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Autore: Queen Of Suburbia    16/04/2015    2 recensioni
-S..sì… l’ho scritta io.- balbettai in imbarazzo portandomela al petto e tenendola stretta.
Il ragazzo tornò a guardarmi e infossò le mani nelle enormi tasche mentre parlava -Wow, i miei complimenti, è davvero bella.- si complimentò.
Cercai di controllarmi mentre ovviamente il mio imbarazzo iniziava a farsi sentire ovunque fino alle mie guance -In verità non è nulla di che…- cercai di dire.
-Per me invece è fantastica, mancherebbe solo il ritornello per renderla perfetta.- affermò invece lui tranquillo -Come si intitola?- domandò poi squadrandomi da capo a piedi con lo sguardo incuriosito.
-Non c’ho ancora pensato.- mi affrettai a dire distogliendo lo sguardo e buttandolo a terra.
Ogni tanto però continuavo a buttare l’occhio su di lui che mi guardava. Non riuscivo a fare a meno che osservare quel viso, era bellissimo.
Lui era bellissimo.
[TomxBill]
Genere: Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro. I personaggi di questa Fan Fiction non mi appartengono - con mio grande dispiacere -, niente di tutto ciò è vero, poiché è soltanto frutto della mia mente malata.


 
Monsoon
 
Capitolo 4















Ci trovavamo seduti sull’erba, addossati ad un albero. Tom era seduto perfettamente con l’intera schiena che aderiva al tronco mentre io solo in parte, dato che tenevo appoggiata la testa sulla sua spalla.

Stare accanto a lui era bellissimo. Non mi vergognavo di stargli accanto, la sua presenza mi tranquillizzava e mi riempiva il cuore di bellissime emozioni stargli anche solo così vicino. Tom sembrava dello stesso parere in quando era stato lui a sedersi così vicino a me quel giorno al parco e a chiedermi se volessi appoggiarmi a lui. Era così bello stargli accanto… mi sentivo così bene che sarei potuto scoppiare per tutta la felicità che avevo in corpo.

Tenevo chiuso il quaderno sulle mie gambe, non avendo voglia di scrivere, e giocavo distrattamente con la mano di Tom, osservandogli le dita e accarezzandogliele. C’era il silenzio tra di noi ma era così leggero, così rassicurante, si stava bene lo stesso.

Ad un tratto una folata di vento passò e mi fece corrugare le sopracciglia -Questo vento sembra non volerci dare tregua.- affermai sentendo quell’aria calda solleticarmi la pelle nuda.

Un'altra folata arrivò e mi colpì in viso, scompigliandomi i capelli e facendone cadere alcune ciocche davanti agli occhi. Sospirai stizzito della cosa, dato che li avevo appena messi in ordine e mi misi a fare il broncio in modo seccato.

Sentii una mano passarmi sul viso e spostare le ciocche indietro per scoprirmi il volto -Mhm. Gli saremo simpatici.- commentò Tom e quando mi tolse anche l’ultimo capello da davanti la faccia, ebbi in primo piano il suo dolcissimo sorriso che al sol vederlo mi veniva voglia i allungarmi e baciarlo.

Cercai di cacciare indietro quel pensiero, mordendomi il labbro -Cosa ti fa pensare di essere simpatico ad un vento?- domandai poi.

-Io sto simpatico a tutti.- rispose ghignante il ragazzo coi dread.

Risi a quella risposta -Oh, beh, allora…- commentai per poi farmi pensieroso a un ricordo lontano -Mi sembra di averlo studiato a lezione…- affermai poi.

-Cosa?- domandò alzando un sopracciglio.

-Il vento, intendo.- risposi spiegandomi -Penso abbia un nome, ma non ne sono sicuro.-

Tom sembrò rifletterci un attimo, guardandosi attorno leggermente pensieroso -Un vento con un nome eh? Mhm, farò delle ricerche.- affermò osservando i rami muoversi.

-Dici davvero o era sarcasmo?- domandai io, sta volta fu il mio turno di accigliarmi.

Si voltò verso di me e mi parve serio -Sono serio. Chi è che da un nome al vento??- aggiunse poi -Devo assolutamente informarmi sull’idiota che lo ha fatto.-

-E perché?- domandai, sembrava avesse preso la cosa a cuore.

-Così posso riferirmi a lui con un nome e dargli dell’idiota.- rispose ovvio, ghignando.

Ridacchiai e gli diedi una leggera spinta -Scemo.- gli dissi. Per un attimo avevo davvero creduto che fosse serio per una volta.

