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Autore: Winchester_Flame    20/04/2015    4 recensioni
1983.
Offertagli la possibilità di cambiare il destino della propria famiglia, Dean Winchester si ritrova nel 1983.
Il suo corpo è quello di un bambino di quattro anni, la sua mente quella di un trentenne.
Ma potrà davvero alterare gli eventi di quella tragica notte?
E se così fosse, riuscirà il nostro Dean -assieme a Cas e alla famiglia- affrontare e sconfiggere il male che il destino ha in serbo per loro?
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Famiglia Winchester
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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Family Come Always First
Chapter 6 | Istantanee ed Assurde Verità
 

Mary si svegliò con la luce del sole ad illuminarle e scaldarle il viso. Sospirò -ancora terribilmente stanca- e si voltò dall’altra parte, vedendo il marito ancora profondamente addormentato, ed osservando poi il piccolo orologio. Erano da poco passate le dieci. Non dovrebbe essere a lavoro? pensò confusa. E perché il piccolo Sammy non l’aveva svegliata con i suoi pianti?
Non appena formulò quelle due domande, i ricordi della sera precedente la assalirono.
 
Con un respiro smorzato si sollevò a sedere. Si guardò attorno, aspettandosi di vedere qualcosa fuori posto, qualcosa che le mostrasse come il suo mondo fosse cambiato irrimediabilmente. Ma era tutto perfettamente normale. Forse era tutto un incubo.. pensò vagamente speranzosa. Ma essendo una ex-cacciatrice, sapeva quanto fosse pericoloso rinnegare la verità.
 
Si alzò allora dal letto, e vide la prova che le serviva: la sua vestaglia da notte, solitamente bianco candido, era macchiata del sangue del figlio e stava posata scompostamente sul pavimento. Sapeva che avrebbe dovuto buttarla. Sarebbe stato impossibile pulirla perfettamente, anche se l’avesse lavata per decine di volte.
 
Indossò allora una leggera vestaglia blu, giusto un segno per coprire il pigiama che aveva indosso, ed uscì dalla stanza. Ma invece di scendere le scale, percorse il piccolo corridoio fino alla camera del primogenito. Aprì piano la porta, certa di vedere Dean addormentato, e quello strano angelo con l’impermeabile a vegliarlo.. Ma il letto era immacolato, e la stanza vuota.
Forse stanno facendo colazione, si disse, voltandosi per uscire.
Quando, con la coda dell’occhio, vide un dettaglio che la bloccò sul posto.
 
Una vecchia e sporca borsa faceva bella mostra di sé sul pavimento della stanza; tre pistole appoggiate lì vicino. Ricordava di averle viste la sera precedente, ma era stata troppo occupata a tranquillizzare Dean per controllare. E poi, sapendo che il figlio era cresciuto tra le armi, confidava nel fatto sapesse come maneggiarle.
 
Non potendoselo impedire, si avvicinò alla sacca e si inginocchiò di fronte ad essa. Sistemò le pistole -e le rispettive munizioni- dentro la borsa, assieme all’acqua santa e ad un coltello dall’aria particolarmente demoniaca. Poi afferrò un foglietto di carta bianca, e lo voltò con curiosità: stonava molto con tutte quelle armi.
Si accorse subito che si trattava di un biglietto: la calligrafia era molto curata ed elegante. Non posso leggere. Non posso, sono cose private, sono di Dean! Si ripeté come fosse un mantra. Ma si sa, la curiosità è donna; prima di poterselo impedire, lesse con avidità quelle poche parole, e rimase sorpresa nel constatare fosse un messaggio di Castiel per Dean. L’angelo augurava al figlio buona fortuna, e gli faceva sapere cosa contenesse la borsa.
Abbassò lo sguardo verso gli oggetti ancora presenti sul pavimento, desiderosa di sapere cosa fossero quegli effetti personali menzionati. Vicino al suo ginocchio, vi era un vecchio diario dall’aria vissuta, e poco lontano delle fotografie. Dopo un attimo di esitazione le prese.
 
