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Autore: MerasaviaAnderson    18/04/2015    3 recensioni
•{Long ~ Joshifer ~ Incentrato sul rapporto Josh/Robert}
"Quanto amore potevano contenere gli occhi di una madre?
Josh li guardò intenerito, fiero dell’immagine che aveva davanti, fiero che quella fosse la sua famiglia, che quell’amore riempisse ogni giorno quella piccola casa di Union.
La stessa casa in cui lui era cresciuto.
Porse una mano a Robert, mentre con l’altra apriva la porta di casa, ricordandosi per un momento quando l’aveva aperta dopo la morte dei suoi genitori, cinque anni prima.
Ogni tanto quel ricordo riaffiorava, ma lo cacciò via. Doveva essere un giorno speciale, uno di quei tanti giorni passati con suo figlio."

•{Sequel di Indelible Signs e Indelible Smiles ~ Fa parte della serie "Indelible"}
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '~ Indelible.'
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Indelible Scars

 
Capitolo 5:
The After
 
 
 
Se ne stava sdraiato sul letto, Josh.
Non li sentiva, i tuoni fuori dalla finestra.
Non li vedeva, i fulmini squarciare il cielo.
La ignorava, la pioggia che batteva sulle finestre.
Assente.
Era passato qualche giorno – Josh non sapeva esattamente quanti – ma i genitori di Jennifer avevano offerto loro ospitalità in modo che non viaggiassero ogni giorno da Union verso Louisville per vedere Robert e questo non faceva che aumentare il suo dolore.
Si sentiva solo, in una casa che non era sua.
Era diventato come un cadavere vivente, un corpo che eseguiva solo le azioni necessarie per poter sopravvivere.
Era quello che stava facendo, Josh: sopravviveva.
Sopravviveva alle urla di suo figlio nel sonno, che gridavano un aiuto arrivato troppo tardi.
Sopravviveva ai suoi occhi riflessi nello specchio, identici a quelli di Robert.
Sopravviveva ai pianti di Jennifer, mentre si stringeva le mani in grembo temendo di perdere anche quel bambino.
Non gli importava di quello che gli aveva detto il medico, non gli importava quante possibilità di risveglio ci fossero per Robert, Josh – finché non avrebbe potuto riabbracciare suo figlio – non riusciva a credere nella sua uscita a quel terribile coma.
Era quello il periodo peggiore: il dopo.
Josh lo sapeva, lo aveva già vissuto, ma tutto ora si faceva peggiore.
Quando ci fu l’incendio che uccise la sua famiglia, lui aveva la certezza che fossero morti … erano diventati quei segni indelebili che aveva sul petto, all’altezza del cuore.
Chris: papà, dammi la forza di tornare in vita, aiutami ad essere quel buon padre che tu sei stato per me, quello sempre col sorriso e con gli occhi luminosi.
Michelle: mamma, dammi la forza di amare di nuovo, il coraggio di riuscire ad amare nuovamente qualcuno senza paura che questo possa morire.
Connor: fratellino, dammi la forza di credere: di credere in qualcosa di migliore, come facevi tu quando tutto si complicava.
Ma ora Josh camminava sul filo di un rasoio, c’erano momenti in cui riusciva a credere che avrebbe potuto rivedere suo figlio sano, lo avrebbe potuto stringere di nuovo tra le braccia e vederlo crescere.
C’erano certi momenti, invece, in cui pensava che non si sarebbe svegliato mai più, che la miglior cosa fosse porre fine a quel supplizio in cui vivevano e far staccare le macchine che lo tenevano in vita. Rassegnarsi per sempre all’idea di aver perduto un figlio.
E forse lo avrebbe fatto da un pezzo, se non ci fosse stata Jennifer al suo fianco, se non lo avesse sorretto, dandogli una spalla un po’ più forte su cui piangere.
