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Autore: The Galway Girl    18/04/2015    1 recensioni
Gabrielle vive nella Parigi del fine 1800, è una ragazza semplice con un grande sogno: ballare al mitico Moulin Rouge. Un sogno impossibile, finché una scoperta (e un piccolo ricatto) la aiuterà a realizzarlo. Sarà così bello come se lo è sempre immaginato?
Genere: Commedia, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo nove



Domenica sono di umore nero.

Non riesco a credere di aver sprecato tutta la giornata di ieri a sistemare un vestito che ho indossato mezz'ora. Avrei potuto usare il tempo per allenarmi.

Certo non sapevo che avrei litigato con Elyse, avrei potuto stare zitta come sempre e godermi la serata con Gregoire, ridere come una cretina e annuire, magari finire la serata con un invito, mi sarei sistemata, avrei trovato un lavoro e un marito nel giro di poche settimane.

Non sono riuscita a trattenermi, erano anni che pensavo quelle cose, che sopportavo gli sguardi di disapprovazione e le frecciatine di Elyse, scoprire cosa pensa delle ballerine è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Hanno davvero questa reputazione? La mamma me l'avrebbe detto, si sarebbe opposta al mio progetto se fosse vero.

E poi le ho viste camminare quella prima sera, gli sguardi che lanciavano gli uomini, i fischi di approvazione, ma loro non hanno dato corda a nessuno, ridacchiavano tra di loro come ci fossero abituate, ma non hanno risposto ai complimenti.

Lo so cos'è una prostituta, come si comporta, la zia Clementine lo è, l'ho sempre saputo.

Louise, e scommetto nessuna delle altre, non si comporta come lei. Ha persino un figlio.

Concludo che probabilmente Elyse sia solo gelosa, lei ha scelto il primo ragazzo che le ha fatto il filo e l'ha sposato, voleva sistemarsi, ma non io, e se adesso voglio fare qualcosa di importante e diverso non sarà certo lei a mettermi il bastone tra le ruote.

Comincio l'allenamento con un po' di riscaldamento come mi ha insegnato Louise, provo a tendere di più le gambe per fare la spaccata e noto con soddisfazione che guadagno sempre più centimetri verso il pavimento.

Le mie gambe non sono ancora per niente tese, le altre ballerine le alzano praticamente all'altezza della fronte, io arrivo al massimo al petto e provo ancora un gran fastidio.

Trascorro tutto il pomeriggio a saltare e tendere le gambe, non ho mai sudato così tanto in vita mia.

< < Gabi vieni dentro, se continui a sudare con questo tempo finirai con l'ammalarti > mi grida la mamma dalla finestra.

Mi alleno nel cortile dietro casa, viviamo in un palazzo pieno di appartamenti e chiunque potrebbe osservarmi dalla finestra, ma che io sappia gli altri inquilini sono tutti anziani o gente che non esce mai di casa perché è pieno di debiti.



Affronto la nuova settimana con un misto di apprensione ed eccitazione, da oggi comincio ad allenarmi con le altre ballerine, spero che non siano tutte spietate come Eglantine.

Louise mi ha detto che ci penserà lei a me, mi starà accanto durante le coreografie correggendomi qualora sbagliassi.

Arrivo al Moulin in orario e trovo già un gruppetto di ballerine.

< < Ciao Gabrielle! > > mi saluta Louise.

< < Ciao > > saluto timida.

< < Loro sono Jane, Yvette e Nini > > mi dice indicandole una alla volta.

La moretta con la vita sottilissima, Yvette, mi fa un sorriso, le altre due mi salutano con la mano.

< < Da oggi provi con noi? > > mi chiede Jane.

< < Si, mi fa ancora un po' male il ginocchio, ma oggi ballo con voi > > dico.

< < Sapete, Gabrielle è anche una bravissima sarta, mi ha sistemato tutti i vestiti > > dice Louise facendomi l'occhiolino.

Adoro questa ragazza.

Le altre mi accerchiano affascinate chiedendomi se è vero e chi mi ha insegnato quando sentiamo sbattere la porta.

< < In posizione, da oggi proviamo con l'orchestra > > tuona Eglantine.

Una mandria di persone si sistema sulle sedie posizionando i fogli con gli spartiti sui leggii.

Ok, pensavo che avrei cominciato con delle prove soft “solo” con il pianoforte, invece oggi mi ritrovo l'orchestra.

