Capitolo 4
L’evoluzione del Ballo – Parte 1
Cindy
si appoggiò sul costoso divano del suo soggiorno con la solita grazia che la
contraddistingueva, nonostante i suoi piani non fossero altrettanto graziosi.
Con
il tablet tra le mani, si apprestò a leggere la posta in arrivo, sperando di
trovare una risposta positiva all’email che aveva mandato la sera prima
all’ospite speciale del Ballo di Primavera.
Sussultò
quando vide che, sì, l’ospite aveva risposto, per poi sorridere e tirare un bel
sospiro di sollievo.
Tutto
stava andando secondo i piani, perfettamente.
Raj
varcò la soglia dell’appartamento 4A, alquanto incuriosito dall’sms di aiuto
che Sheldon gli aveva inviato un’ora prima.
Era
così curioso che non aveva esitato ad
interrompere il suo pomeriggio con Emily, spiegandole che si sarebbero
divertiti comunque quella sera, quando le avrebbe raccontato i dettagli della,
di sicuro, assurda richiesta di aiuto dell’amico.
“Ehi,
Sheldon, che succede?” domandò appena arrivò, chiudendo la porta alle sue
spalle e restando alquanto sconcertato dalla mancanza del resto del gruppo.
“Nulla
di nuovo. Il solito terremoto a Tokyo, il solito discorso di Obama in onda
sulla CNN, lo scioglimento dei ghiacciai che prosegue imperterrito...”.
“No,
intendevo, a te. Perché mi hai mandato quel messaggio?” si spazientì l’indiano,
prendendo posto sulla poltroncina di fronte al noto posto del fisico teorico.
“Ah
sì. Ti ritieni il.... Romanticone del
gruppo, giusto?” chiese quest’ultimo, dicendo quell’assurda parola che iniziava
con la R con eccessivo ribrezzo.
“Certo,
ma se lo dici così la fai sembrare una cosa brutta” lo rimbrottò Raj,
incrociando le braccia.
“Lo
è, infatti. Solo che sospenderò il mio giudizio perché ho bisogno di invocare
il tuo aiuto e so che accetterai vista la clausola di amicizia che esiste tra
noi”.
“Clausola di amicizia? Non ho firmato
nulla, Sheldon!”.
“Potresti
farlo ora” esclamò il fisico, fin troppo speranzoso.
Con
il suo raro ma noto sorrisino che non lasciava presagire nulla di buono, prese
un foglio che aveva disposto precedentemente sul tavolino di fronte a loro e
glielo porse. “Ecco qui. “La clusola dell’amicizia”, valida per un periodo
variabile dai due ai sette giorni, in cui ti
impegni di aiutarmi con le tue doti da romanticone nel cacciarmi fuori dal pasticcio che sembra io abbia combinato con Amy. Non
puoi dire no, è come se io fossi Batman e tu Robin!”.
Raj
sgranò gli occhi,incredulo.
“Altro
che Batman, al momento vorrei essere semplicemente un Barman, così avrei litri
di alcool per giustificare questa pazzia” osservò, esaminando il foglio come se
fosse la prova fondamentale per la scoperta dell’assassino di un caso
irrisolvibile.
“Cosa?
Pazzia? Per prima cosa, non sono pazzo, mia madre mi ha fatto visitare!
Secondo, mi sto tutelando, così mi aiuterai ma poi non sarò costretto ad
aiutarti a mia volta quando ti servirà un favore, in futuro. A tal proposito,
ti consiglio di leggere il punto 2.2”.
Raj
alzò gli occhi al cielo, salvo poi prendere un bel respiro e strappare il
foglio davanti agli occhi di Sheldon.
“Pensi
che non abbia altre copie o il file salvato sul mio hard disk?”.
“Penso
che tu sia un codardo, perché hai bisogno di un amico in un momento particolare
e hai paura di dimostrare come ti senti, celandoti dietro questo foglio!”.
“Non
capisco, sarebbe stato impossibile celarmi dietro quel foglio, è un semplice A4
mentre io sono più grande di parecchi centimetri” osservò Sheldon.
