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Autore: Sweet Angel    25/12/2008    3 recensioni
[fic regalo di Natale per Hoshiko94]
Fic scritta per il burnin'contest di uchiha_girl!!
Sasori e Deida sono compagni di squadra, e si sa, in convivenza le scaramucce capitano!! Ma questa volta... Dalla fic:
"E le ultime parole che aveva detto a Sasori erano state: ti odio!-. Ti odio. Non era vero, non l’odiava!!"
Sarà un happy eniding o no?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akasuna no Sasori , Akatsuki, Deidara
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Fire friends

Fire Friends
























Ciau!
Questa è una lunga, lunghissima one-shot scritta da me per il Burnin’ Contest, indetto da uchiha_girl, ed è nata dall’unione di idee completamente differenti…
Dedicata a uchiha_girl, la giudice del contest… e la dedico, come regalo di Natale, a Hoshiko94, che ha subito tutti i miei scleri su questa fic!! Buon Natale!!
Buona lettura!!

***Riepilogo fic ***

Autrice: Sweet Angel
Titolo: Fire Friends
Personaggi: Sasori Akasuna, Deidara, altre comparse
Genere: Generale, Introspettivo
Raiting: giallo
Avvertimenti: one-shot, what if…?


**** Fire Friends ****




Deidara diede fuoco all’ennesimo pezzettino di carta, mettendolo sulla fiamma della candela accesa al centro del tavolo.
Sasori lo guardò, contrariato.
Il biondo non si curò dello sguardo decisamente irritato del compagno, strappò un altro pezzo di carta dal giornale che teneva in mano e lo mise sulla fiamma, che ebbe un guizzo e lo divorò.

-La pianti di bruciare la carta?- esclamò Sasori.

Il marionettista aveva i nervi a fior di pelle, come tutti gli akatsukini, in quei giorni… per la precisione, erano nervosi da quando si erano trasferiti in quel nuovo covo….
Era una grotta, in parte naturale, in parte artificiale, scavata all’interno di una montagna, l’ingresso una semplice fenditura nella roccia, nessuna via d’uscita in caso di pericolo.
Ma quello che irritava di più gli akatsukini era l’umidità e il caldo.
L’acqua gocciolava dal soffitto anche nelle camere da letto, l’umidità pervadeva l’aria e si appiccicava a vestiti, capelli, alla pelle, alla carta.
Bisognava tenere le candele accese anche di giorno perché non c’erano finestre, e il fumo si addensava nell’aria, non avendo via di sbocco.

-Perché dovrei smetterla?- chiese Deidara, fissando il suo Danna con aria al contempo interrogativa e di sfida.

-Perché mi togli la luce, baka- sentenziò il marionettista, chiudendo di scatto il libro, anch’esso umidiccio, che stava leggendo.
Il biondino sbuffò e per tutta risposta cominciò a giocherellare con la cera calda.

Sasori si alzò, facendo traballare la sedia, e si avviò a passo spedito verso il suo letto, sulla parte destra della stanza, ma a metà del tragitto inciampò in una delle tante pentole che avevano messo sul pavimento, per raccogliere le gocce che cadevano a intermittenza dal soffitto roccioso.
Imprecò, vedendo che la pentola si era rovesciata, inzuppandogli una gamba dei pantaloni e una scarpa.
Il biondino, alle sue spalle, ridacchiò.

-Faresti meglio a spegnere quella dannata candela, che c’è più fumo che ossigeno qua dentro, e andare a dormire!- sbottò Sasori.

Deidara obbedì, balzando sul suo letto e infilandosi sotto le coperte.
Il problema era, ancora una volta, l’umidità, che aveva impregnato le coperte. I due ninja passarono una ventina di minuti buoni svegli, con gli occhi spalancati nell’oscurità asfissiante.

