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Autore: nini_maw    20/04/2015    4 recensioni
(FanFiction Interattiva - iscrizioni chiuse)
Un burrone, all'interno ci sono la vita e la morte, più quest'ultima a dire la verità. Sei pronto a uccidere i tuoi amici per poter vivere? Sai affrontare queste perdite, o ti lasci andare? Conosci quanto sei disposto a dare e affronta questo bagno di sangue.
Salve a tutti! Sto provando a scrivere una FF interattiva, solo un po' diversa dal solito, fatevi sentire!
Nini
Genere: Azione, Horror, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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-4-
"Chris, esco." La voce distrutta di Viktoria riecheggiò nella piana rocciosa. "Ma bene bene. Sei la prima. Ora ti mando qualcuno." Commentò il presentatore sadicamente. La ragazza annuì piano, il volto rigato dalle lacrime, gli abiti ancora macchiati del sangue di Peter. Già Peter, le ultime parole del ragazzo non facevano altro che rimbombarle nella mente. Poco dopo due assistenti la raggiunsero per poi condurla sull'elicottero dal quale erano scesi.
"No, no che non ti aiuto! Sei una traditrice, subdola! Non voglio avere a che fare con te mai più! Stammi lontana!" Geoff era furioso e indignato. Per colpa di Chris doveva trascorrere la giornata con quella ragazza, ma non ci sarebbe mai riuscito. "N-no... io... Geoff... ti prego..." La ragazza era a terra, il capo basso e la voce tremante. "La sai una cosa? Se non fosse per McLean me ne sarei già andato. La gente come te mi fa schifo!" Con queste parole il festaiolo si voltò dando le spalle alla ragazza. Ma in fondo non era solo colpa sua, ma di quel gioco crudele e malato, nato solo per cinismo e guadagno personale.


-3-
"Jos, io ho fame, sta facendo sera..." Disse Shauni massaggiandosi lo stomaco. Accanto a lei Stephen cercava di pescare qualcosa, ma sembrava che quella sera fossero scomparsi tutti i pesci del lago. "Uff... sono in ritardo..." Sussurrò Joseph, dentro si chiedeva dove fosse finita Viktoria, magari non era riuscita ad affrontare Peter, oppure erano rimasti bloccati, oppure... no troppe possibilità. Scuotendo la testa per scacciare i pensieri, il ragazzo si accomodò accanto ai compagni. "Sentite, non sappiamo che fine abbiano fatto quei due, però il segnale è arrivato. Magari dovremmo sistemare gli altri, senza aspettare." Iniziò sospirando Joseph. Un brivido corse lungo la schiena di Shauni, affrettare le cose significava anticipare la morte di Glen. Stephen invece pensava a Cerise, sapeva che nemmeno un muro di fiamme sarebbe riuscito a fermarla, eppure era passato davvero troppo tempo. "Mi state ascoltando?" Domandò il corvino un po' seccato, da quando avevano messo in atto l'ultima strategia sembrava che ai due compagni non importasse molto di lui. "Ti stiamo ascoltando." Rispose distaccato Stephen, facendo sospirare l'altro, che però continuò: "Possiamo prenderli di sorpresa, con il buio. Ci state?" "No." La voce di Shauni lasciò tutti increduli, come poteva pensare di opporsi a Joseph, lo stesso che tranquillamente aveva usato altri per sistemare tre persone? "Cosa hai detto, scusa?" La voce che ostentava calma, era tradita da un piccolo tic al piede, che Shauni notò subito. "Ho detto no. Ne hai già fatti fuori tre. Per ora basta. Se non ti sta bene uccidimi pure, cos'ho da perdere?" Sussurrò la ragazza ad un soffio dal volto di Joseph, un'espressione di sfida sul volto. Quest'ultimo prese un grosso respiro, poi esclamò: "E va bene. Per oggi fermi, ma domani nessuno, e ripeto nessuno, impedirà l'avanzamento della strategia." Stephen sbuffò, fino a quel momento aveva seguito il dibattito dall'esterno, non gli piaceva la piega che stavano prendendo gli eventi, ma dentro parteggiava per Shauni. 


