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Autore: _hayato    19/04/2015    1 recensioni
Sousuke aveva sempre creduto nell’amore. Non che fosse un tipo particolarmente romantico o sentimentale – effettivamente non si era mai innamorato davvero – ma credeva nell’amore. Era sicuro che, prima o poi, quello strano sentimento lo avrebbe colto in pieno, cambiandogli la vita. Certo, di sicuro non si aspettava che lo cogliesse in pieno lì, in un vicolo dimenticato nella periferia di Tokyo, in piena notte. Di sicuro non si aspettava che succedesse per mano di un ventitreenne dai capelli rossi, le gambe lunghe ed il sorriso tagliente. E, di sicuro, non si aspettava che lo scenario di quella storia d’amore si sarebbe limitato al suo appartamento ed i sedili posteriori della sua auto. Si aspettava che si trattasse di qualcosa non propriamente convenzionale, ma di sicuro non si aspettava Rin.
[Hooker!au]
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Rin Matsuoka, Shigino Kisumi, Sosuke Yamazaki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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The best mistake you'll ever make.

 

 No, no, no,

                      this is not the plan.

          If I can't have you

                               then no one can.

 

Sousuke era un adulto, per cui non aveva bisogno che qualcuno glielo spiegasse per capire che l’amore e il sesso erano due cose totalmente sfrenate, che quella notte non era stata speciale e che, anzi, decine e decine di altri uomini dovevano aver vissuto la stessa situazione con Rin. Era solo un cliente, lo sapeva bene, per questo doveva stargli lontano. L’ultima cosa di cui aveva bisogno, in quel momento, era farsi trascinare da sentimentalismi simili. Aveva pensato a Rin, ci aveva pensato spesso. La sua voce, i suoi occhi, il suo corpo, ogni dettaglio di lui era rimasto impresso a fuoco nella sua mente, non sapeva per quale motivo in particolare. Quel ragazzo dai capelli rossi lo intrigava, aveva attirato la sua intenzione in maniera singolare, ma doveva essere qualcosa che faceva con tutti gli altri. In ogni caso, per il suo bene non lo aveva mai cercato.

Per questo fu solo una banalissima coincidenza – d’altronde, non era mica colpa sua se aveva un pessimo senso dell’orientamento – se, due giorni dopo, si ritrovò nello stesso vicolo in cui lo aveva incontrato. Sperò di non vederlo, davvero, lo sperò, ma Rin era lì, seduto sul marciapiede che si sfregava le braccia con le mani nel tentativo di riscaldarsi. Come dargli torto, d’altronde: nonostante fosse novembre inoltrato, gli abiti del rosso erano talmente leggeri che Sousuke non li avrebbe indossati nemmeno ad agosto. Si disse che la cosa non lo riguardava, che il ragazzo probabilmente ci era pure abituato e se prendeva freddo erano affari suoi, ma mentre lo pensava l’altro si era già avvicinato alla sua auto. Abbassò il finestrino per dirgli che poteva andarsene, tanto non gli avrebbe mai più dato nemmeno un centesimo, ma evidentemente il suo corpo aveva deciso di ribellarsi al cervello.

– Non hai freddo? – gli chiede Sousuke sollevando un sopracciglio. Perché glielo aveva chiesto? Era diventato stupido?  Pure che si fosse preso la peggiore broncopolmonite, non erano affari suoi.

– È carino da parte tua preoccuparti tanto per me. – lo schernì Rin, appoggiandosi al finestrino. Doveva stare al freddo da tanto, aveva le braccia che gli tremavano. Sospirò. Sousuke si sentiva quasi in colpa.

– Non hai una giacca o qualcosa di simile? – chiese, ignorando quella presa in giro. L’altro rise.

– Perché, vuoi darmi la tua? – fece, sarcastico. Insomma, non sarebbe stata una cattiva idea. Avrebbe potuto lasciarlo lì, senza cadere di nuovo nell’errore della sera precedente e senza alcun rimorso. Slacciò la cintura di sicurezza e fece per sfilarsi la giacca, ma Rin aprì lo sportello e si sedette accanto a lui.

