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Autore: miss_dunbar    17/04/2015    9 recensioni
Dato che le introduzioni non sono il mio forte:
dal primo capitolo:
"[...]-Lo senti Stiles?-
Quel ripetere il suo nome lo stava destabilizzando, voleva sentire un’altra voce chiamarlo, pronunciare il suo nome, accarezzare la sua pelle mentre lo chiamava, forse piano, sussurrandolo quasi.
-Io… penso di sì- disse in fine, non sapendo neanche a cosa si stesse riferendo.
-Sei così sensibile Stiles- disse il veterinario, posandogli una mano sulla spalla -eppure scommetto che non sai di cosa sto parlando- continuò con un sorrise mite a distendergli le labbra.[...]"
è una piccola Steter senza pretese, composta da tre capitoli, già conclusi.
Spero di incontrare il vostro favore e di ricevere anche il vostro pare, commenti positivi e negativi sono ben accetti.
Buona lettura a tutti coloro che si avventureranno.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Peter Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Allora inizio con le scuse, dovevo pubblicare mercoledì, ma causa università ed un esame che doveva essere un semplice colloqui (maledetta prof che ha cambiato all’ultimo secondo la modalità) son tornata a casa stanca e distrutta per un esame vero e proprio.
Alcuni diranno: e potevi pubblicare ieri!
Lo so, ma ero così stanca che anche la mia alpha ha dovuto subirmi alle 10 di sera per poter riavere la sua storia, quanto meno riletta.
E con questo vi lascio alla lettura, aggiungo solo che è con grande rammarico e sofferenza che vi annuncio che questo è l’ultimo capitolo, mi dispiace così tanto, me se qualcuno mi invogliasse…a continuare… forse un pensiero ce lo farei.
 
Detto questo, buona lettura, ci vediamo a fine capitolo.
 

Capitolo 3
 
 
-Stiles-
La voce di Scott riecheggiò nei corridoi del liceo, mentre cercava di richiamare l’attenzione dell’amico.
 
-Stiles aspetta- lo richiamò ancora.
 
-Che altro vuoi Scott? Non mi hai inveito contro abbastanza ieri?!- gli rispose sarcastico il ragazzo, facendosi raggiungere dall’amico, mentre gli altri studenti che passavano nel corridoio gettavano loro delle occhiate curiose.
 
-Io…Stiles, volevo scusarmi- ammise Scott, posandogli una mano sul braccio, mentre lo tirava verso un corridoio secondario, lontano da occhi indiscreti -volevo chiederti scusa per come ho reagito ieri, non ero in me, ero e sono ancora adesso stressato per quello che è accaduto negli ultimi mesi… me ne devi dare atto… prima Kate che ritorna, poi Derek che ritorna ragazzo, il totomorte, Peter che viene rinchiuso e Derek che se ne va un’altra volta, tu che diventi silenzioso e quasi depresso, poi Derek torna e tu sembri riprenderti, poi Peter che esce da…da quel posto e poi tu… oddio sono troppo stressato per avere solo diciassette anni, o meglio diciotto a breve…- snocciolò tutto d’un fiato, sommergendo l’amico di parole -e Stiles…-
 
-È che sei un deficiente- affermò Stiles -ma ti voglio bene- disse alla fine, tirandolo in un forte abbraccio, che l’altro ricambiò subito.
 
-Anche io ti voglio bene- gli sussurrò tra i vestiti Scott.
 
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-Avete fatto pace?- la domanda di Kira li raggiunse, mentre erano a pranzo e lei si stava per sedere al tavolo del branco.
 
-Sì, sai com’è Scottie?- chiese Stiles -è un deficiente-  aggiunse, facendo ridere tutti.
 
-Ehy non insultarmi davanti agli altri- si lamentò Scott, facendo la faccia offesa.
 
