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Autore: _ Arya _    20/04/2015    8 recensioni
Sequel di "Rescuing The Jolly Roger Helmsman - Storybrooke Hospital"
La specializzanda Emma Swan, sta vivendo la sua nuova vita col paziente a cui tre mesi prima ha salvato la vita. Lo stesso vale per la sua collega e migliore amica Regina Mills.
Frequentarsi al di fuori dell'ospedale è fantastico, quanto diverso. Ci si inizia a conoscere più a fondo, ed è a qual punto che una relazione può rafforzarsi o distruggersi.
Soprattutto quando si è davvero innamorati, non è facile essere il fidanzato di un chirurgo la cui vocazione è salvare vite, non a Storybrooke quando non sai mai cosa ti aspetta dietro l'angolo.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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How to save a life

 


KILLIAN POV

A chiamata conclusa lasciai cadere il cellulare sul letto e mi alzai velocemente, rischiando di schiantarmi contro il comodino per quanto ero scosso e quindi instabile.
Tolsi in tutta fretta il pigiama, e accesi la luce per afferrare e indossare le prime cose che riuscii a trovare.
Lily si era svegliata, non piangeva ma non potevo portarla con me... e ovviamente neanche lasciarla sola.
La presi delicatamente in braccio, dandole un bacio sulla fronte, e uscii dalla stanza per andare a bussare in camera da Regina e Robin.
Sapevo che li avrei disturbati e che soprattutto a lei sarebbe preso un colpo almeno quanto a me, ma non c'era altro che potessi fare al momento.
Era già tanto che riuscissi a stare in piedi senza rischiare inciampare nei miei stessi passi. Probabilmente era la piccola a darmi la forza. Non potevo e non volevo farle del male.
Finalmente la porta si aprì, e si affacciò una Regina molto assonnata che prima mi guardò male, per trasformare lentamente la sua espressione in sorpresa.
-Cosa ci fai vestito? Qui? E con la bambina in braccio?- mi domandò scrutandomi da capo a piedi, e stropicciandosi gli occhi.
-E' successa una cosa, Regina... si tratta di Emma.- sussurrai, e improvvisamente il sonno sparì dal suo volto per trasformarsi in una maschera di terrore.
-Che cos'è successo a Emma! Sta bene?! Parla immediatamente Jones!- esclamò, incurante del fatto che avrebbe svegliato il suo uomo.
-Mi... mi ha chiamato Anna, e... Emma è lì.
-Quindi? Deve essere lì quella testona!
-Non hai capito! È lì come paziente! Mentre stava andando è... è rimasta coinvolta in un incidente, non so come! Non so quanto sia grave, se lo è o se... non so, mi ha solo detto che mi spiegherà una volta lì! Devo andare, e non posso portare mia figlia!
La donna sbiancò, e dovette sorreggersi al mio braccio per non scivolare.
Potevo capire come si sentisse, sapendo che Emma era uscita solo per prendere il suo posto.
-Vengo con te. Di Lily si occuperà Robin, ci sa fare con i bambini... Robin muovi il culo!
Ci voltammo entrambi verso di lui, che si alzò confuso e ci raggiunse.
Non servì che dicessimo una sola parola, solo guardandoci in faccia capì cosa doveva essere successo, e prese la bambina dalle mia braccia.
-Sta tranquilla tesoro... la tua mamma sta bene, deve stare bene.- sussurrai chinandomi su di lei, e baciandole le manine mentre mi guardava confusa.
Dopo averle dato un'ultima occhiata, lasciai che Regina si vestisse e corsi di sotto a infilare la giacca e chiamare un taxi.
Avevo fatto bene a insistere a non volere che uscisse con quel tempaccio, e se solo mi avesse dato retta... o se avesse semplicemente preso un taxi, le cose probabilmente sarebbero andate diversamente.
Non sarei stato a fissare il cellulare per più di mezz'ora, convincendomi che stesse tardando solo per via della pioggia.
Invece, dopo 35 minuti era stata sua sorella a chiamarmi, per avvertirmi che avevano appena portato Emma in ospedale, priva di sensi e coinvolta in un incidente d'auto.
Non riuscivo ancora a capacitarmene, non poteva essere successo davvero.
Strizzai gli occhi per evitare di piangere, e di dare di matto prima del dovuto: forse non era nulla, forse aveva battuto la testa in maniera leggera... e probabilmente si era già ripresa, e stava litigando con qualche medico perché le permettesse di andare ad aiutare.
-Jones, sono pronta! Andiamo, ho visto il taxi dalla finestra.

