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Autore: la luna nera    17/04/2015    1 recensioni
Quando il passato ritorna non può che creare casini. Alessia non pensava di rivedere Cosimo dopo anni ed anni. E soprattutto non pensava che rivederlo fosse così destabilizzante! A complicare le cose c'erano pure una figlia piccola e naturalmente la sua compagna con la quale condivide la sua vita in modo apparentemente tranquillo.
Questo inaspettato riavvicinamento è denso di paure, scheletri nell'armadio e situazioni più o meno ambigue. Che farà Cosimo, papà innamorato perso della figlia, sospeso fra due donne così diverse?
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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“Ale, vai tu a spedire la posta per favore? Ho ancora un fortissimo raffreddore, vorrei evitare di prendere freddo…”
“Non preoccuparti, ci penso io. Controlli tu la cottura dei vasetti?”
“Certo.”
“Li ho messi in forno cinque minuti fa ed ho attivato il timer, fai attenzione che non si spacchino altrimenti Marta mi ammazza.”
Prendo la borsa ed esco dal laboratorio di ceramiche in cui lavoro da poco meno di un anno. Ho avuto una botta di fortuna incredibile, ho sempre adorato disegnare e dipingere, quando scorsi il cartello con su scritto “cercasi”, mi proposi per quel posto forte anche del mio diploma alla scuola d’arte. Era rimasto chiuso in un cassetto a prendere la muffa e mi ero affannata nell’accettare i lavori più disparati, da operatrice di call center ad addetta alla vendemmia.
Finalmente, come si suol dire, è arrivata una botta di culo anche per me.
 ; )
L’aria è frizzante oggi e ciò mi mette di buon umore. Quando sono in questo stato riesco a riempire  quaderni di disegni e bozzetti da utilizzare nei giorni in cui il mio cervello non vuol funzionare.
Esco dall’ufficio postale dopo aver fatto il mio dovere, inclusa l’auscultazione gratuita delle chiacchiere delle signore in attesa di ricevere la pensione, e mi sento chiamare. Mi volto…
“Cosimo! Ciao! Come mai in giro?” Cazzo, quant’è figo ancora!
“Ho accompagnato Ludovica all’asilo, stamani non aveva voglia di andarci.”
Sorrido ripensando alla sua bambina. “L’abbiamo fatto tutti.”
“Già, lei deve ancora abituarsi alla nuova realtà.”
“Allora devo pensare che torni a vivere qui in modo stabile.”
“Detto fra noi lo spero. Ma non so mai cosa abbia in mente Monica, la mia compagna… E’ possibile che nel giro di un paio di ore decida di partire.” Resta un po’ in silenzio, ho l’impressione che non sia particolarmente entusiasta della prospettiva di fare le valigie. “Tu?”
“Io?”
“L’altra sera a cena non abbiamo avuto occasione di parlare molto. Che mi racconti?”
“Poche cose interessanti…. Lavoro in un laboratorio di ceramiche e vivo sempre con i miei.”
“Ceramiche? Bello davvero! Sei sempre stata un’artista, ricordo che a scuola presentavi sempre dei disegni eccezionali.” Mi guarda sfoderando uno dei suoi soliti e indimenticabili sorrisi.
: D Allora qualcosa di me si ricorda!! “Oh, non esagerare adesso!” Sento caldo, meglio defilarsi, altrimenti rischio di fare una delle mie solite goffe figure. “Ehm... scusa ma.. devo tornare al lavoro. Ho messo nel forno dei pezzi affidandoli alla mia collega prima di uscire…”
Comprende che nutro poca fiducia. “Dov’è il tuo laboratorio?”
“In fondo alla strada poco dopo la cartoleria.”
“Potrei passare a farti visita con Ludovica? Sai, adora disegnare…”
“Ma certo! Passa pure quando vuoi! Ciao!”
Mi saluta con un gesto della mano e raggiungo a passo piuttosto svelto il laboratorio. Nonostante tutto il tempo che è passato, su di me esercita ancora un fascino irresistibile. *_*
Torno sul posto di lavoro, trovo la mia collega attaccata al telefono con la sua amica e la cosa mi preoccupa. Mi avvicino al forno con un brutto presentimento.
“Ma porca troia, Giulia!” Sbatto i piedi a terra dalla rabbia. “Perché non hai spento il forno?!”
“Eh? Dici a me?” Mi degna della minima considerazione chiudendo rapidamente la telefonata.
“Ti avevo chiesto di dare un’occhiata al forno! Potevi pure togliere i vasetti quando il tempo di cottura era terminato!”
“Oh, scusa…. Non ho sentito suonare il timer.”
Non le rispondo perché la insulterei oltre ogni limite consentito. Tutto il lavoro del giorno precedente è andato: di dieci vasetti se ne sono salvati solo due, gli altri sono da buttare. Senza perdere altro tempo mi rimetto al lavoro per realizzarne di nuovi e la prossima volta all’ufficio postale ci va lei pure con la febbre a quaranta. Inizio a dipingere e decorare i superstiti, sperando di rimediare al danno. Marta, la titolare dell’attività, non si scompone: domani la merce deve essere pronta per la spedizione e dunque sono cavoli miei, dovrò trattenermi ben oltre l’orario di chiusura.
Quella stronza della mia cara collega non si è degnata di dirmi neanche un misero “scusa”, si è solo limitata a salutarmi quando è uscita dal lavoro lasciandomi lì, ben consapevole che avrei fatto le ore piccole per colpa sua.
 
