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Autore: Viltynes    16/04/2015    1 recensioni
"Quale sogno stai inseguendo? O meglio, quale incubo insegue te?"
Shard non capisce. Quel sogno continua a tormentarlo, ad opprimerlo. Quale significato si nasconde nella figura dietro allo specchio? E poi quegli ululati, quella belva famelica... cosa vogliono da lui?
La notte si porterà via l'umanità del ragazzo, il quale, nel suo nuovo corpo da lupo, cercherà in tutti i modi di restare aggrappato alla vita.
Genere: Avventura, Fantasy, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Doveva correre. Solo correre. Non poteva fare altro. Un ululato esplose dietro di lui, ma scomparve, nascosto dal rombo di un tuono. Si voltò per guardare indietro e vide delle ombre furtive che scivolavano intorno a lui, tenendo il suo passo senza fatica. Cosa aspettavano ad attaccare? Di colpo il ragazzo andò a sbattere contro qualcosa di liscio e duro. Cadendo a terra, stordito, vide che si trattava di un vetro oscurato. L’unica cosa che riusciva a scorgere dietro di esso era la figura di un uomo la cui mano era appoggiata sulla superficie, come a volergli dire qualcosa. Lui, però, non fece in tempo a pensarci che un fiato fetido lo investì. Si voltò appena in tempo per scorgere due profondi occhi ambrati. Le zanne della bestia poi gli squarciarono il petto.
Shard sobbalzò sul letto con il fiatone come se avesse appena corso. Ancora quel sogno. Era da mesi che lo tormentava e non riusciva a liberarsene. Rimanendo nella penombra, riappoggiò la testa sul cuscino per riflettere. Quegli ululati, quelle zanne, quegli occhi… Perché la bestia non lo finiva subito? Perché aspettava ogni volta che lui sbattesse contro il vetro? E poi, c’era quell’uomo. Chi si celava dietro alla misteriosa figura? Voleva forse avvertirlo di stare indietro? Oppure quell’ombra era lui stesso, la mano che chiedeva aiuto, solo ed in trappola? Il quindicenne scosse la testa. No, non era possibile. Lui non sapeva interpretare i sogni, in più non dava loro neanche troppa importanza. Afferrò la torcia e scese le scale di casa andando in salotto. Ormai, con tutti quei pensieri che gli vorticavano in testa, non sarebbe più riuscito a dormire. Quella notte era solo in casa. I suoi avevano deciso di fermarsi in un hotel. O meglio, erano stati obbligati perché la loro macchina, durante il viaggio di ritorno dalle terme aveva subìto un taglio profondo a due gomme, in prossimità di una piccola cittadina. La cosa strana era che l’incidente era avvenuto sull’autostrada. Niente pietre od altri oggetti appuntiti giacevano sull’asfalto, quindi quegli squarci come si erano aperti? Fatto sta che non avevano trovato ruote di ricambio e non erano potuti tornare a casa. Shard accese la luce del salotto ed alzò una tapparella per dare un’occhiata fuori. La nebbia inondava la vallata e ricopriva il paese montano, nascondendolo agli occhi di chiunque. Non sapendo cosa fare accese la televisione: stavano trasmettendo il telegiornale. “Strane bestie sono state avvistate per la città. Distruggono tutto ciò che incontrano e non fanno eccezione per le persone. Alcune di loro, tra i superstiti, affermano che abbiano le sembianze di grossi lupi. Per la loro potenza distruttiva, però, alcuni sono indotti a credere che siano degli orsi.”  Il ragazzo spense sbuffando la televisione. Cosa non si inventavano i giornalisti per far salire gli ascolti! Probabilmente si trattava di qualche animale scappato da uno zoo. Si avviò verso la cucina per prendere un bicchier d’acqua, ma un particolare attirò la sua attenzione: in un angolo del tavolo erano sparpagliati diversi fogli bianchi. Corrugò la fronte. Eppure… era convinto di averci disegnato sopra i giorni precedenti. Ma no: ecco che lì in mezzo, l’immagine di un lupo rossiccio spiccava sulle pagine immacolate. Il pelo color ruggine, gli occhi dorati… dove lo aveva già visto? Dimenticandosi di colpo della sete, afferrò la matita e, un tratto dopo l’altro, la mina scivolava sul foglio come se il disegno che andava a comporre fosse già stato tracciato milioni di altre volte. Ad opera completata, Shard vide che l’immagine non gli era nuova: un uomo, la cui figura era indistinta, poggiava la mano aperta su un vetro. Il ragazzo strizzò gli occhi e scosse il capo. Basta. Doveva smetterla di pensarci. Camminò velocemente verso il frigo e lo aprì, tirandone fuori l’acqua. Bevve avidamente, poi tornò al tavolo per controllare il disegno… ma esso non c’era più. Shard sbiancò. Ma dove…? Qualcosa lo indusse a voltarsi verso la porta-finestra ed, attraverso le tende, vide la pagina appoggiata sulla finestra. Il quindicenne cominciava a preoccuparsi: come aveva fatto ad arrivare lì? Era forse la sua immaginazione che gli giocava brutti scherzi? Avvicinandosi con passo titubante all’immagine dell’uomo, scostò le tende. Ed un urlo gli si strozzò in gola. Una figura indistinta era immobile fuori, sul balcone, la mano protesa in avanti. Shard era pietrificato. No. Non era possibile. Non poteva essere. Le dita, però, si mossero chiudendosi a pugno per poi riaprirsi e… cambiare forma. L’uomo si incurvò su se stesso, la mano si rimpicciolì. La figura cadde a carponi, mentre il braccio scivolava verso il basso, rigando il vetro come se avesse avuto acuminati artigli. Il tutto era avvenuto in silenzio, ma ora l’ombra si lanciava ripetutamente verso di lui, cercando di sfondare la porta-finestra. Quando ci riuscì, mandando il vetro in frantumi, Shard finì a terra. I suoi arti erano pietrificati e le palpebre cominciavano a farsi di piombo, mentre osservava con orrore il grande lupo color carbone farsi avanti ringhiando, le labbra arricciate, le orecchie tirate indietro. Ad un certo punto emise un profondo brontolìo molto simile ad una rauca risata. Mentre quella bestia gli girava intorno e gli occhi gli si chiudevano, il ragazzo udì una voce riecheggiargli nella mente: “Non opporre resistenza… verrai con noi…” Verrai con noi, verrai con noi… Queste parole suonavano come una dolce nenia e Shard, lentamente, si addormentò.

