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Autore: Poison96    19/04/2015    7 recensioni
AU|Olicity|Questo succede se bevo troppo caffè!
Oliver Queen: ragazzo viziato e superficiale che guarda la vita senza vederla davvero.
Ma cosa succederà quando tutte le certezze di Oliver andranno in frantumi? Nasce Arrow.
Felicity Smoak: sua segretaria di giorno e aiutante dell'Arrow di notte.
Oliver e Felicity si amano, lui le ha persino chiesto di sposarlo.
Ma un incidente si metterà tra loro, eppure l'amore, quello vero resiste anche negli anni nel cuore dei nostri due protagonisti.
"Amore non muta in poche ore
o settimane, ma impavido resiste al giorno
estremo del giudizio:
se questo è errore e mi sarà provato,
Io non ho mai scritto,
e nessuno ha mai amato" - Sheakespeare
è la prima long che scrivo in questo fandom, spero vi piaccia!
-MySecretGarden
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Broken
      Arrow

The Arrow


Non riusciva ben a capire quel che fosse successo in quei pochi minuti. Si era improvvisamente ritrovato circondato da decine di persone sconosciute che gli chiedevano come stava, mentre lui aveva solo voglia di inseguire quella ragazza che gli si era buttata tra le braccia. Aveva provato ad andarle incontro, inseguirla, ma le persone intorno glielo avevano impedito.

Conobbe sua madre, sapeva che era lei perché l’aveva visto più volte al telegiornale e aveva qualche vaga immagine, ma nulla di preciso. Moira cercò di non fargli molte pressioni, ma le domande erano tante, così come la voglia di abbracciare quel figlio che credeva fosse morto. Conobbe anche Diggle, il suo autista che in realtà scoprì essere anche il suo migliore amico, e sua moglie Lyla, in dolce attesa.

La festa fu annullata, Laurel e Tommi lasciarono Oliver con la sua famiglia per andare in un albergo e Oliver, Thea e Walter rimasero in salotto a parlare. Moira cercò di ricordargli la sua vita, senza andare troppo in profondità riguardo risse e drink di troppo, gli raccontò del suo fidanzamento con Walter che è avvenuto dopo la scomparsa sua e di suo padre.

-Chi era quella ragazza? Mi ha abbracciato, ma dopo è scappata via

-Oliver... tesoro, lei è Felicity. Vedi, quando sei scomparso, le avevi appena chiesto di sposarti – aveva preferito tralasciare che avesse una figlia, quello sarebbe spettato a Felicity farlo

-Dovevo amarla molto...

-Si, moltissimo... non ti ho mai visto così tanto felice se non con lei al tuo fianco.

La testa sembrò scoppiargli, e preferì andarsi a riposare. Ora almeno sapeva chi era la ragazza che aveva occupato la sua mente per gran parte del tempo. Felicity. Non si ricordava nulla di quella ragazza, ma sembrava che il suo corpo rispondesse automaticamente a quello della ragazza. Ma ora era troppo stanco, il giorno seguente ci avrebbe pensato.

***

Quando aprí gli occhi quella mattina, la stretta al petto che l’aveva perseguitata per tutta la notte, non l’aveva ancora abbandonata, e sua figlia appoggiatasi sopra che dormiva beata di certo non aiutava a calmare il suo respiro. Oliver era vivo. Certo non si ricordava di lei, ma era pur sempre vivo. Non era un sogno, tutto quello che era successo la sera prima alla festa di fidanzamento di Moira e Walter, era accaduto davvero.

Calde lacrime minacciarono di scendere dagli occhi al ricordo dello sguardo di Oliver, ma le ricacció indietro. Era vivo, questo era tutto ciò che importava. Insomma, si erano innamorati già una volta, lo avrebbe fatto in modo che accadesse di nuovo. Non importa quanto tempo ci sarebbe voluto. Sua figlia aveva bisogno di un padre, e lei semplicemente aveva bisogno di lui, come dell’ossigeno per respirare.

Scostò delicatamente il corpicino di sua figlia, stando attenta a non svegliarla e si alzò per andare a preparare la colazione per lei e per il mostriciattolo.

Sveglió la bambina con un bacio sulla fronte quando finí di cucinare le uova strapazzate e mentre la piccolina mangiava lei si inizió a preparare per il lavoro.

Portò la bambina da Moira, che adorava passare del tempo con la sua nipotina e ripartí. Sapeva benissimo che portando Sophia a casa Queen avrebbe fatto scaturire delle domande, ma non le importava. Certo Oliver era tornato, ma questo non significava che lei avrebbe cambiato le sue abitudini e quelle della piccola per questo.

