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Autore: MRPrd    18/04/2015    2 recensioni
Una missione, ecco cosa è diventata la mia vita. Una missione che mi permetterà di riacquistare un’umanità ormai macchiata dal sangue. Una missione per scappare via da questa illusione, per difendere la persona che amo, per ricordare chi sono. Una missione che tu non potrai impedirmi di portare a termine perché, anche se ti amo, non potrò starti accanto. Odiami, sii triste per me, soffri a causa mia, uccidimi, disprezzami, dimenticami, ma ti prego...Non amarmi, mai!
Genere: Angst, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cho Hakkai, Genjo Sanzo Hoshi, Nuovo Personaggio, Sha Gojio, Son Goku
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 32
I Want tomorrow

 
Uno spiraglio luminoso in quel buio. Il freddo di quell’autunno la gelava. La pelle sotto quella maglia calda era congelata ma forse non era per il freddo di quella mezza-stagione che lentamente stava andando a lasciare il posto all’inverno.
Forse non era per quel motivo che aveva così tanto freddo. Mentre si sporgeva, avvertiva dentro di se l’ansia. Mentre ascoltava in silenzio, la luce dalla porta illuminava uno spiraglio del volto. L’occhio era accecato da quel bagliore,al contrario il corridoio intorno a lei era buio e scuro.
Ad un tratto, la luce veniva in parte offuscata dalla presenza di un’ombra, un’ombra che lei conosceva benissimo, un’ombra che aveva imparato a conoscere nel tempo...e ad amare.
Lei amava quell’ombra...più di se stessa...avrebbe voluto sempre restare vicino a quella persona, diventare lei stessa la sua ombra.
La sua ombra...
Eccolo...ora poteva vedere il suo profilo, mentre la sua ansia l’attanagliava, non era solo in quella stanza, non era solo in quella luce...un’altra ombra era nella luce con lui, qualcun altro che non era lei, lei non era con lui nella luce, ma restava nascosta nel buio, era ferma nell’oscurità.
Quell’ombra...aveva un corpo...e quel corpo un volto, un volto di donna che lei riconosceva, sapeva bene chi era, e la sua mente lo sussurrava, mentre le labbra si dischiudevano leggermente, lasciando passare solo un filo d’aria, mentre la osservava così vicino a lui.
 
“Kanan...”
 
-Kanan...-
 
Lei sorrideva serena, e lui sembrava così...felice...
Il cuore si stringe, diventa una morsa, il suo cuore le faceva male, mentre la luce ora le appariva crudele e accecante, mentre la mano di lui si muoveva, dal fianco si spostava verso il viso di lei, quelle dita accarezzavano quel volto con dolcezza, una dolcezza che stava infierendo sul cuore di lei che lo osservava, in silenzio.
Ora gli occhi le pizzicavano, si stavano riempiendo di lacrime, presto avrebbero traboccato come l’acqua che riempie un vaso fuoriuscendo dall’orlo.
Quella dolcezza per lei non era destinata, no...lei sarebbe rimasta ad osservare lui che si avvicinava a quella donna, sorridendole con dolcezza, mentre Kanan teneva quella mano fra le sue.
No...non voleva che lei facesse quel gesto...voleva essere lei a toccare quella mano, voleva essere accarezzata lei, LEI!
Dannazione...il cuore ora le faceva così male...e le batteva in gola con così tanta forza...da temere di farsi sentire, mentre lui si avvicinava sempre di più verso quella donna...la sua sorella...
 
“Io ti amo”
 
Sentì il cuore fermarsi nella gola, il respiro era totalmente assente, mentre Kanan lo osservava stupita, per  poi abbracciarlo con gioia, sorridendo, e lui la teneva stretta a se, lo poteva vedere mentre baciava amorevolmente la chioma della donna, per poi avvicinarsi a quel volto...a quelle labbra...
Perché guardare ancora? Perché farsi ancora più del male?...forse perché sperava che fino all’ultimo secondo tutto quello si trasformasse solo in un incubo, per poi svegliarsi e scoprire che in realtà...non era accaduto nulla...
Ma le lacrime ormai erano cadute dalla guance sul pavimento a forte velocità, mentre altre ne seguivano, e le sue mani premevano sulla bocca, per non far sentire i singhiozzi che scuotevano il suo corpo, la vista era ormai appannata, e non aveva più il coraggio di stare a guardare, di vedere le scene che seguivano a quelle parole.
Era bastata quella frase, quella semplice frase a farla immergere totalmente nel buio di quel corridoio.
Persino le voci erano svanite in quel luogo privo di luce, in quel dolore che le faceva versare lacrime.
Allora tutti quegl’istanti passati assieme erano stati inutili, erano stati nulla per lui? Lei aveva vissuti gli attimi intensi di quella gioia stando sempre accanto a lui, perché lui era l’unico per lei, era solo per lei, voleva che fosse l’uomo solo per lei.
 
“L’uomo solo per me”
 
Invece...invece era arrivata lei, e glielo stava portando via, sotto il suo sguardo, senza che lei potesse fare niente, solo restando a guardare quella luce che era intorno a loro, ed allungava a terra la sua ombra, il suo buio.
Perché la gioia viveva solo per un istante, mentre il dolore e la tristezza sopravvivono anche per anni dentro di te, senza che tu possa estirparle.
Come le erbacce, soffocano tutti gl’istanti più felici, e addormentano una parte di te, come l’inverno che sotto una coltre di neve copre tutti in silenzio, senza fare il minimo rumore, così la tristezza coprirà ogni tuo momento felice, e in quel buio non esiste sole che scioglierà via quella neve, che rimarrà dentro di te.
Anche oltre la morte...oltre la rinascita...
 