-Deidara, la pianti di rigirarti? Non puoi stare fermo?-.
-Ma è tutto… bleah, le coperte sono viscide!-.
-Stai fermo lo stesso, tenta almeno di riposarti, se non vuoi stare fermo!-.
-Ma Danna! Non posso! È fastidioso!-

Sasori, sospirò, voltandosi nella direzione dove sapeva esserci il letto del compagno, poi si sentì assalire da un senso di calda irritazione, che solitamente teneva repressa.

-Deidara, ma lo sai che sei noioso? Sei asfissiante, irritante e assolutamente odioso!- esclamò rivolto all’oscurità.
-Ah, è così Sasori-danna? Sono io quello noioso? E tu con le tue marionette? Noi sai far altro che dire: “con questa umidità si rovinano!”- sbottò il biondo, facendo il verso a Sasori –E vuoi sapere un’altra cosa, Danna? Ti odio!!!!!-.

Il marionettista si alzò, buttando le gambe di lato per uscire da sotto le lenzuola, si infilò i sandali con finta calma, poi, tenendo la punta delle dita appoggiate alla parete per non smarrire la strada, uscì dalla stanza, e si diresse verso la fenditura nella parete che era l’unica entrata e l’unica uscita del covo.
Era così? Deidara l’odiava?
Bene!! Che se ne stesse per i fatti suoi!
Intanto lui avrebbe dormito all’asciutto, e Deidara se ne sarebbe stato lì, a patire il caldo, la solitudine, la troppa umidità e l’odore di terra!!
Il marionettista uscì, furtivo, e l’aria fredda della notte lo investì in piano. Era stupenda, quella sensazione. Il vento, fresco ma non gelato, asciutto, portava il profumo dell’oscurità stellata, lo investiva in pieno, prendendo con sé l’umidità sui vestiti, sui capelli e sulla pelle, portandosi via l’odore di chiuso.
Aspettò che i suoi occhi color del cioccolato si abituassero alla tenue luce di quella falce di luna che splendeva nel cielo, poi si mosse, senza esitazioni, verso il bosco che circondava quella parete di nuda roccia, e si sedette, poggiando la schiena contro un albero.
Sapeva che, con Deidara, quella era stata la goccia che aveva fatto, per così dire, traboccare il vaso, che aveva fatto sfociare tutta l’irritazione e la rabbia repressa e che quindi quelle due parole, “ti odio”, non andavano calcolate…
Ma dentro di sé, Sasori si sentiva ancora arrabbiato con il biondo compagno, e non aveva intenzione di perdonarlo.

***

Deidara sentì Sasori alzarsi e uscire.
Non aveva replicato, non lo aveva insultato… doveva essere proprio infuriato.
Anche il biondino si alzò, e riaccese la candela, incurante del fumo che ancora aleggiava nell’aria, e cominciò a camminare su e giù per la stanza.
‘Stupido Sasori, stupido, baka!!’ si disse fra sé e sé, ‘Io non sono un rompiscatole, non sono odioso! È lui, è tutta colpa sua! Lo odio, lo odio, lo odio! È troppo freddo, si lamenta sempre per tutto, non gli va mai bene nulla!’.
Un po’ si sentiva in colpa a pensare quelle cose del suo Danna, ma in quel momento la rabbia che provava spazzava via ogni altro sentimento.
-Stupida acqua, stupide coperte, stupido covo!- mormorò, ravviandosi i capelli, che non erano più vaporosi e morbidi, ma erano bagnaticci e divisi in tante ciocchette.
Gettò la cappa a nuvolette rosse, la divisa degli akatsukini, in un angolo, sperando di togliersi di dosso quel caldo soffocante, ma continuando a camminare su e giù per la piccola stanza dalle pareti di sola roccia.

A poco a poco sentì la rabbia svanire.
Non odiava il suo Danna… aveva detto, stupidamente, quelle parole cattive contro di lui perché in quel momento era la prima persona che gli era capitata a tiro.