-2-
"Fuck." Cerise andava avanti con le imprecazioni da quando aveva constatato che non c'erano vie di uscita, le fiamme non avevano risparmiato un millimetro intorno a loro. "Moriremo qui... chi l'avrebbe mai detto?" Disse sarcastico Théo. A quelle parole Cerise si voltò furibonda, gridandogli: "No, noi non moriremo qui. Noi non perderemo. Io non perderò. Mai." Théo la guardò sarcastico: "Abituati alla sconfitta." La ragazza gli lanciò uno sguardo assassino. "Venite qui!" La voce di Jack riscosse i due, impedendo a Cerise di replicare alle parole di Théo. "Cosa c'è?" Chiese scocciata la ragazza. "So che può sembrare un idea da matti, però, se proviamo ad attraversare le fiamme qui non dovremmo farci troppo male. Guardate, le vampate sono meno intense." Spiegò Jack facendo scorrere lo sguardo sui compagni. "Bravo Jack, per ora è l'unica soluzione possibile. Da brava persona quale sono, andrò prima io." Esclamò Cerise dando una pacca sulla spalla al biondo che si limitò a sorridere. Un attimo dopo la ragazza era scomparsa tra le fiamme. Mentre attraversava quell'inferno Cerise non fece altro che pensare al fatto che sarebbe potuto finire tutto, per un semplice errore. "Bravo Jackie." Sussurrò soddisfatto e allegro Théo al ragazzo, stavolta però, Jack arrossì. "Noooooo! Lawrence!" L'urlo di Cerise fece tornare alla realtà i due ragazzi che si stavano guardando negli occhi. La voce della ragazza era piena di dolore, sembrava sul punto di scoppiare a piangere, ma al tempo stesso appariva infuriata. "Cosa...?" Chiese Théo con un filo di voce. "Nelle fiamme, muovetevi idioti! La mia foto! Oddio... oddio... no ora svengo..." Cerise era riuscita a superare la barriera, ma con una capriola avventata le si era sfilata la collana, che era finita nelle fiamme. Gli occhi le bruciavano, quella foto era tutto quello che contasse per lei. "Vado io, raggiungimi appena puoi." Dopo queste parole Théo si era lanciato nel fuoco. Faceva davvero caldo, la pelle bruciava e la vista si appannava, nonostante ciò riuscì a distinguere la sagoma un po' sfocata del ciondolo della compagna. Lo raccolse in fretta e si precipitò fuori da quell'inferno. Subito Cerise gli si fiondò addosso urlando in prede all'ansia: "La mia foto, l'hai presa, vero? Dimmi che l'hai presa, se non sei riuscito giuro che non rispondo delle mie azioni!" "Calmati, è qui." Tossicchiò Théo scocciato, aveva attraversato tutto quello e si permetteva pure di trattarlo così? E mentre Cerise stringeva al cuore il ciondolo un po' annerito, anche Jack li raggiunse. "Stai bene?" Chiese subito Théo avvicinandosi al biondo, che annuì piano, per poi dire: "Cerise, hai fatto rischiare Théo per quel ciondolo, credo che tu ci debba delle spiegazioni." La ragazza alzò la testa a guardarli, qualche lacrima, un sorriso e degli occhi accesi. 


-1-
Jenny aprì piano gli occhi, Glen era seduto accanto a lei, lo sguardo vigile fisso nel bosco, Felicity le stringeva una mano e aveva la testa poggiata sul suo petto. "Qu-quanto è passato?" Chiese con la bocca ancora impastata dal sonno. Glen si girò a guardarla ed esclamò sarcastico: "Buonasera Bella Addormentata, fatto un buon sonnellino? A quanto pare potrò diventare medico una volta uscito di qui." Jenny alzò un sopracciglio, poi abbassò lo sguardo su Felicity e la scosse piano: "Ehi Fel, Fel mi senti?" La bionda si stiracchiò un po', poi, accortasi di Jenny balzò in piedi e iniziò a canticchiare battendo le mani: "Jenny si è svegliata, Jenny si è svegliata!" La rossa ridacchiò, poi si rivolse a Glen: "Seriamente, quanto tempo è passato?" Il ragazzo scosse la testa, a far intendere che non fosse importante saperlo in quel momento. "Piuttosto, niente corse o salti, meglio se eviti di camminare." Commentò indicando la gamba della compagna, che assunta un'espressione sbalordita, esclamò: "Cosa?! Stai scerzando, vero?! Ma così non potremo muoverci!" "Non si discute, caso chiuso. Ci muoveremo con calma, non preoccuparti." La mise a tacere Glen. Felicity annuì alle parole del ragazzo, sapeva che per Jenny sarebbe stato rischioso sforzare la gamba con il taglio. "Inoltre, a quanto pare, possiamo separarci, ma entro i limiti dell'area. Ho una cosa da fare. Torno il prima possibile." Si congedò Glen poco dopo saltando giù dall'albero. "Ma che gli prende a quello?" Chiese sbuffando Jenny. Felicity alzò le spalle, poi si fiondò accanto alla rossa stringendola e sussurrandole: "Mi sei mancata Jenny!"

