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Autore: cath    26/12/2008    7 recensioni
Hermione viene lasciata da Draco con due sole parole "Ti lascio". Da quel giorno inizia la loro morte, la loro fine... anche se forse una speranza c'è.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.

Nessun nome, nessuna firma o sigla, nessun segno di chi avesse potuto mandare quella lettera, nessuno. Un foglio di pergamena scritto, qualche riga per esprimere tutto, tutto quello che era stato e che, probabilmente, non sarebbe più stato.

"E' finita, renditene conto, lui non ti vuole più"

Era solo la prima frase di una serie che si assomigliava, parole dure e veritiere, troppo veritiere. Ma la verità era quella e non c'erano altre versioni. Lui l'aveva lasciata, solo con due parole che le avevano rotto il cuore lasciandola in mille pezzi da sola, senza qualcuno in grado di ricomporli. Aveva passato intere settimane rinchiusa in se stessa, piangengo e andando a lezione, mangiando di tanto in tanto e basta. Sembrava aver perso le parole e con esse la vita e la serenità che l'avevano accompagnata nei mesi precedenti. Lacrime, silenziose e dure le solcavano le guance lasciandovi sopra il segno, nessuno si meravigliava più di loro, tutti avevano fatto l'abitudine alle sue lacrime. Aveva il viso sciupato, era diventata più magra e pian piano sembrava che la vita la stesse abbandonando, la vita che prima le era stata donata quando lui era insieme a lei. Leggeva quel biglietto, lo leggeva senza capirne il senso, o meglio lo capiva ma ancora non voleva crederci, ancora dopo tanto tempo.

Era periodo di vacanze, la maggior parte degli studenti erano tornati a casa per il Natale ma lei era decisa a rimanere, decisa per non abbandonare il loro mondo, quello che una volta avevano avuto. Tutto sembrava così lontano, così distante e falso, come se fosse stato solo un sogno e nient'altro. Non sapeva se lui era ancora a Hogwarts, non sapeva cosa lui pensava di lei, non sapeva perchè l'aveva abbandonata, sapeva solo che era stata la fine. La fine per lei, ma anche per lui.

"Ti lascio" erano le uniche parole che aveva pronunciato con la sua voce così fredda e magnetica, nessuno sguardo a lei, non riusciva ad incrociare gli occhi color del miele che erano già pronti alle lacrime. Lui era difronte a lei e guardava verso il basso, non aveva aggiunto altro, semplicemente se ne era andato lasciandola sola in quella stanza buia e in disuso. Le sue mani nelle tasche dei pantaloni che fasciavano le sue gambe muscolose e perfette, il viso scuro e la camicia bianca un pò sbottonata, così se ne era andato dalla stanza. Non una carezza, non un abbraccio, non un ultimo bacio. Lei era rimasta lì in piedi per quasi un'ora, ancora incredula di tutto, inconsapevolmente aveva iniziato a piangere lasciando che il colletto della camicia raccogliesse tutte le lacrime dei suoi occhi. Solo due ore dopo Ginny finalmente aveva trovato la stanza l'aveva portata via.

Da quel giorno tutto era stato diverso, ed anche con le vacanze non si era risolto niente. Non era tornata a casa, ma rimaneva in dormitorio per la maggior parte del tempo, si alternavano le sue compagne a farle visita, mentre nei rari momenti che usciva c'erano Harry e Ron. Eseguiva i compiti delle vacanze come un lavoro meccanico, scriveva pergamene e pergamene per avere meno tempo per pensare. L'abbandono l'aveva distrutta e sembrava ucciderla ogni giorno che passava.
- Ti prego Hermione smettila, smettila di fare così! Svegliati Herm...- era Ginny, il suo tono di voce era insolitamente alto, non voleva arrabbiarsi con Hermione, ma non riusciva a vederla in quello stato. Nel dormitorio del settimo anno c'erano solo loro due, Hermione seduta sul suo letto ancora in pigiama nonostante fossero le 2 di pomeriggio mentre Ginny era in piedi e camminava lì davanti.
- Dio Herm, guardati cazzo... guardati - stava per avere una crisi, odiava vedere la sua amica in quello stato e più la guardava più si innervosiva, più guardava quella ragazza così sciupata e consunta più l'odio le saliva dentro, odio che già provava nei confronti di lui. L'altra ragazza dal canto suo non rispondeva, non diceva niente e continuava a fissare l'amica così arrabbiata per causa sua, ma non riusciva a dire niente, non riusciva a parlare. Afferrò un foglietto e lo porse all'amica che, prendendolo, riconobbe subito. - Senti devi smetterla con questo foglio, chiunque lo ha mandato lo ha fatto per una ragione, e comunque è meglio che affronti la realtà, io in questo stato non ti voglio più vedere, - e detto questo fece come per andarsene, ma qualcosa la trattenne. La ragazza che fino ad un secondo prima era rimasta seduta sul letto ora era in piedi accanto alla rossa, le afferrava un braccio supplicandola con il viso di restare. Non vi erano lacrime negli occhi di miele, quelle erano state consumate tutte per una persona che non se le meritava, c'era solo amarezza e vuoto nel suo volto, un senso di abbandono, le piccole labbra cercavano di emettere suoni.
- Ti... ti prego Ginny, non te ne andare - il tono era basso, sembrava quasi un sussurro, una frase pronunciata con fatica e allo stesso tempo con forza, era stato difficile tornare a dire qualcosa, era difficile e lei aveva bisogno di aiuto, da sola non poteva farcela. - Non me ne vado, ma non ce la faccio più a vederti così -.