Riconobbe subito la prima. Era una foto di lei, John e i ragazzi fatta poche settimane prima. Ma quella copia aveva un aria consunta, vecchia.
Passò alla seconda foto. In piedi e di fronte l’Impala stava John, con un fucile fra le mani e un bambino di circa sette anni (riconobbe subito Dean in lui) al suo fianco. Al contrario della prima, nessuno dei due sorrideva. Si chiese chi avesse fatto la foto.
Quella successiva mostrava due ragazzini seduti su un terreno arido, intenti a giocare con dei piccoli soldatini verdi. Il bambino più grande (un Dean di circa dieci anni) stava sdraiato a pancia in giù, mentre il più giovane (possibile fosse Sammy a sei anni?) sedeva a gambe incrociate. La quarta foto sembrava essere una vera e proprio foto ricordo, fatta su di una piccola barca: un adolescente -con biondi capelli irti e gli occhi verdi di Dean- osservava l’obiettivo contrariato, mentre un bambino, con una cascata di capelli castani davanti agli occhi, sorrideva. Mary capì subito che doveva essere un idea di Sam, poco apprezzata dal fratello.
Notò che il maggiore aveva al collo lo stesso ciondolo che la sera prima indossava il suo Dean; nelle foto precedenti non c’era, ne era certa. Qual era la sua storia? Perché l’aveva sicuramente, Dean sembrava affezionato a quella collana. Si ripromise di indagare mentre passata alla foto successiva.
 
Ma non appena la vide lasciò la presa, come scottata: due uomini erano davanti l’Impala, e all’apparenza nessuno dei due sapeva di quella foto scattata all’improvviso. Il più alto aveva lunghi capelli scuri ad incorniciarli il bel viso. In quel momento erano umidi, e stava sorridendo all’obiettivo mentre con una mano cercava di afferrare una bottiglia di acqua mezza vuota. Non fu difficile capire le dinamiche antecedenti lo scatto: l’uomo più alto si era ritrovato quell’acqua mancante sulla testa, ed ora cercava una sana e pura vendetta. Ma era l’uomo più basso ad aver attirato l’attenzione di Mary. Perché lui non doveva essere lì, non poteva. Perché lui era il cacciatore che si era palesato dieci anni prima quando il demone, Azazel, uccise i suoi genitori. Lo stesso che le aveva detto di non alzarsi la notte del 2 Novembre. Lo stesso che disse di chiamarsi Dean.
Mio Dio, non poteva essere suo figlio adulto! Mary comprese che già allora aveva viaggiato nel tempo.. Oh, era difficile accettare quell’idea.
Nella foto sorrideva divertito mentre cercava di impedire a Sam di prendere la bottiglia.
Era surreale vedere come i propri figli sarebbero diventati nel giro di trent’anni. Quantomeno sembravano felici assieme.
Facendosi coraggio, Mary passò alla foto dopo. Riconobbe nuovamente i suoi figli, stavolta in compagnia di un uomo dall’aspetto burbero, con un berretto sudicio in testa. Sorridevano tutti all’obiettivo. Ed infine, l’ultima foto mostrava Dean e Castiel seduti ad un tavolo di motel. L’angelo aveva un’aria particolarmente spaesata -dovuta probabilmente dal flash della fotocamera- mentre il figlio mostrava impassibile il dito medio.
Mary non poté trattenersi oltre, e si lasciò andare ad una piccola risata.
 
Si alzò finalmente in piedi e raccolse le foto, il biglietto e il diario. Era tentata di aprire anche quello, ma non voleva invadere la privacy di Dean. Beh, non più di quanto avesse già fatto. Posò il tutto sul comodino, dopodiché spinse la borsa sotto il letto ed uscì dalla camera.
 
Non appena scese al pianoterra, sentì il profumo inequivocabile di uova e bacon. John però era ancora a letto, quindi doveva essere stato Castiel a preparare la colazione. Lo avrebbe ringraziato. Anche se, ad essere onesti, era strano pensare ad un angelo che cucina per te; poco importava che Dean trattasse il suddetto angelo come un amico, invece che come un soldato di Dio.
 
