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Autore: A_Typing_Heart    17/04/2015    1 recensioni
Nella cornice di un Giappone moderno schiacciato dalla tirannia di un regime militare Hibari Kyoya e Rokudo Mukuro si ritrovano a inseguire i propri ideali di giustizia e libertà su fronti opposti. Hibari è pronto a separarsi da Mukuro in nome della legge, dell'ordine e della disciplina, lasciando il suo cuore imprigionato in un gelido inverno. Ma altri sono pronti a dare la vita affinchè torni a soffiare un vento carico di petali di ciliegio...
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Kyoya Hibari, Mukuro Rokudo, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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-Ahia! Porca pu...-
Hibari Kyoya si succhiò le uniche due dita che gli erano rimaste senza cerotti, l'indice e il medio della mano destra, cercando con occhi disperati qualcosa che non riusciva a vedere sul bancone o sul tavolo della cucina. Sibilando una lunga serie di parolacce afferrò la presina con la mano sinistra, spalancò lo sportello del forno con il gomito e trasse in salvo la terrina. Troppo tardi, a giudicare dall'odore di bruciato che ne saliva e dal colore decisamente troppo scuro. Non aveva tempo per deprimersi per quello, così si legò un fazzoletto attorno alle dita ustionate e tentò di salvare almeno le crocchette fritte, ma quelle si stavano slealmente scurendo più in fretta di quanto riuscisse a toglierle.
-Fanculo!-
Afferrò la padella con la mano sinistra e la rovesciò dentro il lavandino, dove l'olio schizzò pericolosamente prima di scendere nello scarico, lasciando le crocchette quasi salve e fumanti.
-È pronto.- annunciò in tono piatto, ammucchiandole a fatica con le bacchette in una ciotola.
-Cosa?- domandò Gokudera con aria annoiata dall'altra parte del capanno, sollevando la maschera protettiva da saldatore. -Che cavolo hai detto?-
-Ho detto che è pronto, cazzo!- sbottò Hibari di rimando. -Che cosa cavolo potrei aver mai detto?!-
-Ma che cazzo ne so, sono due ore che imprechi!-
-Oya, oya... non state litigando, vero?-
Mukuro scese la scala che dava sul piano di sopra, strofinandosi un occhio. Hibari lo guardò, ma come sempre non disse niente. Gli aveva già ripetuto tante volte che avrebbe dovuto dormire di più, ma non gli dava retta e ultimamente era diventato facilmente irritabile a qualsiasi rimostranza che Kyoya gli facesse.
Dalla stanza sul retro arrivarono anche Chikusa e Madeleine, quest'ultima storse il naso quasi immediatamente e guardò il tavolo con aria critica.
-Che cosa dovrebbe essere quella roba? Cibo?-
-Ehi... io pensavo che fosse la saldatura a puzzare di bruciato, non il pranzo.-
Gokudera battè con la bacchetta la superficie della terrina, che rimandò un rumore di plastica come fosse un piatto giocattolo per bambine. Anche l'insegnante storse il naso come la ragazza e Chikusa fece un sospiro di rassegnazione senza proferire motto. Mukuro stiracchiò un sorriso, seppur sapendo che l'umore generale era pessimo.
-Apprezzate lo sforzo, Kyoya non brucia mai le stesse cose, ci mette fantasia...-
Hibari incrociò le braccia fissando un punto indeterminato del pavimento. Ormai ci aveva fatto l'abitudine, dopo quasi un mese, ma questo lo rendeva ancora più frustrato. Per quanto tempo ancora gli sarebbe stato chiesto di cucinare? E soprattutto, per quanto tempo avrebbe ancora rovinato qualsiasi cosa commestibile gli fosse finita in mano?
-Sopra è carbonizzato e sotto è completamente crudo.- sentenziò Gokudera, dopo aver aperto la pietanza come un cadavere in autopsia. -Merda, non credevo che esistesse qualcuno in grado di fare peggio di Tsuna!-
-Non sai fare proprio niente, sei inutile!- rincarò Madeleine.