- 101, 102, 103... - si sentiva contare nel dormitorio del settimo anno, Blaise era appoggiato al muro del dormitorio e osservava Draco mentre sfogava la sua rabbia facendo delle flessioni. Era già la terza volta che ricominciava dopo averne fatte 110, i capelli biondi del purosangue erano perfetti nonostante lo sforzo, le braccia muscolose sembravano non subire la forza e la pressione. Dall'alto uno Zabini divertito guardava la scena, non era meravigliato del fatto che Draco, ormai da settimane, al pomeriggio si dedicava al potenziamento dei muscoli, anzi sorrideva mentre le sue mani erano perfettamente nelle tasche dei pantaloni della divisa.
- Quanto hai intenzione di andare avanti? Daphne mi aspetta e non posso dirle che sono arrivato in ritardo perchè dovevo aspettare te - la voce di Blaise non rispecchiava il suo divertimento nel guardarlo, entrambi sapevano quanto Daphne potesse essere pericolosa, arrivare in ritardo non era la cosa migliore.
- Vai Zabini per diamine, non mi serve la tua supervisione - e nel suo tono c'era un non so che di presa in giro, Zabini non se lo fece ripetere, si sistemò la camicia al meglio e uscì dalla stanza lasciando il ragazzo da solo. Nessun rumore, solo il respiro affannatto del Capitano della squadra di Quidditch, il battito sempre più accellerato del suo cuore. Ora era da solo. Faceva uno strano effetto, non stava da solo da molto tempo, da quel giorno. I pensieri iniziarono a scorrere velocemente andando a ritmo del cuore, immagini, parole, risate, una sequenza infinita di momenti vissuti rimasti chiusi in un cassetto. Tum, tum, tum, l'aumentare del battito indicava l'aumentare dell'affanno e della velocità delle flessioni, un ritmo frenetico che sembrava destinato a non finire mai se non fosse per un'immagine regalatagli dai suoi ricordi.

I riccioli castani le incorniciavano il viso cadendo leggeri accanto alle sue guance e lungo la sua schiena nuda. La pelle era di un rosa intenso, così perfetta che solo a vederla si poteva capire la consistenza morbida. Il vestito blu le fasciava il corpo e arrivava fino alle ginocchia. Un corpo ancora non del tutto sviluppato, ma già bello così. Gli occhi dorati fissavano la sala quasi impauriti, sul viso un leggero rossore mentre le labbra cercavano di distogliere l'imbarazzo imbastendo un sorriso forzato. Era stata la prima volta che l'aveva vista davvero, la prima volta che le sue iridi argentate avevano scorto l'oro dei suoi occhi. Mai l'aveva guardata davvero prima di allora, era solo pregiudizio fino a quel momento, solo pregiuzio.

Bom. Pancia a terra e braccia appoggiate al pavimento, era caduto. Il viso contratto dallo sforzo di prima fissava il pavimento, dannato ricordo. Con una spinta si riportò in posizione supina continuando a respirare, era evidente che non sarebbe riuscito a ricominciare. Maledetti ricordi, proprio nei momenti peggiori tornano in mente, ma ormai quella parte della sua vita era finita, aveva accantonanto tutto ed era tornato alla vita di prima.
Il giorno in cui aveva detto che doveva parlarle già sapeva che l'avrebbe lasciata, aveva pensato a come farlo e l'aveva fatto. Due parole per evitare un cambiamento di idea, due parole per distruggerla e farla morire, due parole per cancellare la felicità di lei e nello stesso tempo anche quella di lui. Quel giorno entrambi erano morti. Quel giorno i loro cuori si erano fermati e avevano smesso di battere, perchè se non battevano l'uno per l'altro allora era inutile farlo. Quelle due parole aveva messo la parola fine, e lui lo sapeva bene, sapeva tutto questo ma lo aveva fatto comunque, aveva segnato la sua morte da cui sapeva non sarebbe rinato. Appoggiò le braccia al suolo per spingere il corpo e cercare di alzarsi, doveva assolutamente farsi una doccia. Si avvicinò al letto a baldacchino in cerca di una salvietta, tutto attorno a lui era in silenzio, il suo cuore batteva ancora per lo sforzo di prima, ma batteva di un battito freddo e meccanico. Prima di sparire dietro la porta diede uno sguardo alla finestra, fuori tutto il paesaggio dormiva sotto una coltre di neve, tutto era morto sotto il bianco, niente si muoveva. Fuori la natura era morta e stava aspettando di rinascere, dentro il castello invece qualcuno era morto, ma sapeva che non sarebbe rinato, qualcun'altro invece era alla ricerca di un modo per farlo.



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