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Autore: __Talia__    20/04/2015    2 recensioni
Talia è la figlia di Ra's Al Ghul, spietato capo della Lega degli Assassini, eppure quando Oliver la trova non vede in lei una minaccia, ma solamente una ragazza spaventata: senza più una memoria, senza più ricordi, un corpo pieno di cicatrici e un'innata forza fisica.
Qualcuno si sta vendicando della Lega e di Ra's e ha deciso di colpire la più piccola della figlie, ma qualcosa è andato storto e ora Talia è nuovamente libera, anche se attacchi e imprevisti sono dietro l'angolo e Oliver vede qualcosa in quella ragazza, vede una fragilità e una forza che lui sogna e desidera, ma non riesce ad ottenere....
Cosa li accomuna? Cosa li fa essere così...simili? Le loro storie si sono scontrate, si intrecciano e si scontreranno di nuovo...chi è Talia veramente? e cosa sta consumando Oliver dall'intero?
Storia con due punti di vista, quello di Oliver e quello di Talia. Mia prima FF...che dire, spero solo che vi piaccia!!!
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il cuore mi batteva all'impazzata, le gambe continuavano a mangiare terreno e l'arco aveva cominciato a diventare pesante. Di fianco a me Roy, il suo respiro pesante e la tuta in pelle che produceva rumore ad ogni passo. Eravamo caduti in una trappola e quello che doveva essere una semplice ricognizione era diventato un inseguimento ai nostri danni.
-Quando arriva Oliver? -
domandò Roy correndo verso una porta grigia e spessa all'apparenza. Riuscimmo ad aprirla e ci infilammo dentro prima di sentire cinque spari.
-Non lo so... -
risposi col fiatone, inginocchiandomi a terra per vedere da più vicino delle strane macchie. Toccai appena il terreno secco ed ebbi un flash...era sangue quello a terra. Dietro di noi altri spari e qualche uomo si era persino buttato contro la porta nel tentativo di sfondarla.
-Non possiamo rimanere qua -
dissi cominciando a camminare. Che ci fosse qualche ostaggio la dentro? Roy mi seguì senza dire una parola. Intorno a noi non c'era altro che cemento e corridoi, sopra c'erano delle tubature che sembravano popolate da topi e da fuori continuavano ad arrivare solo spari e grida. Ci eravamo fatti ingannare come stupidi e adesso stavamo rischiando di non uscire più da quel labirinto.
-Cosa stai seguendo? -
chiese Roy improvvisamente quando mi vide girare in maniera brusca. Mi destai un attimo e mi guardai intorno...mi sembrava di esserci già stata in quel posto, mi sembrava di aver già percorso quel corridoio più e più volte tanto che il mio inconscio mi stava guidando.
-Sono già stata qua e questo corridoio dovrebbe portare ud una specie di caverna... -
mormorai continuando a seguire i miei flebili ricordi. Mi sembrava quasi di dover rincorrere me stessa, rincorrevo quello che ero anche se sapevo che il mio passato non era decisamente quello di una brava ragazza. Alla fine la trovai; una massiccia porta in legno con raffigurante il serpente dell'Idra. Persi un battito e posai le dita contro quel legno scuro e dai riflessi sanguigni. Ero veramente pronta a varcare la soglia? Ero pronta ad affrontare tutto ciò che c'era dietro?
-Potrebbe essere una trappola -
disse Roy, ma anche lui sembrava curioso. Non diedi neanche una risposta e spinsi le pesanti ante fino a rivelare una caverna ormai spoglia ed abbandonata. Rimasi delusa nel vedere solo un tavolo di legno e delle catene che pendevano dal soffitto, quasi speravo di trovare coloro che mi cercavano oppure cercavo una pista, un qualcosa che mi aiutasse a scoprire qualcosa in più su di loro. Mi addentrai dentro la caverna rimanendo frastornata a causa dell'odore di chiuso e di muffa e dal leggero tintinnio delle catene. Le avevano messe appositamente per me dopo che ero riuscita a spezzare la gabbia in legno che mi avevano fatto, me lo ricordavo.