Entrata in cucina, la prima cosa che vide fu Dean che, inginocchiato su una sedia, parlava ad un Sammy che giocava con il cibo. Osservò il primogenito prendere un cucchiaio di cereali per bambini, e imboccarlo subito dopo.
Era strepitoso vedere come il piccolo non si lamentasse. Anzi, sorrideva e collaborava!
 
«Buongiorno» disse, palesando la sua presenza.
 
«’Giorno» rispose Dean, voltandosi verso di lei.
 
«Dovevi svegliarmi, Dean. Ci avrei pensato io a lui»
 
Il bambino scrollò le spalle con indifferenza. «Non è un problema Mama. Mi sono preso cura di lui per tutta la vita»
 
«Beh, ora non serve» insistette Mary.
 
«Uh, immagino che le vecchie abitudini siano dure a morire. E poi non mi importa. E’ bello rivederlo piccolo»
 
«Allora possiamo farlo insieme..» disse la madre dopo alcuni secondi di indecisione. Voleva togliergli il compito di crescere il fratello, ma si rendeva conto che non sarebbe stata una cosa tanto facile.
In quel momento vide Castiel uscire dalla cucina.
«Grazie per aver preparato la colazione» gli disse.
 
«Oddio ‘ma. Fidati, Cas non cucina. Se lo facesse, ci avvelenerebbe tutti!» disse con una risata Dean.
 
«Non ho bisogno di mangiare, quindi non mi è mai importato saperlo preparare» rispose Cas; ed il modo in cui lo mormorò, fece pensare ad un tentativo di difendersi da accuse gravi ed ingiuste.
 
«Come no» sghignazzò Dean.
 
«Ma allora chi..» disse Mary, con l’intenzione di chiedere chi avesse preparato la colazione. Ma dal momento che John dormiva, Sammy era troppo piccolo e Castiel non sapeva cucinare, la risposta poteva essere solo una: «Dean? Hai cucinato tu?»
 
«Già, uova e bacon. Volevo preparare dei pancakes, ma manca la farina»
 
Mary si spostò quel tanto da permetterle di osservare l’interno della cucina, e vide lo sgabello che Dean era solito usare, di fronte ai fornelli.
«Non dovresti usare i fornelli, Dean! Potevi bruciarti!» lo riprese ad alta voce.
 
«Mama, li uso da quando ero poco più grande di adesso. So quello che faccio»
 
«Da quando eri.. Perché? Non ci pensava papà a cucinare?»
 
«E da quando papà cucina?»
 
«Beh, se uno di voi doveva imparare a farlo, doveva essere lui»
 
Dean roteò gli occhi, annoiato «Come se fosse stato abbastanza presente da provarci» mormorò.
 
Ora Mary non era più così certa di voler sapere come erano cresciuti i suoi figli. Ogni piccola informazione che le davano, sembrava spezzarle sempre più il cuore. Così, fece l’unica cosa in suo potere: cambiare argomento.
«Siediti composto, la porto per entrambi»
 
Poco dopo, mentre entrambi sedevano e mangiavano la deliziosa colazione, Mary si prese del tempo per studiarlo. Era diverso con i capelli così corti. Ma dalle foto viste poco prima, confermò il pensiero avuto la sera: Dean era abituato a portare i capelli corti. Chissà come si era sentito fuori luogo con i capelli lunghi. Diamine, l’intera situazione doveva essergli assurda! Per questo motivo non aveva negato al figlio la possibilità di tagliarseli; e ad essere sinceri, lo aveva lasciato fare anche per aiutare se stessa a ricordare che Dean non era più un semplice bambino di quattro anni.
Ma oltre ai capelli, c’erano altre cose a renderlo diverso. Come gli occhi. I suoi splendenti occhi verdi, erano colmi di una conoscenza e di una sofferenza fuori dal comune; come se avesse visto e vissuto troppo. Per non parlare del modo di atteggiarsi! Sedeva con la schiena leggermente curva, ma le spalle rimanevano il più possibile dritte, fiere. Anche il sorriso era cambiato. Non era più quello solare e spensierato, tipico di ogni bambino.
Ma proprio mentre lo osservava, notò un particolare che la rallegrò.
 
