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Autore: ellyb1611    19/04/2015    5 recensioni
Cosa accadrebbe se una rivelazione inaspettata mettesse in discussione tutta la vostra vita?
Se scopriste, tutto d’un tratto, di aver vissuto nella menzogna per gran parte della vostra esistenza?
Questo è quello che è accaduto a Jackie.
Niente indizi, solo una frase:«Trova tuo padre!»
Un vecchio ciondolo a forma di chiave, porterà Jackie a scoprire il suo passato, rivoluzionando, per sempre, il suo presente
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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                                                                CAPITOLO 3.

Jackie continuava a osservare il giovane uomo di fronte a lei. La guardava con un sorrisetto beffardo dipinto sul volto che le faceva ribollire il sangue nelle vene.
Lo “conosceva” solo da poche ore e già aveva la capacità di farle perdere le staffe.
«Tu, tu avevi detto di non conoscerlo!», sbottò furiosa puntando l’indice contro Mathieu.
Il ragazzo indietreggiò senza levarsi quel ghigno dalla faccia, cosa che fece arrabbiare ancora di più Jackie.
«Ti sbagli piccola …», pronunciò Mathieu, «… io non l’ho mai detto».
«Oh sì che l’hai fatto, ieri sera quando ti ho chiesto …».
«La tua memoria vacilla, piccola …», la interruppe, «… tu mi hai chiesto se io ero Alexandre. Ed io non sono Alexandre. Ergo, non ti ho mentito.», concluse accentuando il suo discorso con un gesto della mano.
Jackie odiava avere torto e, soprattutto, odiava dover ammettere che lui aveva ragione. Quel ragazzo sapeva davvero tirar fuori il peggio di lei.
Mathieu si avvicinò sfiorandole il viso con un dito.
«Anche se devo ammettere che con quel musetto imbronciato sei davvero molto carina, piccola.», sussurrò al suo orecchio.
Jackie deglutì. Da un lato non sopportava quelle continue battute da parte di quel ragazzo così impertinente ma, dall’altro, qualcosa di cui ignorava la causa, la faceva desistere dal prenderlo a schiaffi.
Scosse la testa allontanando quell’ultimo pensiero da sé. Sollevò il viso verso Mathieu, che non le aveva ancora tolto gli occhi di dosso e che la osservava, sorridendo maliziosamente.
«Non chiamarmi “piccola”», puntualizzò Jackie guardandolo di traverso.
Mathieu alzò le braccia in segno di resa.
«D’accordo, d’accordo … piccola», la sfidò.
Jackie strinse i pugni e lo spinse facendolo cadere sul letto. Odiava la violenza ma per lui avrebbe fatto un’eccezione.
«Ehi …», disse il ragazzo, «… se era questo che volevi, bastava chiederlo, ti avrei accontentato!», terminò malizioso.
Jackie strabuzzò gli occhi e con un gesto delle mani lo mandò al diavolo dirigendosi poi nell’altra stanza. Aveva bisogno di levarselo dalla vista per qualche istante o avrebbe di certo finito con l’infrangere uno dei comandamenti.
Mathieu osservava quella ragazza sconosciuta mentre continuava a scuotere la testa e a torturare quella povera ciocca di capelli che le era capitata tra le mani.
Si era comportato da perfetto idiota con lei, dopotutto non era una delle sue conquiste di una notte.
Non cercava lui.
Quella ragazza era capitata lì con uno scopo ben preciso. E quello scopo era trovare Alex.
Inspirò alzandosi adagio dal letto.
«Senti Jackie, so di comportarmi da perfetto stronzo a volte e … insomma volevo scusarmi», disse il giovane abbassando lo sguardo verso il pavimento. Non era abituato a chiedere scusa e, soprattutto, non lo era con una ragazza. Per lui le donne erano solo una notte trascorsa in parte piacevolmente, non cercava nulla all’infuori di questo. Un tempo credeva nell’amore, ma era stato molto tempo prima, prima di …
Scosse violentemente la testa, si era ripromesso di cambiare e non pensare più al passato. Alzò il viso verso Jackie.