-Se tu sei tanto brava, perchè non cucini tu?!- sbottò Hibari, tirandole lo straccio in grembo. -Cucinare è una prerogativa delle donne, tu sei una donna, no?! Cucina tu!-
-E un uomo dovrebbe sapersi rendere utile! Tu non sai fare niente!- ribattè lei. -Metti tu a punto un motore mentre io cucino? Eh? Vai tu a fare i sopralluoghi, a mettere le telecamere, a collegare i sistemi mentre io cucino?!-
-Kyoya, non dire certe sciocchezze sessiste.- disse Mukuro. -E smettila anche tu, Madeleine... Kyoya fa del suo meglio, non è colpa sua se non sa cucinare.-
-Forse no, ma sarà colpa sua se moriremo di fame...- borbottò sottovoce Chikusa, lasciando le due metà di una crocchetta anch'essa cruda all'interno. -Vorrei che Nagi fosse qui.-
Anche Hibari avrebbe voluto che ci fosse Nagi a cucinare, così sarebbero stati tutti contenti e avrebbero smesso di umiliarlo in quel modo tre volte al giorno. Ma Madeleine non aveva tutti i torti, per l'utilità che aveva avrebbe anche potuto tornarsene a casa e aspettare il momento a cui Mukuro sarebbe servito un uomo in più in battaglia.
-Che schifo!- esclamò Gokudera sputando la crocchetta cruda. -Ma tu senza Yamamoto non sai fare proprio niente!-
-È per questo motivo che arrivava sempre prima per aiutarmi!- fece Hibari piccato. -Potresti fare lo stesso e aiutarmi, invece di lamentarti sempre!-
-Nel caso non l'avessi notato io sto lavorando!-
-Ah, certo! Perchè io mi sto divertendo a tagliarmi le dita e bruciarmi le mani, vero?- ribattè Hibari con una voce insolitamente stridula. -Mi diverto a stare qui a sentire voi che mi insultate e vi lamentate che non so fare niente, con le bolle sulle dita e il cibo che è da buttare! È proprio uno spasso!-
-Neh, neh, che ne dite se stavolta prendiamo un po' di cinese da asporto?- domandò Mukuro in tono leggero, come proponesse una gitarella allegra.
-Di nuovo? Io ho quei cavolo di spaghetti che mi escono dalle orecchie!-
-Mangia dei ravioli stavolta.- ribattè Mukuro improvvisamente acido. -Madeleine, vai tu, per favore.-
-Fa freddo, non mi va!-
-Vacci e basta.- le disse con lo stesso tono.
-Non solo non servi a niente, ma mi fai anche perdere tempo utile!- sibilò Madeleine all'indirizzo di Hibari. -Se sei qui per intralciarci puoi tornartene con il culo al caldo a casa tua!-
Hibari non rispose. Mise tutto il suo impegno per evitare di urlarle qualcosa di davvero sgarbato in faccia, mordendosi il labbro. Senza guardare niente e nessuno rovesciò le crocchette sopra la terrina, la prese con il guanto da forno e si mosse verso la porta laterale del capannone, che dava sullo spiazzo. Scivolò come un pesciolino sfuggente nella corrente oltre il braccio di Mukuro che aveva tentato di trattenerlo e andò fuori, chiudendosi la porta alle spalle.
Si lasciò sfuggire uno strano suono, simile a un singhiozzo, prima di schiantare tutto quello che aveva in mano in un grosso bidone di alluminio vicino alla porta. La terrina finì in pezzi, ma Hibari era talmente fuori di sè che lanciò un urlo rabbioso e tirò un calcio al bidone facendolo rovinare due metri più avanti. Implacabile lo raggiunse e iniziò a calpestarlo con furia senza smettere di urlare come un ossesso. Il suo cervello si era spento un po' come era accaduto nel suo vecchio appartamento vicino alla piazza di Namimori ed esattamente come allora aveva il bisogno di distruggere qualcosa. Si fermò solo quando il bidone fu praticamente piatto e pieno di bozze e lui non ebbe più fiato.
-Hai finito, ora?-
Hibari si voltò lentamente verso Mukuro e abbandonò i poveri resti del bidone, con le crocchette smaciullate in mezzo al prato punteggiato di quello che restava della neve.