-Eccovi qua...abbiamo finito con la caccia -
mormorò una voce alla porta. Si trattava di un uomo all'apparenza pazzo dai capelli grigi e degli occhiali grandi e scuri. In mano non aveva armi, ma delle siringhe contenete liquido dorato. Dietro di lui presto si radunò una folla di ex carcerieri, ladri ed assassini dagli sguardi soddisfatti e i sorrisi maliziosi.
-Siete durati a lungo...avevo pensato di avervi perso in questo labirinto, ma fortuna vuole che ci siamo riuniti tutti in questa bellissima stanza... -
continuò l'uomo avvicinandosi un poco seguito da quattro dei suoi scagnozzi più grossi e imponenti. Sembravano quattro fratelli, tutti avevano il naso schiacciato e la testa calva. Sia io che Roy cominciammo ad indietreggiare, le armi in pugno e pronti a scoccare, eppure non potevamo lottare contro più di venti uomini da soli. Mi sentivo come un topo in trappola; eravamo circondati e non c'erano finestre o porte e persino il condotto di aerazione era assente in quella stanza.
-Pronti a giocare? -
chiese l'uomo prima di scagliarci addosso i quattro energumeni. Uno riuscii a colpirlo alla spalla, ma prima che potessi prendere una seconda freccia il secondo mi fu addosso e con un pugno mi fece volare fino alla parete di roccia. Alzai lo sguardo e vidi Roy preso per la gola e sollevato di una decina di centimetri da terra. Presi il pugnale e riuscii a lanciarlo sul braccio del gigante che subito mollò la presa urlando. Riuscii ad alzarmi e puntai l'arco verso l'entrata della caverna, ma il tizio con gli occhiali e le siringhe non c'era più. Dovevo colpire lui per riuscire ad avere anche solo una possibilità
-Oh Talia Talia...queste cose non si fanno...dopotutto sei una signorina, dovresti comportarti a modo -
disse con voce viscida facendomi venire i brividi lungo la schiena. Mi girai lentamente, l'arco sempre alzato e pronta a scoccare, ma l'uomo era adesso dietro Roy e lo stava minacciando con il mio pugnale e con una siringa. Potevo vedere lo sguardo di Roy disperato, ma non poteva fare niente senza rischiare di venire ucciso
-Lascialo... -
mormorai tendendo ancora di più la corda dell'arco. L'uomo si faceva beffe di me e continuava a sorridere tranquillo mentre tre dei suoi quattro uomini stavano tornando verso il corridoio per leccarsi le ferite. Non capivo cosa voleva da noi e avevo paura del contenuto della siringa.
-Se proverai a colpirmi io lo ucciderò...se non ci proverai entro i prossimo dieci secondi gli inietterò la nuova versione della Vertigo e non voglio rovinarti la sorpresa rivelandoti i suoi effetti... -
disse eccitato l'uomo, le sue mani quasi tremavano e vedevo il mio pugnale sfiorare la gola del giovane. Non avevo idea di cosa fare, potevo provare a colpire l'uomo dietro di lui, ma sarebbe bastato un sussulto per fargli tagliare la gola a Roy e non potevo permettermelo.
-Ops...tempo scaduto -
mormorò l'uomo spingendo l'ago nella pelle del ragazzo e subito notai gli occhi di Roy quasi velarsi e il ragazzo non ci mise molto a partire all'attacco. Non potevo far altro che cercare di schivarlo e cercare di farlo ragionare, avevo provato anche a dargli qualche colpo deciso lungo tutto il corpo, ma niente sembrava farlo rinsavire
-Questa nuova Vertigo, oltre a creare una leggera dipendenza, fa si che si vede il proprio nemico più grande davanti a se...Ti rende completamente succube e solo quando il corpo ha smaltito completamente la droga l'ospite torna in se -
spiegava l'uomo continuando a girarci intorno battendo le mani contento dello spettacolo che stavamo facendo. Riuscii a mettermi a distanza di sicurezza e guardai Roy, gli occhi indemoniati e il corpo continuamente in movimento. Presi una freccia dalla faretra e puntai verso Roy, forse il terrore avrebbe fatto risvegliare il cervello intorpidito e si sarebbe fermato. Andando avanti a scappare sarei finita male, dovevo trovare un modo per fermarlo e così, quando lui partì all'attacco, io lo fermai ferendolo ad una gamba. Lo sentii urlare, la freccia che gli trapassava la coscia da parte a parte. Lo vidi cadere a terra e mi sentii colpevole.