-Hai ragione- concesse Stiles -lo farò quando saremo in privato- concluse ridendo, appoggiandosi poi alla spalla dell’amico con fare civettuolo, facendo ridere un’altra volta i ragazzi seduti al tavolo con loro.
 
 
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-Che intenzioni hai? Vai a prenderlo a scuola?- chiese Derek senza neanche sollevare gli occhi dal libro, restandosene comodamente sprofondato sul divano del soggiorno.
 
-Sarebbe un’idea- rispose Peter, aggiustandosi le pieghe dell’onnipresente giubbotto di pelle.
 
-Inizi a creare un contatto?- chiese ancora, sfogliando il libro, sollevando per un attimo gli occhi sullo zio, inarcando un sopracciglio alla maglietta aderente che gli strizzava gli addominali in maniera quasi oscena, se non avesse avuto un fisico perfetto.
 
-Ci provo- affermò -sai dove sono le chiavi della Toyota?- gli chiese dopo un attimo di smarrimento, guardandosi attorno.
 
-Secondo cassetto- rispose solo Derek, riprendendo a leggere.
 
-Secondo cassetto di cosa?- chiese Peter ,fissando sconvolto il nipote -della cucina, della tua stanza, della mia stanza, del soggiorno, vicino la porta… di cosa?- chiese quasi isterico, istigato dalla placidità del giovane, che continuava a leggere, sfogliando di nuovo una pagina.
 
-Secondo cassetto vicino alla porta, a destra dell’armadietto bianco, sotto lo specchio a sin…-
 
-Oh nipote, sta’ zitto e vai a prendere quelle dannate chiavi- lo richiamò alla fine l’uomo, facendo sorridere il nipote, mentre si alzava dal divano e andava a prendere le chiavi.
 
-Tieni- disse poi lanciandogliele.
 
-Visto che era più facile?!- disse Peter afferrandole al volo e dirigendosi verso la porta, richiudendosela poi alle spalle.
 
 
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-Ci vediamo più tardi a casa di Lydia per ripetere biologia- affermò Scott, mentre uscivano da scuola.
L’ultima campanella era suonata da pochi minuti e loro si erano radunati intorno all’armadietto dell’alpha per organizzare il pomeriggio. Ormai erano le 16 passate, ma potevano stare insieme e studiare un paio d’ore.
 
-Ma io non ho bisogno di biologia- si intromise Liam.
 
-Effettivamente lui è del secondo anno, è un contro senso che venga a studiare biologia del quarto anno- convenne Stiles.
 
-Hai bisogno di essere aiutato con qualche materia?- gli chiese Kira.
 
-Matematica- affermò corrucciato il ragazzino.
 
-Lydia e Stiles vanno bene in matematica- intervenne Scott sorridente.
 
-Ho capito, vengo anche io da Lydia per studiare matematica e non biologia- disse imbronciato Liam.
 
-Bravo questo è lo spirito- lo sfotté Stiles, mentre si dirigevano al parcheggio.
 
 
 
 
-Che ci fa lui qui?- biascicò ad un certo punto Scott, mettendo in allarme i mannari e facendo sollevare il capo a Lydia e Stiles, che per via del sole camminavano con gli occhi rivolti verso l’asfalto.
 
-Peter- sussurrò Stiles, portando la mano destra a stringere la maglietta all’altezza del cuore.
 
 
L’uomo se ne stava mollemente appoggiato alla portiera del suv, parcheggiato perpendicolare alla Jeep, impedendole di uscire dal parcheggio.
Quando udì le voci dei ragazzi, Peter sollevò il capo, rimanendo abbagliato dalla visione di Stiles, stretto in una semplice polo azzurra, che metteva in risalto le spalle larghe del ragazzo e la pelle chiara del collo.
 
-Salve ragazzi- li salutò, quando gli furono di fronte.
 
-Che cosa vuoi?- gli chiese Scott diffidente.
 
-Volevo fare quattro chiacchiere con Stiles- gli rispose diretto l’uomo.
 