***

Sasori si distese sull’erba, mettendo un braccio sotto la nuca, come cuscino, pur sapendo che quando la rabbia lo riempiva in quel modo, quando lo prendeva alla bocca dello stomaco, soffocandolo, non sarebbe riuscito a dormire.
Si guardò attorno, riuscendo a scorgere, grazie a quel poco di luce che c’era e ai suoi occhi allenati, da ninja esperto, le sagome scure degli alberi, quelle più scure dei cespugli che componevano il sottobosco e quelle chiare, come fantasmi, dei pochi fiori che riuscivano a crescere all’ombra delle latifoglie.
Era molto più bello passare una notte così, all’aperto, sdraiato sul parato, che dentro, nel covo, su un normalissimo letto, ma con un’umidità che superava quella di una foresta pluviale e con un compagno che ti rompeva le scatole.
Chiuse gli occhi, distaccandosi dal mondo esterno, cercando di riposarsi e rilassarsi, sopendo tutti i suoi sensi, solitamente all’erta.

***
Il biondino, dopo una buona mezzoretta di marcia, sempre su e giù per la stanza, si buttò letteralmente sul letto, picchiando anche una testata contro il muro.

-Ahia!- esclamò, sfregandosi la nuca.

Trasalì, quando una sagoma scura si affacciò a quella che chiamavano, coraggiosamente “porta”. Più che un uscio era, difatti, una spaccatura nella parete, una fenditura a forma di “V” rovesciata.

-Deidara! Sveglia Sasori! Ci attaccano!- Esclamò Kakuzu, il misterioso tesoriere dell’Akatsuki, mettendo la testa dentro la stanza.
-Come, ci attaccano?!? Hei, Aspetta!- disse il biondino, rivolto al compagno, che era ormai sparito nel labirinto di corridoi.

Il biondo artista si buttò addosso la cappa a nuvolette, prese diversi kunai e se li ficcò in una in tasca, poi si mise a tracolla la borsa contenente la sua preziosissima argilla, anche se difficilmente avrebbe potuto usare la sua arte, lì, nel covo: un’esplosione avrebbe potuto far crollare il soffitto, o qualcosa di simile.
Uscì, nel buio, facendosi strada solo grazie alla memoria, aveva difatti imparato a memoria la disposizione dei corridoi e delle stanze, si muoveva contando le svolte.
Un urlo lo fece sobbalzare.
Chi poteva attaccare un gruppo di ninja traditori nel pieno della notte?
Corse a perdifiato, cercando di vedere qualcosa nel buio, finchè non venne scaraventato, violentemente contro la parete del tunnel.
Urlò di dolore quando un suo braccio urtò uno spigolo di roccia.
Prontamente, afferrò un kunai nella sua tasca, e lo affondò nella carne del suo assalitore. Botte da orbi, come si suol dire… e in questo caso era proprio vero, nessuno vedeva nulla…. C’era in rischio di colpire i propri compagni.
Fortunatamente, l’urlo che il biondo udì non era quello di un suo compagno.

-Fatti da parte!- urlò, rivolto al suo aggressore, affondando ancora la lama, senza sapere dove colpiva.

Riprese a correre nel corridoio, finchè non potè vedere un bagliore. Qualcuno teneva una fiaccola, per fare luce. Diverse ombre si muovevano, sinuose, sulla parete.
Deidara si schiacciò contro la parete, sperando di non essere visto. In fondo era da solo e non poteva usare la sua arte, non li, dove il soffitto era basso e pericolante. Qualcuno gli mise una mano sulla spalla, e lui trasalì, preso alla sprovvista.
Fece per girarsi, per puntare la lama alla gola di quel nuovo avversario, quando sentì una mano torcerli il braccio, e l’altra allontanarsi dalla spalla per mandare a premergli sulla bocca.

-Non gridare! Sono io, Hidan!- gli sussurrò la voce del compagno all’orecchio.

Il biondino si rilassò e l’immortale gli liberò il polso, e tolse la mano dalle labbra dell’altro.

-Hai visto?- soffiò Hidan, indicando il bagliore.
-Ma chi sono?-.
-Non lo sappiamo… Sono arrivati poco fa, con le fiaccole, sono in tanti…-.
-Quanti?-.
-Almeno una decina…-.

