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Autore: Smac    20/04/2015    0 recensioni
Tre giorni di vacanza. Due amici. Una città: Roma.
Vi lascio alla vostra immaginazione...
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Era un sabato sera come gli altri, un uggioso sabato sera milanese di fine Aprile.

Nessun programma, nessuna proposta. 
"Tutta questa incertezza mi uccide. Non so mai cosa mettermi..." Mi lamentai via Whatsapp con Carlotta mentre cercavo l'illuminazione davanti all'armadio spalancato. 
"Lo so. Per questo ho deciso che non uscirò e risparmierò." La sua risposta, ormai la stessa da un mese, non mi sorprese e lasciai cadere la conversazione.
Optai per un jeans nero, canotta nera e giubbotto in pelle. Alla fine il nero va bene per tutto, no?
Guardai l'orario e notai che ero in ritardo. Salii in macchina, scannai come se stessi girando Fast&Furious e imprecai quando arrivai in piazza e vidi solo tre persone. 
Fede era pure uscito in tuta! Questo significava che ci saremmo chiusi in qualche squallida birreria di periferia e sarei tornata a casa puzzando di fritto o, peggio ancora, non ci saremmo mossi di lí.
Quando arrivò Stefano tirai un sospiro di sollievo perché lui non avrebbe permesso di sprecare cosí un altro sabato sera. Mi cinse il fianco e mi diede un bacio sulla guancia prima di salutare gli altri tre. 
 
Avevamo passato un anno pesante. Io avevo passato un anno pesante. 
Dopo che a Roma avevamo vissuto tre giorni in una bolla, lui si era allontanato. Sapevo che era innamorato di un'altra e avevamo sbagliato, ma restava il mio migliore amico e non capivo il suo comportamento. Avevo provato piú volte a chiedergli cosa c'era che non andava ma la risposta era sempre: "Niente." 
Dopo un anno di merda in cui avevo perso il mio migliore amico per una cavolata del genere, ero arrivata al punto di voler chiudere completamente con lui per non permettergli più di trattarmi male. 
In quel momento lui si era spaventato, mi aveva scritto e spiegato tutto: qualcuno gli aveva detto che io dicevo in giro che stavamo uscendo o che stavamo insieme e lui si era spaventato. Non é mai stato uno da storia seria, ma neanche io lo ero.
Lui é stato un pirla, in quell'anno si era fatto ogni tipo di ragazza davanti ai miei occhi e non solo, salvo poi fare commenti non appena qualcuno si avvicinava a me....ma da quando avevamo parlato avevo deciso di dargli un'altra possibilitá. Si era pure inginocchiato!
Mi aveva chiesto di ricominciare da capo. Di perdonarlo perché si era accorto solo in quel momento che non voleva perdermi e che avremmo potuto ricostruire l'amicizia pian piano.
E quindi ci stavamo riprovando e si notaba l'impegno. 
 