***
 

Un'ora prima...
EMMA POV

Successe tutto in un attimo.
Vidi due macchine sbucare all'incrocio, una destra e una a sinistra, ma nessuna delle due sembrava avere intenzione di rallentare.
Riuscii appena in tempo a schiacciare il freno, gridando nello stesso momento in cui sentii lo schianto: in quell'istante fui sbalzata in avanti e non si aprì l'airbag.

Aprii gli occhi a fatica, e mi portai una mano sulla testa cercando di metabolizzare ciò che era appena accaduto.
Avevo un male atroce all'altezza della fronte, e notai con orrore di avere la mano sporca di sangue.
Il parabrezza si era rotto, ma non fu quello ad attirare la mia attenzione.
Furono le urla di una donna a costringermi ad uscire dall'auto per andare in suo soccorso.
Mi avvicinai barcollando, avevo la vista appannata, ma lei sembrava ridotta peggio.
Sanguinava dalla gamba e dalla testa, eppure, poggiata sulle ginocchia, continuava a tirare disperatamente lo sportello posteriore.
-Signora... signora si calmi, ora... ora arriveranno i soccorsi- dissi con la poca voce che mi era rimasta, chinandomi accanto a lei.
-No! No lì dentro c'è il mio bambino! Ha soli due anni, la prego, il mio bambino...
-Lo tiro fuori io. Lei... lei chiami il 911, tenga.
Le porsi il mio cellulare e mi tirai su di nuovo, facendola allontanare di un paio di metri. Nonostante la pioggia e il buio, dal finestrino riuscii a vedere il piccolo nel suo seggiolino, dall'altra parte dell'automobule. Ma era troppo immobile, non piangeva... com'era possibile che non piangesse?
Scossa, immaginandomi Lily al posto suo, non ci pensai due volte e con un pugno ben assestato – non avevo neanche idea da dove arrivasse tutta quella forza – riuscii a rompere il vetro.
Ignorai il dolore alla mano che si era aggiunto a quello alla testa e al collo, e la infilai dentro per aprire lo sportello e recuperare il piccolo.
-Simon! Amore mio, piccolo!- esclamò la donna, che mollò il mio telefono e si avvicinò in lacrime, mentre spogliavo il bambino del giaccone pesante per potergli permettere di respirare.
-Sono un medico signora, lasci fare a me! Cerco di... di... di stabilizzarlo prima che arrivi l'ambulanza!
Sembrava non respirasse, ma aveva ancora un lieve battito. Fosse stata l'ultima cosa che avessi fatto, l'avrei salvato. Il malore poteva aspettare prima di sopraffarmi, mentre Simon non aveva tempo.
Iniziai a praticargli un massaggio cardiaco con una mano, mentre con l'altra mi aiutai ad aprirgli la bocca e cercare di infondergli il poco respiro che avevo.
Nel frattempo la donna continuava a piangere gridando il nome del suo bambino, e c'erano anche altre voci intorno... ma non potevo distrarmi.
Continuai a insistere, fino a che finalmente il fagottino scoppiò in un pianto a dirotto.
Ebbi solo il tempo di ridere forte, e guardarmi intorno incerta sul da farsi prima che la testa mi girasse pulsando con una forza incredibile.
Furono le sirene a convincermi a lasciarmi finalmente andare, e prima che me ne rendessi conto crollai a terra, priva di sensi.