Una decina?
Tanti, troppi, per loro due soli. Chissà che stavano facendo gli altri, in questo momento, se erano feriti…. E chissà che stava facendo Sasori?
Se ne era andato, chissà dove, poi!

-Andiamo, Hidan?- chiese il biondo, tenendo la voce bassa per non farsi sentire.
-No… non sappiamo quanti sono. Potrebbero essere due, come potrebbero essere cinque. Tu aspettami qua, io vado a cercare qualcuno che ci venga a dar manforte, spiarli è troppo pericoloso: potrebbero vederci-.

Il ragionamento dell’immortale non faceva una piega.
Deidara annuì, e Hidan si dileguò nelle ombre del covo sotterraneo.

***

Sasori aprì gli occhi di scatto. C’era qualcosa che non andava, L’aria non era più calma come prima, era pervasa da tensione e agitazione. Il suo istinto di ninja non sbagliava mai.
Si tese, restando all’erta, mentre scrutava l’oscurità alla ricerca della minima discrepanza. Sobbalzò, sentendo un urlo strozzato e cupo arrivare dal covo. La voce rimbombò fra le pareti che, complici, l’avevano portata fino alle orecchie di Sasori, producendo un eco infinito.
Il marionettista balzò in piedi, e senza pensare, corse verso l’entrata, con il cuore in gola.
C’era indubbiamente qualcosa che non andava.
E appena entrò si rese conto che aveva ragione. C’era odore di fumo di legna e di combustibile. Ma i membri dell’alba usavano solo candele, per far luce, niente legna, niente combustibile.
O avevano cambiato le loro abitudini, così, in un soffio, o era entrato qualcuno.
Cauto, si schiacciò contro la grezza parete, cominciando a percorrere il corridoio. Svoltò a destra, poi a sinistra, ancora a sinistra e a destra. Non si udiva nessun suono, niente di niente.
Ma non si sa mai… le ampie stanze, gli stretti corridoi, i molti cunicoli, giocano a loro piacere con i suoni, amplificandoli e smorzandoli al loro volere.
Ed eccolo, infatti. Il rumore di un passo.
Mantenendosi attaccato alla parete scivolò, silenzioso, lungo il cunicolo, fino al fondo, poi spiò quel che succedeva.
Tre ninja vestiti con pesanti mantelli blu scuro tenevano alte altrettante fiaccole, lunghi bastoni infuocati. Avevano uno sguardo deciso, per nulla intimorito, erano in casa del nemico, ma non avevano paura. Discutevano fra loro, e uno si lasciò perfino scappare una mezza risata.
Sasori scosse la testa, ritirandosi al buio.
Mise una mano alla cintura, e sfilò un lungo kunai, lucido e dalla lama affilata: era la sua arma preferita, e la teneva con sé anche quando dormiva.

-Ok, sono pronto…- mormorò, per farsi coraggio.

Non amava combattere solamente con le armi, senza le sue marionette, ma ora non aveva la possibilità di raggiungerle. Era quasi disarmato, ma non aveva altra scelta.
Girò l’angolo, e tentò di avvicinarsi di soppiatto, per colpire alle spalle, ma uno dei tre, un uomo biondo e molto alto, si girò di scatto e lo vide.

-Maledizione!- imprecò fra i denti il marionettista, evitando uno shuriken.

Sasori si buttò in avanti, cercando disperatamente di ferire almeno uno dei tre. La lunga lama che impugnava si ficcò nel braccio del biondo, che urlò di dolore e ritraendo l’arto offeso, trascinando con se il marionettista.
Impietoso, lo Scorpione colpì ancora, affondando il pugnale in ogni cosa che gli si parava davanti. Un altro degli invasori venne colpito ad una gamba, un altro all’avambraccio.
Sasori si sentì strattonare per le spalle, e venne sbattuto a terra. Uno dei tre ninja si avventò su di lui, seguito dal compagno non ferito. Uno, due, tre, kunai si conficcarono nei suoi arti e nel suo petto.