-Va bene- -Lui non vuole- risposero in contemporanea Stiles e Scott, mentre quest’ultimo si poneva davanti all’umano.
 
-Penso che sia capace di decidere da solo- disse Peter, staccandosi dalla portiera e fronteggiando l’alpha.
 
-Che cosa vuoi da lui veramente, Peter?- chiese nuovamente Scott.
 
-Solo parlare, niente di pericoloso- ammise l’uomo, spostando gli occhi chiari sul ragazzo dietro l’alpha, come a volerlo convincere delle sue buone intenzioni.
 
-Oh Scott, lascialo andare, non ha quattro anni- lo riprese Lydia, spostando lo sguardo da Stiles a Peter, sorridendo come se avesse risolto il più grande quesito del mondo.
 
-Che sia- concesse Scott, girandosi a fronteggiare l’amico  -ma se non rispondi al telefono vengo a cercarti e mobilito anche tuo padre-  lo minacciò poi di fronte all’ingiustificata allegria di passare un pomeriggio con Peter Hale.
 
-Non ti preoccupare risponderò ad ogni telefonata e andrà tutto bene- disse dirigendosi al suv, lanciando le chiavi della Jeep all’amico e aprendo la portiera dal lato del passeggero.
 
-Non preoccuparti mamma chioccia, te lo riporto a casa per cena- lo sfotté Peter, accomodandosi dal lato del guidatore -Almeno spero- aggiunse poi in un sussurro, quando ormai aveva messo in moto il suv e si erano allontanati, suscitando indignazione in Scott, che non poté rispondere alla sua provocazione.
 
 
 
 
-Di cosa volevi parlarmi?- gli chiese Stiles dopo un po’ che erano in auto.
 
-Mi chiedevo se ti andasse di passare un po’ di tempo con me?- gli chiese l’uomo, spostando un attimo gli occhi dalla strada per accarezzare con un lungo sguardo il ragazzo seduto al suo fianco.
 
-Io…sì va bene- disse Stiles, arrossendo appena, spostando lo sguardo fuori dal finestrino.
 
-Dove vorresti andare?-
 
-Non lo so- sussurrò il ragazzo.
 
-Ti va di andare al lago?- gli chiese poi a bruciapelo Peter, guardando fisso la strada di fronte a sé.
 
-Oh sì, è tanto che non ci vado- affermò esuberante il ragazzo, volgendosi a fissarlo.
 
-E allora che lago sia- proclamò Peter, sfrecciando per la statale libera.
 
 
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-Dite che Derek lo sa?- Chiese ad un certo punto Liam.
 
-Sì lo so- rispose una voce profonda alle loro spalle, che li fece sobbalzare tutti e cinque.
 
-Dio, che ci fai tu qua?- gli chiese Scott, mantenendosi il petto per lo spavento.
 
- Ma che razza di mannaro si spaventa?- chiese allibito Derek.
 
-Uno preoccupato per il suo migliore amico, che è appena andato a fare una scampagnata con Peter-psicopatico-Hale -affermò indignato Scott.
 
-No, starà bene, non preoccuparti, se ci sono problemi li andiamo a recuperare- lo tranquillizzò il  più grande.
 
-Ah va bene- concesse Scott interdetto.
 
-Comunque che ci facevi qui?- chiese ancora Lydia con sguardo malizioso, lasciando intendere che forse ne aveva intuito il motivo.
 
-Volevo vedere come avrebbe fatto- disse enigmatico Derek, dando molte informazioni a Lydia, che aveva capito tutto.
 
-Cosa?- chiese sempre più perplesso Scott, mentre Derek si avviava fuori dal parcheggio -Derek, ma di cosa stai parlando?- chiese ancora ad alta voce il ragazzo, senza successo.
 
-Oh Scott, come sei ingenuo- cinguettò Lydia, dirigendosi alla propria auto e salendovi a bordo -ci vediamo tra poco a casa mia- disse prima di mettere in moto.
 
