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Autore: Seleyne    17/04/2015    1 recensioni
A seguito della scoperta sulla sua vera natura, l'esorcista Kogarashi, si ritrova a dover affrontare dei cambiamenti decisamente rilevanti: il fatto di essere la nipote del demone del vento era uno di questi.
Ritrovandosi abbandonata dal padre adottivo, Shina decide così di andare a vivere al tempio del nonno, ignorando i suoi doveri di esorcista per dedicarsi unicamente a se stessa e a scoprire/accettare i cambiamenti intervenuti nel suo essere.
Non solo dal punto di vista fisico, ma ogni sfera della vita della ragazza cambierà in questa storia: stringerà una forte amicizia con Nagi Inabikari, avrà conflitti con Arthur Auguste Angel e si ritroverà con un insolito e bizzarro alleato, Mephisto Pheles.
La ragazza farà poi conoscenza con Todo Saburota e scoprirà l'esistenza degli Illuminati, un gruppo di persone e demoni mosse dall'intento di unire il mondo di Assiah e quello di Gehenna.
Una nuova sfida si aprirà agli occhi argentei della ragazza, divisa tra i doveri da esorcista che le sono stati inculcati fin da piccola e la sua natura demoniaca.
Questa storia è il sequel di Danmen - l'ira del vento, che consiste in una breve introduzione di 'The Wintry Wind'.
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO I: COMPLETEZZA

Il passato è come un fantasma che quando chiama
ti costringe a rispondere,
ti spalanca le porte del futuro per gettarti
ad affrontare una nuova vita.

 

>Accademia della Vera Croce

A causa della fitta alla testa, l’esorcista dai lunghi capelli neri si rigirò nuovamente nel letto, aggrovigliandosi nuovamente le lenzuola attorno alle gambe, cosa che la ragazza non riusciva proprio a sopportare.
Di conseguenza un paio di occhi grigio chiaro si spalancarono controvoglia su un soffitto completamente diverso da quello che si aspettava di vedere: le mattonelle perfette bianche erano del tutto diverse da quelle gialle della sua stanza.
«Ma che…»
«Ciao Shina»
L’esorcista si rese conto con un po' di ritardo di essere nell’infermeria della True Cross e, accanto a lei, il suo tutore la osservava su uno sgabello all’apparenza alquanto scomodo. La giovane allora si sollevò dal letto mettendosi poi seduta, senza risparmiare versi e mugolii di dolore: sembrava che tutto il suo corpo fosse trafitto da degli spilli.
Shina si sentì confortata nel vedere il suo padre adottivo ma, alla vista del suo viso, dovette ricredersi fissando con confusione quella sua espressione insolita che non era mai stata diretta a lei in prima persona.
Due occhi gelidi e un espressione rigida la guardavano privi del loro solito calore e affetto.
«Che succede Arthur?»
«Sai, non ci potevo credere! Insomma non tu! Non doveva succedere a te… Dovevo vederlo con i miei occhi» rispose poi l’uomo, dopo svariati secondi.
«Eh?»
«Siamo nemici ora. Questa sarà l’ultima volta che ci vedremo senza che ti punti una spada alla gola… non mi importa di quello che c’è stato, ora sei diversa» concluse Arthur alzandosi e scostando lo sgabello, emettendo un suono stridulo provocato dallo stridere contro il pavimento.
L’esorcista più giovane era troppo sconvolta per replicare alle parole del padre adottivo e, così, permise all’uomo che l’aveva cresciuta ed addestrata di uscire dalla sua stanza senza poter chiedergli nemmeno uno straccio di spiegazione per quell’argomento.
Dopo svariati minuti e molte lacrime dopo, Shina ripercorse le sue ultime memorie.
Ricordava ciò che era successo, la lotta con Fuuten, l’intervento di Nagi e il fatto di essere svenuta… concluse quindi che il motivo dello strano comportamento del suo tutor era il fatto che avesse un nonno col sangue demoniaco.
Rallegrata Shina si rese conto che, nonostante Arthur odiasse profondamente i demoni, presto l’avrebbe perdonata per avere, senza colpa, una parte di sangue proveniente da Gehenna.
La corvina si alzò dal letto e si diresse al bagno per potersi dare una breve sistemata ma, una volta di fronte allo specchio, il bicchiere di vetro che aveva appena usato per sciacquarsi la bocca finì in terra in mille pezzi.
Il suo viso, più pallido del solito, era ricoperto da ematomi e chiazze violacee… ma non fu quello l’elemento che faceva sì che gli occhi della giovane erano spalancati come se volessero uscire dalle orbite: i suoi canini erano più lunghi del normale ed erano aguzzi, le orecchie erano leggermente più a punta e i suoi occhi da grigio scuro erano diventati di un argento chiaro.
Shina fece per sedersi, per recuperare il fiato e i sensi che pian piano venivano meno, ma proprio mentre cercò di appoggiarsi al muro dietro di lei, in qualche modo, perse l’equilibrio e cadde rovinosamente a terra.
Una coda le cadde in grembo come guidata da volontà propria  come a dire ‘’guardami ci sono anche io!’’… a quel punto pallini bianchi e neri entrarono nella visuale della ragazza, dopo di che il buio ricoprì l’esorcista.