«Dai, non puoi essere così arrabbiata. Stavo scherzando!», affermò avvicinandosi di un poco a quella ragazza che continuava a dargli le spalle.
«Jackie …», la chiamò piano e accorgendosi subito dopo che stava piangendo, «Ehi, non volevo offenderti», le disse infine prendendola delicatamente per le spalle e facendola girare. Le sollevò il mento per guardarla negli occhi.
«Scusami tu», proferì la ragazza fissando i suoi occhi verdi su quelli castani dell’uomo, «Sono capitata qui, accusandoti e senza lasciarti spiegare. Il problema è che davvero non so cosa ci faccio qui», confessò infine volgendo altrove lo sguardo.
Mathieu provò per lei un improvviso slancio di tenerezza.
«Conosco Alex da molto tempo», disse il ragazzo cercando di attirare la sua attenzione.
«Quindi sai dove posso trovarlo?», chiese Jackie mentre i suoi occhi furono attraversati da una nuova luce.
Mathieu scosse la testa allontanandosi da lei.
«Saranno almeno tre mesi che non si fa vivo!», confessò accomodandosi sul tavolo.
«Ma questa è casa sua, alla fine dovrà tornare», la voce di Jackie lasciava trasparire una nota di speranza.
«È quello che spero. Altre volte è sparito senza avvisare, ma non era mai stato fuori per così tanto tempo.», disse il giovane con rammarico.
Jackie lo osservò alzando un sopracciglio.
«Scusa se sono diretta, ma tu e lui … insomma siete una coppia?», domandò perplessa.
Mathieu, dapprima spalancò gli occhi poi scoppiò in una fragorosa risata.
«No, no, non mi piacciono gli uomini. Diciamo che lui è il mio mentore e credevo anche fosse un amico, ma evidentemente devo essermi sbagliato», concluse serrando la mascella.
«Parlami di lui.», esordì Jackie interrompendo il silenzio che si era venuto a creare.
Mathieu sospirò.
«Non c’è molto da dire. Alex mi ha raccolto da strada quando ero ancora un ragazzino, mi ha trasmesso l’amore per l’arte e poi … ha distrutto i miei sogni!» dichiarò tutto d’un fiato.
«Perché dici così?», chiese ancora la ragazza avvicinandosi a lui.
«Ho sempre visto Alex come un fratello maggiore, tenevo molto alla sua opinione. Un giorno rientrai a casa con una notizia che mi avrebbe cambiato per sempre la vita. Lui iniziò a sbraitare cose per me incomprensibili e alla fine uscì da quella porta. Lo sto ancora aspettando!», confessò guardando negli occhi la ragazza.
«E per quale motivo ha distrutto i tuoi sogni?», la curiosità di Jackie non conosceva limiti.
Mathieu si protese verso di lei.
«E tu, Jackie Lambert, per quale motivo lo stai cercando?», chiese a sua volta. Non gli andava di esporsi così con una sconosciuta. Nonostante questa ragazza lo facesse sentire diverso, non se la sentiva di far cadere tutte le sue barriere.
«Alexandre Gautier è mio padre!», affermò senza distogliere gli occhi da lui.
«Tuo padre?», domandò stupito il ragazzo.
Jackie annuì. «È una storia complicata, io stessa devo ancora rendermi conto di quello che sta succedendo», sospirò prima di continuare, «Mia madre sta morendo e dopo trent’anni sono venuta a sapere di avere un padre. Pare che mio nonno abbia fatto di tutto per separarli. »
«Aspetta, aspetta … quindi tu non hai mai visto Alex?».
Jackie annuì.
«E lui sa della tua esistenza?», chiese ancora.
«Non ne ho la minima idea. Mia madre non mi ha raccontato molto e mio nonno … mio nonno è morto qualche anno fa. L’unica cosa che ho è questo ciondolo che mi ha dato mia madre … dice che lui saprà cosa farne», concluse sollevando le spalle e mostrando al ragazzo la collana che portava appesa al collo.
Mathieu prese delicatamente tra le mani il piccolo monile e lo controllò, avvicinando ancora di più a sé la giovane donna.
Lo osservò attentamente. Gli era familiare, ma non ricordava, dove l’aveva visto.