Lancio uno sguardo preoccupato a Louise e lei mi fa un sorriso sillabando con le labbra “Andrà tutto bene”.

Ci sistemiamo tutte in fila e i musicisti cominciano a suonare.

Ho imparato la coreografia. Louise mi ha spiegato la scaletta, ci saranno tre danze alternate agli sketch comici di Footit e Chocolat e ad esibizioni canore.

Proviamo sempre le coreografie nell'ordine in cui le eseguiremo la sera, quindi si comincia con la prima.

Sono tutte uguali tra di loro, tranne che per la musica e per la sequenza dei passi, la ruota si fa solo nel numero finale.

La musica attacca e io rimango spiazzata. E' velocissima, ancora più veloce di come risultasse al pianoforte. Ci sono un sacco di strumenti diversi, violini, e tanti altri che non conosco.

Mi ricordo tutti i passi, prendo a braccetto Louise e un'altra ragazza che non mi è stata presentata e comincio a saltellare e alzare le gambe. Piego il ginocchio, saltello, tendo la gamba, ora che sono in mezzo alle altre ballerine il mio scarso livello si nota, ma con un po' di fortuna crederanno che mi stia risparmiando per via dell'infortunio.

Ci separiamo e a coppie saltelliamo al centro alzando le gambe mentre le altre girano intorno correndo.

Creiamo un cerchio, stiamo ferme sul posto con la gonna sollevata muovendola a tempo mentre Yvette e un'altra ballerina si prendono a braccetto, si afferrano un piede, tendono la gamba sopra la testa e girano saltellando su una gamba sola.

Durante le mie prove pomeridiane mi ero premurata di chiedere a Louise se anch'io avessi dovuto fare qual passo e lei mi assicurò che solo loro due lo effettuano, perché sono le più minute.

La coreografa gira intorno a noi tenendo il tempo battendo le mani, ci guarda e alza gli occhi al cielo.

La prima coreografia finisce ed Eglantine batte le mani dicendo < Di nuovo da capo!>

La musica riparte ed io sono già stanca.

Proviamo ogni coreografia almeno tre volte, nell'ultima io non faccio la spaccata, non sono ancora capace, ma termino con un saltello come le altre sedendomi a terra con la gamba destra tesa davanti e la sinistra a lato nascosta dalla gonna e tengo le braccia sollevate verso il cielo.

La De La Tour non mi ha degnato di uno sguardo per tutte le prove, credo che mi odi con ogni cellula del suo corpo e fare come se io non esistessi deve darle soddisfazione.

Non ho certo intenzione di lamentami, meno mi guarda meno si accorgerà di quanto ballo male.

Con mio gran sollievo anche le altre ballerine non si accorgono di me, sono tutte concentrate sui passi e sul loro rendimento per preoccuparsi del mio.

Per la prima volta mi dico che potrei farcela.

< < Allora, come stai? > > mi chiede Louise.

< < Sto lottando con tutta me stessa per non crollare al suolo, faccio fatica a reggermi in piedi, sono esausta! > > dico a bassa voce per non farmi sentire dalle altre.

< < E' normale, era la prima prova > >

< < Ma che musica è? Il pianoforte non suonava così veloce > > mi lamento.

< < Si chiama galop > > mi risponde con una risatina < < Vedrai, ci farai l'abitudine >

< < Prima devo recuperare l'uso delle gambe > > dico stanca.

Mi strascino fino a casa fermandomi ogni due passi per riprendere fiato, non sono mai stata così stanca in tutta la mia vita.





Sono tre giorni che mi alleno tutta la mattina con l'orchestra e il pomeriggio con Louise, ogni centimetro del mio corpo urla di dolore, non sto più facendo nessun tipo di progresso, non ho ancora imparato a fare la ruota, continuo a cadere, e la mia spaccata è ad un punto morto.

Eglantine non ha fatto neanche un commento, una critica, si limita a lanciarmi occhiate e ad alzare gli occhi al cielo, non so se sappia la verità, ha di sicuro capito che sono una frana, ma non capisco perché non mi abbia ancora fatto una scenata davanti a tutte.

Non mi sembra proprio il tipo che ti tratta con i guanti, l'altro giorno ha passato dieci minuti ad insultare una ballerina che si chiama Sophie perché secondo lei è troppo grassa dicendole che se non si fosse messa subito a dieta l'avrebbe declassata a sua assistente personale. Louise mi ha detto che l'ultima ragazza nota come sua assistente è finita in casa di cura dopo un esaurimento nervoso, inutile dire che ho ancora più paura che possa scoprirmi.