-Wow! Non avrei mai immaginato che l'avresti colpito! Hai fegato ragazzina...dopotutto da una Assassina della Lega non c'è da stupirsi, siete tutti uguali, uomini o donne, spietati e sanguinari -
mormorò l'uomo continuando a girarmi intorno come se mi stesse studiando. Mi sentivo un animale in gabbia.
-Cos'è la Lega? -
chiesi senza perderlo di vista neanche un secondo, il cappuccio ancora calato sul viso e una strana morsa sembrava stringermi lo stomaco, torturandomi. L'uomo si fermò e mi guardò stupito per qualche secondo prima di riprendere la camminata, lenta e pesata. Mi stava facendo venire i nervi quella sua flemma e quella sua tranquillità, ma lui sembrava non aspettare altro che uno scontro e dovevo essere abbastanza furba da evitarlo
-La Lega degli Assassini! L'organizzazione di cui fai parte capitanata da Ra's Al Ghul...uno spietato figlio di puttana che uccide tutti coloro che vogliono e voi siete le sue pedine, andate e uccidete, rischiate la vita per farlo felice...Sono convinto che usi qualcosa per tenervi soggiogati in quella maniera, nessuno può essere così folle da seguire quell'uomo -
rispose il pazzo giocando con le due siringhe che gli erano rimaste in mano. Ra's Al Ghul...non mi diceva assolutamente niente e neanche la Lega degli Assassini
-Come fai a sapere tutte queste cose su di me? -
domandai continuando a seguire i suoi passi e le sue mosse. Non mi fidavo di quell'uomo, avrebbe potuto dirmi tutto ciò che voleva e io dovevo prenderlo per verità, eppure capivo che non mentiva. Tutte le volte che Diggle mi aveva chiamato Assassina, tutte quelle volte che mi avevano chiesto se ricordavo qualche viso, qualche nome e tutte le volte che Oliver mi doveva rimproverare perchè colpivo sempre parti vitali del manichino...Qualcosa mi diceva che quell'uomo stava dicendo la verità.
-Oh tesoro...porti il mantello della Lega, il pugnale e anche il tuo modo di combattere riportano alla Lega -
rispose con tranquillità fermandosi a qualche passo da me. Mi sentivo quasi svuotata; avevo trovato un nuovo pezzo, avevo aggiunto un tassello al mio passato, ma quello che avevo trovato mi turbava. Dalla lettera che era stata seppellita con me avevo capito di aver fatto qualcosa di male nel mio passato, ma mai avrei pensato di essere un sicario di professione.
-Non è vero... -
mormorai abbassando sia lo sguardo che l'arma, il peso di ciò che mi aveva detto sembrava schiacciarmi sulla schiena e lo stomaco, impedendomi di respirare bene
-Oh si invece...potrai chiederlo ai tuoi amici vestiti di pelle, l'hanno scorso ci hanno collaborato -
sussurrò a pochi centimetri dai mio viso. Sentii il suo fiato caldo sul collo e, con la coda dell'occhio, lo vidi alzare qualcosa. Subito bloccai la mano contente le due siringhe e portai il suo braccio dietro la schiena facendolo urlare un poco. Le siringhe caddero a terra e tutti gli scagnozzi dell'uomo fecero un passo avanti e alcuni alzarono anche la pistola.
-Lasciateci andare e non torceremo più un capello a nessuno -
dissi torcendo ancora di più il polso all'uomo che sussultò, ma nessuno si mosse, tutti sembravano aspettare qualche ordine che però non arrivava e così decisi di dare un ulteriore incentivo. Con un movimento rapido andai a spezzare il polso all'uomo che urlò in maniera atroce e, stranamente, le sue urla mi erano familiari e andarono a sovrapporsi presto a molte altre urla che mi fecero girare la testa.