Spazientito,
Raj pensò di avere solo due scelte: darsela a gambe o spiegare con calma a
Sheldon che, sì, lo avrebbe aiutato, ma con i dovuti ringraziamenti e
riconoscimenti tipici di un amico che si rivolge ad un altro.
“Ciò
che sto dicendo è che ti aiuterò, ma devi fare il bravo e spiegarti come hai
fatto con quelle due studentesse. A proposito, perché non hai chiesto a loro?”
chiese, senza capire.
Sheldon
scrollò le spalle.
“Il
professor Smith ha scoperto che davo loro una mano con i compiti e mi ha
chiesto – cioè, imposto, oltre ad avermi denunciato alle risorse umane – di
stare lontano da Maddie e Lucy”.
“Ecco
perché hai chiamato me!”.
“Precisamente.
Fossi in te, sarei fiero di essere la seconda scelta di Sheldon Cooper!”.
Amy
scarabocchiò alcuni dati sul suo block notes, decisamente di malavoglia,
sperando che si facessero le quattro al più presto.
Erano
tre giorni che non sentiva Sheldon, e ne mancavano solo due a quel ballo che
odiava, nonostante ne avesse amato l’idea quando era venuta a conoscenza della
sua esistenza.
Non
capiva... Non era da Sheldon ignorarla e non farsi vivo, specialmente dal
momento in cui lei era arrabbiata per una cosa che lui non sapeva lei avesse
sentito.
Erano
contrattualmente obbligati a sentirsi varie volte al giorno e non era da lui
non rispettare una cosa del genere.
L’ultima
volta che si erano visti era stato il famoso pomeriggio trascorso in macchina
tra baci e confessioni ardite, e la cosa le faceva male ancor di più, se
possibile.
Forse
lui si era pentito, ecco perché non la chiamava...
Prima
che potesse fare congetture ancora più tetre, l’ufficio si illuminò
improvvisamente a causa del tailleur turchese vivo di Cindy.
“Tesoro,
sono qui per presentarti la guest star del ballo, i ragazzi l’adoreranno! Tra
l’altro la conosci pure, quindi immagino ti farà piacere! Entra, caro!”.
Prima
che Amy potesse dire qualcosa, vide Will Weathon entrare nell’ufficio,
sorridente e decisamente strano con una giacca abbinata a dei semplici
pantaloni casual.
“Vi
lascio chiacchierare!” squittì la vice preside, ridacchiando e uscendo
dall’ufficio con il suo solito ancheggiare.
Senza
capire come Cindy facesse a sapere che conosceva Will, Amy si lasciò scappare
un sorrisino di circostanza e invitò l’uomo a sedersi di fronte a lei.
“Will,
anche tu qui” riuscì semplicemente a dire.
“Sì!
Mi pagano cento dollari semplicemente per salutare la scuola e dire il nome del
re e della reginetta del ballo, capisci?” esclamò Will, entusiasta.
“Cento
dollari, wow!” mormorò la ragazza.
Sapeva
del poco successo di Will, ma doveva essere in cattive acque per prestarsi a
una cosa del genere ed esserne felice.
“Ho
appena saputo che anche tra gli accompagnatori ci saranno il Re e la Reginetta,
e tu fai da chaperon, giusto? Potresti vincere, anche se con Sheldon alle
calcagna la vedo dura” ridacchiò l’attore, salvo poi smettere quando l’occhiata
di Amy lo fulminò.
“Non
vado con lui, vado da sola. E’ un periodo un po’... Beh, sai, mi limiterò a
fare il mio dovere da chaperon”spiegò, alquanto a disagio.
“Io
voglio vivermela bene! Al liceo nessuna accettava di venire con me, quindi sarà
bello essere la guest star”.
“Quanto
ti capisco... Il mio accompagnatore era sempre un mocio per lavare per terra.
Comunque, ti divertirai, ne sono sicura!”.
Will
esitò nell’ascoltare la storia di Amy, così vicino alla sua.
Pensava
che fosse felice, invece sembrava decisamente giù.
“E
se il tuo accompagnatore questa volta fosse la guest star della serata? Sempre
se ciò non mi farà finire di nuovo in quella sciocca lista dei nemici mortali
di Sheldon, sia chiaro”.
Colpita,
Amy quasi sussultò.