 
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-Come è tranquillo qui- sospirò Stiles appoggiandosi comodamente sulla coperta a quadri che Peter aveva preso dal porta bagagli.
 
-Ti piace?- gli chiese l’uomo, seduto di fianco a lui, fissandone il corpo longilineo e appena muscoloso.
 
-Sì-  bisbigliò il ragazzo, socchiudendo gli occhi e muovendo il capo sullo zaino usato a mò di cuscino.
 
Erano vicinissimi, i cuori che battevano a mille nei loro petti, i respiri sincronizzati, le mani che si sfioravano appena.
Peter si stese, appoggiando il capo sul bordo dello zaino, a poca distanza da quello del ragazzo, cozzando con la sua la spalla di Stiles, che a quel contatto sussultò per la sorpresa, ma non si mosse.
Avrebbe voluto dire mille cose Stiles, avrebbe voluto chiedergli finalmente quel ‘perché’ che tanto a lungo si era portato dentro, ma per una volta in vita sua non aveva parole, né pensieri.
 
-Come mai sei così silenzioso?- gli chiese piano Peter, come timoroso che se avesse alzato la voce, il ragazzo sarebbe scappato.
 
-Non so cosa dire- ammise Stiles, sempre a bassa voce.
 
-Non c’è bisogno di fare grandi discorsi con me- lo spronò l’uomo.
 
-Io…in questi mesi mi sono chiesto…- iniziò Stiles con voce tremante -‘perché’?-  disse poi, volgendo il capo a fissare il viso del mannaro, spingendosi sul fianco, tirando le ginocchia a novanta gradi e sistemando le mani sotto il mento con i gomiti poggiati quasi sulle cosce.
 
-Che cosa ‘perché’?- chiese Peter, volgendosi anche lui su un fianco, tirando le ginocchia fino a premerle contro quelle del ragazzo e avvicinando il capo fino a sfiorargli il naso, accarezzandogli le labbra con il suo respiro.
 
-Deaton… Derek… - iniziò il ragazzo -loro mi hanno detto che solo tu potevi dirmelo il ‘perché’ e ora tu sei qui- disse -con me- aggiunse in un sussurro -e allora dimmi, Peter: Perché ti sento? - chiese in fine, spingendosi a posare le sue labbra su quelle dell’uomo.
 
Gli occhi semichiusi, le labbra poggiate su quelle dell’altro, le mani che si cercavano fino a stringersi e accarezzarsi piano.
 
-Lo sai perché mi senti- sussurrò Peter, staccandosi un attimo da Stiles -è lo stesso motivo per cui ti sento io- aggiunse piano, scendendo a baciare ancora il ragazzo con più passione questa volta.
Le braccia di Stiles corsero alle spalle del mannaro, tirandoselo contro, mentre l’uomo allungava le braccia avvolgendole alla vita sottile del  ragazzo tirandoselo di più contro, affondando il naso nel collo pallido e aspirandone il buon odore.
Le mani di Peter scesero ad accarezzare la schiena, intrufolandosi sotto la polo azzurra, toccando la pelle morbida con le dita, spingendo le mani a stringere più pelle possibile.
Stretto tra le braccia dell’uomo, Stiles gemeva piano, accarezzandogli le spalle forti, scendendo ad accarezzargli le braccia muscolose e poi i pettorali gonfi, facendo scivolare una mano sotto la maglia nera ad accarezzare la pelle ambrata e calda. Così meravigliosa al tocco.
Le labbra del mannaro erano impegnate a baciare e marchiare il collo dell’umano.
Con un movimento veloce, Stiles se lo tirò addosso, aprendo le gambe e accogliendolo nel mezzo.
In un attimo le maglie volarono via, mentre i bacini si spingevano vogliosi l’uno contro l’altro, le labbra erano sigillate in un bacio sconcio, in cui le lingue si rincorrevano furiose e le mani stuzzicavano i capezzoli e i fianchi del compagno.
 