-Lasciateli! -
urlò alla fine l'uomo dopo che ebbi cominciato a fare pressione anche sull'avambraccio. Subito lo lasciai e andai da Roy che era svenuto e aveva perso anche sangue. Lo sollevai e, con difficoltà, passai attraverso gli scagnozzi del pazzo che altro non facevano che guardarmi in maniera truce.
-Ricordati Talia! Non è finita qui! Ti ricorderai di Vincent! -
urlò nuovamente l'uomo, la voce spezzata a causa del dolore al polso. Continuai a camminare cominciando a sentire la rabbia montare per tutto quello che era successo, per tutte le bugie dette dalle persone di cui mi fidavo...
 
Avevo lasciato Roy alle cure di Thea e poi mi ero diretta al sotterraneo. Non tolsi nemmeno il mantello e non abbassai il cappuccio, scesi le scale con rabbia trovando subito Oliver che si stava togliendo la parte sopra del costume e poi c'era Diggle che stava smembrando la sua pistola.
-Ci avete messo tanto... -
mormorò Oliver senza nemmeno girarsi. Sentii la rabbia salirmi alla testa, presi il pugnale che avevo nella cintola e andai verso di lui, lo presi per la spalla e lo girai puntandogli subito la lama contro il petto bucando appena la pelle facendo fuoriuscire una bolla di sangue scuro.
-Ehy ehy, cosa sta succedendo? -
chiese Diggle, l'espressione stupita e stralunata, in mano solo il caricatore della sua pistola e non sapeva cosa fare, non sapeva se cercare di rimetterla apposto e puntarmela addosso o se lasciare correre
-Perchè non me l'hai detto...Perchè non mi hai detto che faccio parte della Lega degli Assassini! -
dissi sporgendomi ancora di più verso di lui facendo affondare un poco la punta della lama. L'espressione di Oliver fu impagabile. I suoi occhi si aprirono e le labbra si dischiusero un poco mentre le sue braccia rimanevano inermi lungo il corpo. Non capivo, non capivo perchè aveva dovuto mentirmi su una cosa simile, perchè aveva omesso quel particolare, perchè non mi aveva detto la verità
-Non mentirmi Oliver...sapevi cosa fosse la Lega e sapevi come riconoscerla...perchè mi hai mentito? -
mormorai sentendo la rabbia scemare lentamente e quello che rimase faceva solamente più male. Non riuscivo a capire neanche che sentimento fosse, forse era delusione oppure la sensazione di essere tradita, non lo sapevo, ma quello che sentivo faceva male. Il corpo sembrava svuotato e tutta l'adrenalina aveva lasciato spazio al completo nulla.
-Volevo solo proteggerti -
rispose Oliver guardandomi dritto negli occhi, gli occhi rabbuiati e l'espressione sconfitta e anche severa.
-Da chi Oliver? Proteggermi da chi? -
urlai allentando la presa sul pugnale che poco dopo cadde a terra provocando un tintinnio dolce e melodioso. Oliver era riuscito a mentirmi senza problemi per due mesi e poco più, mi aveva guardato negli occhi per tutto il tempo senza neanche risentirsi. Mi sentivo male. Non c'erano altre parole per descrivere quella sensazione che sembrava mangiarti dall'interno
-Da te stessa -
mormorò abbassando la testa e andando a posare le mani sulle mie braccia. Rabbrividii a quel contatto e scrollai le spalle fino a far scivolare le sue mani via. Avevo bisogno di tempo, avevo bisogno di capire quanto quella informazione era importante per me, dovevo capire quanto la menzogna pesava su di me.