«Non avrei mai pensato indossassi quella maglietta»
 
Dean abbasso lo sguardo verso la stampa di un orso sorridente con la scritta “I Wuv Hugs”.
«Uh, ci sono affezionato direi»
 
«Mi è sempre piaciuto vederla addosso»
 
«Lo so. Me l’hai regalata tu»
 
E con quella frase colma di sottintesi, calò il silenzio. Durò per parecchi minuti, divenendo man mano sempre più opprimente, fin quando Mary non si voltò verso Castiel.
«Ora cosa si fa?»
 
«Non appena John Winchester si sveglia, gli diremo la verità e ci prepareremo per le battaglie a venire»
 
«Amico, questo piano fa cagare» lo interruppe Dean.
 
«DEAN!» lo riprese Mary, alzando la voce di parecchie ottave. Sentiva quel terribile linguaggio dalla sera precedente, e mentre prima cercava di ignorarlo, ora risultava davvero volgare.
 
«Beh, è vero»
 
«Parli sempre così?»
 
«Sì, lo fa. A volte usa espressioni molto più colorite» s’intromise Castiel. E Mary dovette mordersi il labbro inferiore per non sorridere all’idea del figlio che parlava ad un angelo come uno scaricatore di porto.
Per il momento era meglio evitare quell’argomento. Sembra che non faccia altro, ultimamente, pensò frustrata.
 
«Comunque.. Dean ha ragione. Per prima cosa, non penso che dire a John la verità sia una buona idea. E poi, quali battaglie? So che ci sono cose che Dean deve fare, ma pensavo fossero in un futuro.. lontano, ecco»
 
«No, non lo è. John ha iniziato a cacciare quando Dean era ancora bambino, e quegli eventi devono ancora succedere. Dobbiamo farli succedere. Inoltre, dubito che i demoni lasceranno la tua famiglia in pace» disse Castiel, senza alcuna inflessione nella voce. Come poteva stare così calmo, mettendo un tale peso sulle spalle del suo bambino?
«Per quanto riguarda John, non dimenticherà mai gli eventi di ieri sera»
 
«Bene. Abbiamo un piano» mugolò Dean, contrariato a quell’ultima idea: sapeva che -a volte- parlare a John era come parlare ad un muro.
 
«Ma non dobbiamo dirgli la verità su Dean, vero?» chiese Mary, speranzosa. Non voleva dirglielo, perché –sinceramente- come diamine l’avrebbe spiegato? “Tesoro, sappi che se io fossi morta, tu avresti rovinato la vita dei nostri figli”. Dio, che terribile discussione. E doveva raccontargli di tutto il soprannaturale che si nascondeva nell’ombra, in costante agguato. Un'altra cosa non aveva mai voluto scoprisse.
 
Castiel piegò di lato la testa, osservando Mary con curiosità e confusione assieme.
«Credi davvero non si accorga che Dean è diverso?»
 
Mary tornò a guardare il figlio e si accorse che l’angelo aveva ragione. Anche se fossero riusciti a spiegare gli eventi della sera prima, non c’era speranza non si accorgesse dei cambiamenti di Dean. E non era giusto chiedergli di comportarsi come un normale bambino di quattro anni, ogni volta che John era nelle vicinanze.
Sospirò.
 
«Hai ragione.. Ma.. Non ho mai voluto che John lo scoprisse»
 
«Non hai mai voluto che scoprissi cosa
 
Tutti in quella stanza, incluso il piccolo Sam, si voltarono per vedere John Winchester scendere le scale. Il viso una maschera di confusione e rabbia.
 
 
∞∞∞
 
 
 
John si svegliò di soprassalto, la testa che martellava con immagini della sera precedente, e il cuore che batteva all’impazzata. Spostò malamente le coperte e si trascinò fino al bordo al letto, dove raggelò. Per terra, vi era la camicia da notte della moglie, quella che lui stesso le aveva regalato in viaggio di nozze. Ed era sporca di sangue. Con la paura che scorreva nelle vene, John si precipitò nella cameretta di Sammy.
Era vuota.
Era dannatamente vuota. Com’era possibile? Scandagliò con lo sguardo ogni dettaglio della stanza, ma non trovò niente fuori posto. Nessun corpo. Nessuna goccia di sangue, né dell’uomo morto né di Dean. Sembrava che niente di male fosse successo. Ma la camicia da notte di Mary e i suoi ricordi, raccontavano un'altra storia.
 