Pian piano la piazza si era riempita di gente. Per fortuna arrivò anche Margot, cosí da non lasciarmi da sola con tutti quei ragazzi. 
Accesi una sigaretta mentre si facevano le prime proposte. All'alba della mezzanotte decidemmo per un nuovo locale che aveva appena aperto. 
Michael conosceva il gestore e mentre guidava lo chiamó per prenotare un tavolo visto che eravamo una decina.
Parcheggió dalla parte opposta di Milano e ovviamente non aveva neanche un ombrello in macchina cosí camminammo per un tempo che sembrava infinito sotto il "diluvio universale". 
Per fortuna saltammo la fila ed entrammo subito. Il locale era davvero piccolo, la pista era circolare e il tavolo era dalla parte opposta rispetto alla console e al bar. 
Inziammo a spogliarci e a sistemarci mentre la gente continuava ad entrare. 
Miki sparí per cinque minuti e tornò con dei drink omaggio per tutti. 
"Mentre aspettiamo la bottiglia..." Mi fece l'occhiolino e gli stampai il sorriso piú falso della storia.
Miki era un bel ragazzo, il re della festa, uno che faceva serate dal giovedi alla domenica, era pure intelligente e aveva un lavoro che gli permetteva di guadagnare parecchio. Il ragazzo perfetto, se non si fosse trasformato in un completo coglione dopo che la sua ragazza lo aveva mollato senza troppe riserve dopo cinque anni. Da lí il crollo era stato rapido ed indolore e le uniche cose di cui potevi parlare con lui erano "figa" e "palestra". Per i ragazzi del gruppo era una sorta di mito, uno che si faceva quattro ragazze diverse ogni weekend, e tutti facevano quello che diceva. Anche Stefano cambiava quando stava con lui e la cosa mi preoccupava.
Arrivò la bottiglia e la festa inizió. La serata passó liscia, tutti si divertivano, ballavano e ridevano. Io ballavo un po' con tutti e Stefano mi stava sempre vicino. Ridevamo e scherzavamo come un anno prima. Mi chiese di accompagnarlo fuori a fumare e trovammo un posto sotto una tettoia.
Non so come ma finimmo per parlare ancora di noi, del fatto che mi voleva bene e che non voleva rischiare di perdermi ancora. E la mia risposta fu: "L'hai voluto tu... Il mio comportamento era solo lo specchio del tuo." E lui mi ripeteva che mi avrebbe dimostrato che ci teneva, che mi voleva un bene dell'anima anche se fra noi non ci sarebbe mai stato niente piú di una grandissima amicizia.
Trattenni per un secondo il respiro anche se avevo imparato a non aspettarmi piú niente da lui. Non so perché ma ci rimasi male. Nonostante questo il mio orgoglio era piú forte e sfoderai la mia miglior faccia da pokerista anonima prima di dire: "Non ti ho mai chiesto qualcosa in piú...era solo qualcosa di fisico. E poi é colpa dei tuoi occhi azzurri!" Scherzai per alleggerire il tono.
Lui abbassò gli occhi in silenzio e quando si decise a parlare di nuovo, fummo interrotti da Margot, Alessandro e Andrea che erano usciti a fumare. 
Stefano corse dentro mentre io mi inserii nel discorso degli altri e li aspettai.
Quando rientrammo Stefano aveva giá bevuto metá del terzo drink. E mi abbracció stretto stretto. Non so quanto tempo passammo cosí. Ballavamo, flirtavamo e ci strusciavamo l'uno contro l'altra. 
Miki mi portó un altro drink, il terzo. Margot mi chiese di accompagnarla in bagno e ci ritrovammo nel mezzo di una rissa. Dalla pista vedevo Stefano che parlava con Jacopo mentre mi cercava nel locale e appena mi vide mi fece un grandissimo sorriso.
Stanca e accaldata mi sedetti sui divanetti e lui mi raggiunge permettendomi di accoccolarmi tra le sue braccia. 
"Cos'hai?" Mi chiese dolcemente.
"Niente. Ho solo rischiato la pelle in bagno... Tre ragazze stavano facendo rissa!" bevetti un sorso della mia vodka lemon e gli mostrai il graffio che mi ero procurata quando una delle rissose si era aggrappata a me per non cadere. Mi prese la mano e mi baciò il punto in cui si trovava il segno delle unghie. 
Tutto quello che successe dopo é poco chiaro ancora oggi. Incollai lo sguardo nel suo e lo vidi avvicinarsi. I suoi occhi puntarono le mie labbra e feci in tempo a sussurrare "Merda..." prima di sentire le sue labbra morbide ancora sulle mie. Fu un bacio dolce, senza fretta... Quasi come se le nostre labbra dovessero riabituarsi le une alle altre. 
Dopo un anno stavamo rifacendo lo stesso errore e non riuscivo a fermarmi. La mia forza di volontá era sciolta ai miei piedi.
Quando mi staccai vidi Andrea e Jacopo guardarci con la bocca spalancata prima girarsi verso la pista e fingere di non aver visto niente. 
Stefano fece per baciarmi ancora ma lo fermai subito: "Andiamo a fumarci una sigaretta..." Proposi.
