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Autore: Robigna88    20/04/2015    2 recensioni
MEGA CROSSOVER TRA Supernatural/The Originals/The Vampire Diaries/Constantine
Quando Elijah viene rapito da sua madre, Esther, e Mikael torna di nuovo dal regno dei morti intenzionato ad eliminare Niklaus, quest'ultimo, come il minore dei Winchester, sa non gli resta altro da fare che chiamare i rinforzi.
Quando Dean diventa Demon-Dean, Cass sta per esaurire la sua grazia e Sam si ritrova da solo nel momento peggiore della sua vita, sa che c'è solo una persona che può aiutarlo.
I rinforzi hanno due begli occhi nocciola, le fossette sulle guance, un caratterino per nulla facile e si chiamano Allison Morgan.
Riuscirà Allison ad aiutare la famiglia degli Originali e la famiglia dei cacciatori? E quanto la sua presenza peserà sui vari equilibri?
Genere: Drammatico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Hayley, Klaus, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The family Business'
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10.

 

 

 

 

 

 

Allison sospirò prendendo posto su una sedia. La stessa sedia che si trovava nella versione reale della camera che stava occupando in quel momento. La sedia accanto al letto sul qualche Elijah la stava tenendo stretta tra le braccia.

Si chiese se l’Originale si fosse accorto che qualcosa non andava o se semplicemente la credesse addormentata dopo una giornata emotivamente faticosa come quella che avevano avuto. Ripensò alla conversazione con Camille e non poté fare a meno di sentirsi leggermente in colpa; gettare su quella giovane donna tutte quelle terribili informazioni… forse non era stato molto delicato da parte sua. Soprattutto perché la psicanalista dal viso dolce stava solo cercando di aiutarla.

Si disse che avrebbe dovuto scusarsi con lei una volta finita tutta quella cazzata della realtà alternativa messa in piedi da Finn. Sempre se il maggiore tra i Mikaelson non l’avesse uccisa con quel noiosissimo silenzio prima.

“Stai per caso tentando di annoiarmi a morte?” chiese accavallando la gamba. “Credevo che mi avessi portata qui perché dovevamo fare una chiacchierata. Cos’è? Hai perso le parole?”

Finn sospirò sfregando lentamente le mani. “Sei una creatura singolare. Sei…”

“Stanca di questa stronzata,” Allison indicò la stanza con un gesto della mano. “Dimmi che diavolo vuoi e facciamola finita okay?”

L’uomo rise scuotendo poco il capo. “Lui mi aveva avvertito” mormorò. “Mi aveva detto che questa improvvisata non ti avrebbe impressionata.”

“Non è la prima volta che vengo trasportata in una dimensione alternativa da un folle stregone che ha come più grande ambizione quella di uccidere la propria famiglia. Non è il mio primo rodeo, Smemorina.”

“Oh, così mi deludi” Finn rise mettendosi in piedi. “Mi sarei aspettato una citazione un po’ meno… scontata da una come te.”

“Una come me?” fece eco lei. “E come sarei esattamente?”

“Ambiziosa, coraggiosa, intelligente, forte, bellissima” rispose lui. “Permettimi di farti una domanda.”

“Se vuoi chiedermi di essere la tua ragazza la risposta è no. Senza offesa, ma non sei il mio tipo.”

“Perché continui a mettere il naso negli affari della mia famiglia?” il corpo che ospitava Finn Mikaelson si mosse in direzione della finestra e incrociò le mani dietro la schiena.

Allison fece spallucce. “Forse non ho altro di meglio da fare. O forse semplicemente trovo la tua famiglia macabramente… intrigante. Adrenalinica in qualche modo.”

“Capisco,” sussurrò Finn tornando a sedersi di fronte a lei. “Ma vedi, gli affari della mia famiglia non dovrebbero riguardarti. Dovresti preoccuparti della tua di famiglia e lasciare che io, e solo io, mi occupi della mia.”

La donna annuì e fece un grosso respiro prima di replicare. “Il lui di cui hai parlato poco fa, quello che a quanto pare mi conosce così bene da sapere cosa potrebbe o meno impressionarmi, non te l’ha detto forse? Non ti ha detto che io non ho una famiglia?”

“L’ha fatto e oh… mi ha detto molto molto di più. Vuoi sapere cosa mi ha raccontato esattamente?”

“Oh si ti prego. Non vedo l’ora” rispose lei sarcastica. “Ma ti supplico sii rapido, mi sono stufata di stare in questa specie di altra dimensione. Vorrei tornare a quella reale, con i Mikaelson che mi sono simpatici.”