Passano i giorni, non ho più incontrato Cosimo e comincio a pensare che sia di nuovo in giro per il mondo trattenuto col guinzaglio da quella.
Sto ben concentrata sui nuovi bozzetti che dovrò sottoporre all’attenzione di Marta: dobbiamo realizzare delle ceramiche recanti decorazioni ispirate alle quattro stagioni per una mostra mercato che si terrà fra un paio di mesi. Ho riempito decine di fogli con disegni, nessuno dei quali però mi convince del tutto.
“Ma guarda che tesoro!” Giulia mi desta dal torpore con il suo grido di entusiasmo e quando fa così qualcosa l’ha colpita a fondo. “Come si chiama questa bimba meravigliosa?”
Dopo alcuni attimi di esitazione, una voce maschile pronuncia il nome. “Ludovica… Coraggio, glielo dici anche tu?”
:o  Ludovica?! Ho sentito bene? Ed quel timbro di voce mi è del tutto sconosciuto? Distolgo l’attenzione dai miei bozzetti e mi volto verso il negozio sbirciando: Cosimo è davvero lì con la sua bambina che indossa ancora il grembiulino rosa della scuola materna. Vedo che si nasconde dietro le gambe del padre mentre la mia collega la ricopre di complimenti che la fanno diventare rossa come una timida fragolina di bosco.
“Per caso lavora qui una ragazza di nome Alessia?”
“Si…. Aleee! Hai visite!” Mi chiama urlando come se mi trovassi a dieci kilometri.
Lascio perdere istantaneamente i pensieri che affollano la mia mente, tutti fatti di intrecci di foglie autunnali e fiocchi di neve, raggiungo il negozio mostrando sorpresa nel constatare chi fossero le persone che chiedono di me.
“Cosimo! Ciao, che bella sorpresa!” Bomba! E’ da mo’ che ti ho visto.
“Ciao, scusa se mi presento così all’improvviso. Ti disturbo?”
“Oh no, per niente.”
“Stamani Ludovica non voleva andare all’asilo, perciò le ho promesso che l’avrei portata in un posto dove poter disegnare come i grandi…. Vero piccolina?” Prende in braccio la bimba sorridente che mi guarda con i suoi occhioni dolcissimi (uguali a quelli del padre) mentre tenta sempre di nascondersi. “Spero non ti dispiaccia.”
“Assolutamente no!” E’ così in fondo. Nonostante il lavoro che devo ultimare nel giro di poco, l’idea di trascorrere del tempo con quella bambina (e magari con suo padre) è allettante. “Però devi lasciare papà, altrimenti come facciamo ad entrare nel laboratorio delle fate?”
Al suono di quelle parole Ludovica solleva la testa dalla spalla di Cosimo e mi guarda incuriosita. Decido di fare un passo in più e le porgo la mano. “Vuoi venire con me?”
Continua ad osservarmi mostrando un timido sorriso. “Però deve venire anche papà.”
“Affare fatto!”
Scende dalle braccia paterne, prende per mano sia me che lui ed entriamo insieme nel mio laboratorio che in questa occasione appartiene alle fate.
Con la coda dell’occhio vedo Giulia che mi guardo con una punta di malizia.
Mi metto seduta al mio tavolo in cui sono sparse ovunque le pagine su cui da giorni consumo la vista e le matite. Cosimo prende posto accanto a me tenendo in braccio la figlia.
“Posso fare un disegno sui bicchieri?”