Kira in quel momento socchiuse gli occhi, avvertendoli umidi, e portando stancamente una mano verso di questi, tastandoli.
Erano bagnati, aveva pianto nel sonno...
Aveva visto...un ricordo?...ma anche stavolta non erano ricordi suoi...nella sua mente si delineava sempre di più il passato di quella ragazza che l’avrebbe voluta uccidere e riprendere il suo corpo.
L’aveva definita un mostro, l’aveva chiamata parassita.
Era davvero così? Si, probabilmente era così, dato che viveva del corpo di un’altra, ne assorbiva ogni giorno le energie per combattere ed esistere, ne scopriva i meandri più nascosti dell’anima e della mente, con sfacciataggine, aprendo quella memoria come un libro aperto, come se fosse stata sua, ed invece...invece ne stava solo approfittando di quel corpo non suo, di quella esistenza che aveva strappato via ad un altro essere.
Ma allora...che forma avrebbe avuto lei? Senza quel corpo, cosa sarebbe stato? Che forma avrebbe avuto?
Forse...forse non aveva una forma, così come non aveva mai avuto veramente un nome, un’esistenza: lei era...il nulla...
Kira spalancò gli occhi all’idea del nulla, lei che non aveva mai capito veramente cos’era vivere, adesso provava terrore per quella parola che per la prima volta si trovava a pronunciare tra le labbra, dalla sua bocca non proveniva alcun suono, ma era chiaro il labiale, gli occhi blu elettrico si spalancarono, ed ancora una lacrima scivolò verso il naso e l’altro occhio.
Cos’è il “nulla”?
-...il nulla...è quando tu apri gli occhi...e non c’è niente...
Lo chiami buio, ma in realtà non è niente, e nemmeno tu possiedi un corpo, ne un’anima-
Eccola...era lei...era di fronte a lei, e parlava con la sua voce chiara, carica di odio, di rabbia; era di fronte a lei, in piedi, svestita ad un primo colpo d’occhio, poi chiuse qualche istante la palpebra, e la vedeva vestita di nero, un kimono nero e corto che sottolinea il colore identico dei capelli, lasciati andare, un po’ spettinati, e sul volto quegl’occhi che sembravano neri, il grigio si nascondeva in un brillare di rabbia e freddezza, mentre si avvicinava.
I suoi passi erano poco udibili sul pavimento in legno, mentre si avvicinava a quel corpo leggermente rannicchiato, le lenzuola in parte erano scivolate giù dal letto, ed ora un lembo veniva pestato da quella figura, il lenzuolo sul corpo di Kira si spostò, rivelando un altro lembo di pelle del braccio della ragazza, che restò immobile, i neri capelli sparpagliati sul materasso: la testa era scivolata giù dal cuscino, ed ora quella figura s’inginocchiava di fronte a questa, muovendo un altro po’ il lenzuolo, facendo trasalire l’iride e la pupilla della ragazza distesa.
Quell’altra intanto appoggiava le braccia sul materasso, Kira poteva sentire chiaramente il peso smuoverla di qualche millimetro, mentre i due volti erano a distanza ravvicinata, la voce era fredda e sussurrata, come una lama che accarezza la pelle, gelida e tagliente, che rischia di ferire.
 
-Il nulla è quando smetti di pensare, di vedere, di udire, di toccare; il nulla è quando non sentì assolutamente niente...e no provi niente...un po’ come te, non credi?-
 
Kira sentì un nodo in gola stringersi leggermente, mentre i suoi occhi blu, che dovevano fissare le iridi grigie della figura davanti a lei, guardavano invece un punto vuoto, le orecchie ascoltavano quella voce, e il corpo non si muoveva, come paralizzato; quella lama ora cominciava a tagliare la pelle, un dolore parte da quel punto e sale alla testa, mentre al contrario un rivolo di sangue scivola giù dalla schiena.
 
-Si...si può dire che in fondo tu hai un po’ di nulla in te.
Con le tue domande stupide...con il tuo non pensare...con il fatto che ti permetti di scavare nella mia mente senza permesso...per ottenere cosa poi? Una vita?-
 
Ecco, ora lama entra nella carne, il sangue aumenta, così come il dolore, si ha la sensazione che quella parte ferita si blocchi, sia oramai inutilizzabile, e che se la si muovesse, sentiresti solo ancora più dolore, e si pietrificherebbe, si farebbe pietra; Kira sentì il respiro farsi sempre meno, il nodo le serrava la gola, non riusciva a respirare, si sentiva soffocare da...da cosa? Provava paura? Tristezza?
Era qualcosa...che le stava togliendo l’energie...mentre quell’altra allungava la mano, accarezzandole in parte la guancia, in un gesto freddo e crudele, giocherellando con una ciocca di capelli rimasta incastrata fra le dita, osservandone il colore nero, per poi voltarsi verso quel volto, e tastarlo con le dita; infine si sporse, facendo forza sul materasso e smuovendo di pochissimo Kira, che sembrava ormai solo un corpo vuoto, l’orecchio scoperto incontrò il sussurro dell’altra ragazza, che sorrideva crudele.
 
-Illusa...tu sei il nulla, e la vita che ora ti è stata offerta è solo mia; un giorno tu svanirai, ed io tornerò. Perché tu sei il nulla, ed io sono io.
E tutto questo...sarà solo fra noi due...è solo nostro...è solo mio...-
 
Kira sbarrò gli occhi,mentre il respiro tornava sotto forma di rantolo, ma il nodo in gola le provocava un dolore che la soffocava, mentre la ragazza si metteva in piedi di fronte a lei, quello che “vedeva” erano solo le sue gambe, mentre gli sembrò di sentire il sorriso crudele di quella figura, che appena Kira sbatté un attimo gli occhi svanì, lasciando al suo seguito solo una lucciola: una lucciola verde ed argento, i colori cangianti la rendevano luminosa ed affascinante, mentre Kira la osservava.
Ancora una volta le labbra cercarono di dire qualcosa, mentre gli occhi pian piano andarono a socchiudersi, il nodo diventava meno forte nella gola, e la saliva era salata, mentre la mano, che fino a quel momento era rimasta incastrata fra il suo collo e il suo petto, ora andava a sperdere il calore di quel corpo, allungandosi lentamente e affaticata verso quella lucciola, le dita si allungavano quasi con...disperazione?
La lucciola sembrava irraggiungibile, mentre Kira lasciava scivolare alcune lacrime, e le parole di quella ragazza tornavano nella sua mente incessanti.
 