-E così che posso ringraziarlo.- aggiunse.

Smisi di sorridere e lo guardai non capendo -Ringraziarlo?- ripetei  -Per cosa?-

Rividi comparire sul suo volto quel dolce sorriso -Per avermi fatto incontrare te.- affermò avvicinandosi e stampandomi un bacio sulla fronte.

-Tom…- sussurrai rimanendo immobile a guardarlo, troppo incredulo per dire qualcosa. Mi sembrava impossibile che avesse detto una cosa simile riferendosi a me, mi sentivo come se stetti per scoppiare. La felicità era tanta, ma così tanta da lasciarmi incredulo.

Allungò una mano e mi prese per la vita -Vieni qui.- disse attirandomi a sé fino a ritrovarmi tra le sue braccia enormi, forse dovute al fatto che la sua felpa era il triplo più grande di lui -Sto così bene con te, Bill.- affermò appoggiando la testa sulla mia spalla e stringendomi a sé  -Non ho idea di cosa tu mi abbia fatto, ma sono felice che tu ci sia riuscito.- affermò.

Sorrisi e ricambiai la stretta, godendomi appieno quel momento bellissimo -Non ho fatto nulla.- affermai abbandonandomi a lui e aspirando il suo odore.

-Deve essere stato quello allora.- rifletté lui  -Comunque… possiamo rimediare.- aggiunse poi. Non avevo di certo bisogno di vederlo per sapere che stesse sorridendo in modo malandrino come tutte le volte che aveva in mente qualcosa.

-Rimediare? E come?- domandai staccandomi per osservarlo mentre lui allargava il sorriso.

-Che fai sta sera?- domandò a sua volta.

Feci finta di pensarci su, temporeggiando volontariamente -Beh, vediamo…- iniziai col dire -Devo fare il bagno, fare i compiti per scuola, rifarmi la tinta, andare a fare shopping, farmi le unghie…-

-Bill…- mi interruppe lui, in modo rassegnato.

Sorrisi -Scherzavo, scherzavo.- lo rassicurai  -Nulla. Come al solito.- gli confermai sorridendo in modo innocente.

Lo vidi assumere una faccia perplessa e sospirare -Sei incredibile.- affermò, spuntandogli il sorriso ancora una volta.

-Lo so.-

-E estremamente egocentrico.- aggiunse.

Mi avvicinai un po’ di più a lui, per stargli più appiccicato -Sempre non più di te, non te lo scordare.- gli ricordai.

-Certo, come potrei?- affermò sorridendomi -Comunque… che ne dici di uscire?-

-Va bene. Che hai in mente?-risposi certo di esserci, i miei non avrebbero rotto tanto quella sera, tanto come al solito sarebbero stati troppo impegnati a litigare per accorgersi della mia assenza.

Tom assunse un espressione enigmatica -Sarà una sorpresa.- promise.

Alzai un sopracciglio scettico -Ti avviso che i locali non fanno per me, vengo costantemente scambiato per una donna da ubriachi che cercano di abbordarmi.- raccontai poi.

A me piaceva uscire, per carità. Purtroppo per colpa del mio aspetto si era rivelato sempre un completo fiasco ogni serata e quindi ci avevo praticamente rinunciato. Ma mi sarebbe davvero piaciuto andare in un locale con qualcuno e divertirmi una volta tanto.

-Allora non c’è nessun problema, ho in mente altro.- mi rassicurò ma poi lo vidi aggrottare le sopracciglia in modo serio  -Però riguardo il fatto dell’abbordaggio… me lo segno, non ti farò mai entrare in un locale.- giurò.

Sgranai gli occhi -Cosa?? Perché? Non è colpa mia.- mi lamentai.

-Oh, questo lo so.- affermò risoluto  -Ma non sarebbe l’ideale una serata in cui mi metto a fare a botte con lo spiritoso di turno.- aggiunse col fare sarcastico ma mi sapeva tanto di minaccia.

Sbattei un paio di volte le palpebre a quelle parole e decisi che era meglio non interferire -Okay, okay allora no.-


 
 
-Tom?-

Mi guardai attorno per il parco, era buio e io ero arrivato con un leggero ritardo sul luogo dell’incontro. Tom mi aveva detto di venire lì. Mi ero tutto agghindato, profumato e lustrato per lui ma in mezzo a tutto quel buio era già tanto che vedessi dove mettevo i piedi.

-Sono qui!- sentii la sua voce poco lontano e mi diressi verso dove proveniva.