– Sai, – gli sussurrò all’orecchio, la mano che seguiva il profilo del suo fianco – puoi anche riscaldarmi in un altro modo.  

Oh no che non poteva. Il giorno dopo doveva svegliarsi presto per andare a lavoro e l’ultima cosa di cui aveva bisogno era una replica dell’altra notte. Ma poteva resistere, doveva solo dare ascolto al cervello invece che ad altri organi più o meno rilevanti. Tra l’altro non aveva dietro nemmeno un soldo, per cui era completamente fuori discussione. Ma non gli importava, perché lui non voleva assolutamente fare sesso con Rin. Per niente. Non voleva, non doveva, non poteva, ma lo fece lo stesso. Proprio lì, nella sua auto, come un ragazzino che si nascondeva dai suoi genitori. E, per quanto si vergognasse ad ammetterlo, fu spettacolare. Quando ebbero finito, l’altro lo baciò con trasporto, si tirò su i pantaloncini e si allontanò dalla macchina con un andamento leggermente barcollante. Strano, doveva essere abituato a situazioni del genere.

– Ohi. – lo chiamò, cercando di scacciare una strana sensazione di déjà-vu. Rin si voltò di scatto, il solito ghigno sul volto. Sousuke prese la sua giacca, che nella foga era finita sotto il sedile, e glie la porse.  Il rosso aggrottò le sopracciglia, leggermente confuso, e attese qualche secondo prima di prenderla ed indossarla. Gli calzava larga, ma aveva sul viso una strana espressione, quasi dolce, avrebbe osato dire. Lo salutò con una mano e lui spinse l’acceleratore e si allontanò il più velocemente possibile. Le sveltine, solitamente, lo facevano sentire svuotato, ma quella volta aveva sentito una strana sensazione di calore nel petto. Era arrivato sotto casa, quando si rese conto che Rin non gli aveva chiesto di farsi pagare.

 

Avrebbe voluto dire che quella era stata l’ultima volta, che non si era lasciato trascinare, ma non era un tale bugiardo. Gli era capitato spesso, nei mesi successivi, di tornare in quella stradina dimenticata, sempre meno per il suo pessimo orientamento e sempre più per il desiderio di vedere Rin. Ogni volta che si separavano aveva sempre più voglia di baciarlo, di stringerlo, di toccarlo. Non sapeva da dove nascessero quelle sensazioni, ma lentamente aveva accantonato ogni tentativo di fermarle. Ormai era un’abitudine, ogni volta che si sentiva particolarmente nervoso, stressato o stanco, quella di recarsi in quel vicolo buio e cercare la chioma rossa che ormai popolava le sue notti. Di solito andavano a casa di Sousuke, ma ogni tanto per questioni di tempo – o di impazienza – si accontentavano anche di poco tempo in macchina. A volte non doveva nemmeno andare fin lì, ma era l’altro a recarsi sotto casa sua –  non ne capiva il perché, ma non se ne lamentava. Rin dimenticava sempre più spesso di farsi pagare e, per quanto la cosa potesse fare piacere al suo portafogli, era tutto fin troppo strano.

Quella sera aveva pensato di rimanere a casa: il suo turno iniziava alle quattro del mattino, pioveva a dirotto ed aveva davvero bisogno di dormire. Aveva cenato con calma, lavato i piatti ed era pronto a fare una doccia e mettere il pigiama, quando qualcuno bussò alla porta. Sospirò, dandosi dello stupido per non aver avvertito Rin, ma andò comunque ad aprire la porta di buon umore – insomma, la compagnia del rosso era sempre ben accetta. Peccato che, all’ingresso, non si trovò davanti agli occhi la solita testa rossa, ma quella rosea – e fradicia – del suo ex ragazzo.

Kisumi gli sorrise, guardandolo con quei suoi limpidi occhi viola che, anni addietro, lo avevano steso al primo sguardo.

– Da quanto tempo, Sousuke. Ti sono mancato? –

 

 

 

   
 
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