-In realtà non è niente, e nemmeno tu possiedi un corpo, ne un’anima-
 
Più vicino...ancora più vicino...mancava poco, presto l’avrebbe toccato...una ricerca incessante, un disperato bisogno...
 
-Il nulla è quando non sentì assolutamente niente...e no provi niente...un po’ come te, non credi?-
 
Il corpo scivolò leggermente sul materasso, ormai il lenzuolo non copriva più quel braccio, che adesso era steso al massimo, e cercava di allungarsi più che poteva, quella lucciola era li, a pochi millimetri dalle sue dita, la poteva sfiorare, ma il suo movimento ondoso rendeva ancora più ardua l’impresa, mentre la debolezza di quegl’istanti si sentiva in tutto corpo, i muscoli non sembravano obbedire ai comandi di Kira, che stringeva i denti.
 
-Si...si può dire che in fondo tu hai un po’ di nulla in te.
Con le tue domande stupide...con il tuo non pensare...con il fatto che ti permetti di scavare nella mia mente senza permesso...per ottenere cosa poi? Una vita?-
 
Ad un tratto, la lucciola svanì di colpo, come una fiammella che muore in un istante, sotto lo sguardo di Kira, che spalancò gli occhi, rimanendo in quella posizione ed osservando solo un punto vuoto, mentre il braccio, lentamente, cominciava a perdere le forze, e tremolare, fino a scivolare giù, gli occhi della ragazza andarono a socchiudersi, il corpo leggermente rannicchiato su se stesso, mentre la sensazione di quel sorriso accompagnava quelle ultime parole.
 
-Illusa...tu sei il nulla, e la vita che ora ti è stata offerta è solo mia; un giorno tu svanirai, ed io tornerò. Perché tu sei il nulla, ed io sono io.
E tutto questo...sarà solo fra noi due...è solo nostro...è solo mio...-
 
“E’ questo...il dolore?
E’ questa...la tristezza?
...credo...di aver imparato...ad essere triste...”
 
Kira chiuse gli occhi, con le lacrime ancora tra le ciglia, il corpo ormai svuotato di ogni energia, il groppo in gola si sciolse in una lacrima che scivolò storta, mentre il buio soffocava i pensieri della ragazza, le labbra mormorarono senza voce un’ultima parola, prima di chiudersi ed abbandonarsi al sonno e alla stanchezza.
 
La prima a buttare tutto giù dal letto era stata Rika, la ragazza in quel momento superava il gruppetto rischiando di perdersi nella folla di quel giorno di festa, lei aveva sempre amato le feste, soprattutto la musica e la luce, in quel momento sotto lo sguardo di tutti rivelava il suo carattere allegro e solare; Goku la inseguiva, anche se era sempre attirato dalle bancarelle del cibo, trascinato via a turno da Gojyo o da Meiko, Sanzo si limitava ogni volta a dargli una sonora sventagliata con il capo.
 
-Stupida scimmia!!-
 
-Ahi Sanzo!!-
La sua voce lamentosa si confondeva con il chiacchiericcio della folla, che si voltava con aria interessata ad osservare le varie scenette del gruppetto, con Meiko che si passò una mano tra i capelli con aria vagamente imbarazzata, bel modo di farsi notare dagl’altri, con quella stupida scimmia che non faceva altro che lamentarsi.
Rika in quel momento però raggiunse il ragazzo con aria entusiasta, prendendogli la mano ed indicandogli qualcosa tra la folla: Goku a quel gesto non poté trattenere un vago rossore sulle guance, mentre la ragazza continuava a sorridere, trascinandoselo via con se, con Gojyo che si permetteva di fare le battutine insieme a Meiko che sghignazzava accanto a lui e Sanzo dietro, a chiudere la fila Hakkay e Kira, quest’ultima si guardava intorno ad osservare la gente che le passava accanto, con aria vagamente spenta, dopo quella nottata si sentiva particolarmente debole.
Il ragazzo affianco a lei le lanciò un’occhiata, osservandone la capigliatura nera, ora aveva la testa rivolta verso la sua sinistra, a guardare le varie bancarelle che le passavano accanto, con quel suo solito modo di fare curioso ma distaccato, come uno spettatore, assisteva ed osservava i brevi istanti della vita delle persone che gli passavano accanto, quasi...con gelosia...
In effetti, da quando l’aveva conosciuta, non aveva mai saputo niente della sua vita prima di incontrarlo, era sempre rimasta in silenzio, penetrando con inaspettata facilità nel suo cuore, quasi a cercarsi un cantuccio dove cercare riparo; poi il suo rapimento...e quel desiderio di salvarla, come a voler correggere il passato, quasi tentando di salvare il ricordo di Kanan.
Ma non era così...lui era accorso per salvare Kira, quando si era infilato nella spelonca aveva visto chiara la figura di Kira, sporca, che gli urlava il suo nome.
 
“-HAKKAY!-”
 
Hakkay...non Gono...no, Gono era morto, morto insieme alla donna che aveva amato, adesso aveva un nuovo nome, una nuova vita, anche se quel ricordo sarebbe rimasto per sempre dentro di lui, rendendolo triste ogni giorno di pioggia, facendogli perdere la parola ogni volta che i suoi occhi incrociavano un volto che poteva assomigliare a quello di Kanan.
Eppure, quando era andato a salvarla, quando l’aveva trovata, quando l’aveva abbracciata a se, in quegl’attimi l’uomo aveva chiaramente visto nella sua mente gli occhi blu elettrico di Kira che lo fissavano con quell’aria tranquilla e forse rattristata, quella ragazza poteva vedere nella sua mente, lo vedeva dentro...poteva aver visto l’immagine di Kanan? In fondo...l’aveva protetta, per farlo felice, perché quella era la donna che amava.
Si, era vero, l’amava ancora, eppure...ora c’era lei, quella ragazza che adesso si girava verso di lui, gli occhi blu elettrico incontrarono quelli verdi pensierosi di Hakkay, il quale cercò di sorriderle, quasi a volerla tranquillizzare che adesso c’era lui li accanto.
Si, lui era lì, vicino a lei...ma in quel momento chissà a cosa, a chi pensava.
 