Quando lo trovai, lo vidi a terra su una coperta a cerare di manovrare con una sottospecie di lanterna e accenderla in modo che facesse luce. Sorrise quando ci riuscì e si voltò verso di me in modo vittorioso.

Lo guardai li a terra con un sopracciglio inarcato -Che ci facciamo qui??- domandai.

Mi sorrise -Non lo vedi?- domandò aprendo le braccia -Guardiamo le stelle!-

-Le stelle?- ripetei incredulo.

Lui si fece serio -Non ti piacciono le stelle?- domandò preoccupato che la sua idea non mi piacesse.

Mi affrettai a rispondere il contrario –No no  no… mi piacciono. Non ti facevo tipo da stelle.- dissi, ed ero sincero. Infatti Tom lo facevo più da amici, cinema e uscite per locali. Certamente non da stelle.

-Beh, non mi conosci ancora allora.- affermò sorridendo mentre mi guardava da capo a piedi compiaciuto.

Mi sentii in imbarazzo sotto quello sguardo -Già… questo è vero…- risposi.

-Avanti, vieni qui.- disse facendomi cenno di raggiungerlo sulla coperta nell’erba.

All’improvviso mi sentii rigido-Va bene…- affermai  sedendogli accanto imbarazzato -Eccomi.- affermai e lo guardai sottopressione da quello sguardo fisso e costante sulla mia figura -Perché mi guardi così?- domandai alla fine.

Tom sorrise -Sei bellissimo.-

Sentii le guance colorarsi di rosso -Ehm… beh, an..che tu ..sei molto bello.- risposi imbarazzato.

Tom indossava una maglia rossa larga e jeans enormi. Una fascia alla testa nera e il cappellino rosso. Ero sincero, per me così era bellissimo.

-Grazie.- rispose  -Avvicinati, non mordo.- affermò.

Esitai un attimo -Non è questo a rendermi nervoso.- ammisi.

-Se pensi a quello, non ho intenzione di fare nulla con te.- mi rassicurò avvicinandosi lui a me per poi allungare una mano ed accarezzarmi il viso -È ancora presto e poi… non c’è alcuna fretta.- affermò sorridendo dolcemente.

Mi sentii sciogliere e annuii per poi posizionarmi con lui a terra stesi sulla coperta. Mi accoccolai contro di lui e Tom spense la lanterna per vedere meglio il cielo. Anche se era buio potevo lo stesso vedere i tratti di Tom, illuminati dalla leggera luce della luna.

-Se si fa freddo a stare qui?- domandai dopo che ci fummo sistemati a terra.

-Con l’aria calda che circola? Ne dubito.- rispose lui sicuro di sé  -Ma in ogni caso sono previdente e ho preso una coperta.- affermò poi facendo un gesto accanto a sé dove doveva esserci la citata in questione.

Mi sorpresi -Hai pensato a tutto.-

-Sono un genio.- sorrise modesto il ragazzo coi dread.

-E da mangiare?- domandai.

-Oddio, ho dimenticato di prendere da mangiare!- affermò sconvolto irrigidendosi e posandosi una mano sul viso, sconvolto.

Risi a quella visione -Fa niente. Io ho già mangiato. Non ricordi? Me lo hai mandato tu il messaggio che diceva di farlo.- gli ricordai e lui sbarrò gli occhi, abbassò la testa e mi guardò incredulo.

-Bill!- gridò -Mi hai fatto perdere due anni di vita!- fece.

Era bello sapere che non ero l’unico ad essere nervoso a quella serata. Tom lo era quanto me se si dimenticava pure quello che lui stesso aveva fatto. Si era proprio organizzato per quella serata, l’aveva pensata nel minimo dettaglio.

Un attimo…

“Questo è un appuntamento?!” pensai sconvolto da quella scoperta “Il nostro primo appuntamento??!” aggiunsi mentre pian piano quella consapevolezza mi era arrivava. A volte ero davvero lento di comprendono per certe cose.

Cercai di sembrare tranquillo quando mi allungai e gli baciai la punta del naso come gesto di perdono -Scusa. Non ho resistito. Eri troppo sicuro di te, mi hai tentato.- affermai.

Quando mi staccai lo vidi sorridere malizioso e la cosa non mi piacque per nulla -Beh… se è per questo tu mi tenti a fare dell’altro…- affermò circondandomi la vita e attirandomi a sé fino ad avere il viso a pochi centimetri dal mio.