KILLIAN POV

Il taxi fece il giro largo proprio a causa dell'incidente, e questo aumentò notevolmente la mia ansia. Per quello che riuscimmo a capire due macchine si erano scontrate, ma non avevo idea se una fosse quella di Emma. Non volevo pensare al peggio, anche se Anna aveva detto che era rimasta coinvolta.
-Ehi, calmati. Prima che ti venga un infarto o... Emma mi ha detto che hai avuto problemi di... ansia...- borbottò la donna, guardandomi preoccupata.
-Sta tranquilla io sto bene. È Emma che... che non so come sta.
-Credi che non lo sappia?! Però anche tu... servi tutto intero, per poterle stare vicino! È tutta colpa mia, e se posso almeno evitare che tu ti senta male...
-Porca miseria io sto bene!- gridai spazientito, facendola ritirare indietro per lo spavento. Forse avevo esagerato, ma non era il momento di pensare a me.
Non era il momento di ricordarmi le mie debolezze, dato che ero sicuro di riuscire a gestire la situazione ormai. Non ero un debole.
-Sta' calmo ragazzo o ti lascio a piedi.- mi rimproverò il tassista, mentre finalmente svoltava nella via dell'ospedale.
Per gli ultimi due minuti restai in silenzio, e una volta arrivati pagai l'uomo lasciandogli anche più mancia del dovuto, ma non avevo il tempo di aspettare che mi desse il resto.
Avevo fretta di vederla, di toccarla, di baciarla... di assicurarmi che stesse bene.
-Scusa per prima, Regina. Stavo dando di matto, mi dispiace...- feci, mentre correvamo entrambi dentro sia per ripararci dalla pioggia battente che per la fretta di sapere.
-Lo so, lo so. Scusami tu... ehi tu!- afferrò per un braccio una giovane infermiera, che fece cadere dei fogli per lo spavento.
-Dimmi subito dove trovare la dottoressa Swan, marmocchia.
Lei sembrava spaesata e spaventata, ma prima che potesse aprire bocca ci raggiunse Anna insieme a suo padre di corsa, e la ragazza mi abbracciò.
Ricambiai la stretta, avevo sempre adorato la dolcezza di quella ragazza, capivo come mai Emma fosse sempre tanto protettiva con lei.
-Emma non è stata tamponata Killian, non era tra i due automobilisti che si sono scontrati...- mi spiegò, tirando su col naso e guardandomi con un sorriso.
Tirai un enorme sospiro di sollievo, e ringraziai me stesso per non essere impazzito, e aver mantenuto viva la speranza.
-Ok... allora come sta? Dov'è?
-E' in terapia intensiva, non sta bene- spiegò il padre, guardandomi con apprensione -Non è ridotta neanche troppo male ma... ha subito un trauma cranico. Lieve- si affrettò ad aggiungere vedendomi sgranare gli occhi -Però deve ancora svegliarsi. Non sappiamo che conseguenze potrebbero esserci. Magari nulla, magari sarà solo un po' confusa e starà bene ma... non lo so. Perché diavolo era per strada?! So per certo che non è stata chiamata!
Fu allora che vidi Regina Mills scoppiare in lacrime per la prima volta.
Stentai a crederci, come tutti gli altri, e istintivamente la strinsi a me, mentre Anna ci portò in una saletta vuota dove poter stare in tranquillità e parlare dell'accaduto.