Eppure lo conosceva.
Poi un’immagine gli balzò davanti agli occhi, scese dal tavolo scansando Jackie e si precipitò nella stanza attigua. Aprì un enorme baule di legno intagliato e poco dopo ne estrasse una cartella di pelle.
La portò vicino a Jackie che lo guardava perplessa.
Slegò con estrema lentezza il laccio che teneva chiusa quella vecchia cartella. Al suo interno diversi disegni a matita, tutti aventi lo stesso soggetto.
Mathieu li sfogliò uno a uno esaminandoli attentamente, poi lo trovò.
Sollevò lo sguardo su Jackie e lo consegnò nelle mani della ragazza.
La ragazza lo osservò attentamente, portandosi una mano sulla bocca.
Impresso su di esso, poteva vedere il ritratto di una giovane donna, una bellissima donna, al collo la stessa catenina che sua madre le aveva dato qualche giorno prima.
E quella donna era sua madre.
Ne era certa, anche se sembrava diversa dalla donna che aveva conosciuto. C’era qualcosa di strano nei suoi occhi, qualcosa nei suoi occhi faceva sì che sembrasse … felice.
Jackie si lasciò cadere sulla sedia.
Cos’era accaduto? Perché suo nonno aveva fatto sì che loro due si separassero? E perché aveva tolto a lei la possibilità di avere un padre?
Mai come in quel momento Jackie sentiva il bisogno di andare in fondo a quella storia.
Ora doveva sapere. Per sua madre, ma soprattutto per se stessa.
Guardò Mathieu posando una mano sulla sua.
«Aiutami a trovarlo.», sussurrò.
Il ragazzo sentì una scossa dentro di sé. Guardava quegli occhi verdi che sembravano quasi trasparenti. Cosa gli stava accadendo? Non voleva deluderla ma davvero non sapeva come fare.
«Anche se volessi, non saprei da dove cominciare», disse Mathieu accigliandosi.
«Sì, ma potremo scoprirlo. Noi potremo …»
«Pensi che non ci abbia provato, che non abbia cercato ovunque?» la interruppe il giovane, ritornando al suo solito tono spocchioso.
“Forse non abbastanza e forse non nel posto giusto!”, ribatté Jackie guardandolo fisso negli occhi, quasi lo volesse sfidare.
Mathieu sospirò.
C'era qualcosa in quella ragazza che lo attraeva. 
Non sapeva cosa di preciso. Non era di certo il tipo di ragazza con cui era solito frequentarsi, tutt'altro! Ma qualcosa, guardando quei profondi occhi verdi, gli provocava turbamento.

Non gli piaceva quella sensazione.
Lo faceva sentire debole e non voleva esserlo. Non più. 
Si alzò dandole le spalle. Inspirò cercando di riprendere possesso di quell'atteggiamento strafottente che tanto lo faceva sentire protetto.
«D'accordo …», disse infine, «… ti aiuterò. Ma ad una condizione…»
«Quale?», chiese la giovane donna corrugando la fronte.
«Che tu lo convinca ad accettare la proposta che gli ho fatto!», proferì guardandola intensamente negli occhi.
«Non so neppure qual è questa proposta …», bofonchiò Jackie.
«Ti basti sapere che per me è molto importante, quasi come per te trovare tuo padre.», disse infine Mathieu.
Jackie lo fissava e Mathieu sentiva il cuore accelerare.
«Affare fatto!», affermò Jackie porgendogli la mano e sorridendogli.
Mathieu ricambiò sorridendo a sua volta.
Vedere i suoi occhi brillare gli aveva fatto sciogliere ogni dubbio.
«Bene Mathieu Martin, prima di iniziare la nostra ricerca che ne dici di consigliarmi un posto in cui possa alloggiare?», chiese Jackie incrociando le braccia al petto.
Mathieu rispose senza pensarci, le parole gli uscirono all'improvviso, come se qualcuno avesse parlato al suo posto.
«Puoi restare in quest’appartamento ... la stanza di Alex è libera e credo che non gli dispiacerà se, sua figlia, la occuperà per qualche tempo», disse il ragazzo fissando i suoi occhi in quelli verdi della giovane donna.
