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Autore: Aphrodyte1999    18/04/2015    1 recensioni
Yrabella Alexandria Somnium è l'erede della sua casata. Lei è una ladra di sogni, creature immortali, insensibili, che si nutrono dei sogni della gente e le uniche creature in grado di ucciderli sono gli Incubus, i ladri di incubi, e i cacciatori.
Ma se tra Incubus e Somnium non c'è alcune rivalità, i cacciatori nutrono un odio profondo nei loro confronti, un odio che li ha spinti a scatenare una guerra.
E proprio dopo una battaglia Yra viene rapita dall'unico Incubus con cui ha un rapporto stretto, il reggente della casata, e portata dalla zia che vive a Trieste.
Però, dopo trentasette anni vissuti senza alcun contatto con la sua casata, come una comune mortale, Sebastian torna per farla tornare a casa. I cacciatori sono sconfitti ma un pericolo peggiore incombe su entrambe le casate e il solo fatto di iniziare a provare le emozioni più forti convince Yra a mettere da parte il rancore e seguirlo in quella che spera sia l'ultima battaglia.
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I corni furono la prima cosa che si sentì. Il loro rumore uniforme e penetrante riecheggiò per tutta la vallata, avvolgendo le guglie ghiacciate delle montagne che li circondavano. La terra sembrò tremare e il castello – il loro obiettivo – anche. Al di sotto di esse marciavano i Cacciatori, compatti, i mantelli verde scuro che si fondevano tra loro e i passi silenziosi ma decisi.
Yrabella cercava con tutta se stessa di non pensare a quello che stava per succedere, nonostante tenesse lo sguardo puntato sulle grosse nubi temporalesche. Nubi magiche, potenti, pericolose. Le riconosceva grazie al loro avanzare, a specchio dei Cacciatori. Avevano un movimento a serpentina, che si avvolgeva su se stessa per poi andare a catturare la nube di fianco, sprizzando scintille.
«Bella» si sentì chiamare dalla porta e si girò, scostandosi leggermente dalla finestra. I Cacciatori erano quasi arrivati, diceva il paesaggio fuori dalla finestra; il vento sempre più selvaggio, la foresta sempre più irrequieta, il sole sempre meno luminoso.
«Sebastian, dovresti essere giù, con la tua famiglia.». Mormorò Yra, cercando con lo sguardo la sua famiglia, nel terzo livello del cortile centrale. Erano stretti l'uno all'altro come a trattenere un calore che non gli serviva, un gruppo i cui mantelli sanguigni stavano solo a indicare la casata. Concentrandosi riuscì anche a distinguere gli Incubus, la famiglia di Sebastian; erano lontani l'uno dall'altro, quasi ai margini del cortile, lunghe spade vichinghe pendevano di traverso dalla loro schiena e mantelli di un blu profondo come la notte che stava avanzando gli scendevano dalle spalle fino a sfiorare terra.
«E tu con la tua»
«Non aspiro alla morte prematura» replicò Yra, in tono serio. «E non ho nemmeno intenzione di perdere il mio onore, non preoccuparti»
«Be', credo che non morire giovani sia l'aspirazione di tutti» convenne lui, pacato. Il suo sguardo della stessa tonalità di ruggine delle tende, percorse il profilo di Yra e si soffermò sugli occhi un verde grigiastro. «E tu non perderesti il tuo onore nemmeno se fuggissi, so che ne sei consapevole».
«A dir la verità no, non lo sono» Yra appoggiò entrambe le braccia al davanzale della finestra, lasciando di nuovo correre lo sguardo tra i fianchi delle montagne. Quanto mancava? Mezz'ora? Un'ora? Poi i Cacciatori avrebbero distrutto la loro muraglia e li avrebbero attaccati. «Il mio sesso non è una scusa per trattare con leggerezza il mio onore».