-é per questo che ti ho detto che devi fare chiarezza nella tua vita, è per questo che devi capire cosa vuoi veramente e io non potrò aspettarti per sempre o essere in balia delle tue emozioni. Mi hai mentito, hai continuato a mentirmi e avresti continuato a mentirmi se io non l'avessi scoperto...devi capire cosa vuoi Oliver. Se veramente vuoi...costruire qualcosa devi imparare a fidarti di me -
sussurrai guardandolo con tristezza prima di dirigermi verso un lato del sotterraneo che avrebbe portato ad un piccolo balconcino. Avevo bisogno di aria, avevo bisogno di pensare e riflettere. Non ci poteva essere solo attrazione tra noi, quella ci avrebbe fatto solo bruciare, bisognava costruire qualcosa in più, bisognava fidarsi l'uno dell'altro e Oliver non si fidava affatto di me.
 
-Talia! -
disse Felicity sbattendo una pila di documenti sulla scrivania. Mi destai e sbattei le palpebre più volte. Mi ero incantata a guardare il nulla ed era la quarta volta che succedeva in mattinata, ma ero riuscita a non rimanere troppo indietro col lavoro.
-Cosa ti succede oggi? -
chiese la bionda guardandomi dritta negli occhi. Non era spazientita o arrabbiata, solamente curiosa. Era quello che mi piaceva di Felicity, non giudicava mai, parlava tanto, ma sapeva anche ascoltare.
-Sono solo...pensieri che mi stanno facendo impazzire -
mormorai tornando ad aprire i documenti che mi aveva portato, studiandoli. In verità continuavo a sentire tante urla che mi riempivano la testa e ricordavo ancora la sensazione di potere che avevo provato quando avevo spezzato il polso al criminale che aveva drogato Roy. Era stata una sensazione familiare e piacevole e questo ovviamente mi spaventava.
-Fai solo la mattina, nel pomeriggio c'è un'assemblea e quindi sarò impegnata la -
disse la bionda prima di allontanarsi e tornare nel suo ufficio , dove stava discutendo con Roy di qualcosa che sembrava dover rimanere segreto.
Mi sarei allentata, avrei distrutto qualche manichino visto che Roy doveva decisamente riprendersi dall'attacco di ieri; l'avevo chiamato e mi ero scusata per quello che avevo fatto, ma lui non sembrava turbato più di tanto, l'unica cosa che gli dispiaceva era lasciarci soli per un po'.
Continuai a controllare i documenti, fotocopiarli e scannerizzare quelli che servivano a Fel, ma il tempo sembrava non passare mai, continuavo a guardare le lancette dell'orologio che sembravano immobili.
Sentii il campanello dell'ascensore e uscì Oliver Queen, il viso scuro e la camminata lenta
-Chiamo Felicity -
mormorai prendendo la cornetta in mano, ma lui posò la mano sopra la mia e fece forza finchè non ricomposi il telefono. Mi lasciai andare sulla sedia e lo guardai sedersi e torturarsi le mani per l'agitazione
-Perchè sei qui? -
chiesi leggermente scocciata per quella situazione. Non avevo ancora sbollito tutto dalla sera precedente e il fatto che non fosse neanche venuto in nostro soccorso mi aveva fatto girare nel letto per più e più volte. Aveva risposto alla chiamata, eppure ci aveva lasciati soli, magari se fosse arrivato io non sarei stata costretta a colpire Roy
-Volevo spiegarti -
rispose lui allungandosi sulla scrivania. Sembrava indeciso, sembrava anche non sapere cosa dire. Era incredibile come fosse in difficoltà con tutte le relazioni umane, aveva difficoltà ad esprimersi e spesso sbagliava proprio modo di rapportarsi
-Oliver io... -
​-Non ti ho detto che sei un'Assassina della Lega perchè avevo paura che questa informazione ti turbasse e ti rendesse imprevedibile oppure che ti buttasse giù in un baratro. Essere Assassini vuol dire uccidere delle persone, vuol dire ammazzarle a sangue freddo e non si fa distinzione da uomo, donna o bambino, ricco o povero...Eri confusa, ti ho trovata per strada e poco dopo hai scoperto che qualcuno voleva ucciderti e ci ha provato seppellendoti viva, un'informazione come quella poteva annientarti quindi ho preferito aspettare il momento giusto per dirtelo, ma tu l'hai scoperto prima -
le sue parole sembravano sincere, la maggior parte almeno. Nei mille scenari che mi ero fatta quello era stato uno plausibile e forse il meno brutto.