Jackie lo guardava e Mathieu temeva di essere stato troppo precipitoso.
Davvero t’interessa cosa pensa di te una donna? pensò tra sé e sé scuotendo impercettibilmente il capo.
«Non vorrei disturbare troppo.», pronunciò infine Jackie abbassando lo sguardo imbarazzata.
«In realtà mi faresti un favore … ora che Alex se ne è andato ho bisogno di qualcuno che contribuisca alle spese …».
Jackie sospirò.
«Mi sembrava strano che il tuo fosse un gesto totalmente disinteressato», pronunciò Jackie storcendo il naso ed incrociando le braccia al petto.
Mathieu le sorrise in attesa di una risposta.
«D'accordo, accetto la tua proposta. Solitamente non l'avrei fatto, ma non saprei dove altro andare. E poi avremo più tempo per ... »
«Per?», chiese malizioso il ragazzo
Jackie strabuzzò gli occhi nuovamente, poi capì che il ragazzo voleva solo scherzare. Lo notò dallo strano sorriso che ogni volta compariva sul suo viso.
«Sei sempre così?», chiese Jackie alzando gli occhi al cielo.
«Così affascinante?», ammiccò il giovane
«No, così stronzo!», esclamò la ragazza guardandolo negli occhi.
Mathieu rise.
«Vieni ti mostro la stanza di Alex!», pronunciò il giovane, facendole strada verso quella camera che, per molto tempo, era rimasta inviolata.
 
 
La stanza di Alex era molto piccola.
Dal piccolo abbaino entrava una luce brillante che illuminava tutta la camera. Un letto singolo vicino alla parete e una scrivania di legno, posta sotto la finestra.
Le ricordava molto uno dei quadri di Van Gogh e subito immaginò un Alex, tormentato quasi quanto il famoso artista.
Si lasciò cadere sul letto e socchiuse gli occhi.
Che cosa era accaduto trent’anni fa? E soprattutto perché?
Prese il telefono e compose il numero di sua madre, incurante del fatto che a Boston fosse ancora notte.
Dopo alcuni squilli una voce assonnata dall’altra parte del mondo rispose.
«Mamma?», chiese Jackie titubante
«Miss Lambert …», pronunciò la voce stizzita di Sharon, «… le sembra questa l’ora di telefonare?
«Mi scusi Sharon … avrei urgente bisogno di parlare con mia madre», disse freddamente la ragazza. Sapeva di non essere simpatica alla devota segretaria e la cosa era reciproca ma, doveva assolutamente chiedere alcune cose a sua madre.
«Temo che ciò non sia possibile», rispose l’assistente con lo stesso tono.
«Avanti Sharon, per una volta potresti fingere di trovarmi simpatica e passarmi mia madre per favore? O è stata lei a dirti di non farlo?», non si sarebbe stupita neanche di questo.
«Miss Lambert …», il tono di voce di Sharon si fece più dolce.
«Sharon, ti prego.», la interruppe supplicandola.
Sentì un profondo respiro provenire dall’altro capo del ricevitore.
«Jacqueline, sua madre ha avuto una crisi respiratoria. Non può rispondere perché al momento è collegata ad una macchina che la mantiene ancora in vita. Per una volta potrebbe non pensare a lei come una vecchia strega. Sta soffrendo molto. E la sta aspettando.»
Le parole di Sharon entrarono nella testa di Jackie come un rumore improvviso. Sentì una lacrima uscire.
«Jackie …», disse ancora la voce, più morbida, della fedele assistente, « … trovi Alex. Per lei sarebbe davvero importante. Io non so molto su di lui, ma per qualsiasi cosa non esiti a chiedere, tutte le informazioni potrebbero esserle di aiuto.», concluse.
Jackie sospirò. Sharon teneva davvero molto ad Emma, forse più di lei e, per questo, si sentiva una figlia pessima. Per anni aveva cercato la sua approvazione in ogni cosa e per anni Emma non aveva fatto altro che ricoprirla di giocattoli e di altre cose materiali. Cose che a lei non interessavano. Avrebbe voluto trascorrere più tempo in sua compagnia, avrebbe voluto avere una madre e quando Emma aveva provato ad esserlo lei le aveva voltato le spalle.