-Ho finito.-
-Perchè l'hai buttato? Io l'avrei mangiato lo stesso, sai?- fece lui, sorridendogli. -Io non potrei mai buttare via qualcosa per cui ti sei così tanto impegnato... per quanto schifo possa fare.-
-Devi avere molta voglia di morire.- commentò Hibari, sentendosi più depresso che mai.
Mukuro allungò le mani e gli fece sollevare le braccia, studiando con vago interesse la buona decina di cerotti che aveva attorno alle dita e sulle mani. Non lo trovava più strano, tra bruciature, tagli e le volte che era stato punto o attaccato da qualcosa (quando erano stati fortunati da trovare crostacei vivi a bassissimo prezzo) le sue mani erano inutilizzabili. Ormai poi la mano destra aveva una forma ergonomica che si adattava perfettamente al manico della scopa. Fare le pulizie e cucinare, ecco i suoi grandi contributi per salvare il Giappone dalla tirannia...
-Hai proprio una brutta bruciatura qui...- disse Mukuro guardandogli le dita appena ustionate. -E anche qui... e qui, anche...-
-Incredibile per uno che non riesce a cuocere niente, non credi?- fece lui, sconfitto. -Se soltanto non sapessero che ti ho aiutato a evadere, farei davvero meglio a tornarmene a casa... qui non vi servo a niente, vi faccio solo perdere tempo... non vi sono di nessun supporto...-
-Kyoya, non dirlo nemmeno... io ho bisogno che tu sia qui... mi sento al sicuro se sei con me.-
L'altro, seppur colpito dalla fermezza con cui aveva pronunciato quell'ultima frase, non rispose.
-Senti... Mukuro...-
Hibari nell'ultimo periodo aveva avuto molto tempo per riflettere sulla sua vita, su tutto quello che era il passato, e si era posto delle domande a cui non aveva saputo dare alcuna risposta. Pensieri angoscianti e scuri come fumo si addensavano tutte le sere appena posava la testa sul cuscino nella sua branda al piano di sopra, mentre vedeva la schiena di Mukuro che ancora lavorava a qualcosa al suo tavolo ingombro di scartoffie, le cuffie nelle orecchie per non disturbarlo con la sua musica. In realtà negli ultimi giorni a malapena gli parlava e gli diceva buonanotte.
-Mukuro... che cosa... che cosa trovi in me che ti piace così tanto?- gli chiese, sebbene già avesse paura della sua risposta, o del suo silenzio. -Io non sono mai stato gentile con te... ti ho sempre trovato fastidioso, arrogante e superficiale... ho fatto tutto quello che potevo per evitarti, e per cambiarti... tu... tu perchè mi vuoi così tanto?-
In un primo momento Mukuro lo guardò stranito, come se quella domanda in quel frangente gli facesse paura. Poi però sorrise nel modo più dolce che Hibari avesse mai visto e le sue braccia lo strinsero con la stessa forza della notte in cui lo aveva salvato dal carcere per gli oppositori politici, ma questa volta non c'era nessuna disperazione nel suo abbraccio. Semmai, una sconosciuta, infinita tenerezza.
-Oh, il mio piccolo Kyoya... una creatura con l'ego di un dio e le debolezze del più umano dei ragazzini... egocentrico, aggressivo, chiuso in sé stesso come un riccio, impaziente, irragionevole, bisbetico, arrogante, permaloso, intransigente, lunatico e scorbutico...-
-Do... dovrebbero essere dei complimenti?!-
-Kyoya, tu sei così... e sei perfetto così... io non cambierei niente di te, e non ti cambierei con nessun altro al mondo... ai miei occhi tu sei un principe splendente...-
Hibari lo fissò, preso completamente in contropiede da quella dichiarazione tanto devota subito dopo un elenco di difetti caratteriali sgradevole quanto veritiero. Nonostante il freddo pungente che faceva lì fuori, si sentì il viso improvvisamente caldo e gli occhi che bruciavano. Si liberò del suo abbraccio e tentò di asciugarsi l'occhio furtivamente, senza successo.
-Oh? Stai piangendo, Kyoya?-
-C-certo che no! Mi è solo.... solo...-
-... Finita un po' di commozione nell'occhio?- completò lui in tono divertito.