-Oliver mi hai tolto la possibilità di scelta....dovevo essere io a scegliere se sapere o no, dovevo essere io a scegliere se sopportare questo peso...magari avrei scelto di non voler neanche sapere quello che sapevi su di me, magari sì, non lo sapremmo mai, ma so per certo che era meglio una verità detta da te, piuttosto che venirlo a scoprire in quel modo -
mormorai sentendo ancora le parole dell'uomo in testa e poi il crack del suo polso e l'urlo che esplose, seguito da altri cento, mille, che sembravano riempirmi la testa. Mi portai una mano alla tempia, massaggiandola dolcemente, mentre le urla sembravano scemare lentamente.
-Ho sbagliato, ma ho mentito per le migliori intenzioni -
continuò lui, il viso sempre più tirato e una sua mano era stretta a pugno. Mi sembrava una tortura quella che gli stavo infliggendo, eppure mi era difficile perdonarlo o passare sopra a questo fatto.
-Cerchiamo di...non pensarci più, ok? L'unica cosa che ti chiedo è di essere sincero... -
mormorai guardandolo e aprendomi in un sorriso stiracchiato e per niente convincente, eppure sembrava che ad Oliver quello bastasse infatti subito il suo viso divenne più solare e aperto e il suo corpo si rilassò. In quel momento l'orologio suonò e vidi Felicity uscire dal suo ufficio per dirigersi verso di noi
-Oliver! Sei venuto per pranzo? -
chiese la bionda abbracciandolo e dandogli baci sulla guancia. Adesso passava meno tempo nei sotterranei e vedeva di meno i ragazzi, perciò appena poteva li abbracciava e si faceva raccontare le ultime novità.
-Più o meno -
rispose l'uomo abbracciandola di rimando prima di sorriderle. Sapevo che tra i due era nato qualcosa tempo fa, ma all'ultimatum di Felicity lui non era riuscito a scegliere e quindi lei si era guardata intorno fino a trovare Ray e adesso erano ufficialmente fidanzati e, voci, dicevano che erano prossimi al matrimonio. Ogni volta che li vedevo insieme li invidiavo, l'uno si perdeva nell'altro e si vedeva che si amavano tanto e avrebbero fatto di tutto pur di stare insieme.
Mi vestii lentamente, salutai la bionda e poi seguii Oliver fino all'ascensore
-Non ti da fastidio averceli ogni giorno in giro? Sono sempre vicini, sempre così...innamorati -
chiese Oliver non appena entrammo nell'ascensore. Stare vicino a lui in uno spazio chiuso e così stretto mi metteva quasi a disagio. Si sentiva che c'era tensione tra noi, si sentiva che c'era anche qualcosa di più ed era quel più che mi faceva paura
-No loro sono bellissimi insieme, sì a volte fanno venire il diabete, ma mi fanno vedere ciò che, forse, non avrò mai e perciò mi fa piacere che altri possono goderselo -
risposi accennando un sorriso mentre guardavo di soppiatto lo specchio davanti a me. Riuscivo a vedere le nostre due figure vicine, forse anche troppo, quasi si sfioravano.
-Perchè dici così? Sei una bella ragazza e sei anche dolce... -
- e sono un'assassina senza ricordi -
conclusi alzando un lato della bocca in un sorriso amaro. Sentii la mano di Oliver sfiorarmi la spalla, la presa era salda e il suo corpo si stava avvicinando in maniera quasi impercettibile
-Oliver...no... -
mormorai, ma non riuscivo ad allontanarmi da lui o da allontanarlo da me, non riuscivo a dirgli altri, non riuscivo a convincere il mio corpo di seguire la mia testa e di allontanami da lui
-Perchè non si può provare...perchè non vuoi lanciarti? -
chiese Oliver avvicinandosi ancora un po'. Sembrava di essere tornati alla sera del party, prima dell'asta, quando lui mi aveva preso per la vita e mi aveva accompagnato nel ballo. Sentivo nuovamente il suo respiro sul collo che mi procurava i brividi, sentivo il suo sguardo sulle mie labbra e le sue mani stringere la mia pelle.
