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Autore: Em_    19/04/2015    5 recensioni
Elena Gilbert è una specializzanda in chirurgia del primo anno. Suo padre è il primario e anche sua madre lavora lì.
Qui ritrova i suoi vecchi compagni e amici e scopre con gioia che saranno i suoi nuovi colleghi.
Tutto sembra andare bene finché, la sera del ricevimento per i nuovi arrivati, compare qualcuno dal passato di Stefan ed Elena.
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Dal testo: «Ehi, Stefan? Terra chiama Stefan!» gli dico ridacchiando.
Lui sposta lo sguardo più in là e non mi guarda. «Damon.» dice freddo.
«Ciao fratellino.» risponde sarcastico l’uomo.
Aspetta, cosa? Quel Damon? Il fratello che se n’è andato quando avevamo dieci anni? Che cavolo ci fa qui? Non si fa vedere da sedici anni ed ora si presenta nel nostro luogo di lavoro?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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9. Passato e futuro

 

Tentavo di studiare matematica da almeno due ore, non ci capivo nulla e di certo le urla di Stefan non aiutavano. Volevo bene al mio fratellino ma a volte era davvero insopportabile, non capivo perché non fosse fuori in giardino con questa bella giornata invece che in casa a disturbarmi. Strappai l’ennesima pagina di quaderno con l’esercizio sbagliato e la gettai per terra insieme alla penna, non era giusto che fossi costretto a fare i compiti dopo quello che era successo pochi giorni fa. Mia madre era appena morta dopo una lunga malattia ed io ero costretto a studiare, era ingiusto, quello che volevo realmente era solo piangere e scappare via da questa vita. Ma non potevo, avevo solo tredici anni e dovevo restare almeno per mio fratello, non lo avrei lasciato da solo con nostro padre. Mentre mi stavo chinando per raccogliere la mia penna sentii un rumore provenire dal piano di sotto, era come il rumore di un vaso che si rompeva. Probabilmente Stefan aveva frantumato qualcosa giocando in casa, infatti poco dopo sentii mio padre sgridarlo. Mio fratello cominciò a piangere, riuscivo a sentirlo dal piano di sopra e non era da lui comportarsi in quel modo, sì, di solito frignava un po’ ma poi la smetteva subito. Mi alzai dalla scrivania e corsi di sotto a vedere quello che stava succedendo, ma la scena che mi trovai davanti non avrei mai voluto che fosse reale. Mio padre teneva il mio fratellino per i capelli e gli mostrava ciò che aveva rotto, lui piangeva e si lamentava perché gli faceva male e fu a quel punto che lo colpì in piena faccia con uno schiaffo. Mi si raggelò il sangue, senza pensarci corsi giù e spintonai mio padre in modo che lasciasse andare Stefan.

«Vai in camera tua!» gli dissi e lui ci andò senza ribattere. 

«Che diavolo fai?! Non lo vedi cos’ha fatto?!» mi urlò Giuseppe.

«Toccalo ancora e te ne pentirai.» lo fulminai con lo sguardo.

«Non impicciarti in affari che non ti riguardano.»

«E tu non toccare mio fratello!»

«Stefan avrebbe bisogno di una bella lezione, come l’hai avuta tu!»

Mi misi davanti a lui e gli afferrai il mento, nonostante fossi solo un ragazzino non potevo permettere che mio fratello di cinque anni venisse trattato in quel modo, non avrei mai permesso che passasse tutto quello che avevo passato io per colpa di quell’uomo che chiamavamo padre. «Tu adesso farai come ti dico, va bene? Non toccherai Stefan neanche se te lo dovesse chiedere, lo manterrai e lo aiuterai finché non avrà preso una laurea, qualunque facoltà vorrà scegliere tu l’accetterai e pagherai. Se solo vengo a sapere che gli hai fatto qualcosa andrò alla polizia. Ti è tutto chiaro?!»

Lo lasciai andare e attesi una risposta che non tardò ad arrivare «Bene. Ma tu a diciotto anni sparirai da questa casa e dalla vita di tuo fratello o niente di tutto questo accadrà.»

«Mi sta bene.» gli dissi rivolgendogli uno sguardo di odio.

Ritornai di sopra facendo due scalini alla volta e bussai alla porta della camera di Stefan «Ehi, sono Damon, posso entrare?» lui non mi rispose e preoccupato entrai.