Quando Shina rinvenne, si ritrovò nuovamente nel letto dell’infermeria e, al posto di Arthur, una ragazza che ormai conosceva bene la guardava con uno sguardo freddo ma quasi dispiaciuto.
«Reiko… non so se essere contenta di vederti o meno» rispose la corvina emettendo un lieve sbuffo col naso.
«Sai mi dispiace molto per quello che è successo ma ti giuro che non volevo farlo! Vedevo tutto ma non ero io a comandare il mio stesso corpo… ti prego di perdonarmi»
Gli occhi della giovane mora di fronte a lei non erano più argento come ricordava ma avevano assunto una tonalità molto più scura sul verde.
Nonostante Shina sapeva che la ragazza era sincera, non poteva evitare di provare dell’incredibile astio nei suoi confronti anche se la poveretta non se lo meritava.
«Desidererei delle spiegazioni…»
«Come penso tu abbia capito, il mio corpo era controllato da un demone, Fuuten per la precisione. Non serve che ti spieghi il motivo per cui ciò è successo… Quello che ti interessa sapere era che ero controllata da quell’uomo anche quando eri molto piccola, ti ha osservato e tenuto d’occhio costantemente: nella casa dei tuoi genitori, all’orfanotrofio, al Vaticano e ora anche qui.
Come ti ha spiegato lui, tutto ciò lo ha fatto per poter usare il tuo corpo. Shina tu avevi in parte del sangue demoniaco delle vene quindi eri un perfetto contenitore per ospitare permanentemente l’anima di un demone, permettendogli di vivere qui ad Assiah ed eri ancor più perfetta per lui, avendo lo stesso sangue e briciole del suo stesso potere.
Beh almeno ora non devi più temere che un demone provi ad entrare dentro di te: sai alcuni ci hanno provato ma non sono mai riusciti ad avvicinarsi. I demoni sono spinti dai loro stessi simili, li percepiscono, e quando trovano un umano col loro sangue il loro primo pensiero è di impossessarsene ma, per tua fortuna/sfortuna, tuo nonno era sempre lì a scacciarli» concluse la mora con un risolino che, all’orecchie dell’altra, risultò molto fastidio e che non poté far altro che aumentare il fastidio che provava Shina nei suoi confronti.
«Come sarebbe… questo non è più un mio problema? Significa che non ho più il suo sangue in corpo? Sono libera?»
Shina deglutì rumorosamente, era ancora un po' intontita e i suoi ragionamenti erano lenti e poco lucidi ma la speranza di riallacciare i rapporti col padre adottivo offuscarono la sua mente senza rendersi conto di aver tratto delle conclusioni completamente errate.
«Mmmh, mi dispiace ma ti sbagli. É esattamente tutto l’opposto… Shina, te lo giuro, mi dispiace dirtelo però devo deluderti. Ora tu sei un demone e in te scorre solo sangue demoniaco. Fuuten non voleva semplicemente entrare nel tuo corpo ma ambiva e desiderava usare tutti i suoi poteri: non era in grado di rinunciarci! Così, alla radura, aveva iniziato a trasferirli in te e il suo piano consisteva in seguito di entrare nel tuo corpo ma, prima che quest’ultima fase potesse concludersi, Raiden lo ha ucciso. Ora tu hai il suo potere e sei il nuovo demone del vento, di umano non hai più niente.»