-Non voglio soffrire -
mormorai guardandolo negli occhi e poi guardandogli le labbra. C'era un'incredibile attrazione fisica tra noi due, non si poteva negare. Oliver spalancò gli occhi per qualche secondo prima di spingermi verso una parete dell'ascensore e poi incollare le sue labbra alle mie. Subito andai ad abbracciarlo e stringerlo più forte a me mentre le sue labbra giocavano con le mie e...sembrava tutto perfetto.
 
<> un brusio lontano, due occhi che si abbassavano e la mano che prima era sulla mia spalla stava scivolando lentamente verso il gomito per poi interrompere quel contatto. Sentii una fitta allo stomaco e gli occhi mi si erano riempiti di lacrime. Continuavo a guardare la figura scura davanti a me, il corpo bloccato e rigido, le labbra leggermente aperte e una sensazione di freddo e vuoto che sembrava invadermi
<< Avevi detto di amarmi... >> ricordavo di aver sussurrato, le lacrime che scivolavano lungo le guance finendo poi a terra. Avrei voluto andargli vicino e schiaffeggiarlo o farlo rinsavire in qualche modo, ma il mio corpo si rifiutava di muoveri
<< Ho mentito >> aveva detto lui, sul suo viso si era dipinto un sorriso che ora sarebbe rimasto impresso nella mia testa per l'eternità.
<> continuò l'uomo prima di ridere ed andarsene, lasciandomi completamente sola in quella stanza vuota.
 
-Fermati! -
una voce che sembrava avvicinarsi lentamente, il corpo tornava a muoversi e davanti a me non avevo più una figura scusa, ma Oliver. Mi guardai intorno e notai che eravamo ancora nell'ascensore, in mano avevo il pugnale e le guance erano bagnate. Oliver era a distanza di sicurezza, la camicia leggermente strappata e il viso contratto e concentrato.
-Cosa è successo? -
chiesi, la voce roca e il pensiero di quell'uomo ancora nella mia testa, la sua risata che sembrava sbeffeggiarmi, la sua facilità con cui aveva detto che non aveva fatto altro che mentirmi
-Hai incominciato a parlare e poi mi hai attaccato... -
rispose Oliver continuando a rimanere a distanza. Il suo sguardo era accusatorio, duro e inflessibile e mi sembrò di sentire ancora una volta lo stomaco chiudersi e le gambe farsi molli.
Fu solamente il rumore dell'ascensore a risvegliarmi
-Scusami...io... -
non finii neanche la frase e scappai via, nella testa le urla e le parole di quell'uomo, l'immagine del bambino morto davanti a me, la freccia che trapassava la carne di Roy e poi il rumore di ossa spezzate...
Continuai a correre fino a che non mi trovai fuori dal centro città, fuori dal caos e dal rumore assordante dei passi della gente e delle macchine. Avevo già provato qualcosa per qualcuno, avevo già provato ad amare una persona e il risultato era stato che ero rimasta sola, mi aveva tradita e aveva giocato con me. Forse era per questo che non riuscivo a lasciarmi andare con Oliver? Era per questo che stavo aspettando che lui facesse chiarezza e si fidasse di me? Alla fine i miei piedi mi portarono nuovamente in quel prato, la dove c'era la mia tomba. Raggiunsi il luogo e notai come la terra si era assestata e stava cominciando a crescere qualche filo d'erba. Se fossi rimasta la dentro non avrei imparato a vivere e non avrei sofferto.  


Note:
Buongiorno! Eccomi con un nuovo capitolo! Si è fatto un ulteriore salto temporale (molto piccolo, una settimana massimo) e abbiamo un "nuovo" nemico e nuovi problemi!
Spero che questo capitolo di piacce e come al solito voglio ringraziare le ragazze che leggono questa storia e la recensiscono! Veramente grazie!!!
Spero di sentirvi presto!
Un bacio!!
   
 
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