“Victor Monroe!” esclamò Finn. E sentire quel nome fu sufficiente a trasformare il volto di Allison in un’ombra scura che non sfuggì all’uomo. “È quello che potremmo comunemente definire la cosa più vicina che tu abbia ad un padre. Mi sbaglio forse?”

Lei non rispose, ma incrociò le mani cercando di controllare l’espressione sul suo viso.

“Cos’è? Hai perso le parole?” Finn rise scuotendo il capo. “Questo è inaspettato.”

Allison fece un grosso respiro valutando per un attimo la sua prossima mossa. Si alzò lentamente e lo raggiunse. Si mise dietro la sedia che lui occupava e gli poggiò entrambe le mani sulle spalle piegandosi poco.

“Qualunque cosa tu stia tramando,” gli sussurrò ad un orecchio. “Sappi che se a Victor Monroe verrà torto anche un singolo capello, verrà fatto un graffio o semplicemente scheggiata un’unghia, ti riterrò direttamente responsabile e ti darò la caccia giorno e notte fin quando non ti avrò trovato. E quando avrò finito con te, pregherai di poter tornare indietro a questo preciso istante per poterci ripensare, per rimangiarti le velate minacce che sono appena uscite dalla tua bocca. Questa è una promessa mio caro Finn. E se la tua fonte è così affidabile come sostieni, deve sicuamente averti detto che io mantengo sempre le mie promesse.”

Allison diede una rabbiosa spinta alla sedia e Finn cadde in terra, un sorriso tuttavia era ancora stampato sul suo viso.

“Quello che lui non ti ha detto, probabilmente, è che io non sono esattamente come tutte le altre cacciatrici. Ho un… dono, per così dire; me la cavo praticamente sempre” la donna schioccò le dita e la stanza si trasformò in un bellissimo giardino fiorito.

“Ma cosa…” Finn si rimise in piedi guardandosi intorno perplesso.

“Stai giocando con la mia mente Finn, il che significa che stai giocando nel mio territorio. Il che significa che qui ho io il comando, non tu.”

“Non è possibile!”

“Te l’ho detto, ho un dono” ripeté Allison. “Dì a Matt che se vuole la guerra, l’avrà.”

 

 

Allison scattò seduta sul letto, il naso le sanguinava ed Elijah la fissava con gli occhi lucidi. Cami, sulla soglia della porta, li aveva sgranati, quasi come se stesse assistendo ad una sorta di miracolo.

“Quanto tempo sono rimasta incosciente?” chiese fissando prima l’Originale e poi la donna.

“Tu eri… eri morta. Non respiravi e il tuo corpo era freddo come il ghiaccio” la voce di Camille tremava. Di paura.

Elijah sospirò di sollievo passandosi una mano sul viso mentre Allison si alzava dal letto. “Camille, potresti per favore prenderle dell’acqua e un’altra coperta?”

Lei annuì lasciando la stanza, socchiudendo poco la porta mentre usciva.

Una volta soli, Elijah si prese un attimo per osservare Allison. Era pallida e visibilmente turbata ma era viva, poteva sentire il suo cuore battere e quando lei gli sorrise, la paura che gli aveva attanagliato lo stomaco si sciolse in calde e lenti lacrime.

La raggiunse con tre rapidi passi e se la strinse al petto, felice di sentire il calore che il suo corpo emanava.

“Credevo di averti persa,” le sussurrò baciandole i capelli.

Le mani di Allison si mossero lente fino a raggiungere le scapole, anche attraverso la stoffa della giacca poteva sentire i muscoli del vampiro contrarsi mentre la tensione si scioglieva.

“Sto bene,” mormorò contro il suo petto.

Elijah sciolse l’abbraccio quel tanto che bastava per guardarla in viso. “Cosa diavolo è successo?”

“Tuo fratello Finn voleva fare quattro chiacchiere con me e visto che non riusciva a localizzarmi ha pensato bene di intrufolarsi nella mia mente.”

“Cosa voleva?”

Allison sospirò allontanandosi da lui. “Ha blaterato qualcosa riguardo al fatto che dovrei smetterla di ficcare il naso negli affari della sua famiglia. Ha minacciato di fare del male a Victor.”

“Lo ucciderò con le mie mani,” Elijah strinse i pugni talmente forte da far diventare le nocchie bianche.

“C’è di più. Credo che non stia agendo da solo e credo di sapere chi è il suo complice. Continuava a parlare di un tizio che, a suo dire, sapeva tutto di me e credo di sapere di chi si tratta” la donna si passò la mano tra i capelli cercando di rimettere in ordine i pensieri. “Credo che abbia riportato in vita mio fratello.”

Seguì un minuto di completo silenzio e poi il pianto di Hope risuonò lungo il corridoio.