-N…non sanguina! M…ma chi è questo tizio?- balbettò uno.

Lo Scorpione ridacchiò. In fondo… essere una marionetta aveva i suoi vantaggi.  Lentamente avanzò verso i tre intrusi, poi, fulmineo, scattò, andando a colpire di nuovo il biondo, alla spalla.
Il sangue bagnò le mani del marionettista, che ghignava, soddisfatto. Forse, dopotutto, non era proprio così in svantaggio. Perse tempo a girirare la lama nella ferita, crudele e spietato come mai era stato, così non fece caso agli altri due.
Un braccio colpì Sasori alla gola.
Qualcuno lo strinse in modo da tenerlo fermo.
Non fece nemmeno in tempo a sfoderare le sue armi da marionetta umana che una torcia calò su di lui, dando fuoco alla divisa a nuvolette. Un’altra volta il fuoco calò su di lui, e poi un’altra ancora, e presto la cappa che lo copriva fu completamente in fiamme.

***

Deidara sobbalzò quando udì delle urla di dolore.
Provenivano dal fondo del corridoio, dove si trovavano i nemici. Il terrore bloccò il povero biondino, che poteva solo guardare i bagliori sulla parete di fondo, che si affievolivano, scomparivano, ricomparivano di nuovo.
Un altro urlo, straziante.
Deidara strisciò, quatto quatto, tenendosi sempre ben schiacciato contro la parete, poi si fermò, dove il corridoio compiva una svolta. Un bagliore più forte degli altri colpì la parete di fondo, e un urlo agghiacciante echeggiò nell’ara umida.
Un urlo di una persona che Deidara conosceva molto bene.
L’urlo di Sasori.
Il cuore del biondino ebbe un guizzo, e gli mancò il respiro. Possibile che Sasori fosse nei guai?
Senza pensarci svoltò l’angolo, e si trovò davanti a tre ninja vestiti di blu. Erano feriti, sanguinavano, e in mano reggevano lunghe torce, con le quali stavano dando fuoco alla cappa di Sasori.

-Lasciatelo stare!- esclamò.

I tre si voltarono quasi contemporaneamente.
Deidara si scagliò contro di loro, con le armi in pugno. Doveva salvare Sasori! Era la sua guida, il suo punto di riferimento all’interno dell’Akatsuki!
Il biondino si catapultò su uno dei tre, graffiandogli una guancia e buttandolo sul pavimento bagnato. Come un leone che balza sulla preda, l’artista fu addosso a quel tizio. Cominciò ad affondare il kunai dove capitava, con il solo intento di ferire, fare del male, per indurli alla resa o alla fuga, per poter salvare il suo Danna.
La sua vittima sfortunata tentava invano di ribellarsi, finchè un aiuto non venne dai suoi compagni.
Uno di essi lo colpì con un corto pugnale ad un braccio, e Deidara gemette di dolore. Lasciò perdere l’uomo sanguinante a terra, e si concentrò sul nuovo assalitore.
Fece per rialzarsi ma venne spinto nuovamente a terra. Picchiò una guancia contro la roccia fredda e bagnata che costituiva il pavimento del covo, e la vista gli si annebbiò. Sbattè più e più volte le palpebre.
Qualche metro davanti a lui c’era Sasori, accasciato a terra, tutti i suoi indumenti avevano ormai preso fuoco e presto anche, il suo corpo, fatto interamente di legno, legno secco, di qualità pregiata, avrebbe fatto la stessa fine.

-Sasori!- esclamò il biondo akatsukino.
Qualcuno piombò sulla schiena del biondo artista, togliendogli l’aria dai polmoni, e conficcandogli qualcosa di appuntito in una spalla.
Deidara provò a girarsi per poter contrattaccare, ma scoprì di essere bloccato quasi completamente.
Dolore, ancora e ancora dolore: l’assalitore lo stava tempestando di colpi, quasi come aveva fatto lui prima… sentì il sangue colargli su un braccio e mugugno ancora dal dolore che provava.