Non lo vidi da nessuna parte, forse si era nascosto sotto il letto o dentro l’armadio. Provai a guardare ma niente, era come scomparso. Riflettei un attimo e poi andai in camera mia, era seduto sul mio letto e con le braccia si teneva salde le ginocchia, aveva ancora le lacrime e un segno rosso in faccia. Mi avvicinai piano a lui e prima che potessi dirgli qualcosa si buttò tra le mie braccia piangendo.

«Va tutto bene, Stef. Non ti toccherà mai più.» cercai di confortarlo.

«Voglio la mia mamma.» disse tra i singhiozzi.

«Lei non c’è… Ma resto io con te se vuoi.»

Si stacco un po’ e mi fissò con i suoi grandi occhi verdi «Tu non mi lascerai mai, vero?»

«Certo che no.» dovetti mentirgli.

«Ti voglio bene, Damon!» affermò, questa volta sorridendo.

«Anch’io, piccolo.» gli risposi.

Non avevo idea di come sarebbe andata la mia vita d’ora in avanti, ma una cosa era certa: Stefan era al sicuro. In questo momento era l’unica cosa che mi importava, dopo la morte della mamma mi rimaneva solo lui e avrei messo a rischio tutto per garantirgli una vita decente.

 

[…]

 

 

Nonostante il cibo della mensa faccia schifo mi sono fatto trascinare a mangiare da Alaric, Klaus ed Elijah. Loro, non so con che coraggio, mangiano la pasta mentre io opto per qualcosa di decisamente meno salutare: hamburger e patatine fritte. 

«Sei un cardiochirurgo e ti massacri le arterie con quella robaccia.» mi rimbecca Rick.

«Sta zitto, le mie arterie stanno benissimo. E per la cronaca non so quanto più salutare sia quella pasta…» affermo disgustato.

«Salvatore senior non ha tutti i torti.» interviene Klaus.

«Scusa come mi hai chiamato?» 

«Avanti, Damon! Tuo fratello è Salvatore junior tu sei quello senior!» spiega Alaric divertito.

«Voi non avete tutte le rotelle apposto! Soprattutto tu, signor neurochirurgo.» ribatto riferendomi al più giovane dei Mikaelson.

L’hamburger non si rivela poi tanto cattivo, anzi lo pensavo molto peggio. Elijah e Klaus vengono chiamati al cerca persone e corrono via lasciando me ed Alaric a finire il nostro pranzo. Noto che due tavoli più in là c’è anche Elena insieme a mio fratello, la Barbie e la morettina bassa. Inconsapevolmente mi incanto a guardarla dimenticandomi del mio amico seduto di fronte a me.

«Finirai per consumarla se la fissi in quel modo.» mi prende in giro.

«Che?» gli rispondo ancora nelle nuvole.

«La Gilbert, si vede lontano un miglio che ti piace.»

«Non è vero, la conosco e basta.»

«Sì, sì come no e io sono un unicorno che spara arcobaleni.» continua Rick.

Alzo gli occhi al cielo «Siamo amici.»

«Scommetto che tu vorresti di più.»

«E’ la migliore amica di mio fratello, che tra l’altro mi odia ancora, non voglio creare casini.»

«Bisogna proprio spiegarti tutto eh? Non stanno mica insieme! Quello di cui dovresti preoccuparti non è tuo fratello ma suo padre, visto che è il tuo capo.»

«Va bene, va bene. Ma ora basta parlare della mia vita amorosa, okay?» 

Non pensavo fosse così evidente la mia attrazione per Elena, le ho chiesto di essere amici ma ovviamente spero in qualcosa di più in futuro. Le volevo bene già quand’era piccola e in queste settimane ci siamo avvicinati molto, dopo l’incidente al cantiere, quando era rimasta ferita, avrei voluto baciarla e so per certo che anche lei l’avrebbe desiderato, non so esattamente cosa mi abbia fermato quella volta, ma alla prossima occasione sicuramente non mi sarei tirato indietro.





Angolo autrice
Ciao ragazze! :)
Capitolo con un flashback importante sul passato di Damon e Stefan, è il famoso momento in cui Damon stringe un "patto" con Giuseppe per proteggere suo fratello. Spero vi sia piaciuto anche se l'argomento non è proprio allegro.
Altro punto: Alaric si è accorto che a Damon piace Elena e inizia a rifilargli una serie di battutine che ho riso io da sola a scrivere!
Per quando riguarda il Delena... Beh non vi spoilero nulla ma nel prossimo succederà qualcosa ;)

Grazie sempre alle meravigliose ragazze che mi recensiscono! Vi adoro! *.*

Alla prossima!
Anna
   
 
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