente con un traghetto."

"Un recente incidente?" Ribatté sarcastica la voce di uno degli ospiti. "Intende dire uno dei molteplici e recenti incidenti. Fuuka è famosa per la sua ricchezza e per essere la sede di un istituto il cui livello è riconosciuto internazionalmente, ma l'isola negli ultimi tempi è stata scossa da diverse guerre tra bande di criminali, e le vittime iniziano ad accumularsi. Sembra quindi che Fujino-san sia solamente l'ultima di esse."

"Dovrebbe esserci stata una seconda vittima, una ragazza chiamata Nao Yuuki, giusto?"

"Sì, credo di avere sentito il suo nome, era una studentessa borsista di Gakuen Fuuka, non è così?"

"Esatto, ma l'inchiesta non riesce a spiegare come mai queste due ragazze senza nulla in comune - a parte l'istituto che frequentavano - abbiano potuto fare una fine simile. Alcune voci dicono che si siano uccise a vicenda."

"Davvero? Le ultime notizie che ci sono arrivate però chiamano in causa gli Yakuza e una poliziotta. L'ispettrice Suzushiro aveva messo Fujino-san in stato di fermo la vigilia della sua morte. L'inchiesta preliminare sembra sottintendere che l'abbia erroneamente incolpata per un caso che i suoi superiori avevano archiviato mesi fa, attirando così l'attenzione degli Yakuza su Fujino-san. Attenzione che avrebbe portato alla sua prematura dipartita."

"Un errore della polizia che in questo caso ha condotto alla tragica morte di due ragazze, ma che sta anche e soprattutto per sconvolgere i mercati mondiali."

"E questa ispettrice?" Chiese una voce curiosa.

"Sarà sospesa fino a quando l'inchiesta non permetterà di fare emergere il suo coinvolgimento in questo caso, lei..."

"Potrebbe spegnere la radio," disse Natsuki con la gola serrata.

L'uomo le lanciò un'occhiata attraverso lo specchietto retrovisore, prima di allungare la mano e spegnere lo strumento.

"Grazie," disse con voce gracchiante.

"Conosceva quella ragazza?"

Natsuki lanciò un'occhiata al tassista che indicò la radio con un cenno del capo.

"Cosa glielo fa pensare?"

"E' uscita dal cimitero no? E... inoltre... sembra sconvolta, soprattutto ascoltando la ra-"

"La conoscevo," interruppe Natsuki. "Ma... non abbastanza da riconoscerla prima di spararle."

La fine della frase fu pronunciata così debolmente che il tassista non avrebbe potuto sentirla. L'uomo comunque non le chiese di ripetere. Il resto del viaggio si svolse in silenzio, finché il taxi non parcheggiò lungo il marciapiede a qualche metro di distanza dal suo edificio.

Natsuki si contorse sul proprio sedile, alla ricerca delle banconote sicuramente spiegazzate in fondo alla tasca dei suoi jeans.

"Lasci stare. La corsa la offro io."

C'era ancora della brava gente al mondo, osservò Natsuki. La ragazza non riuscì a trovare la forza di pronunciare un ringraziamento, il senso di nausea le era tornato ancora più forte. L'autista del taxi non sembrò irritato dalla cosa, le augurò un miglior prosieguo di giornata e ripartì.

Natsuki entrò nell'ingresso dell'edificio, spingendo subito il pulsante di chiamata per l'ascensore. Normalmente prendeva sempre le scale, uno dei piccoli accorgimenti che prendeva per mantenere la linea ma ultimamente non ne vedeva più l'utilità. L'interno minuscolo dell'ascensore sapeva di fumo di sigaretta, e dovette obbligarsi a respirare con la bocca sapendo che quel semplice odore poteva aumentare il senso di nausea. E Natsuki non voleva proprio vomitare in quello spazio stretto. Non voleva vomitare proprio.

Fu un vero sollievo raggiungere il proprio appartamento, ma la sua irritazione raggiunse i massimi livelli vedendo che la porta non era chiusa a chiave. Mai doveva essere tornata lì per tenerla d'occhio. Doveva avere usato la chiave di scorta che Natsuki infilava normalmente nel vaso della pianta da interno terribilmente brutta che doveva abbellire il corridoio. Quella ragazza non riusciva a capire che aveva bisogno di stare da sola?

Natsuki entrò quindi nel suo appartamento, la collera le aveva permesso di dimenticare la nausea. Le parole stavano già per formarsi sulle sue labbra quando notò l'assenza della sua amica. Al suo posto, il sole invernale penetrava nella stanza, attraverso le grandi finestre dell'appartamento, ritagliando una figura che avrebbe riconosciuto tra mille.

"Shizuru," balbettò, con il cuore in preda alle palpitazioni.

Poi la realtà tornò a farsi sentire fin troppo presto. Era appena tornata dalla camera mortuaria. In quel momento mentre stava parlando, il corpo di Shizuru veniva bruciato, trasformato in un mucchio di cenere che gli impiegati dell'obitorio avrebbero sigillato in un contenitore scelto con cura da Miss Maria.

La ragazza di fronte a lei non era Shizuru, non importava cosa le dicessero gli occhi e il cuore. Eppure Natsuki non riuscì a scacciare la folle speranza che quei capelli lunghi, ondulati e dorati sotto i raggi del sole, quegli occhi rossi brillanti di emozioni e tormentati dalla tristezza, che quella ragazza di fronte a lei fosse la persona che amava.

Allora quando quest'ultima si avvicinò e aprì le braccia per stringerla, Natsuki la lasciò fare, si strinse a lei e ne fu confortata. Perché chiunque lei fosse in realtà, Natsuki era certa di una cosa almeno: stavano soffrendo entrambe allo stesso modo.

  
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