«Non intendevo questo»
«Lo so»
Sebastian rimase in silenzio, il petto ampio che toccava le spalle di Yra mentre spaziava con lo sguardo fuori dalla finestra. «Sono di più» costatò. Yra annuì appena mentre cercava di distinguere, nella nebbia che aveva iniziato a farsi più densa e bassa, i Cacciatori. L'unica cosa che riusciva a vedere era una specie di ovale conficcato in quello che doveva essere un palo. Aguzzò la vista, riuscendo a mettere leggermente a fuoco la sfera ma in due secondi si ritrovò schiacciata contro il petto di Sebastian. Lo sentiva rigido e teso come la corda di un violino, come se dovesse difenderla da qualcosa.
«Sebastian, lasciami» scandì Yra tra i denti dopo aver provato a divincolarsi; era troppo forte per lei.
«Tu...non guardare fuori, va bene?» Sebastian la liberò con una lentezza estenuante e quando Yra si girò i Cacciatori erano avanzati di parecchie centinaia di metri. Ora vedeva tutto il loro esercito e... la testa conficcata nel palo.
Yra gridò, sporgendosi dalla finestra. Un grido disperato, che coprì il suono dei corni e ghiacciò il sangue nelle vene di Sebastian. Cercò di trascinarla via dalla finestra ma lei con un'improvvisa nuova forza si divincolò e rimase con le dita strette sul davanzale, l'orrore sul viso. La testa, quella testa, era di lei... Yrinne. I suoi lunghi capelli rossi avvolgevano il palo, pregni di sangue che le chiazzava anche il collo , salendo sul viso... viso che era rivolto verso di lei, le labbra ancora aperte in un urlo muto, spalancate in maniera disumana a rivelare i denti insanguinati e l'assenza della lingua. Yra spalancò gli occhi, indietreggiando di un passo. Tremava e quando incrociò gli occhi della sorella, vitrei e freddi le sue gambe non ressero. Sebastian la afferrò in tempo, trascinandola via dalla finestra e facendola girare verso la porta. Yra gridò più forte e si ribellò, tirando una gomitata al ragazzo, poi tornò ad affacciarsi alla finestra.
Lui era lì e teneva la picca.
Avvolto nel suo mantello nero, Theran avanzava nella prima fila dei Cacciatori, il mento alto e un'espressione vittoriosa sul volto, un ghigno crudele. La lunga cicatrice che gli deturpava il viso dall'occhio destro al mento rendeva la sua espressione ancora più agghiacciante. Yra ricordava ancora la sensazione della carne sotto le unghie quando gliel'aveva procurata, usando le sue più grandi paure contro di lui.
«Beellaa» cantilenò il Cacciatore. Brividi la scossero quando la sua voce si amplificò al suo orecchio. Stava usando la magia, per spaventarla. E ci stava riuscendo. «Yrabella esci a giocaaree,. Guarda, non ti piacerebbe finire su una di queste? C'è una bella vista...»
«ZITTO!» gridò Yra. Lui volse il viso di scatto, sorridendole. Dall'alto della torre in cui si trovava Yra i suoi occhi sembravano due buchi neri, senza fine.
«Oh eccoti Bella»
Yra socchiuse gli occhi, sentendo le unghie affilarsi contro i suoi palmi. Sentiva ancora il sangue, la consistenza della carne di Theran e le sue grida di dolore mentre cercava di liberarsi. Avrebbe voluto sentirle di nuovo, farlo soffrire mentre lo torturava lentamente, per poi ucciderlo causandogli più dolore possibile.
Non erano pensieri da Somnium, pensò quando la mano di Sebastian sulla sua vita la fece distogliere lo sguardo. Solo allora notò quanto erano vicini al castello.
E in quell'esatto momento un urlo squarciò l'aria.
Yra afferrò l'elsa della spada che sporgeva dalle spalle di Sebastian. Lui chiuse le dita sul polso di lei. «Non lo fare»
«L'onore, prima di tutto» Yra strattonò il polso ma la sua presa si rinforzò. Qualcosa di ruvido premette contro la sua bocca e si dibatté con forza, cercando di non respirare il liquido che impregnava il pezzo di stoffa.
«Scusami» sussurrò lui e lei si accasciò tra le sue braccia.
   
 
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