“Certo, ma prima devi farmi vedere quanto sei brava.” Le porgo carta e matita. “Sai, dobbiamo prima fare il disegno qui e poi lo passiamo sul bicchiere.”
“Perché non posso farlo subito lì?”
“Perché se sbagli non puoi cancellare.”
Resta un attimo in silenzio come se stesse riflettendo, poi senza aprire bocca inizia a tracciare dei segni sul foglio. E’ concentratissima e sbirciando ciò che sta realizzando percepisco subito che nonostante la tenera età, è capace di dare forme piuttosto reali a ciò che disegna. “Questo è papà ” Indica l’omino stilizzato “poi c’è il sole, le nuvole e la barca sul mare.” Effettivamente i soggetti sono intuibili. Ma fra tutti quei segni noto che la mamma non compare.
“Bravissima! Papà mi aveva detto che sapevi disegnare bene, ma non immaginavo così!”
Mi regala un sorriso talmente luminoso da spazzar via tutte le nubi che affollano la mia mente.
“Ora mi dai i colori?”
“Certo.” Le metto davanti una scatola colma di matite che la riempie di entusiasmo. I bambini sono così, se riesci a catturare la loro attenzione con qualcosa che li coinvolge, li incoraggi facendoli sentire importanti, si aprono come fiori al sole e ti inondano di quella gioia ingenua e spontanea che non ha eguali. Osservo con interesse Ludovica, ma il mio sguardo cade rovinosamente su Cosimo: seguo con gli occhi il profilo del suo volto, la sua fronte emerge da ciuffetti ribelli, il biondo dei suoi capelli mi pare quasi invariato da come lo ricordavo, c’è solo qualche piccolo filo bianco in particolare sulle tempie. I suoi occhi, marroni e profondi come voragini, sono incollati sulla figlia e sprizzano un amore incondizionato appartenente solo al binomio genitore-figlio. Le sue labbra sono leggermente piegate in un compiacente sorriso, labbra morbide e calde… Almeno è ciò che la mia mente inizia ad immaginare. Percepisco l’odore della sua pelle, non è riconducibile ad un profumo o deodorante, forse si tratta di dopobarba, deve essersi raso poco prima di recarsi a prendere Ludovica all’asilo. Mi piacerebbe accarezzare la sua pelle, sentirne la morbidezza e magari assaggiarne il sapore con un bacio…. La mia mente è stata invasa dai ricordi al pari di un fiume in piena, come quando eravamo sui banchi di scuola quando mi perdevo in simili contemplazioni, finendo sempre con essere colta in flagrante e fare le mie solite figuracce. Il Cosimo che ho davanti non è più il ragazzino quasi adolescente che mi ha fatto battere il cuore, è un uomo adulto maledettamente affascinante, con quell’aria da mascalzoncello tenuta forse a freno ma scovabile dietro certi sguardi furbetti. E’ cresciuto e maturo, la cosa che mi dà una nota di malinconia è il pensiero che sia anche padre di una bambina avuta forse per caso da una super manager in carriera. Avevo saputo che per un certo periodo era uscito con Giovanna, la mia amica che aveva una cotta per lui e inevitabilmente mi chiedevo se mai, rivelandogli i miei sentimenti, anche io avessi avuto una piccola opportunità. Orami tutto appartiene al passato, per lui non provo più nulla…..
 