“Lui...non mi amava come lo amavo io...per lui...non ero altro che un’amica”
 
Si...era vero, per Hakkay Kira non era altro che un’amica, come forse già in passato lo era stata quell’altra; il pensiero della notte precedente agitò Kira, la ragazza rabbrividì come di colpo fosse calata la temperatura, aveva l’impressione che sul suo corpo era rimasta qualche traccia di quel passaggio, un segno o una cicatrice, tanto che la sua mano passò sul collo quasi a cercare quel segno con il tatto, con le dita, in un gesto che l’uomo dagl’occhi verdi lo lesse come disagio.
 
-Qualcosa non va Kira? Non ti piace la folla?-
 
La ragazza scosse il capo, al contrario, quella folla che brulicava di vita, quella sensazione di soffio vitale che passava silenzioso e veloce tra la gente, le scaldava il corpo; aveva paura di non essere viva, aveva avuto paura quella notte di diventare nulla, e cercava in quel senso di raccogliere dentro la sua mente quanti più particolari possibili, voleva conservare dentro di se una po’ di quella sensazione di movimento e di cambiamento che avveniva intorno a lei.
Però...la sua mente era comunque piena anche di ricordi non suoi, ed aveva la sensazione che prima o poi la sua testa sarebbe scoppiata, oppure lei sarebbe stata spazzata via, come un sogno sarebbe scomparsa all’alba di un nuovo giorno; svanita, non sarebbe esistita più, diventando lei stessa nulla, perdendo tutto quello che aveva così disperatamente raccolto.
Vita, ricordi, amici...Hakkay.
Ma quella era giustizia, lei si era impossessata di un corpo che non le apparteneva, quell’involucro fatto di pelle, muscoli ed ossa, che si muoveva al suo comando...non era suo...
Cos’era veramente suo?
....quel potere...quella sensazione di luce e bruciore, quelle lucciole iridescenti che giravano intorno a lei...cos’erano? Perché poteva vederle solo lei? Perché poteva crearle solo lei?
Possibile che lei era solo il nulla?
Intanto gli altri si erano distanziati, tanto che i due rimasti dietro dovettero allungare il passo, ritrovando Gojyo che litigava con Goku e Rika che si arrabbiava con Meiko che sghignazzava con aria provocatoria, Sanzo aveva la vena sulla guancia che s’ingrossava, segnale di una incazzatura in arrivo con conseguente harisen; Hakkay ridacchiò cercando di tirarsi su di morale, per poi rivolgersi a Kira, distogliendola ancora dai suoi pensieri.
 
-Sarà meglio che li fermiamo, prima che accada qualcosa di grave-
 
I due stavano per raggiungere il gruppetto, quando Kira si fermò di scatto, voltandosi indietro, dentro di se qualcosa si era messo in allarme, una sensazione di pericolo leggera ed insistente che le colpiva il ventre e la gola, come ansia, Hakkay stupito si voltò verso di lei, notando come la ragazza si era irrigidita nel guardare un punto dietro di se in mezzo alla folla; velocemente, all’improvviso, la terra cominciò a scuotersi, mettendo il panico tra la gente che a fatica sembrò accorgersi della presenza di pericolo, velocemente la paura si espanse a macchia d’olio, tanto che la folla cominciò a dare spintoni, il gruppetto si trovò così a seguire varie correnti, senza la loro volontà, la gente sembrava afferrarli per le braccia e mani, trascinandoli con se nelle urla e lamenti di terrore.
 
-RAGAZZI!-
 
-AIUTO!-
 
-MA CHE SUCCEDE?! MALEDIZIONE!-
 
-AAAAH!-
 
-KIRA! KIRA!!-
 
La ragazza si voltò verso Rika, che le allungava una mano per cercarle di acchiapparla, le urla soffocavano quelle della castana, mentre la compagna allungava anche lei la mano, cercando di farsi largo tra la folla che la spingeva specialmente al petto e alla schiena, togliendole il fiato e procurandole dolori e botte su tutto il corpo, una mano accidentalmente la buttò a terra, dove rischiava di essere calpestata; nel frattempo Rika era riuscita ad agguantare la mano di Hakkay, che la trascinò a forza verso di se, la castana però diede un’occhiata intorno a lei agitatissima.
 
-Kira è qui tra la folla! Dobbiamo trovarla!-
 
Le forti scosse facevano cadere la gente, un uomo per sbaglio andò contro la ragazza dai capelli neri, soffocandola, mentre un piede le calpestava i capelli: Kira non riusciva a muoversi, le varie botte che subiva, i calci e le pedate la paralizzavano a terra, poteva solo accucciarsi a terra con le mani che proteggevano il capo, il fiato era corto e soffocato, l’odore della strada in parte la strozzava, mentre le urla assordavano le sue orecchie, non riusciva più a distinguere le voci; la massa della folla era un’enorme bestia nervosa che voleva trascinarla via con se, o nel peggiore dei casi ucciderla per il disordine ed il caos che si stava creando.
Le scosse di terremoto nel frattempo non accennavano a smettere, le bancarelle crollavano come se nulla fosse, e gli edifici si stavano lesionando, un edificio li accanto stava crollando, tanto che Kira alzò lo sguardo, e per istinto si alzò in piedi, la folla a quel punto la trascinò via con se, il fiato scomparve di colpo, e i suoi occhi videro sfuocato una figura familiare, tanto che le mani cercavano di afferrare qualcosa per sporgersi, urlando con tutta la sua forza.
 
-HAKKAYYY!!-
 
Il suo appoggio durò qualche secondo, facendola crollare a terra, l’uomo poté solo vedere una mano alzata in mezzo alla folla e alla confusione, una mano più alta di tutti che però scompariva via, mentre l’uomo con Rika si era nascosto in una molto stretta e nascosta a tutti, da cui però si poteva vedere tutta la scena ed avvertire l’ansia di quei momenti, con la paura che qualcosa ti crolli in testa, il palazzo li vicino intanto stava cadendo giù, agitando ancora di più la folla.
 