In più, se anche solo una minima parte del suo Oliver fosse rimasta nel nuovo Oliver, sarebbe stato lui a presentarsi da lei. Perché no, forse anche quella stessa mattina.

L’azienda sembrava un bordello. Persone ovunque, fuori dal loro posto di lavoro che chiacchieravano. Stranamente le voci terminarono, quando Felicity fece il suo ingresso. Gli sguardi si posarono tutti su di lei, e non seppe dire per chi provasse più pena. Se per se stessa o per loro. Si passò una mano sul viso stanca e si avviò con passò lento alla sua postazione. Professionale, come ogni giorno. Walter fece il suo ingresso e mandò tutti ai loro doveri. Felicity lo ringraziò silenziosamente con uno sguardo e un sorriso riconoscente.

Intenta a leggere documenti e scartoffie come una brava segretaria, Felicity non si accorse che qualcuno era arrivato di fronte a lei e stava aspettando che lo notasse.
Almeno fin quando quest’ultimo non si schiarì la voce.

Si perse un attimo a fissarla. Aveva i capelli legati in una coda, una camicetta rosa ed era tutta intenta a leggere quei documenti che non si accorse nemmeno della sua
presenza.

La trovò perfetta.

Sobbalzò spaventata sulla sedia per poi accorgersi che l’uomo che le aveva letteralmente fatto perdere un battito per la paura altro non era che il suo Oliver.

Non più tuo Felicity, ricordalo.

Era davanti a lei impeccabile in quel suo completo in giacca e cravatta, anche se le sembrava un po’ a disagio.

-In cosa posso aiutarla sig. Queen?

Pronunciare quelle parole le provocarono un forte dolore al cuore che ormai le batteva impazzito nel petto. Ci posò una mano sopra, chiuse gli occhi e contò fino a tre per calmarsi

-Io... so Felicity

-Lei sa cosa? – un moto di paura la investì pensando che Moira avesse parlato a Oliver della bambina. Certo, lo voleva di nuovo con se, ma non voleva costringerlo solo perché avevano una bambina insieme. La scelta prima di tutto sarebbe dovuta partire da lui

-Del fatto che stavamo insieme, che ci dovevamo sposare

-Nient’altro?

-No, speravo che in questo potessi aiutarmi tu... mia madre ha detto che eri la persona che mi conosceva meglio al mondo, e speravo che potessi aiutarmi a ricordare

Ce l’avrebbe fatta a passare del tempo con Oliver senza toccarlo, senza baciarlo, senza vedere in lui quello sguardo d’amore? Avrebbe dovuto.

-E la tua ragazza non sarà contraria? Voglio dire, è come se fossi la tua “ex” in questo momento

-E tu come fai a...

-Sapere che hai una ragazza? Non sono una stupida Oliver. Sono bionda si, ma non quel tipo di bionda. Magari tu non lo ricordi, ma il mio quoziente intellettivo è molto più grande del tuo.

-Stai tranquilla per Laurel, non farà storie

-Bene, allora sei libero a pranzo? – lui annuì

-Perfetto, ci vediamo al Big Belly Burger. Chiederò un permesso a Walter e non credo mi farà storie visto il motivo. – gli rivolse un sorriso di circostanza e si diresse in bagno. Non che avesse un vero bisogno fisico diciamo, ma necessitava allontanarsi da Oliver, prendersi un momento per tornare a respirare senza tutta quella tensione addosso. Chiuse gli occhi, fece respiri profondi e lasciò che una lacrima le solcasse il volto.

Si diede una sistemata e tornò a lavoro, preparandosi per quello che avrebbe dovuto dire a Oliver.
 

Arrivò leggermente in ritardo Felicity, visto che aveva dovuto finire di compilare alcune scartoffie e portarle a Walter. Oliver era già lì, ad un tavolo che l’aspettava.

-Allora, Oliver Queen, chiedimi tutto quello che vuoi sapere e io sarò più che felice di risponderti!

Lo disse con un sorriso, cercando davvero di crederci in quelle parole. Sapeva che avrebbero dovuto ripercorrere un immenso viale di ricordi. E i ricordi delle volte potevano fare un male immenso.

-Com’era la mia vita qui?

-Mmm... impegnata. Si direi che impegnata è il termine più adatto. Lavoravi con tuo padre alla Queen Consolidated. Eri un famoso don Giovanni e ti mettevi molto nei guai, ma poi... qualcosa ti ha cambiato.