Unì le nostre labbra in un bacio profondo e lento, in cui le nostre bocche si muovevano cercandosi a vicenda. Sentivo la lingua di Tom solleticarmi le labbra e spingere, insistendo per poter entrare nella mia bocca. Glielo permisi e mi passò un brivido per tutto il corpo quando sentii le nostre lingue entrare in contatto e mescolarsi tra loro in un piccolo gioco che mi piaceva un sacco.

Solo dopo un po’ si staccò da me, sorridendomi e baciandomi dolcemente sulle labbra un altro paio di volte per poi scendere con la bocca lungo la mascella, baciare l’orecchio e andare giù fino al collo, dove lo lambì e me lo succhiò appena. Sentii le sue mani passarmi lungo il corpo, lentamente, solleticandomi la pelle esposta, poi sentii le sue dita alla fine della mia maglia infilarsi sotto al tessuto, insinuarsi al suo interno e accarezzandomi il ventre, risalendo pian piano.

Iniziai a sentire il respiro farsi irregolare e un leggero disagio invadermi -Tom…- sussurrai piano chiamandolo, mugugnai di piacere quando sentii la sua lingua passare sul mio collo, pervadendomi di brividi.

-Mh?- domandò non fermandosi dal suo operato.

Presi un grande respiro per calmarmi -Non eravamo qui a vedere le stelle?- domandai.

-Sì… ma non preoccuparti, mica scappano.- rispose e potei sentire il suo sorriso formarsi contro la mia pelle. Riprese a continuare il suo lavoro ed io ormai mi ero rassegnato a farlo fare, era così piacevole quella marea di sensazioni che non avevo le forze per contrastarlo.

Poi ad un tratto il vento lanciò una volata forte, e Tom si accigliò a quello -Cazzo, questo vento sta iniziando a rompermi le palle…- affermò seccato dall’interruzione.

Approfittai del momento per dire la mia -Penso che lui sia d’accordo con me sul guardare le stelle.- dissi.

Sbuffò e lo vidi spostarsi da me e mettersi al mio fianco. Divenni rosso al pensiero che in mezzo a tutte quelle sensazioni non mi ero neppure reso conto che Tom si era posizionato sopra di me.

-Uff… che rompi che siete entrambi a volte…- commentò il ragazzo coi dread mettendo sul broncio.

-Dai, non fare così.- risposi avvicinandomi e accarezzandogli il braccio poi il mio sguardo cadde sul cielo stellato sopra di noi e mi si illuminarono gli occhi dalla meraviglia -Guarda il cielo! È bellissimo.- affermai felice.

Lui guardò in alto e sorrise -Già, e dire che qui in città sono pochi i posti in cui si vedono così bene.-

-Siamo fortunati.- commentai poi, guardando sempre in alto e, passando stella dopo stella, finii col guardare la luna  -La luna è mezza stanotte.- aggiunsi. Non ne sapevo nulla sul calendario lunare e qualcosa mi diceva che neppure Tom sapeva nulla in materia.

-Pigrona.- sbottò il ragazzo coi dread in direzione del cielo  -Ha saputo che sarei venuto io a vederla, non gli sono mai stato simpatico.- affermò.

Risi quell’affermazione senza senso e mi voltai per osservarlo -Per quale motivo dovrebbe avercela con te??- domandai.

-Una volta mi sono ubriacato così tanto che sono uscito fuori dal locale per poi urlargli contro. Le ho dato della poco di buono e le ho detto che era grassa.- raccontò velocemente e poco dopo mi misi a ridere a quella storia -Perché ridi?- domandò leggermente accigliato.

-Chissà perché ma riesco ad immaginarmi la scena.- risposi sincero. Ce lo vedevo proprio.

-Ridi, ridi, io non ho riso così tanto quando la mattina dopo ero sotto l’effetto del dopo sbornia e i miei amici me lo hanno raccontato.- ribatté lui sarcastico.





 
A half moon’s fading from my sight




 
Smisi di ridere -Perché hai bevuto così tanto quella volta?- domandai allora curioso.

Lui si limitò a verseggiare come se non volesse rispondere a quella mia semplice domanda -Mhmm…-

-Tom?- domandai vedendolo così serio.

Strinse le labbra e guardando il cielo parlò -I miei si erano separati.-

-Oh.- affermai, capendo che avevo sbagliato ad insistere.

-Non l’avevo presa proprio bene allora, soprattutto quando mi chiesero di scegliere con chi stare.- spiegò cercando di sembrare tranquillo mentre parlava ma a me sembrava di sentire urlare di dolore il suo cuore a quei ricordi -Come potevo scegliere tra uno di loro?- domandò sussurrandolo appena rivolto al cielo.