-KIRA!!-
 
L’uomo scattò, lasciando Rika da sola a prendere fiato, immergendosi nel bagno di folla, con il polverone causato dal crollo dell’edificio che disperdeva la folla in più punti, alcune persone era rimaste sotto le macerie, incapaci di scappare per la confusione, Kira era scampata, e si stava trascinando verso un edificio li vicino, dove alcune persone si stavano nascondendo, appena prima che un corpo nero sbucasse dal terreno, agguantando una serie di fuggitivi rimasti pietrificati nel vedersi davanti questa enorme massa che li divorò a gran velocità.
Kira si ritrovò su un pavimento a prendere fiato, mentre fuori si sentivano dei rumori fortissimi, tanto che la ragazza si tappò le orecchie, sentendo anche delle urla di uomini, che scomparivano in quello che sembrava una specie di stridio; si voltò, cercando di alzarsi in piedi, il suo sguardo poté vedere attraverso la finestra, solo un gigantesco corpo lucido con lunghe e robuste zampe, che si muoveva verso l’alto, alla fine di questo c’era un’enorme testa d’insetto con due antenne, in parte sporca di alcuni schizzi di sangue, mentre altre due creature simili si muovevano li attorno, facendo crollare palazzi e mettendo in fuga la gente.
Kira indietreggiò di qualche passo, notando dietro di se alcune persone e bambini che si riparavano nel buio, tremanti e silenziosi per la paura, la ragazza si rese conto che la situazione era grave...doveva salvare quelle persone, doveva portarle via da li.
Altri strilli attirarono di nuovo l’attenzione di Kira, che si riavvicinò alla finestra, alcuni demoni aveva fatto irruzione nella città, ed assieme agl’insetti giganti stavano distruggendo tutto; la ragazza aprì la mano sinistra, per poi ricordarsi delle persone li presenti, richiudendola: rischiava di farsi spacciare per un demone anche lei, doveva portare via quella gente, quell’edificio dove si trovavano era troppo scoperto.
Infatti, all’improvviso, alcuni demoni fecero irruzione nella stanza al primo piano, i bambini urlarono di paura, mentre Kira interveniva, afferrando un pezzo di legno ed iniziando una lotta furibonda contro tre demoni, urlando verso l’uomo presente nella stanza.
 
-PORTA TUTTI VIA!-
 
Questo obbedì, prendendo in braccio una bimba ed indicando la strada alle due donne e all’anziano uomo dietro, un ragazzino teneva in braccio un bambino più piccolo di lui, mentre gli altri due erano tenuti per mano dalle donne; intanto Kira scaraventò lontano un demone, strappandogli via la spada dalla mano, ed utilizzandola contro gli altri due demoni, piegandosi a terra per schivare i loro attacchi ed infilzando uno dei due, per poi tirare fuori la spada e con un movimento rotatorio mozzare la testa all’altro, che crollò sul corpo del compagno.
La ragazza, dopo un attimo di respiro, gettò via la spada, e fece comparire la sua, raggiungendo di corsa il gruppo, nel frattempo erano usciti da una porta secondaria verso una via più stretta, altri due demoni sbarravano la strada, ma la ragazza arrivò in tempo per bloccarsi ed ammazzarli, insieme all’uomo era alla testa del gruppo, il vecchio dietro chiudeva la fila; la ragazza sfondò la porta di un alto edificio più fatiscente, dietro di loro si sentivano le grida di rabbia di altri nemici, mettendo le ali in piedi a tutto il gruppo.
Un attacco nemico venne bloccato dalla ragazza.
 
-MUOVETEVI!-
 
Obbedienti, l’uomo e le donne salirono le scale, mentre il vecchio guardava la ragazza combattere selvaggiamente: non sarebbe morta, non avrebbe permesso a nessuno di fare del male a quelle persone, a quei bambini!
Il suo corpo che si muoveva, i suoi attacchi portati a buon fine, le ferite che subiva...questo la spaventava, perché si sentiva viva, ma significava, allora, che viveva solo per uccidere?
La ragazza fermò l’ultimo demone, osservando il vecchio che le faceva strada, seguendolo, superandolo e raggiungere la fine delle scale, dove c’era una botola che portava ad altre due stanze; la ragazza si sporse verso il vecchietto, che però con sua grande sorpresa era rimasto alla fine delle scale, e sorrideva con aria tranquilla.
 
-Tu devi vivere-
 
-ASPETTA! NO!-
 
Il vecchietto chiuse la botola da sotto, e la ragazza cercò di aprirla, ma era bloccata, sotto di lei sentì degli schiamazzi violenti, delle urla, e alla fine un urlo violento e doloroso, che la scosse in tutto il corpo, in mano stringeva convulsamente la spada imbrattata di sangue: quel vecchio voleva che lei vivesse, quando nemmeno la conosceva, l’aveva incontrata solo in quella situazione disperata.
E voleva che lei vivesse...sorridendogli con aria tranquilla, lasciandosi morire...tutto questo era assurdo! Un estraneo all’improvviso le chiedeva di vivere, lei che fino a quel momento credeva che era destino che lei svanisse.
Ora...ora che doveva fare? Era confusa, quella situazione era confusa...
Le voci sotto di lei la svegliarono, i demoni si stavano muovendo ancora, il legno soffocava la loro voce, ma qualcosa si poteva distinguere...
 
-Presto! Prendete qualcosa per sfondare la botola!-
 
Volevano raggiungere quel piano! Dietro la ragazza una porta chiusa, evidentemente erano il gruppetto che aveva guidato e difeso fino a li, si erano nascosti in quel piano...e lei doveva difenderli.
La ragazza strinse la spada, per poi bloccare la botola con il chiavistello in metallo, alzandosi in piedi ed afferrando l’arma con tutte e due le mani: avrebbe difeso quella gente, doveva farlo! E per di più...doveva sopravvivere per quel vecchietto che le aveva detto di vivere!
La confusione fuori, sulla strada, era ovattata, i mostri creavano il panico, ma era sicura che gli altri erano intervenuti a fermarli, di sicuro Goku si stava divertendo con Rika e Gojyo a sistemare quegl’insetti giganti, Meiko invece avrebbe pensato con Sanzo a sistemare i demoni, ed Hakkay...Hakkay avrebbe difeso la gente con il suo Ki, perché lui era un uomo buono e gentile, e li avrebbe aiutati.
Si...Hakkay era gentile, li avrebbe difesi, e lei sarebbe tornata da lui, perché voleva tornare da lui, voleva tornare da Hakkay.
 