Piangevano insieme, la notte … Lui stretto al petto di lei, quasi si vergognasse del suo volto, del volto che suo figlio aveva visto per l’ultima volta.
Ed era insopportabile, estremamente insopportabile.
Proprio in quel momento Jennifer aprì la porta della camera da letto: aveva il cappotto indosso e la borsa in spalla.
«Josh, dobbiamo andare in ospedale. Sei pronto?»
Ma lui non rispose, continuò a star in silenzio, ascoltando il suono della voce dell’Amata, che sembrava quasi un’eco distante, coperto da tutti quei pensieri che vagavano senza meta per la tua testa.
«Josh?» Jennifer si avvicinò a lui, sedendosi al suo fianco e toccandogli una spalla, quasi se volesse assicurarsi che non fosse morto.
«Josh! Mi rispondi o no?» e lui si girò dall’altro lato, fingendo di non ascoltare le sue parole «Smettila, per favore! Ti sembra forse che io non stia soffrendo, Josh?»
Ma era inutile, non l’ascoltava, non la guardava, si limitava a fissare il vuoto davanti a sé, quasi se cercasse una risposta alle sue domande nell’aria che respirava.
«REAGISCI, CAZZO!» Jennifer urlava, adesso, mentre tante lacrime le scendevano sul viso «NON STARE LÌ IMPALATO A GUARDARE IL VUOTO. REAGISCI, MALEDIZIONE! TUO FIGLIO STA MORENDO!»
Josh sentì come un colpo nel petto, come una lama che attraversava il suo cuore da parte a parte.
Tuo figlio sta morendo.
Suonava come una bestemmia, sentire che un bambino di appena cinque anni stava per morire.
Josh lo aveva già dovuto subire: i vestiti neri, tutti i parenti, tre bare in legno, tutti quei numerosi “mi dispiace”, gli abbracci, le lacrime …
Quelle tre bare in legno si sarebbero potute trasformare in una piccola bara bianca.
Jennifer non lo aveva notato, ma tra le mani Josh stringeva qualcosa: una maglietta blu, una di quelle tante magliettine che Robert indossava quando usciva con Josh. Quando andavano al parco a giocare o a mangiare in un Mc Donald.
Si girò piano, con gli occhi pieni di lacrime che pian piano iniziarono a rigare il suo viso stanco.
E Jennifer le asciugò lentamente, ricordando ogni singolo istante di cinque anni prima … Aveva lo stesso sguardo, Josh. Quello afflitto, spezzato, quello sguardo che rifletteva il fuoco che stava pian piano consumando la sua anima.
«Scusa» mormorò Jennifer con voce spezzata, attirandolo a sé a abbracciandolo forte «Scusa. Scusa. Scusa.»
E mentre gli posava un bacio sulla fronte che notò la magliettina stretta tra le mani di Josh. Sembrò mancarle il fiato, le mani iniziarono a tremarle, per poi sentirsi sprofondare nell’oblio.
Come potevano dimenticare tutto quello che stavano vivendo?
Come potevano scordare Robert?
Ogni cosa, ogni minimo dettaglio gli ricordava lui: il suo essere innocente, il suo essere puro. Il suo sorriso da bambino che nessuno dovrebbe mai avere il coraggio di spegnere.
Il cortile dove a dieci mesi aveva mosso i primi passi.
Il soggiorno dove aveva giocato con Jennifer durante una giornata estiva passata a Louisville.
La cucina dove aveva fatto uno scherzo alla nonna Karen insieme a Jonathan.
Ricordi su ricordi: era quello il dopo.
Il dopo, quel periodo dove tutto inizia a diventare più distante, dove riaffiorano i ricordi, ma ci si distacca dalla realtà.