Will
voleva accompagnarla?
Sapeva
che non fosse interessato a lei, di sicuro era un semplice gesto di amicizia
visto che negli anni si erano incontrati –e anche scontrati – varie volte,
quindi sapeva di dover mantenere la calma.
Sheldon
non si faceva vivo, di sicuro non sarebbe stato interessato al ballo, ne era
alquanto certa.
Fu
così che senza meditarci ulteriormente disse: “Certo, perché no?”.
Con
grande sorpresa di entrambe, anche Penny e Bernadette erano state invitate al
ballo.
Cindy
aveva mandato loro un’email in cui diceva che erano invitate in modo da vedere
con i loro occhi che aveva mantenuto il patto, così avevano accettato di buon
grado.
“Sono
nervosa. Sheldon non ha fatto nulla da quando gli ho parlato, nel suo ufficio”
mormorò sottovoce Penny, mentre era nel bagno di Amy con Bernadette visto che
avevano deciso tutte di prepararsi lì.
“Ma
magari si farà perdonare in un altro modo, non è detto che sia stasera. Lo sai
che è, ehm... particolare” sussurrò a sua volta Bernadette, mentre sceglieva
che rossetto abbinare al suo abito argentato.
“Doveva
essere stasera, però! Amy avrebbe avuto il suo lieto fine da liceale che non ha
mai avuto!”.
“Ragazze,
la macchina della scuola è arrivata! Corro, ci vediamo lì!” disse la voce di
Amy.
“Aspetta,
fatti ved... Oh, è corsa via!”si lamentò la microbiologa, riuscendo a stento ad
uscire dal bagno e non trovando nemmeno l’ombra dell’amica.
“Ultimamente
è strana, capisco che sia arrabbiata con Sheldon, ma non capisco!”.
Bernadette
sospirò, avvicinandosi di nuovo ai rossetti e scegliendone uno rosato.
“Direi
che stiamo conoscendo la Amy liceale, Penny”.
Raj
stava aiutando Sheldon ad allacciarsi il papillon, mentre Howard e Leonard
guardavano la scena come se si trattasse di uno di quel fim muti ma divertenti
lo stesso.
Erano
incuriositi ma preoccupati allo stesso tempo, perché vedere Sheldon impegnarsi
così tanto in qualcosa per qualcuno che non fosse se stesso era uno spettacolo
assurdamente raro a cui nessuno di loro avrebbe mai pensato di assistere.
“Quindi
ripetiamo il piano...”.
“Non
ho mai avuto bisogno di ripetere nulla, Raj, e di certo non ne avrò bisogno con
questo piano così semplice”.
“E’
semplice perché ti sei rifiutato di salire sul palco e dirle che la ami!” si
infervorò l’astrofisico, il quale non tollerava alcuna critica nei confronti
delle sue doti da romanticone perfetto.
“Dimentichi
che non sono un hippie. Andrò lì, proverò ad imbucarmi facendomi vedere da
Cindy e raggiungerò Amy, dicendole che mi dispiace e che sarò il suo cavaliere.
Mi hai chiesto fin troppo! Dopotutto non sono io quello che ha spiato una
conversazione tra me e Leonard!”.
“Sheldon,
Amy stava per entrare e poi ha ascoltato tutto. Non puoi biasimarla” provò a
farlo ragionare quest’ultimo, squadrandolo come era solito fare quando provava
a fargli notare quanto si stesse sbagliando.
Il
fisico teorico sbuffò e notò con sollievo che Raj avesse finito la sua opera
d’arte, così si apprestò a prendere la sua immancabile fiaschetta colma di
succo di melograno e a guardare nervosamente l’orologio.
Stando
alla sua tabella di marcia – perfettamente illustrata ai suoi compari un’ora
prima – mancavano dieci minuti alla partenza.
Era
nervoso, per la prima volta in vita sua temeva di star sudando e la cosa gli
ricordò con grande orrore la prima volta che Leonard aveva invitato fuori
Penny.
Si
stava riducendo così, come un semplice uomo che si riduce in condizioni
terribili – e puzzolenti – per una
femmina?
Rabbrividì,
dicendosi che odiava sentirsi così.