“-Tu devi  vivere-”
 
Si, DOVEVA vivere per quel vecchietto che glielo aveva imposto, gli aveva imposto di proseguire quel viaggio, e questo significava che il nulla non l’aveva ancora raggiunta, lei non era il niente, lei era Kira, aveva un nome e dei ricordi, SUOI.
La botola subì un colpo, smuovendosi, la ragazza indietreggiò di qualche passo, mordendosi il labbro inferiore, stava spettando l’arrivo dei demoni, che cercarono un’altra volta di sfondare la barriera; ancora una volta, il chiavistello vecchio e debole si ruppe al quarto colpo, la botola si aprì con uno scatto, e un demone balzò sul piano, guardandosi intorno, vedendo poi non troppo distante da se una ragazza leggermente ferita con in mano un’arma, davvero coraggiosa quella stupida ragazzetta.
Il demone le andò addosso, e Kira mosse la spada, affondandola velocemente nella sua carne.
Ansia...respiro...ansia...paura...coraggio...adrenalina...respiro...respiro...
Il tempo rallentò, mentre i demoni spuntavano come funghi da quella botola, era molti, troppi per lei, per un attimo la sua fermezza cedette, il respiro affannoso era quasi un richiamo per quei demoni ad aggredirla, le scolopendre all’esterno lanciavano dei lamenti di dolore, allora gli altri dovevano averla abbattute in qualche modo.
Doveva farcela anche lei, doveva salvare le persone nella stanza; la ragazza si voltò verso la porta, e vide un demone tentare di aprirla, dall’interno ne uscivano delle urla di paura di donne e bambini, e subito Kira scattò, mozzando la mano al demone con la spada, questa però venne afferrata da un secondo demone, che gliela strappò di mano e la buttò lontano da se.
Era in trappola, se si toglieva dalla porta metteva in pericolo quelle persone, ma ora era disarmata; era una situazione disperata...respiro...respiro...respiro...
I demoni le andarono addosso, la ragazza prese tutto il fiato che aveva in corpo, ed urlò, in quell’istante il tatuaggio sulla sua coscia scolorì via, e un improvviso colpo d’aria scaraventò via tutti i demoni, di colpo Kira s’illuminò, mentre spalancava gli occhi, dal suo corpo usciva una grande luce, un’energia che non riusciva a trattenere, espandendola oltre la stanza, la luce illuminò il palazzo come un faro, attirando l’attenzione della gente e del gruppo degl’altri, Hakkay partì di corsa di scatto, inseguito dagl’altri.
Nel frattempo Kira sbarrò gli occhi, di fronte a lei i demoni sembravano raggomitolarsi e strillare come se stessero bruciando, la loro pelle si riempiva di chiazze, e mano a mano questa si allargavano le urla diventavano più forti, fino a scomparire, i loro corpi svanivano, e lasciavano solo...lucciole iridescenti, che attratte da Kira venivano assorbite dal suo corpo.
Sotto lo sguardo sconvolto di Kira, i demoni nella stanzetta scomparivano, al loro posto delle lucciole iridescenti raggiungevano il corpo della ragazza, che li vide entrare dentro di lei; una mano le afferrò il collo, facendole alzare gli occhi, quelli grigi della ragazza erano piantati nei suoi.
 
-Adesso prendo io il controllo-
 
-...NO! IO DEVO VIVERE! IO DEVO VIVERE!!-
 
La ragazza di fronte a lei rimase sconvolta, mentre Kira urlava, la luce si fece ancora più forte, e divenne intensa e bruciante per gli occhi, scomparendo alla fine con un lampo, la ragazza spossata crollò a terra, dietro di lei sentiva non sentiva niente, e affaticata e spaventata aprì la porta con uno schianto, trovandosi di fronte il gruppetto salvo, accasciandosi a terra, con un sospiro di sollievo dietro di lei alcuni richiami attirarono l’attenzione di tutti.
 
-C’è nessuno?!-
 
-SIAMO QUI!-
 
Kira si limitò a respirare affannosamente, alzando gli occhi verso un bambino li, di fronte a lei, che la guardava piuttosto confuso, ma più tranquillo, quella che sembrava la madre, lo stringeva a se sollevata.
Era finito l’incubo.
 
Le sembrò di dormire per tutta la giornata, quando si svegliò infatti era il tramonto, era stata una giornata di sole, anche se l’incubo della mattinata le aveva fatto dimenticare per un po’ se pioveva o se era bel tempo; ora che guardava fuori dalla finestra, era bel tempo, c’era un bel sole che andava a tramontare.
Si, era stata una bella giornata...e lei per ancora un giorno viveva, e doveva vivere ancora per un po’, voleva vivere ancora per un po’: perché glielo aveva chiesto il vecchietto, perché per la prima volta qualcuno glielo diceva, perché parte dei suoi dubbi erano scomparsi, perché, mentre dormiva, le era tornata in mente la spelonca e l’arrivo di Hakkay, che l’aveva abbracciata.
 