Dovetti raccontare io di Emma che aveva preso il posto di Regina, perché quest'ultima non riusciva a smettere di singhiozzare. Le uniche parole che riusciva a far uscire dalla sua bocca erano “E' stata solo colpa mia”, e a nulla servì che la rassicurassimo, e non servì a molto neanche che continuassi a tenerla stretta a me. Ma in fondo Emma era sempre stata testarda, le aveva sempre voluto bene, e non si sarebbe mai lasciata convincere a lasciarla andare.
Nessuno le dava la colpa, non poteva prevedere che sarebbe andata in questo modo.
Emma, invece, grazie al cielo aveva “solo” sbattuto la testa sul parabrezza frenando, e da ciò che una donna aveva raccontato a David, era scesa subito dall'auto per andare a soccorrere lei e il suo bambino, a cui a quanto pare aveva salvato la vita.
Non fui in grado di trattenere una lacrima, per quanto la situazione fosse drammatica ero orgoglioso della mia ragazza. Anche ferita, e sicuramente in preda alla confusione, si era precipitata a salvare la vita a un bambino.
Mai avevo conosciuto una donna forte e testarda come lei, lo dimostrava ogni volta di più.
Il fatto che prima di riperdere i sensi fosse stata abbastanza lucida da aiutare, faceva ben sperare, ma il taglio era stato profondo, e la botta abbastanza forte.
Quando mi elencarono le possibili conseguenze di un trauma cranico, ringraziai il cielo di essere seduto: perdita di controllo muscolare, attacchi epilettici, paresi, problemi ai vari sensi, depressione, e perfino difficoltà di memoria... certo, questo solo se il problema si fosse dimostrato più grave, ma più il tempo passava senza che ci chiamassero, più non riuscivo a non pensare al peggio. Avevo resistito fin troppo.
-Scusate, io devo... non lo so, muovermi. Vado a... a prendere un caffé. Qualcun altro ne vuole?- domandai, guardandoli.
Annuirono tutti, quindi mi alzai ed uscii velocemente da quella stanza che ormai mi soffocava.
Mentre mi dirigevo verso le macchinette, non riuscii a fare a meno di pensare come solo fino a due ore prima dormivo con Emma tra le mie braccia, ad affrontare il temporale chiusi in casa, al caldo, e con la nostra bambina vicino.
Avevo ancora addosso il profumo della crema alla pesca che si spalmava ogni sera sul viso, quella che aveva sostituito a quella all'arancia solo perché a me piaceva di più.
Riuscivo a percepire ancora anche il calore e la morbidezza della sua pelle, e non c'era nient'altro che desiderassi di più che poter tornare indietro nel tempo, e impedirle di uscire.
Rifiutai in modo piuttosto sgarbato anche l'aiuto dell'infermiera che propose di aiutarmi a portare i bicchieri col caffé, e li presi tutti e quattro da solo.
Sapevo che non aveva colpa, ma il mio ultimo problema in quel momento era la gentilezza. Sarei tornato a scusarmi se l'avessi vista, ma solo dopo aver abbracciato e baciato Emma, dopo essermi assicurato che continuasse a essere l'osso duro che nessuno riusciva neanche a scalfire.
Nessuno era più seduto quando tornai, tutti vagavano preoccupati per la stanza, e afferrarono i bicchieri di plastica ringraziandomi.
Io mi ustionai la lingua e imprecai, ma pensare di controllare che il liquido avesse una temperatura decente per essere bevuto era davvero troppo per me in quel momento.
Continuai a bere sperando che la bevanda bollente alleviasse i pensieri che mi frullavano per la testa, e quando bussarono alla porta ero così concentrato che per lo spavento mi versai metà del bicchiere addosso.
Era Trilli, l'infermiera amica di Emma nonché ragazza del suo primo ex, Neal.
-State tranquilli- esordì, vedendoci tutti preoccupati -E evitate di farvi ricoverare per ustioni...- aggiunse, squadrando me con un sorrisetto.
-Come sta mia figlia?- intervenne sbrigativo David, ignorandola.
-Si è svegliata, uno di voi può passare a trovarla prima che le faccia i controlli di routine. Se è tutto a posto, poi potrò farvi entrare tutti.
-Vai tu, Regina...- sussurrai, nonostante la voglia di stringerla tra le mie braccia fosse a livelli altissimi. Era giusto che andasse prima lei, non sarei stato così egoista da negarglielo.
-No, vai tu. Sei tu il primo che vorrebbe vedere, lo sai. Ma grazie per il pensiero...
-Sei sicura?
-Vai. E non provare a dirle che ho pianto o...
-O mi stacchi l'altra mano, lo so, lo so.
Le strappai un sorriso, e seguii subito Trilli in ascensore. Sembrava tranquilla, il che voleva dire che Emma doveva star bene. Altrimenti non sarebbe stata così tranquilla... no? Oppure lo faceva per motivi professionali per non spaventarmi?
-Ehi marinaio, tranquillo. La tua ragazza è un osso duro, lo sai non è vero?
-Lo so, ma...
-L'abbiamo spostata in una camera, non è più in terapia intensiva. Sembra star bene, solo cerca di non... non turbarla troppo, capito? Sto facendo uno strappo alla regola. Avrei dovuto prima farle i controlli, ma sono certa che lei preferisce così. Potrai rimanere lì poi.
-Grazie. Hai evitato una crisi di nervi anche a me, non ce la facevo più ad aspettare...
-Lo so!- mi diede un pugno amichevole sulla spalla e scendemmo insieme dall'ascensore, al terzo piano.
La seguii fino in fondo al corridoio, poi mi fece cenno di entrare lasciandomi intendere che avrebbe aspettato fuori.
Io non me lo feci ripetere due volte, ed entrai nella stanza posando subito lo sguardo su Emma, che si voltò verso di me.