-Idiota!- sbottò Hibari senza guardarlo, assestandogli uno spintone. -Tu invece non sei perfetto per niente e mi fai schifo! Fai talmente schifo che bisognerebbe riconcepirti da capo, e io ti odio!-
-Mh, sì... anche io ti amo, Kyoya.-
Hibari inspiegabilmente aveva voglia di ridere e non riuscì a trattenersi che per qualche istante. Mukuro rise con lui accarezzandogli la guancia. Faceva così freddo che a malapena riusciva a sentire il suo tocco sulla pelle, ma le condizioni atmosferiche svanirono dalla sua mente del tutto quando lui lo baciò sulla bocca come aveva già fatto quella che pareva una vita precedente, quattro mesi prima. Stavolta però il corpo di Hibari reagì in modo completamente diverso da allora, sentiva una specie di solletico venire dall'interno, il suo petto era leggero... non aveva idea di che tipo di sensazione fosse, ma gli piaceva davvero. Era la prima volta che ricambiava un suo bacio, era proprio come fosse la prima volta in assoluto...
-Fa freddo qui... torniamo dentro?- chiese alla fine Mukuro, tenendogli le mani gelate.
-Io... ho bisogno di stare un momento da solo.- disse Hibari. -Soltanto un momento...-
-Non farmi stare in pena, Kyoya.-
Mukuro gli lasciò le mani e rientrò dalla porta laterale. Hibari attese di sentirlo muovere qualche passo all'interno prima di fare un gran sospiro e lasciarsi andare contro il muro a guardare il cielo grigio chiaro uniforme. Aveva bisogno di un momento... solo un momento. Non voleva che qualcuno lo vedesse emozionato come una ragazzina solo per aver dato un bacio a Mukuro. Sorrideva così tanto le guance intorpidite dal freddo gli facevano male. Era solo un bacio, però Hibari non si era mai sentito più felice di così.


Dopo che tutti si furono ben rimpinziati di piatti cinesi take away, lentamente le diligenti api operaie di Kokuyo, come Mukuro le definiva scherzosamente, tornarono a dedicarsi ai loro complessi lavori. L'ape regina Mukuro tornò di sopra a occuparsi di misteriose cartine che Hibari non era mai riuscito a leggere, Chikusa e Madeleine tornarono sul retro a occuparsi di motori, circuiti e chissà che altro, mentre Gokudera tornò al suo angolo a saldare pezzi di lamiere e smartellare a intervalli. Non aveva il minimo interesse per quello che faceva Hibari, al punto che gli voltava le spalle.
Kyoya non aveva praticamente niente da fare nemmeno quel giorno, come quasi ogni altro. Se nessuno aveva bisogno di aiuto a spostare qualcosa di pesante aveva di fatto le mansioni di una cameriera, pulire e cucinare, probabilmente le due cose che più detestava fare nell'universo. Tuttavia quel pomeriggio aveva in corpo tutto un nuovo spirito, quindi si mise d'impegno non appena tutti furono tornati al lavoro: diede una ripulita all'angolo del capannone in cui c'erano la cucina e i tavoli e si mise con la massima concentrazione e calma a preparare qualcosa per la cena. A casa gli era capitato tante volte di preparare il curry in una quantità industriale e ritrovarsi a mangiarne per settimane di seguito. Se solo avesse preso le precauzioni del caso e fosse rimasto calmo, sapendo di avere tutto il tempo e le capacità, come avrebbe potuto sbagliare?
Hibari non aveva mai guardato una serie intera di cartoni animati, non avendone tempo nè grande interesse, ma quando qualche ora più tardi si decise a prendere coraggio e assaggiare quello che aveva preparato non riuscì a evitare di immaginare sè stesso prenderne una mestolata e infilarla al volo nella bocca di quei tre deficienti come fosse una scena comica di un anime. Secondo il suo gusto, era senza dubbio la cosa migliore che avesse mai cucinato. Si mise a fare le porzioni nei piatti cercando di sembrare distaccato come tutte le altre volte.
-La cena è pronta.-
-Ugh... già ora della sbobba?- commentò Gokudera, alzandosi dalla sua postazione.