“-Kira!-”
 
L’aveva chiamata, aveva chiamato il suo nome, l’aveva abbracciata a se e l’aveva salvata.
Forse questo significava che Hakkay voleva che Kira restasse con loro ancora, altrimenti non l’avrebbero salvata; si, forse significava questo, ed in quel momento Kira si era avvicinata alla finestra, osservandola, aveva alcune bende sul corpo, ma i suoi erano solo graffi, a parte una botta al fianco dovuta alla fola che l’aveva travolta.
Li, per un attimo, aveva avuto paura, paura di scomparire in quel mare di gente; li, veramente, aveva avuto la sensazione che stesse scomparendo, che lei fosse stato veramente il nulla.
Ma allora lo era o non lo era? Lei provava caldo, freddo, dolore, aveva paura, coraggio, tristezza, piangeva.
Possedeva dei ricordi, stava raccogliendo ricordi lungo la sua strada, ed era riuscita a contrastare quella ragazza per la prima volta: le aveva detto che doveva vivere...e le voleva dire che voleva vivere ancora, ancora un po’, per poter stare insieme agl’altri, per...stare con lui...
E voleva anche dirle...che non voleva scomparire, non voleva diventar nulla, non voleva perdere tutto, tutto quello che aveva guadagnato.
No, non lo voleva...
Sentì qualcosa scenderle dagl’occhi, e si mise una mano sulla guancia, sentendo le lacrime scivolare giù, lacrime di tristezza, lei sapeva piangere, ora aveva capito perché si piangeva, perché quella volta aveva pianto, perché adesso piangeva.
 
“Sono triste”
 
Quella volta a quella scena, aveva pianto per la tristezza, perché vedeva Hakkay abbracciare Kanan, anche se questa oramai stava morendo, anche se in parte il suo corpo si decomponeva, anche se si era uccisa...lui l’aveva abbracciata a se, era corso da lei e l’aveva abbracciata, stringendola a se e soffrendo ancora per lei...ancora...questo...questo significava che per Kira non c’era posto, non c’era mai stato posto per quell’uomo per quella ragazza, ne per lei.
No...loro erano sempre state solo delle amiche del ragazzo, lui sorrideva a loro perché erano amiche, ma in realtà lui...avrebbe sempre amato quella donna; Kira sentì il pianto aumentare, era un nodo che la soffocava, tanto che tossì, mentre le lacrime scendevano copiose sul volto, e lei non sapeva se asciugarle o lasciarle andare.
Perché quella notte aveva pianto?
...perché anche li lei si era sentita triste: possedeva un corpo non suo, aveva ricordi non suoi, e la ragazza che ogni volta veniva da lei la odiava e la minacciava di toglierle via tutto quello che aveva raccolto durante il suo viaggio.
Lei non sarebbe mai dovuta esistere, non avrebbe mai fatto soffrire quella ragazza...e non avrebbe sofferto lei; era sola, tutto quello che aveva non interessava a nessuno, diventava un’ombra, anche se lei viveva, chi se ne sarebbe accorto?
I suoi compagni...Hakkay?
 
“-Tu devi vivere-”
 
Quel vecchietto si era accorto di lei, ed era morto, l’unica persona che capiva che lei desiderava sentirsi dire quelle parole era morto.
E adesso era sola...Kira chinò leggermente il capo, per poi tornare a guardare il cielo, a come il sole illuminasse le case ancora integre e quelle crollate sotto il passaggio di quegl’insetti giganti, probabilmente sotto l’effetto del sangue di mille demoni; il paesaggio della città appariva desolato, eppure tra le macerie si potevano intravedere persone che scavavano alla ricerca dei propri cari e conoscenti, una donna in quel momento stava abbracciando un corpo, e non si capiva se stesse piangendo o meno, restava in silenzio stringendolo a se, sotto lo sguardo di Kira, che rimaneva di fronte a quella finestra.
In quel momento qualcuno entrò nella stanza, Hakkay aveva portato qualcosa da mangiare, ed aveva visto la ragazza in piedi, di fronte alla finestra, con il tramonto che la illuminava di luce, allungando la sua ombra verso i piedi dell’uomo, che rimase in silenzio ad osservare, l’aveva persa di vista nella folla, aveva tentato di raggiungerla, bloccato poi da quella Scolopendra gigante; poi la luce di quell’edificio l’aveva spinto a cercarla da quella parte, trovandola sul soffitto di quel palazzo fatiscente, svenuta a terra per la stanchezza, aveva difeso con forza quelle persone.
Ed ora era li, ad osservare quello che succedeva fuori da quella finestra, in silenzio, tranquilla come al suo solito; sorrise tranquillo, chiamandola e portando il vassoio verso il letto, poggiandolo sul materasso, in quel momento nella stanza non c’era nessuno se non i due.
 
-Kira, ti ho portato qualcosa da mangiare, immagino tu sia...-
 
Lo sguardo di Hakkay restò sbalordito, mentre Kira si voltava lentamente, mostrando gli occhi pieni di lacrime, appena aveva udito quella voce aveva sentito il cuore fermarsi ed il nodo in gola stringere con più forza, senza accorgersene quella donna aveva cambiato aspetto, e quella scena era tornata prepotente nella sua mente, ora Hakkay stringeva ancora a se quel cadavere, e lei come una spettatrice restava ad osservare, in silenzio.
Però quell’uomo era lì, davanti a lei, ad osservare stupito le sue lacrime che continuavano a cadere, Kira osservava quel ragazzo dagl’occhi verdi guardarla: i ricordi di quando l’aveva salvata si mischiavano ai ricordi di quando aveva abbracciato Kanan, a quella scena appartenente a dei ricordi non suoi, quella luce che lo illuminava, le sue parole, la sua mano sul volto di Kanan, il modo in cui la stringeva, quando le baciava i capelli, quando aveva urlato il nome di Kira, o quando era andato da Kanan, e lei lo aveva osservato.
Una lacrima cadde dal pavimento, il nodo in gola era serrato, e il suo corpo si smosse leggermente in un singhiozzo, soffocato a stento dalla ragazza, che continuava a guardarlo: lui avrebbe amato per sempre Kanan.
Per sempre
Per sempre
Non c’era posto per lei nel suo cuore, eppure lei voleva vivere ancora per stare con lui, insieme a lui; voleva vivere, ma aveva paura di stare ancora con lui, si sentiva triste all’idea di vedere il sguardo verde, il suo sguardo VERO...rivolto ad un’altra...
 