Era sdraiata su un cuscino che le teneva la testa leggermente rialzata; aveva un collare, una flebo, e un grosso cerotto bianco sulla fronte.
Mi avvicinai in silenzio, sotto il suo sguardo, poi mi sedetti sulla sedia di fronte a lei e le presi la mano.
-Emma, tesoro... come stai?- le domandai, studiandola per essere certo che non ci fosse nient'altro che non avessi notato.
-Io non... tu... tu chi sei?- fece confusa, strizzando gli occhi per poi squadrarmi.
Io restai in silenzio, sconvolto.
Mi aveva davvero chiesto chi fossi? Oppure avevo sentito male?
Continuai a osservarla, e il suo sguardo si fece sempre più confuso, e allo stesso tempo il mio cuore sembrò rallentare i battiti.
-E... Emma. Sono... sono io, Killian. Tesoro, non... non dici sul serio che... eh... vero?
Continuò a studiarmi confusa per altri interminabili istanti, poi si fece seria... e infine scoppiò a ridere. Rise di cuore, e la sua risata fu così contagiosa che influenzò anche me, nonostante fossi ancora sotto shock.
-Dovevi vedere la tua faccia!- disse tra le risate -Avrei voluto continuare a prenderti in giro ancora un po', ma eri così pallido... credevo stessi per svenire! Oltre che avere una paresi facciale!
Continuò a ridere forte e mi afferrò la mano stringendola, fino a che entrambi non riuscimmo a smettere.
-Non devi mai più provare a farmi uno scherzo del genere, Swan! Stavo per avere seriamente un infarto! Tu sei pazza!- esclamai, chinandomi a baciarla.
Nello stringermi a sé emise solo un leggero lamento a causa della flebo che si staccò dal suo braccio, ma non se ne curò e continuò a baciarmi, mentre io ricambiavo.
Scoppiammo di nuovo a ridere quando il suo collare ci provocò qualche problema nei movimenti, ma non si diede per vinta e mi attirò nuovamente, baciandomi con ancora più forza.
-Ehi! Aspettate almeno di tornare a casa per queste effusioni! Sono entrata perché ho sentito toni di voce alti e... credevo Emma stesse male!- esclamò Trilli, dalla soglia della porta, abbastanza sconvolta.
-Oh no, sto bene. Cioè, a parte il mal di testa. Cos'ho, tra parentesi?
-Emma. Trauma cranico. Lieve... credo. Te l'ho già detto.- l'infermiera la scrutò preoccupata, e io trattenni il fiato.
-Ah già. Scusa, scusa, hai ragione, non fare quella faccia!
-No, se hai problemi di memoria lo sai che non è una bella cosa...
-Lo so, ma non ho problemi di memoria. Permettimi di essere un filino confusa dopo aver spaccato il parabrezza del mio povero maggiolino...
-Ringrazia di non esserti spaccata la testa, piuttosto! Anche se ti ho dovuto mettere otto punti. E ti sei staccata la flebo!
Emma rise di nuovo, ma non mi preoccupai che potesse essere qualche effetto collaterale. Veder dare di matto la ragazza era davvero divertente, le sue espressioni erano meravigliose.
-Ora toglimi questo collare, ti prego... è davvero scomodo- la pregò, cercando di trovare con le mani dove aprirlo.
Ancora un po' scossa, la ragazza si avvicinò e la aiutò a toglierlo delicatamente, attenta a non farle male.
Una volta libera, Emma si massaggiò il collo, con un sospiro di sollievo.
-Lily dov'è? L'hai portata con te? E Trilli! Sai come sta il bambino che ho rianimato sul luogo dell'incidente?
-Sta un po' calma... lo so che sei Emma “sono una dura” Swan, ma hai pur sempre avuto un incidente che poteva essere piuttosto grave. Rilassati. Il bambino è in terapia intensiva ma starà bene, gli hai salvato la vita.