Decise allora di scendere al piano inferiore, certo di trovarvi la moglie e Sam. Appena arrivò alle scale però, sentì delle voci e si fermò, ascoltando. Pochi passi, e riuscì a distinguere le voci: riconobbe Dean, Mary, e lo strano uomo in trench. Perché diavolo era ancora lì, quello? A John non piaceva. Certo aveva guarito Dean, ma dal momento che reputava impossibile una guarigione così improvvisa, non si fidava. Senza contare che si definiva un angelo; o era un pazzo maniacale o soffriva di qualche rara malattia cerebrale. Ed aggiungendo il fatto che aveva messo fuori combattimento John, un ex-marine tutto d’un pezzo, ecco che risultava un antipatia micidiale.
Ascoltando le sue parole poi, John sentì le mani prudere. Aveva così tanta confidenza con il suo Dean, che si chiese se non fosse un qualche pedofilo pervertito. Se era davvero così, lo avrebbe volentieri ucciso.
 
Scese lentamente le scale, e sentì distintamente la moglie affermare che non voleva lui sapesse.
 
«Non hai mai voluto che io scoprissi cosa? E cosa diavolo ci fa lui qui?» esordì il marito, indicando l’uomo sconosciuto che stava di fianco a Dean. E parlando di Dean, da quando aveva i capelli così corti?
 
«Papà, va tutto bene. Cas è apposto. E’ un angelo, ricordi?»
 
«Sta lontano da mio figlio. Cosa sei, un qualche tipo di pervertito?»
 
«No. Le ho già detto che sono un angelo del Signore»
 
«Sì, certo. Ovviamente» ringhiò John, avvicinandosi.
 
«John, ti prego. Castiel è qui per aiutare» s’intromise Mary, camminando velocemente fino a raggiungere il marito; probabilmente per impedirgli di arrivare allo sconosciuto.
 
«Mary, non puoi davvero credere che sia un angelo!»
 
«Allora come spieghi il fatto che Dean sia tornato in vita? Nostro figlio era morto John. Hai visto anche tu. Castiel l’ha guarito, l’ha riportato da noi. Se non è un angelo, sai dirmi cosa è successo?»
 
Ed eccola lì, quella dannata domanda a cui John non sapeva rispondere.
«Non lo so, ma..»
 
«Per favore John, devi ascoltarmi. Ci sono molte cose che non sai e che ora devi conoscere»
 
«Di cosa stai parlando?»
 
«Se ci lasci un attimo, ti spiegheremo tutto» s’intromise Dean.
 
John si voltò verso di lui, ricordandosi solo allora di come il figlio si era comportato la sera precedente. Era stata una situazione decisamente strana, per non dire assurda. E se prima pensava ad un eventuale shock dovuto agli avvenimenti, ora era certo di sbagliarsi: il bambino era fin troppo calmo e sicuro di sé, come se morire e resuscitare poco dopo fosse il suo pane quotidiano.
 
«Cosa non va in Dean? Non sembra nemmeno lui» disse -rivolgendosi alla moglie- per poi guardare negli occhi il figlio, che rispose con un semplice sorriso divertito e sarcastico «Non mi piace né il tuo tono né il tuo atteggiamento»
 
«Ti spiegheremo anche questo» promise Mary velocemente; sapeva che la frase del marito equivaleva all’inizio della strage che si sarebbe comunque compiuta in pochi minuti. «Solo, lasciami parlare e non interrompermi.
Per prima cosa, devi sapere che i miei genitori non sono morti per attacco di cuore. Voglio dire, sarebbe stato fantastico se fossero davvero morti entrambi, la stessa notte, per cause naturali ma..» si interruppe un attimo, con un sospiro. Riprese subito dopo, a voce bassa, quasi parlasse con se stessa. «Sono sorpresa che tu ci abbia davvero creduto. Non che avessi motivo per non farlo.. Ma sono stati uccisi da un demone»
 