 

 

 

 

****

 

 

 

LOS ANGELES – CALIFORNIA

 

 

Hayley fissò la villa davanti a sé e sorrise mentre richiudeva lo sportello dell’auto. Il sole della California rendeva il giallo chiaro delle mura della casa ancora più brillante.

“Questa è casa tua?” chiese ad Allison incrociando per un attimo il suo sguardo.

“Sì, lo è.”

“Porca miseria,” mormorò Hayley. “Quanti soldi hai esattamente?”

Allison abbozzò un sorriso fermandosi accanto a lei. La reazione della donna non la sorprese, se non altro perché era esattamente il modo in cui tutti reagivano la prima volta. La grande villa dalle mura giallo chiaro si erigeva su due piani, l’ampio vialetto chiuso da un grande cancello la faceva apparire ancora più grande di quel che era.

“Non mi sorprende che tu ti trovi così a tuo agio alla tenuta di New Orleans, in confronto a questa villa quella sembra la casetta in piscina” aggiunse l’Ibrido.

“Mio padre amava molto questa casa, io ne avrei preferita una più discreta ma dopo la sua morte non me la sono sentita di venderla. Oltretutto ci vengo raramente. Ha ripreso vita da quando ci vive Claire.” Allison fece cenno ad Hayley di seguirla e si fermò di fronte al cancello.

“Chi è Claire?”

“È la figlia del tramite di Castiel. La madre l’ha abbandonata qualche anno fa. È un’adolescente in gamba ma è un po’ problematica. Frequentava pessime compagnie quando Castiel l’ha trovata, le ho offerto di vivere qui promettendole un’indipendenza che in realtà non ha. Alcuni amici si occupano discretamente della sua sicurezza, anche se lei non lo sa.”

Hayley sorrise, ancora una volta colta di sorpresa dall’animo gentile che si nascondeva sotto il sarcasmo e la riposta sempre pronta della cacciatrice. Pensò che per quanto si fidasse di Cami e di Rebekah, per quanto le stimasse, una donna come Allison era ciò che avrebbe desiderato per Hope se mai a lei fosse successo qualcosa che avrebbe lasciato la sua piccola senza una figura materna.

“Te la presento,” le disse Allison strappandola ai suoi pensieri. “Potrete farvi compagnia in piscina mentre io vado a fare ciò per cui sono venuta. Entra pure” la invitò.

Hayley avanzò e seguì Allison a passo lento mentre il grande cancello si richiudeva alle loro spalle. Pensò che tutto sommato quella poteva essere considerata una piccola vacanza.

 

 

 

****

 

 

Victor Monroe aprì la porta strofinandosi gli occhi. L’orologio segnava le otto e trenta del mattino e Lily era al lavoro da almeno mezz’ora. Pensò che sicuramente la sua adorata fidanzata aveva dimenticato qualcosa, oltre alle chiavi di casa, e sospirò scuotendo il capo quasi divertito dalla scena che si ripeteva praticamente ogni mattina.

La persona che si ritrovò davanti però non era Lily. Era qualcuno che amava immensamente, ma non la sua molto incinta fidanzata.

“Allison…” sussurrò sorpreso di vedere la donna che amava come una figlia sulla soglia della sua porta di casa alle otto e trenta di un mattino in cui, lui sapeva, si doveva trovare in Louisiana ad aiutare vecchi amici di cui aveva preferito non sapere molto.

“Ciao Vic” Allison lo salutò. Gli occhi le pizzicavano, ma sentiva l’urgenza di sorridere, nonostante la sua visita non portasse buone notizie. Da quanto tempo non vedeva l’uomo che amava come un padre. L’uomo che si era preso cura di lei, che aveva creduto in lei quando tutti la ritenevano un caso disperato.

Non può essere aiutata mormoravano in tanti, definendola una causa persa dopo la perdita della sua intera famiglia. Quanta rabbia Allison gli aveva riversato contro, ricevendo in cambio degli abbracci capaci di scaldare il cuore. Victor avanzò di qualche passo e la strinse tra le braccia, senza preavviso, con quello slancio a volte un po’ imbarazzante che lo contraddistingueva.

“Allison,” ripeté. “Sono così felice di vederti, ragazzina.”

La donna si lasciò andare tra le braccia forti dell’uomo, chiuse gli occhi respirando a fondo quell’odore che sapeva di casa e si aggrappò a lui quasi ne avesse bisogno. “Sono felice anche io. Tanto felice.”

Victor sciolse l’abbraccio per guardarla negli occhi. La invitò ad entrare ed Allison realizzò che presto, quello sguardo azzurro non sarebbe stato più dolce come era in quel momento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



   
 
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