Il
pensiero di ritrovarsi un orribile alone di sudore sotto le ascelle lo spinse a
correre in camera sua a controllare e ad utilizzare ulteriore deodorante anti
odori e anti sudore, così corse letteralmente, con il suo modo buffo tipico di
chi non ha mai svolto attività fisica, sotto lo sguardo intenerito e
contemporaneamente divertito dei ragazzi.
Qualche
istante dopo, però, il cellulare di Leonard squillò, rivelando una chiamata da
parte di Penny.
“Strano,
di solito non mi chiama mai quando esce con Bernadette” osservò, preoccupato.
Circa
venti minuti dopo, la scena a cui il gruppo si ritrovò ad assistere fu davvero
insolita.
Penny
e Bernadette erano vestite fin troppo elegantemente per la semplice serata
cinema a cui avrebbero dovuto partecipare stando a ciò che avevano detto ai
loro partner, e i loro visi non promettevano nulla di buono, proprio come
l’auto della microbiologa che emanava del fumo decisamente inquietante.
“Serata
cinema, eh?”.
“Leonard,
per favore!”.
“Perché
ci avete mentito?”.
“Non
volevamo che Sheldon sapesse che eravamo invitate e volevamo vedere cosa aveva
intenzione di fare nel caso si fosse presentato e....”.
“Come
avrebbe fatto a non notarvi, contando gli orridi colori che avete scelto di
indossare? E le scollature a cuore non vi fanno onore, considerando che siete
entrambe impegnate e...”.
“Oh,
piantala, Raj!”.
“Signori,
signore, per favore!” urlò Sheldon, scendendo dall’auto alquanto arrabbiato. Il
fatto di essere in ritardo lo irritava come non mai, oltre a tutti quei piani
nascosti che gli davano ai nervi. “Dov’è Amy?”.
“E’
andata prima di noi, doveva anticiparsi” spiegò Penny.
“Non
capisco perché tu sia venuta nel mio ufficio e poi non mi hai detto che
venivate anche voi!” chiese Sheldon. “E’ tutta colpa di quello stupido film che
mi hai fatto vedere, mi hai fatto venir voglia di fare qualcosa ma... Mi hai
abbandonato! Il tempo non ti manca per spiare cosa farò, ma non mi aiuti! Odio
dirlo, ma non capisco!”si sfogò, stringendo i pugni con una morsa ferrea.
Dispiaciuta,
Penny aveva quasi le lacrime agli occhi perché si sentiva in colpa, così gli si
avvicinò con cautela, come se fosse la creatura del Dottor Frankestein.
“Tesoro,
volevo semplicemente aprirti gli occhi, so che ami Amy e che faresti di tutto
per lei. Sono qui perché mi ha invitato Cindy dopo che io e Bernie l’abbiamo
convinta a creare l’elezione del Re e della Reginetta anche tra gli
accompagnatori... Non volevamo fare nulla di male, davvero. Ora sono qui e ti
aiuterò” promise, sorridendogli cautamente.
“Chi
ti dice che io voglia il tuo aiuto? Sono pronto a tutto, ormai, ho il mio
piano!”.
...Ma
il suo piano ebbe un intoppo alla prima difficoltà: i buttafuori.
Grandi
e grossi, vestiti di nero, non si facevano alcuno scrupolo a cacciare ragazzini
di altre scuole che volevano imbucarsi grazie ad un efficiente sistema di liste
scrupolosamente compilate.
“Come
credevi di saltare questo ostacolo, Mr. Pronto a tutto?” sbottò Penny,
spazientita, sotto lo sguardo del buttafuori più grosso.
“Chiedevo
a Cindy di farmi entrare!”.
“Oh,
andiamo!” urlò Bernadette, sorpassandoli e trovandosi faccia a faccia – più o
meno – con l’omaccione. “Senta, so che lei sta facendo il suo lavoro ma c’è
stato un intoppo. Il mio amico, qui, deve entrare, è una questione di vitale
importanza. Se lo lascia entrare, le fornirò un farmaco miracoloso per togliere
via quel grasso in eccesso che rendono le sue tette più grandi delle mie”
sbottò, gettandogli in faccia il suo biglietto da visita. “Sa quante donne
potrà portarsi a letto, con quei chili in meno? Altrimenti dirò in giro che lei
mi ha molestata, in questo caso le mie tette leggermente più piccole delle sue
giocano a mio favore, nessuno oserà credere a lei e non a me. Che ne dici,
omone?” terminò, con quella vocetta che l’aveva sempre contraddistinta e che le
aveva regalato le vittorie più grrandi della sua vita.