C’erano momenti in cui Josh temeva di non ricordare più la voce di Robert, e allora prendeva il cellulare e guardava quel video: era stato girato circa un anno prima, quando lui era dovuto partire per un film. Vedeva chiaramente l’immagine di suo figlio, che gli ripeteva infinite volte che gli voleva bene, accompagnati sempre da un “Mi manchi tanto, papà” … E vedeva il suo sorriso, quando mormorava quei “Torna presto”.
Jennifer gli posò un bacio sulle labbra e stendendosi accanto a lui iniziò a giocare tristemente con i suoi capelli.
E si resero conto ben presto che quel pomeriggio non erano pronti a vedere Robert, non erano pronti ad affrontare quell’immenso dolore, troppo grande per chiunque.
Josh allungò una mano sul ventre di Jennifer, accarezzandolo da sotto la maglia marrone: era lì che stava l’altro bambino, quell’unica salda speranza a cui aggrapparsi quando tutto sembrava ormai perduto.
Tra sette mesi e mezzo sarebbe nato un altro esserino che lo avrebbe chiamato “papà”, avrebbe stretto tra le braccia un altro fagotto avvolto in copertine e tutine calde, senza avere la certezza che quel bambino o quella bambina avrebbe potuto conoscere suo fratello.
«Vedi di nascere presto, okay?» sussurrò, accarezzando l’impercettibile rigonfiamento sulla pancia di Jennifer «Sai, ti aspetto da tanto tempo … E ho tante cose da raccontarti. Tante cose belle. E ti insegnerò come affrontare le cose brutte, come ho fatto con tuo fratello.» si asciugò una lacrima, poggiando la sua fronte contro quella di Jennifer «E sarai sempre forte, come la tua mamma. Saprai guardare il mondo con gli occhi di chi vede le cose per la prima volta … e ti giuro che è bellissimo.»
La pioggia continuava a bagnare i vetri, i tuoi sembravano farsi sempre più forti e i fulmini illuminavano quella piccola camera … ma come sempre, loro non si accorgevano di nulla. L’orologio segnava le 02.17 del pomeriggio, la casa era piombata in un silenzio assoluto, infranto solo dal rumore delle lancette dell’orologio posato sul comò.
Tic tac.
Tic tac.
Il tempo scorreva.
Tic tac.
Tic tac.
C’era troppa paura che li spaventava.
Tic tac.
Tic tac.
Un altro incubo bussava alla porta.
Tic tac.
Tic tac.
Urla, pianti e dolore.
Tic tac.
Tic tac.
Era tutto ciò che riuscivano a vedere.
Tic tac.
Tic tac.
E si chiedevano che fine avesse fatto la speranza, probabilmente sotterrata dentro le fondamenta di quell’ospedale.
Tic tac.
Tic tac.
Il tempo stava per scadere.
 
 
FINE CAPITOLO 5
 

Angolo Autrice:
Buona sera, lettori, eccomi qui, puntuale come ogni sabato con il quinto capitolo di Indelible Scars.
Questo è stato il 3° capitolo ad essere stato scritto, è molto importante e un passaggio fondamentale per la storia, in quanto – spero che si sia percepito – il dolore provato sia da Josh, che da Jennifer.
Io ho sempre sostenuto che Jennifer abbia un carattere più forte rispetto a quello di Josh, anche perché lui è rimasto sotto sotto “segnato” dalla morte dei suoi genitori e sente sulle spalle il peso del senso di colpa per non essere riuscito a proteggere abbastanza Robert.
Perché, parliamoci chiaro, lui preferirebbe essere in quel letto d’ospedale al posto di Robert.
Lui è stato una delle principali motivi per cui Josh in Indelible Signs è riuscito a “riemergere” dall’oceano in cui era sprofondato e il coma di Robert per lui significa affondare nuovamente con quell’ancora che gli aveva dato una ragione per vivere, stavolta, trascinando anche Jennifer con lui.
Be’, credo di essermi dilungata anche troppo … Ora aspetto solo i vostri commenti.
Grazie, per tutto.♥
Alla prossima!
_merasavia.

 
   
 
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