Una vocina dentro di me continua a dirmi che lo sa già, che non mi dice niente perché mio padre glie l'ha ordinato, che l'ha costretta a trattarmi bene, o per lo meno a tollerarmi.

Non voglio certo conquistare i favori della coreografa, so di non piacerle, non credo nemmeno che al mondo esista qualcuno che le vada a genio del resto, dovrei essere grata della sua indifferenza.

Continuo a chiedermi come avrei fatto a resistere se Louise non fosse corsa in mio aiuto dandomi lezioni private, non avrei retto neanche un giorno, la coreografa non mi avrebbe insegnato un bel niente e io avrei finito col gettare la spugna.

Mi avvio verso casa dopo l'ennesima mattinata di prove col mio solito passo trascinato quando un ragazzo mi si avvicina.

< < Ciao, stai andando a casa? > > mi chiede.

E' alto, con i capelli biondo grano un po' ricci, i pantaloni scuri con le bretelle e una camicia bianca con le maniche arrotolate.

< < Si > > rispondo titubante.

< < Bene, ti accompagno? > >

< < Hai una carrozza? > > chiedo speranzosa.

< < Ehm, no > > risponde stupito.

Certo che non dispone di una carrozza, che domanda è? Un ragazzo in maniche di camicia non può permettersi una carrozza.

< < Con accompagnare intendevo che potrei camminare con te, se ti va > > mi spiega con le mani in tasca.

< < Perché? > > gli chiedo.

< < Oh, bé, perché sai, le strade a quest'ora possono essere pericolose > > mi risponde guardando il pavimento.

< < Sono le 12 e 30 > > rispondo stranita. Che pericolo potrei mai correre a quest'ora?

< < Senti, ti va di camminare con me fino a casa oppure no? > > mi chiede nervoso.

< < Ehm, ok > > cedo.

Camminiamo per un po' in silenzio, tengo la debita distanza, ho il timore che da un momento all'altro mi tramortisca con un bastone per derubarmi.

< < Mi chiamo Remy > > dice all'improvviso.

< < Io sono Gabrielle > > gli rispondo lanciandogli uno sguardo.

Accidenti avrei dovuto dargli un nome falso.

< < Sai, suono nell'orchestra > > mi spiega.

Lo guardo meglio. Non lo riconosco ovviamente, non mi sono mai preoccupata di osservare con attenzione i musicisti.

< < Mio padre è il direttore d'orchestra > > continua.

< < E che cosa suoni? > > gli chiedo per fare conversazione.

< < I piatti > > mi risponde fiero.

< < Cosa? > > dico con una risata <>

< < Non è vero! > > dice offeso < Se è per questo allora tu non sei una vera ballerina! >

Per poco non vado a sbattere contro il muro, non riesco a credere alle mie orecchie.

< < Certo che sono una vera ballerina! > > mi oppongo < < non so se l'hai notato ma faccio parte del corpo di ballo. > >

< < L'ho notato, e ho anche notato che sei una frana > > mi dice divertito.

< < E tu che ne sai? > > replico offesa < < Uno che suona nell'orchestra solo perché il padre è il direttore cosa può saperne di ballo? > >

Proprio io parlo? Io che sono una ballerina solo perché mio padre è il proprietario? Non posso credere di averlo detto.

< < Guarda che ho suonato in molti spettacoli, so come sono le ballerine. > >

< < E' che mi sono infortunata, ho un ginocchio malandato, anzi, ballando sto andando contro il parere del mio medico, lui mi aveva imposto di non ballare, sai, una ragazza che conosco ha continuato a ballare lo stesso e ci ha rimesso la gamba, gli hanno detto che non potrà mai più ballare, quindi sto mettendo a rischio la mia salute per fare le prove, per questo non sono al massimo della forma > > vaneggio mentre lui mi guarda scettico.

Sono in trappola. Remy non mi sembra il tipo che abbocca, probabilmente mi ha voluta accompagnare per ricattarmi, mi minaccerà di dire tutto a tutti a meno che non sborsi un bel po' di franchi.

< < Cosa vuoi? > > gli chiedo infine.

< < Niente, voglio solo accompagnarti a casa > > risponde semplicemente.