Scosse la testa.
«Lo farò, grazie Sharon», disse infine, «prenditi cura di lei fino al mio ritorno. Dille che tornerò da lei e Alex sarà con me»
«Le do la mia parola e … Jacqueline …»
«Sì!»
«Buona fortuna!», esclamò Sharon
«Grazie, ne avrò bisogno», concluse Jackie prima di riattaccare.
Sospirò. Portandosi il cuscino sul viso, prima di alzarsi e ritornare da Mathieu.
 
                                                                                       
 
«Dovresti tornare dal ragazzo», disse Matilde rivolgendosi ad Alex.
Alex la guardò scuotendo il capo.
«Tu non capisci, vuole vendersi a quelli. A loro non interessa il suo talento. Vogliono solo fargli del male.», sbottò sorreggendo il peso del suo corpo sulle braccia.
«Alex …», pronunciò la donna avvicinandosi a lui e baciandogli la schiena, « … devi smettere di pensare che tutti siano come Olivier. E poi lui non ha mai detto nulla riguardo al tuo talento, sono certa che se …»
«Cosa?», sbraitò Alex voltandosi verso di lei e guardandola negli occhi.
Matilde, abbassò lo sguardo. Non avrebbe dovuto iniziare quel discorso.
«Allora Matilde, cosa dicevi? Che se Olivier avesse visto in me un artista talentuoso, mi avrebbe permesso di frequentare sua figlia e crescere insieme il nostro bambino?», chiese Alex nonostante conoscesse già la risposta.
Matilde fece per rispondere, ma subito cambiò idea. Il suo modo di vedere le cose era differente da come la vedeva Alex.
«Come pensavo!», esclamò ancora l’uomo spostandosi da lei.
«Non sto dicendo questo. Tu hai lasciato perdere tutte le occasioni che ti sono capitate solo perché non ti fidavi di gente come lui. E va bene è stata una tua scelta, ma quel ragazzo cosa centra? Non ha il diritto di far conoscere a tutti il suo talento? Hanno fatto una proposta allettante a Mathieu. Non puoi rovinargli la vita per una cosa che è successa a te trent’anni fa. Le persone cambiano Alex!», concluse la donna.
«E tu? Perché tu non sei cambiata?», domandò Alex sollevando il capo verso la donna
«Cosa centro io?», chiese Matilde stupita
«Sei rimasta accanto ad una persona innamorata di un’altra, non ti sei mai rifatta una vita. Hai aspettato che mi accorgessi di te quando sapevi benissimo che nessuna, avrebbe mai preso il posto di Emma.»
Perché le stava dicendo tutto questo? Lei che aveva vissuto il suo amore nell’ombra di una donna che non lo meritava, che non aveva lottato per il suo uomo. Era vero aveva sperato che lui si dimenticasse di Emma. E lo sperava ancora, ma forse avrebbe dovuto essere più onesta con se stessa. Alex non l’avrebbe mai amata.
«Vedi Matilde, le persone non cambiano. Io non sono cambiato, tu non lo sei e se non è successo a noi sicuramente non accadrà a loro.», concluse Alex con tono di sufficienza.
«Hai ragione Alex, tu non cambierai mai. Hai distrutto la tua possibilità di essere felice e, forse, io sono stata tanto stupida da starti vicino fino ad ora, ma quel ragazzo … con che diritto puoi distruggere i suoi sogni? Pensi che non abbia già sofferto abbastanza in vita sua?», domandò Matilde innervosendosi.
«Lo sto proteggendo. Pensi che anch’io non voglia il suo bene? L’ho raccolto per strada quando era piccolo, l’ho cresciuto come un figlio. L’ho consolato quando Veronique gli ha spezzato il cuore …», sbraitò Alex,« … voglio solo la sua felicità!», concluse
«La sua o la tua?», domandò Matilde sostenendo il suo sguardo.
Alex fece per rispondere, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono.