-Sa… Sasori…- balbettò, guardando il suo compagno.

Oramai era avvolto da una nube di fiamme.
Il fuoco aveva attaccato anche gli arti da marionetta, il viso, i capelli… era una torcia umana!
Ancora l’assalitore colpì Deidara alla schiena, facendolo urlare.
Il dolore era così intenso che la vista gli si appannò. I suoi tentativi di ribellione divennero più deboli, un’altra volta volse lo sguardo su Sasori, che si contorceva, urlando, in mezzo alle fiamme, poi tutto si offuscò… e divenne nero.


***


Aprì gli occhi, poi li richiuse, di scatto, infastidito dalla luce. Luce… che strana luce…

-Sei sveglio, allora…- mormorò una voce gentile vicino a lui.

Deidara tentò di muoversi, ma violente fitte di dolore gli percorsero il corpo come scariche elettriche, e gli sfuggì un mugolio di sofferenza.

-Non muoverti…- mormorò Konan, posando qualcosa di fresco sulla fronte del biondino, che aprì piano gli occhi.

Si trovava nel covo, in una delle poche stanze provviste di una vera porta. Non c’era molta umidità, e solo un paio di goccioloine s’infrangevano, ritmicamente sul pavimento. Una candela azzurrina splendeva su un tavolino accostata al letto dove si trovava Deidara.
Un letto vero, con le coperte quasi asciutte, il cuscino non bagnato, e una trapunta calda.
Non fece nemmeno in tempo a bearsi di questa comodità, che ormai aveva quasi dimenticato, che un’ondata di tristezza lo avvolse, facendogli salire le lacrime agli occhi e stringendogli il cuore in una morsa.

-Stai male? Vuoi qualcosa? Le ferite sono profonde, ti capisco…- disse, allarmata, la ragazza dai capelli blu, prendendo una mano del biondino, che scosse il capo.

Era disorientato… non ricordava con precisione…
Ma d’un tratto tutto gli fu chiaro: la tristezza era dovuta a Sasori. Era morto sotto i suoi occhi.
Morto.
Lui, che diceva che l’arte era eterna, lui che considerava se stesso come la sua migliore opera d’arte era svanito in qualche minuto, svanito in un effimero istante, come un’esplosione.
E una volte che l’arte svanisce non torna più.
Sasori, per Deidara, era sempre stato una guida, un modello da imitare. Nonostante facesse il duro con lui, nonostante affermasse di disprezzare la sua arte eterna, nonostante odiasse le marionette… lo chiamava Danna.
L’unico segno che tradiva l’affetto del biondo per quel ragazzino di Suna. Perché, anche se non lo dimostrava, Deidara considerava Sasori un amico. Era la prima persona con cui aveva chiacchierato all’interno dell’Alba, la prima persona a cui aveva rivolto un sorriso sincero, il primo a cui avesse mostrato tutta la grandiosità dell’esplosione.
In pratica, era… il suo migliore amico.
Non solo all’interno dell’Akatsuki, ma il suo migliore amico di sempre. Perché, anche da bambino era costantemente isolato dagli altri, li considerava sciocchi, stolti, incapaci.
Sasori era stato alla sua altezza, sempre, non l’aveva mai deluso…
E ora era morto!
E le ultime parole che aveva detto a Sasori erano state: ti odio!-.
Ti odio.
Non era vero, non l’odiava!!
Lacrime silenziose cominciarono a colare dalle guance del biondo di Iwa, avrebbe voluto nasconderle, ma non poteva alzarsi, il dolore era troppo intenso… e questa volte non si trattava della sofferenza dell’anima.
 
-Deidara? Ti fa così male?- chiese Konan, con il volto segnato dalla preoccupazione.

Il biondino scosse di nuovo la testa.