Mentre uscivamo mano per mano Miki fermó Stefano dicendogli di aver visto una bionda bellissima che gli poteva piacere, ma il mio migliore amico mi guardó e gli disse: "Sto con lei..." 
Una volta usciti mi rubó la sigaretta e inizió un gioco pericoloso.
"Dai...ridammi la sigaretta..." Mi lamentai senza troppa convinzione.
"Ho un'idea." Esclamó con l'espressione da chi la sapeva lunga.
La accese e fece il primo tiro mentre io lo guardavo imbambolata, un po' per l'alcol in corpo e un po' per la situazione. 
Tiró per alcuni secondi e poi si avvicinó baciandomi e spalancando la bocca per passarmi il fumo. In quel momento dissi addio ai miei pochi neuroni rimasti. Ero creta nelle sue mani e la situazione doveva ribaltarsi, per forza.
Continuammo a flirtare e baciarci, mentre lui allungava le mani sui miei fianchi e sul seno.
Ad un certo punto si fermó e mi guardó. Aveva lo sguardo perso e io avevo paura che si tirasse indietro, come aveva giá fatto un anno prima.
"Quando sto con te sono felice, davvero felice..." Mi sorrise teneramente, quasi imbarazzato per quello che aveva appena detto. Non riuscii a credergli. 
Gli accarezzai lentamente la guancia, sentendo un piccolo accenno di barba. Mi fissai sulla sua bocca, incapace di guardarlo negli occhi. "Non devi usare queste frasi con me...Non servono i tuoi giochetti." Sorrisi amaramente dopo averlo detto. 
Lui mi strinse la man. "Non puoi capire quanto tu mi sia mancata. Mi é mancato tutto questo..." E sbuffó mentre lasció cadere la testa sulla mia spalla.
Non volevo piu parlare quindi gli alzai il viso e lo baciai con tutta la passione di cui ero capace. Mi lasciai andare come mai prima d'ora e notai una leggera sorpresa in lui prima di iniziare a ricambiare il bacio.
Stammo li fuori per non so quanto tempo. Mi chiese se avevo intenzione di dirlo a Carlotta, visto che l'anno prima aveva rischiato di essere castrato da questa. Otta era la mia migliore amica ed era molto protettiva nei miei confronti...mi vedeva un po' come la sorella minore da proteggere. 
Io decisi che questa volta non l'avrei avvisata, anche perché conoscendola mi avrebbe preso a testate al muro. Non pensai al fatto che altri ci avevano visto. 
Stefano si rilassó e mi baciò teneramente.
"Entriamo?" Chiesi tremolante e fradicia di pioggia.
"C'é un solo posto in cui vorrei entrare ora..." Replicó senza pudore lasciandomi basita. La faccia d'angelo contrastava con quel tono, eppure il tutto era molto sexy. Stavo per lasciarmi andare e non potevo permetterlo. 
"Non ci entrerai stasera..." Pronunciai decisa, recuperando un po' di controllo.
"Mi farai impazzire...é estenuante..." Sorrise prima di baciarmi di nuovo.
"Siamo migliori amici..." Scherzai.
"Quello che vuoi... Per me siamo solo noi." Rimasi sorpresa da quelle parole, incapace di fidarmi.
"Comunque non sei bionda...quindi siamo a posto..." Cercó di alleggerire il tono.
"Giá, anch'io preferisco i biondi. Quindi siamo a posto." Gli diedi corda.
Cercó di convincermi a imboscarci in un vicolo lí vicino, visto che la macchina di Mike era troppo lontana. Mi disse che era il posto in cui aveva fumato la sua prima sigaretta ed era un posto importante per lui, ma non ci cascai.
"Bisogna mantenere un certo controllo..." Soffiai sulle sue labbra e lui sbuffó prima di ricambiare il bacio. Era sempre una sfida fra noi, e nessuno voleva perdere.
 Finalmente riuscii a trascinarlo dentro con la promessa che una volta in piazza lo avrei accompagnato a casa io.
Appena entrati, tutti -eccetto Miki- ci vennero incontro e ci diedero il cinque, mentre io sprofondavo sempre piú nella vergogna. Volevo evitare che tutti sapessero, poiché neanche io sapevo cosa eravamo. 
Gli chiesi che ore erano per evitare di guardare gli altri e mi rispose che erano le 5 del mattino. Solo in quel momento notai che il locale si era svuotato quasi del tutto.
Miki sbucó con il gestore del locale e, fra tutti, gli presentó solo Stefano. Quest'ultimo fu poi trascinato al bar per un giro di shottini offerti dal gestore.
Il giro si trasformó presto in una fila infinita di shottini. La musica cessó e gli altri ed io, stanchi di vedere bere quei tre, uscimmo. 
Margot aveva le chiavi della macchina di Miki in borsa quindi decidemmo di avviarci verso il parcheggio, sotto la pioggia incessante.
Arrivammo alla macchina e tirammo un sospiro di sollievo quando il veicolo cominció a scaldarsi. Dopo un quarto d'ora vedemmo spuntare le due sagome che si reggevano a vicenda. 
Si addormentarono entrambi durante il viaggio. 
Una volta arrivati in piazza Stefano uscí di corsa dalla macchina.
"Andre mi accompagni tu a casa? Sto per vomitare..." 
 
 
 
 
   
 
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