L’uomo,
sorpreso, esitò, e si tolse gli occhiali da sole per squadrarla.
“Ha
così dei begli occhi, sa? Qualche chilo in meno e non mi farei problemi a
sedurla nonostante sia sposata... Ci pensi, non le costa nulla!” lo adulò,
sbattendo le palprebre come se fosse un angioletto insieme al biglietto da
visita, proprio di fronte a lui.
“Ma
ora è lei che sta molestando me!”.
“Come
se le dispiacesse!”.
“E
va bene! Ma dopo la chiamo per le pillole!” sbraitò l’uomo, afferrando il biglietto
da visita con poca grazia. “Entra, spilungone!”.
“Grazie,
è proprio cosìche mi chiamavano nel mio liceo” biascicò Sheldon, per poi
entrare di corsa dopo l’occhiata minacciosa del buttafuori, seguito dalle due
ragazze.
Nel
giro di poco, si ritrovò coinvolto da un numero eccessivo di luci diverse,
musica poco gradevole che rischiava di mettere a dura prova i suoi timpani e
mocciosetti vestiti da adulti.
“Mi
sembra di avere di nuovo sedici anni!” urlò Bernadette, muovendo la testa a
ritmo di musica.
“Dov’è
Amy?” chiese subito Sheldon, improvvisamente nervoso.
“Sta’
calmo” l’apostrofò Penny, costretta ad alzare la voce più del dovuto.
“Come
posso stare calmo? Quest’infernale aria calda facilita la diffusione di germi,
i miei timpani sono messi a dura prova e....” ma si interruppe improvvisamente,
lo sguardo perso di fronte a lui, irrigidito come non mai.
Le
ragazze credevano che si fosse interrotto per il rumore eccessivo proveniente
dalla console, ma capirono appena seguirono la traiettoria del suo sguardo.
Si
immobilizzarono a loro volta, incredule.
“Sheldon,
stai...”.
“WHEATOOOOOOOOOOOOOOOOOOOON!”.
L’urlo
eccheggiò per tutta la sala, sovrastando la musica assordante, ma nessuno
comprese il motivo delle urla, anzi, si generò un coro di: “Wheaton, Wheaton,
Wheaton!” ad opera degli studenti.
Tuttavia,
per Will ed Amy, che ballavano insieme a
una decina di metri, l’urlo e la sua provenienza risultarono inconfondibili.
Si
girarono, atterriti, e videro un tremante Sheldon che li fissava, agguerrito.
“Ma
che ci fa lui qui?” chiese Will. “Avevi detto che...”.
“Non
lo sapevo, infatti!” si giustificò la ragazza, sospirando.
Prese
un bel respiro e si avvicinò al suo ragazzo, con Will alle calcagna che
sospirava qualcosa come: “No!” e “Lista nemici mortali”.
Qualche
passo più in là, Cindy si godeva lo spettacolo, strofinandosi le mani con aria
deliziata.
Tutto
procedeva egregiamente secondo i piani, sì.
*°*°*°*°
Finalmente
sono tornata, rinvigorita ma un po’ nostalgica (la Spagna è la mia patria, per
me <3), pronta nel proseguire le avventure dei nostri ragazzi!
Alla
fine ho deciso di dividere questo capitolo in due parti invece di fare un
capitolo e l’epilogo... Quindi il prossimo sarà comunque l’ultimo!
C’è
aria di caos, e tutto sembra orchestrato da Cindy la quale sembra essere
passata da fata madrina a Malefica xD
Cosa
succederà? Will tornerà nella lista di Sheldon?
Spero
abbiate apprezzato l’evoluzione dei fatti, sono in ansia, fatemi sapere :D
Grazie
a chi continua a seguire e a leggere, siete grandi!
Bacioni,
milly.