John aprì immediatamente la bocca a quella frase, voleva dirle che i demoni non esistono e che non doveva dire certe cose di fronte a Dean.. Ma si limitò a richiuderla senza proferir suono: avrebbe aspettato la fine della storia per dirle di essere impazzita.
Ovviamente non poteva sostenere che la morte dei suoceri non fosse stata strana; era la stessa notte in cui lei lo supplicò di fuggire assieme, completamente terrorizzata. E sapeva di avere una sorta di blackout su alcune ore, non ricordava come fosse finito in quel posto sperduto con il suocero morto a pochi passi.. e lui ricoperto di sangue. Mary però, aveva spiegato che era caduto su una sporgenza tagliente, prima di perdere i sensi, e lui non aveva posto ulteriori quesiti.
In effetti, è possibile che la storia sia più particolare di quella che conosco.. si ritrovò a pensare John.
 
«E sì, i demoni esistono. E così anche i fantasmi, gli zombi, i lupi mannari, e un mucchio di creature che solitamente si crede essere miti o leggende. Lo so perché mio padre li cacciava. Era il suo lavoro, e mi ha cresciuta così, sapendo cosa aspettarmi e come difendermi. Ma io non volevo quella vita: volevo una vita felice e serena con te. Per questo ti ho chiesto di fuggire. Volevo sbarazzarmi di tutte quelle mostruosità.. Ma, evidentemente, il destino non vuole lasciarmi» il discorso di Mary procedeva spedito, la voce sicura come fosse un discorso imparato a memoria e recitato con eccellente maestria.
 
La donna chiuse gli occhi per alcuni attimi, poi, con un respiro particolarmente profondo, li riaprì e continuò: «Il demone che ieri ha ucciso Dean, è lo stesso dei miei genitori. Era venuto per Sammy, ma Dean ha cercato.. No, l’ha protetto. Quando sono entrata nella stanza, ho sparato al demone con una pistola particolare, ma Dean era già ferito. Poi, come già sai, è arrivato Castiel e ha riportato Dean in vita.
Amore, so che è molto da accettare, ma è tutto vero»
 
A favore di John, bisogna dire che cercò davvero di comprendere tutto ciò che gli venne detto. Ma era ridicolo. Da completi pazzi. Ma se così era, perché Mary lo guardava tanto seriamente, supplicandolo con lo sguardo di fidarsi? Dannazione, per un attimo sperò di riuscire davvero a credere.
 
«No. No, quello che hai detto è pazzesco. Non dovresti nemmeno dirle queste cose, non di fronte a Dean»
 
«Ma per favore papà! Conosco questa merda molto più di lei» borbottò Dean, con voce appena udibile.
 
«Dean Winchester, attento a come parli!» lo sgridò il padre.
 
«Ho imparato da te» commentò con sufficienza e una scrollata di spalle Dean.
 
John tornò a voltarsi verso la moglie, cercando disperatamente di non perdere il controllo con il figlio. «Ok, allora spiegami cosa non va in nostro figlio!»
 
«Uh.. Questo è più complicato da spiegare»
 
«Più difficile di presunti demoni e angeli?»
 
«Purtroppo sì» sussurrò Mary, guardandosi le mani.
 
«Ci penso io, Mama» disse Dean, guardando il padre, il quale non se lo fece ripetere due volte. Si avvicinò al tavolo e si sedette di fronte al figlio. «Cosa ti sta succedendo, Dean?»
 
Dean si schiarì brevemente la voce ed iniziò a raccontare la sua storia. Era strano raccontare la propria orrida vita, alle due persone che più amava e che gli erano state tolte tanto brutalmente; si sentiva combattuto mentre parlava, non voleva impensierirli o farsi compatire. Ma sapeva che doveva farlo, dato che qualcuno avrebbe comunque spifferato il suo passato, magari con delle aggiunte indesiderate.
Per questo motivo disse subito-a differenza di quanto fatto con la madre- di essere stato all’Inferno. E la cosa sorprese molto Mary.
 
«Dean..» Mary iniziò a parlare, ma Dean la interruppe sul nascere con un sorriso stanco, così in contrasto con il suo viso infantile.
 