*o*
E allora perché lo sto fissando come un’idiota?!
 *o*
 
“Alessia, stai bene?”
Qualcuno mi sta chiamando?
“Alessia!!”
Mi pare di vedere una mano muoversi davanti ai miei occhi ed il lieve spostamento di aria mi fa riprendere in mano le mie funzioni vitali.
“Eh?.. che.. che c’è?”
“Sembravi ipnotizzata.”
Resto in silenzio ricollegando il tutto: mi sono incantata a fissarlo esattamente come facevo di nascosto a scuola. Mi perdevo in mille innocenti fantasie che con il passare degli anni e alla luce di certe esperienze non sono più tanto innocenti. : /
Scuoto la testa “Sto bene, non ti preoccupare. Mi è solo venuta in mente un cosa…” Sapessi cosa!
“Ah, capisco. Allora forse è meglio se ce ne andiamo così ti lasciamo lavorare in pace.”
“No no! Restate pure!” Mi alzo solo per allontanare mente e corpo dalla fonte dei miei pensieri che mi stanno causando un’insolita sudorazione e una sensazione strana all’altezza dello stomaco.
Cos’è?
Dentro di me lo so benissimo, sono passati anni dall’ultima volta che quegli insetti dalle ali variopinte non svolazzavano più dentro di me, ma ricordo molto bene quel loro formicolio. Fatico ad ammetterlo, ma l’improvviso ritorno di Cosimo nella mia vita mi ha destabilizzato più di quanto potessi immaginare.
“Ti piace?”
Mi volto e vedo Ludovica con il disegno colorato: me lo mostra orgogliosa del suo lavoro e fiduciosa del mio apprezzamento.
“E’ bellissimo!” Prendo il foglio continuando a tenerci gli occhi appiccicati.
Le mie parole la illuminano.
“Alessia ha ragione.” Cosimo si avvicina a me prendendola in braccio, “ma ora dobbiamo andare via. Lei deve lavorare e le abbiamo già fatto perdere un sacco di tempo.”
“No! No! No! Io voglio stare qui!”
“Dai, non fare i capricci. Dobbiamo andare a casa, vuoi che la mamma torni e non ti trovi?”
Sul visetto della bambina compare tristezza. “Io voglio stare qui a disegnare con lei. La mamma non vuole che disegno.”
Resto in silenzio. Intuisco che quella è sua madre solo perché l’ha partorita ed il mio animo viene invaso dalla malinconia e dalla rabbia. Perché mai un angioletto come lei deve avere una tale mamma? >: (
“Ascolta…” Mi faccio coraggio. “La prossima volta che torni qui coloriamo insieme un bel piatto, ok?”
La bimba mi sorride, mi regala un dolcissimo abbraccio e poi torna da suo padre finalmente felice.
La loro visita è stata un autentico raggio di sole: come per incanto riprendo a disegnare con grinta e convinzione, realizzando nel giro di poco delle bozze di cui posso andare davvero fiera.
 



 
Ciao a tutti!
Voglio subito ringraziare chi ha recensito e chi ha deciso di seguire la storia, nonché tutti voi che le avete dedicato un po’ del vostro tempo.
Alessia e Cosimo non si vedevano da anni e il loro riavvicinamento ha provocato in lei una scarica di emozioni che ben presto sfoceranno in quello che tutti voi immaginate. Lui per ora la considera solo un’amica.
Ma accadranno cose che….
 
Spero abbiate la pazienza di continuare la lettura e vi invito a lasciare qualche commentino, per me sarebbe un onore scambiare due parole con ognuno di voi.
Grazie e a presto!
Un abbraccio
La Luna Nera

 
  
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