Sospirò sollevata ancora una volta, poi si voltò verso di me in attesa della mia, di risposta.
-Lily l'ho lasciata a Robin, non potevo portarla. Quindi sì, Regina è qui e sa tutto anche lei...
La donna tentò di convincerci a far passare gli altri, soprattutto Regina dato che si sentiva bene, ma l'altra fu irremovibile.
Le controllò le pupille con una lucetta, e poi i riflessi chiedendole di fare dei movimenti, ed infine le fece parecchie domande sull'incidente.
Nonostante l'evidente mal di testa, Emma rispose a tutto senza problemi, confermando quindi di stare bene, grazie al cielo.
-Ok, adesso ti do' qualcosa per il dolore... dovrai rimanere qui sei ore, e se non ci sono complicanze potrai tornare a casa. Però, stavolta il riposo non te lo toglie nessuno, mi dispiace. Almeno una settimana.- disse sorridendo, sapendo che la sua amica non ne sarebbe stata affatto felice.
Però lo ero io, una volta tanto l'avrei potuta tenere al sicuro per più di due giorni, accanto a me. Non mi sarei dovuto preoccupare che potesse sentirsi male al lavoro per via del trauma riportato, o qualsiasi altro problema potesse sorgere. Inoltre, saremmo stati insieme, noi, Lily, ed Henry. Avrei trovato qualche attività tranquilla da poter fare tutti insieme, dato che anche il ragazzino era in vacanza.
-Ok. Però sul tempo di riposo dovremo contrattare!- esclamò, mentre l'altra stava già lasciando la stanza, ridendo sotto i baffi.
-Dai amore, non sei felice di stare qualche giorno insieme?- le domandai, accarezzandole una guancia.
-Certo! Sì che sono felice di questo, però capisci... siamo a fine quarto anno e non...- non le permisi di terminare la frase, e posai le labbra sulle sue, per catturarle in un altro bacio.
Il fatto che già iniziasse a lamentarsi era un buon segno, sicuramente problemi alla testa non ne aveva, il suo caratterino era ben intatto.
Stavolta mi strinse meglio e intensificò il bacio, aiutata anche dal fatto di avere il collo libero.
Scesi a baciarglielo, cercando di non farmi sfuggire neanche un solo centimetro. Lei sospirò di piacere, e mi si aggrappò alle braccia chiudendo gli occhi per lasciarmi continuare.
Il profumo di pesca, anche se ormai leggero, mi inebriò le narici e mi rilassò, al punto da sdraiarmi accanto a lei, che mi fece posto per poi continuare a farsi baciare.
Non l'avrebbe ammesso, ne ero consapevole, ma sapevo che doveva aver avuto paura.
Paura di non rivedere più me, Henry, Lily, Regina, i suoi genitori, e tutte le persone a cui voleva bene. E ora si stava sfogando, si stava liberando del terrore accumulato in quella frazione di secondo.
-Ok, ok. Allora. Io capisco tutto, capisco che volete fare sesso, ma aspettate qualche ora, per la miseria!- si lamentò Trilli, che era tornata con l'aspirina.
-Oh dai, ci stavamo facendo solo un po' di coccole...- sorrise la mia ragazza, senza togliere la mano dal mio fianco.
-Sì, certo... ti stava divorando, e tu lo stavi lasciando fare molto volentieri. Esattamente come facevate quando era lui a essere relegato a letto.
-Già... ma allora abbiamo fatto di peggio, per festeggiare il fatto che sarei stato dimesso...- ammiccai, e quella mi lanciò uno sguardo disgustato.
-Ok, non voglio sapere nient'altro!- esclamò, porgendo a Emma il bicchiere con le bollicine.
Lei lo mandò giù velocemente, con espressione di ribrezzo, poi lo poggiò sul comodino lì accanto.