-Sei sicuro che nessuno ci vedrà?- gemette ad un certo punto Stiles, ritrovandosi con la bocca libera, mentre con le mani era sceso a stringere le natiche dell’uomo, spingendoselo contro.
 
-Non viene nessuno da questa parte del lago- provò a rassicurarlo Peter, mentre gli baciava il collo.
 
Il rumore metallico della zip che calava, fece eccitare maggiormente il ragazzo, che strinse furiosamente i capelli sulla nuca dell’uomo.
La bocca di Peter era impegnata in un profondo gioco stuzzicante ai due scuri bottoncini di carne sul petto di Stiles.
Con una mano stringeva il capezzolo sinistro, mentre con la bocca leccava e succhiava quello destro, spingendovi la lingua contro, tirandolo con i denti e poi spingendolo verso destra e poi a sinistra con la punta umida della lingua. E poi ricominciava tutto da capo, mentre con il bacino si spingeva contro l’erezione dura del giovane.
Con la mano libera Peter si intrufolò nei jeans aperti del ragazzo, accarezzandone l’erezione dura e fremente, ricevendo in cambio un forte gemito carico di piacere.
 
-Io…oh…- gemette incoerente Stiles, facendo scivolare una mano fino al bordo dei jeans del mannaro, spingendosi poi sul davanti fino ad incontrare la chiusura del bottone e della zip.
 
-Non sei obbligato- disse Peter, staccandosi un attimo dalla sua occupazione, fissando il ragazzo negli occhi ambrati.
 
-Ti sento come tu senti me- disse solo Stiles, tirandoselo contro e baciandolo ancora sulle labbra, mentre le mani lavoravano veloci sul membro dell’altro.
 
Peter aggiustò la presa sul sesso del ragazzo, sfregando il glande arrossato e raccogliendo sulle dita le prime gocce di piacere, lubrificandosi le dita per facilitare la masturbazione.
 
Sotto di lui, Stiles gemette nel bacio, stringendogli forte la nuca con la mano libera, mentre con l’altra lo toccava in mezzo alle gambe, godendo nel sentire nel proprio palmo il membro duro e fremente dell’uomo. Lasciandosi sfuggire un ansito sorpreso, quando le dita gli si inumidirono delle prime gocce di preorgasmo.
 
-Ti sta piacendo?- gli gemette forte Peter all’orecchio, soffermandosi poi a leccarlo e stuzzicarlo a fondo.
 
-Oh dannazione… tanto…- gemette Stiles, leccandogli il collo e soffocando i suoi gemiti e mugolii nella curva muscolosa tra il collo e la spalla dell’uomo.
 
I movimenti delle mani divennero frenetici, mentre i bacini si venivano in contro e le gambe di Stiles si stringevano ai fianchi di Peter stringendoselo contro con ogni sua parte.
 
-Sto…io sto… Peter- bisbigliò Stiles a corto di fiato, stringendo forte la presa sul membro dell’uomo e venendo tra i loro stomaci, imbrattando con il proprio piacere la mano di Peter, che sentendolo godere nel proprio pugno, gettò il capo all’indietro e mugolò soddisfatto, spargendo il suo piacere perlaceo sul torace del ragazzo e nella sua mano.
 
Dopo giacquero l’uno sull’altro per lunghi minuti, intenti a riprendere fiato.
Stiles sdraiato sulla coperta con il capo posato sullo zaino e Peter steso su di lui con il capo posato nella curva del suo collo pallido.
 
-È stato intenso-
Il primo a parlare fu Stiles, che si strinse forte a Peter fino a posare il capo nell’incavo del suo collo.
 
-Già- concesse l’uomo, cambiando posizione  e tirandoselo addosso.
 
-Dovremmo pulirci- sussurrò Stiles, passando un dito umido di sperma sul torace sporco dell’uomo.
 