-Hakkay...tu l’amerai...per sempre?-
 
La domanda era stata pronunciata con voce spezzata, lasciò senza parole l’uomo, che restò in silenzio, ad osservare quegl’occhi blu guardarlo tranquilli, anche se dalle guance scivolavano delle lacrime di tristezza: Kanan era sempre dentro di lui, e l’avrebbe tenuta sempre dentro di se, ricordandola con dolcezza e dolore, amandola...però...adesso quegl’occhi blu lo guardavano tranquilli, entravano in lui, scoprivano i suoi segreti, e li rivelavano.
 
“-Il tuo sorriso è triste-”
 
Hakkay fece un passo in avanti, serrando i pugni: è vero, l’avrebbe amata per sempre, è vero, non l’avrebbe mai dimenticata, ed era anche vero che avrebbe sempre desiderato tornare indietro nel tempo e cercare di cambiare le cose.
Però, ora, davanti a lui, due occhi blu gli stavano facendo rivivere quelle sensazioni di dolcezza e tepore che aveva dimenticato da tempo; anche se le sue mani erano sporche di sangue, anche se aveva ucciso tante persone, anche se si era detto che non sarebbe più riuscito a stringere più nessuno a se, voleva veramente...avere Kira con se.
Voleva tenerla sempre accanto a se, proteggerla...voleva...il pensiero di quella parola gli fece socchiudere gli occhi, mentre adesso, passo dopo passo, era di fronte alla ragazza, questa teneva lo sguardo rivolto al suo viso, le lacrime scendevano ancora dagl’occhi, ma il suo sguardo non era più triste, era tranquillo e curioso, ed osservava quel volto malinconico, notando in quel momento che gli occhi avevano delle piccole occhiaie, la pelle era leggermente scavata, dando all’uomo un’aria stanca e spossata.
La mano della ragazza si mosse, alzandosi verso il volto, le dita toccarono la guancia, gli occhi verdi di Hakkay si posarono su quel volto, per poi chiudersi nel sentire quelle dita tastare l’occhio vero, quello di vetro sembrava bramare quel contatto, mentre Kira continuava a toccare quella piccola occhiaia con le dita, sentendo la pelle dell’uomo calda sotto le sue dita.
 
-...sei stanco?...-
 
Quella domanda così semplice fece socchiudere gli occhi ad Hakkay, che annuì: si, era stanco, per molti notti non aveva dormito, inseguito da quell’incubo, per molti giorni aveva avvertito la stanchezza posarsi sulle sue spalle appena si fermava insieme al gruppo in qualche locanda; sorrise, un sorriso stanco.
 
-Si, molto-
 
La mano dell’uomo toccò quella libera di Kira, e gliela portò verso l’occhio di vetro, la ragazza così tasto anche quella parte di viso calda, l’occhio di vetro brillava come quello vero di stanchezza, il monocolo era tra le dita dell’uomo, mentre lei smetteva di piangere, continuando ad accarezzarlo.
 
-Riposati allora. Resterò sveglia io, così potrai dormire tranquillo-
 
L’uomo restò sorpreso da quelle parole: lei avrebbe vegliato sul suo sonno...lei sarebbe rimasta sveglia per assicurarsi che nessuno lo avrebbe disturbato...e magari...avrebbe scacciato via i suo incubi.
Hakkay l’abbracciò con forza, stringendola a se e portando il volto verso i suoi capelli, sentendone il buon profumo di pulito, mentre Kira spalancava gli occhi, sbalordita, Hakkay la stava abbracciando, stava stringendo a se LEI.
 
-Si, resta insieme a me-
 
La ragazza annuì. Si sarebbe rimasta, lui glielo aveva chiesto, quel vecchietto glielo aveva quasi ordinato: sarebbe rimasta, avrebbe vissuto ancora un po’, doveva vivere ancora un po’.
Quando Rika e Meiko si affacciarono alla camera, trovarono Kira a guardarle, con Hakkay addormentato sulla sua spalla, e la biondina si limitò a tirare via la compagna castana, che si lamentò a bassa voce, mentre la ragazza dai capelli neri chinava il capo in segno di ringraziamento, restando seduta sul letto, con l’uomo appoggiato alla sua spalla che dormiva sereno, quell’occhiaia scavata scompariva leggermente, ma non se ne sarebbe andata via: era un segno, il segno del suo passato che non sarebbe scomparso.
E lei lo accettava, lo accettava in silenzio, alzando lo sguardo; di fronte a lei, la sua alter ego la fissava con puro odio, restando però attaccata al muro, vestita di quel kimono nero corto, i capelli sciolti e leggermente scomposti, non fiatava, ma nei suoi occhi era chiaro il messaggio.
 
“Io ti uccido”
 
Poi scomparve, lasciando dietro di se una lucciola iridescente, che si avvicinò a Kira; questa la osservò in silenzio, quell’essere che volava davanti ai suoi occhi...era uscito dal corpo di un demone, magari quei demoni che aveva ucciso quella mattina...
Sentì Hakkay muoversi leggermente, e la lucciola bruciò, scomparendo nel buio della stanza, delicatamente Kira appoggiò la sua guancia sul capo dell’uomo dagl’occhi verdi, avvertendo in quel gesto un calore che si spargeva su tutto il suo corpo.
Questa...era...felicità...
 
FINE CAPITOLO 32





Et Voilà! Siamo tornate ancora una volta con il nuovo capitolo. Speriamo vivamente che vi sia piaciuto questo capitolo dedicato alla nostra tenere Kira. Come avete visto abbiamo alzato un po’ il rating della storia (cosa che forse dovevamo fare dal primo momento visti comunque alcuni capitoli non proprio “leggeri” ^^’’’). Forse molti di voi si staranno chiedendo: ma questa fiction quando finisce? Ah…ehm….e chi lo sa? Sappiamo solo che fino a quando l’ispirazione sarà forte in noi continueremo a scrivere. Questi personaggi sono diventati parte di noi e ci dispiace troppo dir loro addio, quindi mi sa che vi aspetteranno ancora molti e molti capitoli.
DLM PG. OH NOOOOOO!!! T^T
E le  autrici sghignazzano malefiche: ihihihih
Come sempre ringraziamo di cuore chi legge la nostra storia, chi la commenta e chi la segue.
Un bacio dalla MeRProduction. 
  
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