La guardò rattristito. Come poteva credere questo di lui? Davvero lo credeva capace di una vigliaccheria simile? Voleva bene a Mathieu, come se fosse suo figlio e sapeva che accettare quella proposta l’avrebbe fatto solo soffrire. Persone del rango di Olivier Lambért non cercava di avvantaggiare persone come loro. L’avrebbero portato in cima, per poi dargli una bella spinta verso l’abisso. No, lui non lo avrebbe permesso.
Sospirò. Poi si avvicinò alla donna accarezzandole la guancia delicatamente.
Doveva andarsene. Doveva riflettere e stare un po’ lontano da lei gli avrebbe fatto solo bene.
«Alex …», sussurrò la donna. Conosceva fin troppo bene quello sguardo nei suoi occhi.
«Tornerò, ma ora devo stare solo con me stesso», pronunciò sorridendole prima di chiudere la porta dietro alle sue spalle.
Sarebbe tornato. Lo faceva sempre. Ma questa volta non era più sicura di volerlo aspettare.
 
                                                                                 
Jackie, seduta sul piccolo divano di tessuto blu, sfogliava i disegni che Mathieu le aveva dato poco prima alla ricerca di un qualsiasi indizio.
Tutti i disegni avevano un unico soggetto, sua madre. Nessuno sfondo, niente che potesse darle un aiuto su dove Alex potesse essere finito.
Era ormai pomeriggio inoltrato. Non avrebbe ricavato altro restando chiusa in casa. Doveva uscire e incontrare gente o chiunque potesse aiutarla.
Si alzò dal sofà e si avvicinò alla stanza di Mathieu.
Bussò leggermente, senza ottenere risposta.
Forse sta dormendo?, pensò, picchiando sulla porta con più vigore.
«Stai cercando me?», disse la voce di Mathieu, materializzandosi dietro alle sue spalle e facendola trasalire.
Jackie lo osservò.
Possibile che sia sempre mezzo nudo?
«In realtà volevo chiederti se … ti andava di uscire?», domandò la giovane imbarazzata.
Mathieu, la superò ed entrò nella stanza.
«Un appuntamento?E io che credevo di non essere il tuo tipo?», ammiccò il ragazzo strizzandole l’occhio.
«Infatti non lo sei!», replicò stizzita Jackie,«Volevo solo chiederti di accompagnarmi in qualche posto frequentato da Alex, magari potremo trovare qualcuno che lo ha visto o che sa dove trovarlo».
Mathieu la guardò, poi sollevando le spalle acconsentì.
«Perché no, tanto non avevo ancora programmi per questa sera», annunciò portandosi le mani verso l’asciugamano stretto in vita.
«Cosa stai facendo?», domandò Jackie coprendosi gli occhi.
«Che c’è piccola? Non sarà la prima volta che vedi un uomo nudo? Vero?», chiese suadente Mathieu.
«Certo che no … solo che …», balbettò la giovane imbarazzata.
« Allora non dovrebbe essere un problema. E poi poco fa hai detto che non sono il tuo tipo … quindi …», continuò il ragazzo schernendola.
«Appunto!», affermò Jackie richiudendo la porta dietro di sé.
Quel ragazzo aveva davvero l’innata capacità di farle perdere le staffe.
Sbuffò, entrando in quella che sarebbe stata la sua stanza per i prossimi giorni.
Doveva trovare Alex velocemente, perché, prima trovava suo padre, prima si sarebbe liberata di Mathieu.

                                                                           
 
 

 
Eccomi ritornata con il nuovo capitolo. Conosciamo un po’ di più Mathieu che sembra davvero mettere a dura prova i nervi di Jackie. Ce la faranno a non litigare ogni volta che si trovano nella stessa stanza? O meglio Mathieu, smetterà di prendersi gioco di Jackie?
Qui troviamo anche Alex, che a quanto pare è ospite di una certa Matilde. Ma chi sarà questa donna? E che ruolo avrà nella storia?
Grazie a tutte voi che siete passate e che mi avete lasciato qualche parolina di incoraggiamento. Come sempre preziosissime.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e se avrete voglia di seguirmi anche nel prossimo, scopriremo qualcosa in più di tutti i protagonisti.
A presto Elly
  
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