-Se la pensi così puoi anche non mangiarla.-
-Si dovrà pur vivere di qualcosa... spero.-
-Mukuro!- lo chiamò di nuovo Hibari affacciandosi alle scale. -Mukuro, si mangia!-
-Si spera.- commentò Madeleine.
-Io ho fame.- disse Chikusa annusando il piatto. -È abbastanza commestibile per me.-
Hibari restò nei pressi della scala come se aspettasse Mukuro, in realtà attendeva con impazienza i commenti di quei tre lamentosi. Dovette sforzarsi per non voltarsi quando sentì tintinnare le posate, poi finalmente Mukuro scese le scale di corsa asciugandosi le mani nella maglietta.
-Stavo finendo una cosa... cos'è, curry? Mi sembra di non mangiarlo da una vita!-
-A me sembra di non mangiare da una vita.- bofonchiò Gokudera masticando.
-Gokudera! Hai sputato un chicco nella mia direzione!-
-Non è vero.-
-Ma se ti ho visto! Chikusa, tu l'hai visto?-
-Ne avete di energia per essere tre morti di fame, no?- osservò Mukuro allegramente mentre si serviva da solo un piatto, ignorando quello che era già pronto vicino alla pentola. -Stavolta non sembra bruciato per niente, no? Ha un aspetto magnifico, Kyoya.-
-Allora mangia.- disse semplicemente Hibari.
Sempre con l'intento di non voler sembrare in attesa di complimenti, Hibari prese il telecomando della piccola tv e l'accese, lasciandolo poi sul tavolo. Era consuetudine che si scatenasse una lotta per il controllo della televisione all'ora di cena, con tre individui criticoni che volevano vedere tre programmi diversi nel poco tempo che si potevano concedere di pausa. Infatti subito dopo Gokudera prese il controllo e mise sul suo canale preferito, innescando la lite.
-Mh, Kyoya, è buonissimo! È fantastico, lo vedi che sei capace anche di cucinare?-
-Oeh, buonissimo... è commestibile, non esageriamo.- commentò Gokudera, mentre cercava di strappare il telecomando a Madeleine.
-Voglio mangiarne fino a scoppiare.- disse Mukuro, riempiendosi il piatto.
-Aspetta... aspetta, che fine ha fatto il piatto che ti sei preso prima?-
-... L'ho mangiato, no?-
Hibari restò a guardarlo basito mentre si riempiva il piatto e mangiava guardando lo zapping frenetico sulla televisione. Come aveva fatto a mangiarsi tutta quella roba in un paio di minuti? A fatica si riprese e decise di mangiare anche lui, prendendo il piatto già pronto. A suo parere, era davvero buono, se Gokudera era in grado di farlo meglio si accomodasse pure ai fornelli se voleva.
Dopo una lunga serie di quiz interrotti, frammenti di documentari e stralci di soap opera il canale cominciò a dare segnali di disturbo. Mukuro smise all'istante di mangiare e fissò il televisore come se avesse appena avvistato un nemico pericoloso, ma lo schermo era semplicemente fermo su un canale non registrato e c'erano solo puntini bianchi.
-Mukuro, cosa...?-
-Arriva.- disse lui, senza togliere gli occhi dallo schermo.
-Arriva chi?-
In quel momento apparve la classica schermata blu delle comunicazioni istituzionali e una voce di donna annunciò che stava per seguire una importante comunicazione da parte dell'Alto Consiglio e che la trasmissione era in onda su tutti i canali della nazione. Hibari sentì un brivido dietro la nuca. Se il consiglio annunciava qualcosa, avevano forse trovato un nuovo generale, oppure...?
-Che cosa...?-
-State zitti.- sibilò Mukuro. -Zitti!-
La prima cosa che tutti notarono nella sala conferenze di Edo davanti al banco e sommerso dai microfoni fu l'inconfondibile viso di Tsunayoshi Sawada. Hibari però per un attimo dubitò che fosse davvero lui, il suo sguardo era molto diverso da quello che ricordava di avergli sempre visto, aveva l'aria più vissuta e matura che mai, complice anche un abbigliamento estremamente formale. Esaurita una primissima scarica di flash, Tsuna spostò uno dei fogli che aveva davanti e cominciò a parlare con una voce più profonda di quella che Hibari gli attribuiva a memoria.