Due ore dopo un capogiro sempre più forte costrinse l’esorcista a scendere dal letto.
Decise di fare due passi, per sgranchirsi un po' le gambe ormai intorpidite e, con un paio di occhi rossi a causa di tutte le lacrime versate e ormai esaurite, uscì dalla sua stanza, la 207, ed intravide un paio di sue conoscenze in quella accanto.
Quando gli occhi di Shina incrociarono Yukio, il capogiro che aveva percepito divenne un po' più forte: nessun dubbio sul fatto che  il suo amico di infanzia era in parte demone.
Non era ironico di come il Vaticano, supremo combattente contro i demoni, non ne avesse inconsciamente ospitati, cresciuti e soprattutto addestrati due di loro?
«Shina! So che è inutile chiederlo… ma come stai?»
«Fisicamente abbastanza bene, mentalmente? non molto. Come sta Nagi?» l’esorcista rispose con voce flebile, osservando la moretta addormentata in un letto identico al suo e, nonostante non si conoscessero, l’esorcista provava il desiderio di sapere di più su di lei, forse a causa degli avvenimenti che le avevano coinvolte.
«Sta bene, si è addormentata da poco. Devi sapere che mi dispiace molto per ciò che è successo! Sono un guardiano anche io e non sono riuscito ad intervenire. Mi sento responsabile e mi scuso davvero!»
«Sappiamo bene che non sarebbe cambiato niente. Allora Yukio da quanto tempo sapevi di essere in parte demone? Ah e ovviamente la cosa credo si estenda anche a tuo fratello… ora mi spiego come mai mi sono sempre sentita strana in vostra presenza.»
«Shina… i-io… non so davvero cosa poterti dire… mi dispiace, credimi.»
«Me ne vado da qui, stammi bene Okumura»
Detto questo l’esorcista uscì dalla stanza di Nagi per dirigersi verso la sua stanza bianca e impregnata dell’odore di disinfettante.
“Cosa farò ora?”

Dopo una bella e risanante doccia, Shina si diresse nella sua stanza, a racimolare le poche cose che aveva con sé: le spade, gli abiti, un paio di foto ricordo ed una corda per tenere nascosta la cosa, ed infilò tutto in una pratica valigia, con tanto di rotelle incorporate.
Poco prima di uscire dalla stanza, lanciò un’ultima occhiata verso quelle quattro mura, rilasciando un sospiro.
Nonostante gli ultimi avvenimenti, aveva da sempre considerato il Vaticano come casa sua ma, ora che stava abbandonando l’Accademia, non poté non riconoscere che, anche se non aveva stretto chissà quali amicizie, si era un po' affezionata a quel luogo: dalla sua camera giallognola, al meraviglioso bosco poco lontano e all’efficiente centro di addestramento.
L’esorcista però non era solita a lasciarsi andare a certe emozioni, come il dispiacere della partenza, che considerava effimere ed inutili, dato che fin da piccola era stata addestrata a rimanere impassibile anche nei momenti di forte stress (come potevano essere gli estenuanti ma fondamentali allenamenti), a non mostrare le sue emozioni (come la paura che poteva essere usata dal nemico contro di lei) e ad non affezionarsi troppo a ciò di cui si sapeva che, prima o poi, sarebbe volto al termine.
Tutto ciò era ormai ancorato inseparabilmente al carattere di Shina, ed anche per questo motivo era diventata molto in fretta una delle migliori della sua classe (i Knight), dunque chiusa la porta alle sue spalle senza tante cerimonie ed iniziò a scendere le scale, con la chiave passe-partout stretta in mano.
Appena giunse nell’atrio una strana figura, ormai nota, si tolse il bianco cilindro dalla testa e fece un lieve inchino.
«Shina-san, sono venuto qui per salutarti mia cara!»
«Un demone preside… chi l’avrebbe mai detto eh?»
«Uh? Oh, mia cara, non indulgere in certe sciocchezze. Inoltre chi l’avrebbe mai detto di un esorcista che era da sempre un demone?»
«…» Per la giovane quello era ancora un argomento decisamente troppo fragile per essere affrontato dato che non era ancora psicologicamente pronta per analizzare ed accettare la situazione.
«In ogni caso, Shina-chan, dato che non puoi tornare dal tuo caro papino adottivo, che ne dici di andare a vivere nella casa che apparteneva a tuo nonno?»
Detto questo, il preside della True Cross, fece spuntare tra le proprie mani una specie di mappa e, dopo averla passata a Shina, continuò a parlare.
«Vedi qui cara? Dove c’è la piramide? Ecco, quello è il tempio dedicato al demone/divinità del tempo.. Sì, esatto, divinità.. a volte gli umani sono così stupidi! Comunque, quella sarebbe una buona soluzione, non trovi?»
L’esorcista in effetti non sapeva dove andare, essendo il Vaticano ormai un taboo per lei, e doveva ammettere che il suggerimento dello strampalato demone non era poi così male.
«Grazie, beh allora addio preside Pheles» concluse Shina dirigendosi alla porta più vicina e, poco dopo aver infilato la chiave passe-partout necessaria per arrivare alla stazione ferroviaria, Mephisto le disse un’ultima cosa che le fece accapponare la pelle.
«Shina-chan, non dimenticare che sei un’esorcista e non puoi scappare dai tuoi doveri, senza contare che, date le tue origini, il Vaticano avrà certamente premura a tenerti d’occhio, il caro Arthur Angel soprattutto. Non trovi che sia meraviglioso? Il divertimento è solo all’inizio!»

   
 
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