«Hey, se non glielo dico io, ci penserà Cas»
 
«Tuo padre merita di saperlo tanto quanto tua madre» disse Castiel.
 
«Visto?» commentò sarcastico ed allusivo il bambino. Detto ciò, continuò e finì il discorso.
«Per finire questo emozionante racconto, dopo che Castiel mi ha trascinato fuori dall’Inferno è iniziata l’apocalisse. Uno schifo totale, credimi, e dopo numerose esperienze da non ripetere, il mondo stava per essere annientato. Chiunque io conoscessi, e che non indossasse una trench, era morto. E stavo morendo anch’io»
Mary si lascò sfuggire un respiro scioccato a quella notizia, e John capì che nemmeno lei sapeva quel dettaglio. «Così Cas mi ha offerto la possibilità di tornare qui per impedire a tutti quegli eventi di ripetersi, fermando la causa iniziale. Ma ovviamente si è scordato di avvertirmi sarei stato prigioniero del mio corpo bambino!» l’ultima frase era evidentemente rivolta a Castiel, il quale rispose senza particolari inflessioni.
 
«Avevo detto che saresti dovuto crescere nuovamente»
 
«Ehy, stavo morendo dissanguato! Scusami tanto se non ho afferrato il tuo cavolo di linguaggio angelico criptato»
 
«Non ho parlato in maniera criptica, Dean» ribatté l’angelo.
 
«Basta così!» li interruppe John. Aveva la sensazione che quei due potessero continuare a bisticciare all’infinito.
 
Uno strano silenzio piombò nella stanza, mentre John pensava a tutto ciò che gli avevano detto. E nonostante suonasse ripetitivo, era una cosa da pazzi. Ma -ancora una volta- se così non era, come poteva suo figlio essere tornato in vita? Per non parlare di come si comportava; non lo si poteva certo definire un bambino, anzi.. no. No. Cosa diavolo non andava in lui? Perché stava davvero considerando quelle pazzie?
Osservò la moglie, che lo guardò con una particolare espressione di tristezza. Spostò allora lo sguardo sul figlio, che lo ricambiò con uno di sfida. E John voleva farlo, voleva controbattere ed accettare quella sfida. Ma non perché non credesse all’esistenza del soprannaturale (anche se diciamolo, era assurdo) ma perché non poteva accettare la realtà di quel futuro. Non poteva accettare ciò che lui aveva fatto. O che farà, ancora non lo capiva bene. Ma era certo che sia Mary che Dean stavano mentendo.
 
«Hanno detto la verità» disse Castiel, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
 
«Cos’è, leggi la mente ora?»
 
«No. Ma è evidente che sei in conflitto con te stesso»
 
«So che è molto da elaborare» insistette Mary, con voce dolce e gentile «Ma devi crederci»
 
John percepì la proprio tesa muoversi ripetutamente in segno di diniego. E nonostante la sua mente si rifiutasse di accogliere quelle parole, una parte di lui desiderava solo condividere quella pazzia che aveva catturato la moglie.
 
«Forse hai bisogno di tempo per..» iniziò a dire Castiel. Ma fu interrotto da un John particolarmente furioso.
 
«Tu non sei un angelo, né ti ho invitato in questa casa.. Quindi vedi di stare zitto, dannazione!»
 
Le sue urla rimbombarono per alcuni secondi fra le mura di casa, ma John non si sentì in colpa. Non sapeva cosa dire, fare, pensare. E quando si trovava in simili situazioni, la frustrazione aveva la meglio su di lui. E spesso, troppo spesso, diveniva rabbia.
 
«Non osare mai più parlare a Cas in quel modo» la voce di Dean sembrava provenire dagli inferi stessi, tanto era roca e minacciosa. Era un qualcosa di spavento, un qualcosa che i genitori non avevano mai sentito nel loro bambino.
 
«Stai davvero controbattendo?» ribattè il padre, con la stessa tonalità di voce.
 
«Sai cosa? Per una volta nella mia vita, non accetto il tuo comportamento. Quindi, sissignore, controbatto»
 
La mascella di John si indurì in un attimo. Non avrebbe mai picchiato il figlio, ma ogni muscolo del corpo gli implorava di colpire qualcosa. Qualsiasi cosa.
 