-E cosa esattamente?

Felicity lo guardò mordendosi il labbro, non sapeva se dirgli tutto tutto oppure no

-Felicity, ti prego... voglio solo la verità.

Sospirò rassegnata. Aveva usato quel maledetto tono supplichevole a cui lei non era mai riuscita ad opporsi.

Bene, riesce a raggirarmi anche inconsapevolmente. Complimenti Felcity.

-Avevi scoperto delle cose, su tuo padre... – iniziò incerta – adoravi la tua vita, davvero. Fare quel che vuoi quando vuoi... ma poi hai scoperto del tradimento di tua madre con uno dei migliori amici di tuo padre, hai scoperto i numerosi tradimenti di Robert e che lui stava contribuendo a distruggere la città. Non so in che modo precisamente, non me ne hai mai parlato. Ma so che la realtà ti ha colpito improvvisamente come uno schiaffo e non sei stato più tu. Sei cresciuto, in un certo senso, e hai aperto gli occhi. In più c’è un’altra cosa, ma quella devo mostrartela perché altrimenti non mi crederai mai.

Annuì distratto Oliver, mentre finiva di mangiare. Era assente, con lo sguardo perso nel vuoto alla ricerca di ricordi che non volevano tornare. Non sapeva cosa pensare.
Era sconcertato dalla sua famiglia e Felicity aveva detto che c’era dell’altro.
 

Finirono di mangiare in silenzio. Felicity sapeva che quello che aveva detto poteva essere una bomba a mano, ma le era sembrato comunque giusto dirglielo e metterlo al corrente di tutto.

-Mi dispiace Oliver, forse io non avrei dovuto, ma non mi sembrava giusto mantenerti all’oscuro

-Non... non preoccuparti Felicity, va tutto bene. Allora, dov’è che hai intenzione di portarmi?

-Al Verdant, è una discoteca che aveva aperto tua sorella con il tuo aiuto. anzi precisamente è nel magazzino sottostante che dobbiamo andare.

Da quando Oliver era morto né lei, né Dig se l’erano sentita di continuare. Avevano lasciato tutto com’era allora, senza toccare niente.
Scesero sotto e mentre Oliver arrancava al buio, Felicity andava diretta ad accendere le luci camminando lungo quel percorso che ormai conosceva a memoria.

Quando le luci si accesero, Oliver rimase a bocca aperta. Gli occhi gli caddero su un completo verde all’interno di una teca e su arco e frecce.

-Ti facevi chiamare Arrow. Quando hai saputo dei crimini di tuo padre contro la città, hai iniziato questa “attività” possiamo chiamarla. Facevi del bene, imprigionavi i cattivi con l’aiuto mio e di Dig. Hai salvato così tante volte questa città e i suoi abitanti Oliver, che ormai ho perso il conto.

-Ho mai ucciso?

Si voltò verso Felicity con uno sguardo tra lo scioccato e il disperato quasi. Sembrava che un immenso senso di colpa gli stesse scavando dentro.

-Una volta. Un trafficante di droga mi aveva rapito per provocarti, stava per iniettarmi una quantità mortale di Vertigo e tu per impedirlo, l’hai ucciso. L’hai fatto per colpa mia. Era per salvare me. Quindi non incolparti ingiustamente Oliver.

Era palesemente sconvolto. Felicity gli si avvicinò, a passo lento. Passò le braccia intorno alle sue spalle e lo avvolse in un caldo abbraccio. Cercò di infondergli coraggio, sussurrandogli che tutto sarebbe andato bene, che non era solo e non doveva preoccuparsi di nulla.                                          

*Spazio Autrice*
Eccomi di nuovo qui! Dio non posso più fare a meno di scrivere questa storia, le vostre recensioni sono così stimolanti che non vorrei fare altro! Davvero, grazie a tutte voi che avete recensito! Avete fatto felice una povera anima ahahah i ringraziamenti ovviamente vanno anche a chi ha inserito la storia tra le preferite, ricordate o seguite e a chi legge in silenzio! Un grazie a tutti voi!
Avete visto? Il nostro Oliver viene a sapere la verità sulla sua famiglia, il che lo sorprende/turba molto, ma c'è lì la nostra Felicity pronta a raccoglierne i pezzi!
Avete visto il trailer del nuovo episodio di Arrow??? Dio mio, io già non sto più nella pelle! *-*
Sempre vostra :*
-MySecretGarden

 
  
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