Mi intristii e lo guardai sentendomi male -Mi dispiace Tom…-

E mi dispiaceva per davvero.

Mi dispiaceva avergliene fatto parlare. Mi dispiaceva quello che gli era successo. Mi dispiaceva non riuscire a dire nulla per fargli capire il mio dispiacere. Mi dispiaceva che avesse sofferto così tanto. Ma soprattutto mi dispiaceva che quando quello era successo io non fossi stato al suo fianco per confortarlo.

-Già…- rispose lui voltando il viso verso di me e sorridere leggermente  -…dispiace anche a me.- aggiunse e in quei occhi, quelle iridi che tanto mi piaceva osservare, erano velati di malinconia e tristezza.

Una tristezza che mi sarebbe piaciuto poter spazzare via ma non sapevo come. Mi sentivo impotente.

La luce lunare, quella flebile luce, mi permetteva di vedergli il viso. Così bello, così triste…




 


 
I see you vision in it’s light




 
Mi spostai e mi misi in parte su di lui. Appoggiai la testa sul suo petto e circondai il suo corpo con le braccia.

-Ehi, che fai?- domandò con un sopracciglio inarcato, osservandomi.

-Ti abbraccio.- risposi semplicemente.

-Per quel motivo? Non volevi vedere le stelle?- domandò non capendo cosa effettivamente volessi fare quella sera.

Feci spallucce -Ho solo pensato di farti quello che penso che avrei avuto bisogno io, tutto qui.- risposi stringendolo un po’ di più -E poi… che si fottano le stelle.- aggiunsi.

Il suo petto si mosse su e giù un paio di volte e dal suono che ne seguì potei capire che stesse ridendo -Grazie Bill…- lo sentii dire ricambiando il mio abbraccio e stringendomi a sua volta.

Sorrisi -Grazie a te di avermi fatto venire qui questa sera.-

Ci fu un attimo di silenzio in cui nessuno dei due disse nulla.

-Bill…- mi chiamò.

Alzai il viso ed incrociai i suoi occhi -Sì, Tom?- domandai.

Si allungò appena e mi stampò un dolce bacio sulle labbra, sorridendo dolcemente contro di esse  -Non vorrei essere da nessuna parte se non qui con te.- affermò una volta staccato, osservandomi sorridente.

Ricambiai il sorriso -Neppure io.-  


 
 
La mattina dopo mi svegliai col sole che mi infastidiva gli occhi e che non mi permetteva di vedere bene attorno a me.

Immediatamente avevo pensato alla sera prima quando i miei occhi si posarono su degli alberi e mi resi conto che avevo dormito nel parco senza dire nulla ai miei. Sbadigliai, pensando alla ramanzina che mi sarebbe toccata una volta a casa e allungai una mano alla ricerca di qualcuno.




 
But now it’s gone and left me so alone




 
-Tom…- lo chiamai tastando alla sua ricerca con ancora gli occhi chiusi ma non lo sentii rispondere  -Tom.- ripetei e, quando la mano passò tutta la coperta arrivando all’erba senza trovarlo e si fermò, li aprii e mi guarda attorno confuso.

Mi tirai immediatamente seduto, osservando il parco velocemente nella speranza di vederlo  -Tom?- domandai ancora ma nulla.

Tom non c’era.











 
Deliri dell’Autrice

Ta ta da dannn! Eccomi con colpi di scena inaspettati e paroline dolci da far venire il diabete. Okay, la smetto, veniamo alle note.

-Città: Forse qui qualcuno se lo starà chiedendo (spero di no veramente) ma non ho specificato in che città siamo in questa storia. Il perché non l’ho fatto? Loitsche, Magdeburgo, Amburgo, Berlino, Los Angeles… Sentite, non specifichiamo qui okay? Ognuno scelga la cittadina-paesino che più gli piace.
-Appuntamento: Ho già detto che mi piace fare le cose con calma, anche se li ho fatti più intraprendenti nel capitolo precedente voglio lo stesso fargli fare la coppietta alle prime armi (che apprezzo particolarmente). Ci sono riuscita?
-Traduzione: Una mezza luna scompare dalla mia vista/ Vedo la tua visione nella sua luce/ Ma ora se ne è andata e mi ha lasciato così solo.

Oh beh, già finito… che fortuna! Nient’altro da appuntare. Fatemi sapere che ne pensate!
Alla prossima,

QOS


   
 
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