-Buonasera, popolo del Giappone.- esordì. -Io sono Sawada Tsunayoshi e ho avuto dal consiglio il grande onore di rivolgermi a voi dalla capitale per mettervi a conoscenza del fatto... che i ministri e gli esponenti militari che compongono l'Alto Consiglio dell'Haido hanno preso una decisione importante.-
-È.... il prossimo?- domandò confuso Hayato, guardando tutti in cerca di conferme.
-Il giorno 9 gennaio di quest'anno, mio padre... il generale Sawada Iemitsu... si è spento troppo presto, lasciando molte riforme incompiute, molte ferite da curare... e nessun erede ufficiale della sua missione... ora, in questo venerdì 14 febbraio, io sono onorato di dirvi che i rispettabili membri anziani hanno ritenuto che io fossi all'altezza di fare come lui... meglio di lui.-
Tsuna chiuse gli occhi per un momento mentre i flash della sala gremita lo abbagliavano. Gli piovvero addosso una valanga di domande confuse a cui non risponse mentre Hayato guardava dal televisore a Mukuro con gli occhi verdi spalancati. Anche Hibari alzò gli occhi su Mukuro e vide la sua espressione corrucciata e incredula, come se non riuscisse a spiegarsi che cosa stesse succedendo. In effetti, i timori di Mukuro erano ben altri... possibile che si fosse sbagliato per la prima volta? Che Byakuran l'avesse terrorizzato al punto da confondere la sua sensibilità ultraterrena?
-Per favore, non ho finito.- disse Tsuna, alzando la voce sopra le domande a ripetizione. -Non ho finito, per favore, lasciatemi andare avanti.-
Dietro le spalle di Tsuna si mosse qualcosa, un movimento che fece oscillare il tendaggio rosso e lo stendardo dell'Haido. Stranamente, a Hibari quel dettaglio fece venire una strana sensazione di inquietudine, come quando si guarda un film dell'orrore e si intravede qualcosa di soprannaturale dietro il protagonista, sullo sfondo.
-Io ringrazio molto il consiglio della fiducia che mi ha accordato, ma io non ho ricevuto nessuna formazione militare, nè politica... chi mi conosce sa che il mio lavoro è il vostro, sono un giornalista... e inoltre... le perdite personali che ho subìto per via delle leggi dell'Haido possono influenzare molto il mio operato, forse troppo... è per questo che ho trovato una persona degna della massima fiducia, un mio intimo amico...-
Hibari strinse gli occhi dubbioso. Non aveva idea di chi fosse la persona di cui parlava, ma l'espressione di disgusto che gli sembrava di cogliere sul viso di Tsuna la diceva lunga sulla massima fiducia che doveva riguardare quell' "intimo amico". Alzò gli occhi su Mukuro, che era diventato talmente pallido da fargli temere che stesse per svenire.
-Una persona a cui affiderei me stesso, di grande intelligenza, carisma e con la lungimiranza che serve per guidare questo paese in un futuro più radioso di quello a cui aspirava mio padre.- disse Tsuna, riprendendo quel tanto di passione che bastò a cancellare il suo attimo di debolezza. -È con grande piacere... e un profondo onore... che vi presento il prossimo generale supremo di Haido... Byakuran Gesso.-
Hibari girò la testa così bruscamente verso la televisione che si fece male al collo. Non credeva ai suoi stessi occhi, ma da dietro la tenda rossa vide uscire proprio lo stesso uomo che aveva gioito così selvaggiamente della punizione sanguinosa di Mukuro, lo stesso capitano sadico che aveva avuto l'occasione di incontrare al suo unico salotto con i capitani... lo stesso orribile individuo che aveva fatto cose irripetibili alla persona che amava. Era un'idea così raccapricciante che non riuscì a staccare gli occhi dal suo sorriso mentre prendeva il posto di Tsuna e guardava dritto davanti a sè.