«Attento a come parli, sono sempre tuo padre»
 
«Sì, hai ragione. Ma devi capire che è tutto vero. So che non vuoi accettarlo. So che sei incazzato perché tutta questa merda è fuori dal tuo controllo, e ti ritrovi ad essere un idiota qualunque. Ma devi smetterla papà. Sei una persona intelligente, quindi pensaci. E mentre lo fai, esci di qui»
 
John aveva la sensazione che la realtà si fosse improvvisamente trasformata in qualcosa di orrendamente simile ad un incubo. Non riusciva nemmeno a trovare le parole per rispondere a Dean! Ma, proprio in quel momento, venne interrotto-salvato dal campanello.
 
Mentre lasciava la stanza, diretto all’ingresso, udì Dean mormorare «Beh, è andata bene»
 
Ignorò bellamente il commento, e aprì la porta d’ingresso con uno scatto repentino: la rabbia che covava dentro di sé non era ancora sparita. Fuori casa, una giovane donna -probabilmente ventenne- gli sorrise con timidezza. Indossava dei pantaloni di pelle nera, una giacca viola (fin troppo grande per lei) e degli stivali. I lunghi capelli biondi erano raccolti in una coda di cavallo.
 
«Posso aiutarla?» chiese John.
 
«Uh, dipende. Questa è casa Winchester?»
 
«Sì, perché? Non siamo interessati a comprare niente. Né a cambiare religione, se è qui per questo»
 
«Oh, no. Diciamo che ho degli affari da sbrigare con la tua famiglia»
 
John sentì suonare dei campanelli d’allarme nella sua testa. Ma la giovane donna era magra, piuttosto bassa.. Non una vera minaccia per lui. «Che tipo di affari?» chiese.
 
«Vendetta»
 
«Come?»
 
«Vedi, mio padre è stato ucciso qui, l’altra sera. Quindi ora, tutta la tua famiglia morirà. Lentamente. Dolorosamente»
 
John stava per avvertirla che avrebbe chiamato la polizia se non se ne fosse andata, ma si ritrovò inspiegabilmente a terra. Ed era strano, era certo che la donna non avesse alzato un solo dito su di lui!  John osservò la donna entrare in casa: non sembrava più imbarazzata. Al contrario, osservava l’interno con superiorità.. E con gli occhi totalmente neri.

 
 
 
 
 
I don't own anything of this story: the characters are not mine.





 






 
Angolino Autrice:
Ma saaalve cari lettori!
Lo so, lo so dovevo pubblicare ieri. E lo stavo per fare, lo giuro.. Ma non appena ho riletto il capitolo ho pensato: perché non inserire una parte carina e sentimentale  con delle foto dei nostri beniamini? Così ho aggiunto un nuovo pezzo, togliendone un altro alla fine, per non renderlo troppo lungo.
Quindi chiedo perdono per aver pubblicato ora!
 
In ogni caso.. Tadààààà ecco a voi il nuovo personaggio: l’amata/odiata Meg Master! Sembra che azione e guai non siano poi così lontani. Cosa ne pensate, avreste mai pensato fosse lei? E secondo voi cosa succederà ora?
Comunque, se devo essere sincera, non mi convince molto come capitolo: ho cercato di mantenere il carattere originale di John (quindi molto rigido nelle sue convinzioni e negli atteggiamenti) ma.. Non so, la parte delle spiegazioni mi sembra scadente. Voi che ne pensate? ç_ç
 
Bene, ora lascio lo spazio ai ringraziamenti: voglio ringraziare di cuore gragnola68, phoenix84, sophi33 e ciuffettina per aver recensito lo scorso capitolo! siete fantastiche ragazze, davvero *-* Spero di sentirvi anche stavolta!
 
Che altro dire.. Niente direi che vi lascio così: recensite, recensite, recensite! Altrimenti ci rimetteranno i Winchester, sappiatelo! (Arrivo pure alle minacce ora Lol).
 
A domenica prossima,
Winchester_Flame.
   
 
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