-Parla! Dimmi cos’hai!- esclamò la ragazza.
-E’ … è che Sasori… io… io gli ho detto che l’odiavo, ma non è vero! Sono un mostro… non…- disse Deidara, con la voce rotta dai singhiozzi, che cercava invano di soffocare.

Era un mostro.
Con il suo comportamento aveva fatto soffrire il suo Danna, il suo migliore amico, l’unica persona di cui gli importasse veramente qualcosa, e ora era troppo tardi. Non poteva più scusarsi, Sasori non sarebbe più stato al suo fianco a punzecchiarlo con le sue battutine sarcastiche, a sostenerlo con la sua semplice presenza… lo aveva lasciato solo.
La sofferenza che provava Deidara non poteva essere espressa a parole: rimorso, senso di colpa, dolore per la perdita del suo più caro amico… tutto si mescolava nel suo animo.

-Puoi sempre scusarti, Deidara-kun!- disse Konan.
-No che non posso!! No! Lui non è qua! E’ morto davanti ai miei occhi… non è qua… no…-.

Konan sorrise, gentile.

-Aspettami qua-.

Gli occhi blu dell’artista seguirono la figura ammantata della ragazza che usciva e chiudeva la porta. Qualche secondo dopo lo stesso uscio si aprì nuovamente, e il biondino boccheggiò.

-Sa… che?!?- sussurrò, stupito, guardando l’esile figura di Sasori, in piedi al cento della stanza.
-Sake? Non ne ho, ora, mi dispiace…- sorrise il rossino.
-M…ma tu…- balbettò il biondo, senza badare alla battuta dello Scorpione, -Io, io ti ho visto morire! Savi bruciando, bruciando vivo!!-.
-Pensi davvero che io sia così baka da non cospargere il mio corpo con vernice ignifuga?- rise Sasori –Però è vero… sono rimasto danneggiato, allora ho semplicemente scelto un’altra marionetta come corpo, come faccio sempre…-.

Se avesse potuto, in quel momento Deidara si sarebbe messo a piangere per la gioia. Ma era sicuro che se l’avesse fatto Sasori lo avrebbe preso in giro per tutta la vita.

-Scusami per quello che ti ho detto, Danna!- esclamò Deidara, mentre il rosso prendeva posto sulla seggiola accanto al letto.
-Non fa nulla…- fece per dire lo Scorpione, ma venne interrotto.
-Si che fa qualcosa invece! Io non volevo ferirti… tu sei il mio migliore amico!.
Sasori sorrise, per poi dire: -E il bello è che tutto è cominciato… da quella stupida candela!-.

Entrambi fissarono il moncone di cera azzurrina sul tavolino.

-Sai che se scrivi un desiderio su un fogliettino di carta e poi lo bruci sulla fiamma di una candela azzurra poi il desiderio si avvera?- disse il biondino, che aveva capito che il suo Danna non era fatto per le smancerie.
-Davvero? Proviamo!- disse lo Scorpione.

Mise una mano nella tasca della divisa a nuvolette, e ne estrasse un pezzo di carta tutto sciupato e una matita. Si appoggiò al tavolino e scribacchiò qualcosa. Il biondino cercò di leggere la scritta, ma non ci riuscì.
Sasori appoggiò, sorridendo, la carta sulla fiamma ed essa prese fuoco istantaneamente.

-Uhn… Danna, posso sapere che desiderio hai espresso?-.
-Ho scritto: “Vorrei che il mio migliore amico vivesse una vita libera dalle preoccupazioni, serena e felice”- rispose lo Scorpione.
-E…. Chi è il tuo migliore amico?- domandò il biondino, sinceramente curioso.
-Proprio non ci arrivi, Deidara?

****                                 Fine                                 ****                                                                                                                 

 


Cari lettori, spero che questa fic non vi abbia annoiato, e che abbiate vissuto la storia come l’hanno vissuta i personaggi…
Grazie di aver dedicato un poco del vostro tempo a leggere questa fic ^o^ alla prossima!!

  
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