-Ringrazio moltissimo il mio caro amico Tsunayoshi per il grande onore e l'immensa responsabilità che mi affida oggi davanti a tutti voi.- disse lui gioviale. -Impiegherò tutte le mie migliori risorse per migliorare i... perdonatemi... molti difetti che questo regime ha ancora oggi. Usufruirò di tutta l'esperienza dei miei senpai e dell'entusiasmo dei miei kouhai... ah, forse non dovrei chiamarli così... in ogni caso, io ho un'idea splendida di questo magnifico paese... e non è esattamente come vedo la realtà di oggi, per questo interverrò anche con la forza dove è più necessario.-
-Che cosa intende dire, generale?- domandò a bruciapelo un giornalista in prima fila.
-Voglio dire che ho potuto assistere a scene che in una società civile non dovrebbero mai aver luogo.-
-Tch, quanto sei viscido.- borbottò Mukuro con un sorriso amaro. -Infido serpente bugiardo.-
-Queste scene non dovranno ripetersi mai più, non importa chi le faccia ai danni di chi... per questo il mio primo editto riguarda le carceri e prevede l'abolizione del carcere duro, la soppressione definitiva del ministero delle punizioni e la chiusura del carcere di Sekko per gli oppositori politici.-
Un mormorio scioccato percorse l'intera sala conferenze, tutti sembravano troppo sconvolti per fare qualche domanda specifica. L'unico dentro il campo della telecamera che sembrava del tutto tranquillo era Tsuna, in piedi vicino a Byakuran come se sapesse quel discorso a memoria. Hibari si chiese se non fosse effettivamente così, se non fosse tutto calcolato e deciso a tavolino.
-Tra le misure che intendo adottare a breve c'è anche l'abolizione della categoria B delle derrate alimentari, che rientreranno di diritto nella categoria A... in pratica, ci vorrà ancora una licenza per commerciare questi prodotti per la sicurezza dei consumatori, ma torneranno ad essere di libera importazione e accessibili a prezzo modico a tutte le famiglie, senza nessuna restrizione.- spiegò Byakuran, prima di sorridere. -E vorrei ricordarvi che nella categoria B c'è anche il cioccolato, quindi penso che i bambini mi vorranno bene per questo.-
-Mu... Mukuro?-
Mukuro trascinò rumorosamente la sedia di fronte al televisore e vi prese posto a cavalcioni, incrociando le braccia sullo schienale. Non era più pallido come prima, ma aveva uno sguardo assetato di sangue che faceva venire i brividi. Hibari non gli aveva mai visto fare una faccia che ci somigliasse in tutta la vita.
-Andatevene.-
-Cosa?-
-Ho detto andatevene! Se avete tempo da perdere piuttosto lavorate!-
Il tono non ammetteva alcuna replica e dopo qualche esitazione i tre lasciarono il tavolo della cucina per tornare al loro lavoro, nel retro e nell'angolo del capannone. Hibari non aveva una vera e propria mansione, quindi pensò di poter restare con lui ad ascoltare il resto della trasmissione. Si sbagliava.
-Vattene, Kyoya.-
-Ma...-
-Vai a dormire.-
Hibari avrebbe potuto sentirsi offeso per essere stato mandato a dormire alle nove e mezzo come fosse un bambino delle elementari o un cane disobbediente mandato a cuccia, ma qualcosa nello sguardo di Mukuro smorzò del tutto la sua rabbia. Non aveva mai visto quelle sopracciglia sottili così aggrottate, i suoi occhi così serrati da sembrare fessure da cui scintillava qualcosa di blu. Capì senza bisogno di altro che questo era il suo momento per restare solo, aveva bisogno di rimanere in silenzio senza essere guardato per... assimilare la realizzazione delle sue peggiori ipotesi? Riflettere? O semplicemente per sentirsi libero di avere paura, un sentimento che sembrava non abbandonarlo mai ogni volta che sentiva nominare quel capitano?
Hibari sgomberò velocemente il tavolo e si avvicinò a Mukuro alle sue spalle solo per abbassarsi e dargli un bacio sul viso, che sembrò infastidirlo come poche altre cose che gli aveva fatto da quando si conoscevano. Confuso da quell'improvvisa freddezza, Kyoya gli augurò la buonanotte e salì le scale senza voltarsi finchè non fu in cima.
   
 
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