-Nella giacca c’è un pacchetto di fazzoletti- sussurrò Peter, indicandogli il  giubbotto con un gesto del capo.
 
o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o
 
 
-E allora com’è andata?-
 
La voce di Derek lo fece sobbalzare.
 
Era mai possibile che quel lupo mannaro dovesse vivere appollaiato sul davanzale della sua finestra manco fosse un dannato uccellaccio.
 
-Che cosa vuoi da me?- urlò spaventato.
 
- Com’è andata?- chiese ancora noncurante delle sue condizioni.
 
-Bene- urlò ancora Stiles, togliendosi lo zaino dalle spalle e gettandolo in un angolo della stanza.
 
-Oh bene, allora posso andare- disse poi scendendo dal davanzale e sparendo dalla sua vista.
 
-Stupido lupo mannaro con manie di protagonismo- imprecò il ragazzo, mettendosi a letto.
 
-È andato via-
 
-Ma porca di quella…- urlò Stiles in preda ad un infarto, ne era sicuro stava per morire per un colpo di paura -cosa avete con quella dannata finestra? Ci saranno almeno dieci finestre in questa casa, ma voi no! Dovete entrare da questa!- concluse, alzando le braccia al cielo.
 
-Dai non fare il melodrammatico ragazzino- lo riprese Peter, entrando e andandosi a stendersi sul letto vicino al suo ragazzo.
 
-Davvero Peter, questa storia deve finire, o palesate la vostra presenza preventivamente o non entrerete più in questa casa, perché avrò un bell’infarto e addio Stiles- fece sarcastico il ragazzo, sistemandosi sul petto dell’altro, lasciandosi avvolgere dalle sue braccia.
 
-E poi come faccio io senza la tua mente brillante?-
 
-Ti preoccupa solo di non avere più a disposizione la mia mente?- gli chiese il ragazzo.
 
-E le tue labbra e i tuoi occhi e le tue braccia e il tuo corpo e tutto di te Stiles-  sussurrò Peter, scendendo a baciare ogni lembo di pelle esposto, stringendolo tra le braccia, pressandolo contro il materasso.
 
-Ora ragioniamo- gemette Stiles, accogliendolo ancora tra le gambe aperte e stringendogli la schiena tra le braccia.
 
-Lo sai che è per sempre ragazzino?- gli chiese l’uomo sulle labbra, accarezzandogli i fianchi snelli.
 
-Non è un problema per me- gli rispose a tono il ragazzo, accarezzandogli le spalle forti.
 
-Buon per te- concesse il lupo, scendendo a baciarlo famelicamente, suggellando la loro promessa.
 
Sarebbe stato un bel ‘per sempre’.
 
L’importante era avere l’opportunità di litigare senza problemi e di poter essere sé stessi senza vincoli.
Ed entrambi sapevano che l’altro non li avrebbe mai limitati, ma anzi l’avrebbe aiutato a crescere e a migliorarsi.
 
In fin dei conti non era questo l’amore?!
Un bel sentimento carico di buoni propositi e tanta voglia di crescere, almeno per loro era questo  in quel momento.
 
 
Fine.
 
 
Allora cosa ne pensate?
Per farmi sapere, appunto, “cosa ne pensate?” lasciate un bel commento, ma anche brutto, non mi offendo.
Come sempre anche un punto esclamativo o interrogativo è ben accetto e anche i commenti negativi, aiutano a crescere e non me ne lamento.
 
Sono dispiaciuta che sia finita, ma voi invogliatemi a proseguire, eh!
Lasciate traccia del vostro passaggio.
Ringrazio la mia alpha che mi sopporta ed è un tesoro, tutte voi che avete commentato e supportato e chi ha messo la storia tra le preferite e le seguite/ricordate  e anche i lettori silenziosi, perché ne siete stati tantissimi e se soltanto ci fosse un commento per ogni visualizzazione, ne avrei tipo 200, quindi: grazie a tutti voi, siete stupendi.
 
  
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