Venne svegliato da una forte stretta alle viscere, come se qualcuno stesse cercando di strappargli le budella. Scattò immediatamente in piedi, più velocemente di quanto avesse mai fatto in vita sua. Il lupo nero aveva fissato il suo sguardo color smeraldo nel suo. Shard mise la coda tra le gambe, dimenandola debolmente ed uggiolando in segno di sottomissione. Con un impercettibile segno dell’orecchio il capobranco lo invitò a seguirlo, un attimo prima di lanciarsi fuori dalla casa, verso il bosco. Prima, però, il lupo rossiccio lanciò un’ultima occhiata ai fogli: l’uomo dietro al vetro era sparito, così come il canide color ruggine che gli era parso tanto familiare… Ma certo. Il sogno. Quel lupo ero lo stesso che era venuto a prenderlo nell’incubo… e che ora si muoveva per la casa, con l’anima di Shard intrappolata nel possente corpo.

Mentre correva nel boschetto soffocato dalla nebbia, il giovane lupo si godeva la forza della natura e la propria potenza. Si sentiva imbattibile. Riusciva a captare il respiro del tasso che dormiva nella sua tana, l’odore della disperazione che regnava giù in città. Vedeva chiaramente ogni dettaglio di ogni albero, di ogni bacca, di ogni filo d’erba. Sentiva le potenti zampe che falciavano la rugiada ed il terreno umido, il vento che gli sforzava il muso e che gli danzava gioioso nella pelliccia. Euforico, lanciò un potente ululato al cielo e subito mille voci gli risposero: il suo branco!

Nell’ultimo momento di lucidità, prima che la sua umanità andasse perduta per sempre, Shard si rese conto che ciò che era successo, in fondo, era solo colpa sua. Le immagini, tutto ciò che aveva disegnato, era emerso dai fogli ed era fuggito. E di lupi distruttivi, ne aveva disegnati, e quanti! Era forse la matita? Il suo tratto? O semplicemente c’era in lui qualcosa che non andava? Ormai però era tutto perduto. Il suo vecchio corpo, la sua vecchia casa, il suo vecchio mondo. E, disperato, si chiese: “Che cosa ho fatto?”

   
 
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