-Non mi abituerò mai all'aspirina, mi fa schifo- si giustificò -e comunque non credo sia un reato rendere la permanenza in ospedale più... piacevole!
-L'ospedale non è fatto per le effusioni.
-Come se tu e Neal non vi foste mai chiusi nella stanza del medico di guardia...- la provocò, e colpì dritto nel segno dato che il viso dell'altra divenne completamente rosso.
-E' diverso! Lì è... lì si può.- borbottò, incrociando le braccia al petto -Devo ricordarti quando ho beccato te e Augu...- non finì di pronunciare il suo nome, e si portò una mano davanti alla bocca.
Io mi rabbuiai, ma Emma sembrò rimanere tranquilla. Fu l'ennesima volta in quei due mesi, in cui mi chiesi se davvero avesse superato il trauma o si fosse solo autoconvinta di averlo fatto.
-Scusami...
-Oh no, non ti preoccupare! Non è un tabù. Io e lui ci siamo tipo chiariti. L'ho anche rivisto un paio di settimane fa... è agli arresti domiciliari- spiegò calma, e potei capire il turbamento dell'altra. Neanch'io ero riuscito a capire come riuscisse ad avvicinarsi a quell'uomo senza morire di paura, senza sentirsi male... l'unica risposta che ero riuscito a darmi, era che lei fosse Emma, e fosse forte fino a quel punto.
-Sei seria? Come fai...
-Si è scusato e... sta cercando davvero di cambiare. Io do' una seconda possibilità a tutti, quindi anche a lui.
Quello era certo. Se non fosse stata una persona da seconde possibilità, conoscendo il mio passato non sarebbe mai rimasta al mio fianco. Ovviamente ogni giorno avevo fatto, e continuavo a fare di tutto per meritarmelo, ma era stata lei a concedermi quella chance.
-Va bene. Continuo a non capirti, ma ok. Vado a far entrare gli altri, li ha raggiunti anche tua madre... erano tutti molto preoccupati.
Emma annuì, ed io mi alzai dal letto perché nonostante ormai fossi simpatico a David, non ero convinto che sarebbe stato felice di trovarmi nel letto con la sua bambina.
Lei ridacchiò probabilmente pensando la stessa cosa, e si tirò un po' su insieme al cuscino.
Furono però soltanto il padre e la sorella ad entrare, di Regina e Mary Margaret non c'era traccia.
-Ciao...- li salutò lei, guardandoli confusa -Regina? È qui?
-Emma. È qui ma... insomma, sai. Si è... si è sentita male. E... voleva rimanere, ha detto che non era niente... ma poi ho notato una macchia rossa sui suoi pantaloni. Stavolta non erano neri, quindi insomma, non mi sono sbagliata. Ma tu sai qualcosa? È per caso incinta? Ti ha mai detto niente? Perché a me non dite mai niente! Oh, spero solo che non sia successo qualcosa di brutto al piccolo!

 

Ho paura. 
Ho paura per quanto ti voglio, eppure eccomi qui che ti voglio ad ogni costo.
E se ho paura significa che ho qualcosa da perdere, giusto?
E io non voglio perderti (cit. Grey's Anatomy 4x10)

























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Sì, ho praticamente fatto le 5 del mattino... a avevo il capitolo quasi pronto, e volevo postarlo u.u (per non stare su facebook o twitter e rischiare di spoilerarmi tutta la puntata). 
In realtà volevo dividerlo in 2, e far finire la prima parte dove Emma finge di non ricordarsi di lui... però sarebbe stato un po' corto, quindi la mia mente diabolica ha dovuto fare un passo indietro... e pensare a un altro finale "tranquillo" lol
Buongiorno/Buonanotte (mia sorella si è appena alzata, io sto per andare a letto... ma tutto a posto eh.) :*

 

 
   
 
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