< < Guarda che non sono ricca, non c'è niente da rubare a casa mia, abbiamo solo un orologio da taschino nel comò nella stanza da giorno > > accidenti perché gli ho parlato dell'orologio?

C'è gente pronta ad accoltellarti per molto meno.

< < Guarda che non voglio rubare niente > > mi guarda allibito.

< < No? > > chiedo dubbiosa.

< < No > > ripete < < Voglio solo camminare con te fino a casa. > >

Riprendo il cammino e lui mi segue.

< < Vivi da queste parti? > > chiedo.

Voglio avere più informazioni possibili per quando dovrò recarmi dai gendarmi per denunciarlo. Sempre che io sia ancora viva.

< < No, vivo vicino al molo con mio padre, abbiamo un appartamento sopra un locale squallido. > >

< < La vieille auberge? > > chiedo.

< < Si, proprio quello, ci sei stata? > > mi chiede animandosi d'un tratto.

< < No, ci lavora mia madre, fa la lava piatti. > >

< < Sul serio? Allora siete proprio povere, quel posto è orribile! > > mi dice con una risatina.

< < Te l'ho detto > > rispondo ridendo a mia volta.

< < Però mia madre fa anche la sarta, quindi non siamo proprio poverissime! > > preciso in un impeto d'orgoglio.

Lui si mette a ridere, comincio a credere che non voglia uccidermi.

Arriviamo davanti a casa mia, io lancio uno guardo verso la porta e gli dico < < Ecco, sono arrivata. > >

< < Ok, allora ci vediamo domani al Moulin? > > mi chiede.

< < Certo, a meno che tu non… > > comincio.

< < Tranquilla, il tuo segreto è al sicuro con me > > mi fa l'occhiolino e se ne va.

Con un sospiro di sollievo apro la porta ed entro in casa.

Mi butto sul letto con le gambe che mi tremano.

Comincio a pensare di avere un angelo custode da qualche parte, tutte le persone che hanno scoperto il mio segreto non hanno intenzione di dirlo a nessuno, prima Louise, che addirittura mi aiuta, adesso Remy.

Ad un tratto un'idea orribile mi assale.

E se mio padre l'avesse detto a tutti? Se dopo aver accettato il mio sporco ricatto avesse rivelato a tutti che io sono un'incapace chiedendo a tutti di far finta di niente per poi deridermi davanti a tutto il pubblico la sera della prima per vendicarsi?

Mi alzo e comincio a camminare in tondo per la stanza, presa da mille dubbi.

No, non è possibile, mio padre non avrebbe mai corso un tale rischio, rivelare a tutti che sono sua figlia solo per vendicarsi, non mi sembra il tipo. Magari non ha detto che sono sua figlia, ma solo una povera ragazza pazza che si è sognata di fare la ballerina e mi ha assunta solo per farsi due risate.

No, suvvia, sto viaggiando troppo con la fantasia come sempre, Charles non vuole prendersi gioco di me, in quel caso assisterebbe alle prove ogni giorno ed Eglantine mi avrebbe già umiliata davanti a tutti. Mio padre mi ha addirittura consolata quando mi gli ho rivelato che nessuna delle ballerine parlava con me, non farebbe mai una cosa così subdola.

Vengo richiamata alla realtà dalla porta che sbatte.

La mamma mi chiama per controllare se sono in casa così vado nella stanza da giorno.

< < Oh Gabi sei a casa > > mi sorride.

< < Si, sono appena rientrata > > non le racconterò di Remy.

< < Bene, ora che siamo solo volevo approfittarne per dirti una cosa > > mi dice.

< < Certo, dimmi. > >

< < Sono molto fiera di te > > dice cogliendomi di sorpresa.

Io mi concentro attentamente sulla tovaglia trovandola improvvisamente molto interessante. E' la prima volta in 18 anni che mia madre me lo dice.

< < Gabi hai sentito? > > mi chiede.

< < Si > > dico con tono acuto, sto per scoppiare a piangere.

< < Da quando lavori al Moulin Rouge sei cambiata completamente, mi aiuti col cucito, passi tutti i pomeriggi con Coralie, fai cose carine per gli altri, ecco, te lo volevo dire. >

mi da un bacio sulla fronte e mi sorride.

< < Grazie > > dico a denti stretti, non voglio avere una crisi di pianto, finirei sul letto a singhiozzare col cuscino stretto al petto e mia madre capirebbe che sono la stessa pazza del solito.


  
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