Un passo, due passi, tre passi... e Glen si allontanava sempre più dalla sua squadra. Nelle ultime ore gli era balenata in mente una teoria sull'identità della boccetta nera. Si appostò cauto dietro un cespuglio, aveva già avvistato quella tana di conigli da un po' di tempo, un po'gli dispiaceva, ma doveva tentare. Così estrasse delle bacche appena raccolte dalla tasca dei jeans neri, fece una piccola incisione con le unghie su di esse e verso una goccia del liquido su di esse, stando attento a non entrarvi in contatto. Veloce e silenzioso lasciò i frutti davanti all'ingresso della tana, non ci volle molto perchè i conigli, attirati dall'odore della bacche non uscissero, e ne assaggiassero. Tempo due minuti e degli animali non era rimasto che il cadavere. "Lo sapevo!" Esclamò entusiasta Glen, ora sì che aveva un vantaggio sugli altri. Poi il pensiero corse a Shauni, doveva aiutarla, d'altronde era sola con Joseph e Stephen, per niente al sicuro. Il punto era, come tovarla? Come avvicinarla? Non avevano mezzi per comunicare e lui non poteva attraversare il confine o sarebbe morto. Poteva solo sperare che in qualche modo alla ragazza venisse in mente di allontanarsi, nel paggiore dei casi avrebbe fatto un viaggio a vuoto. "Shauni, Shauni... ti prego... ti prego..." Sussurrò un attimo prima di prendere un grande respiro e iniziare a camminare verso est.


-3-
"Ma cosa...?!" Shauni si grattò la testa un attimo, gli era venuto in mente Glen, così, all'improvviso. Sentiva che c'era qualcosa di più importante sotto la sua immagine, ma non capiva cosa. 'Magari... ma no cosa dico, non esistono queste cose... eppure...' Alla fine, convincendo la sua parte terrena e assecondando quella sognatrice, Shauni decise di avvicinarsi il più possibile a Glen, ovvero andando a nord. 'Ma chi me l'ha fatto fare? Quelli mi uccidono...' Aveva fatto pochi passi e già la sua convinzione iniziava a cedere. Però l'idea di rinunciare a quella sensazione, quella che le diceva che Glen la stava cercando, troppo rischioso. E in un attimo era scomparsa, correndo attraverso l'arida piana. 

"Ma dov'è finita quella?!" Da dieci minuti buoni Stephen e Joseph cercavano la compagna, che però non aveva lasciato tracce. "Non può andare lontano, c'è la regola che lo vieta." Decretò Stephen decidendosi finalmente ad abbandonare la ricerca. Joseph avrebbe voluto strangolarlo, anzi strangolarli tutti e due, si trovava con due incompetenti che non facevano altro che ostacolarlo. "Rilassati Jos, tornerà." Sbuffò Stephen, non ne poteva più di pensare a quei due, avrebbe tanto voluto che si ignorassero l'un l'altro rendendo meno faticosa la permanenza.


-2-
"Chi mi garantisce che non spiffererete niente a nessuno?" Chiese Cerise un po' dubbiosa, ricevendo in risposta lo sbuffo di Théo, la ragazza stava girando intorno all'argomento da un bel pezzo. "E va bene... va bene..." Si rassegnò infine buttandosi a sedere sull'erba. Il tramonto iniziava a colorare il cielo, proprio come quella sera, l'aria era frizzante, proprio come quella sera. Cerise prese un grande respiro, i ricordi tornarono tutti.

'Una ragazzina corre e salta intorno ad un ragazzo più grande, è felice. "Forza fratellone, stavolta li batti tutti! Tu vinci sempre! Il mio Lawrence non perde mai!" Esclama stritolandolo in un abbraccio. "Ma certo Cer, io vincerò, per te!" Le dice sorridendo e scompigliandole i capelli con fare affettuoso.'

Cerise ingoia il groppo che ha in gola, i flashback continuano a scorrerle davanti.

'Dagli spalti la ragazzina osserva le moto pronte per iniziare a correre, i motori ruggiscono, la tensione è palapabile. Solo Lawrence nella sua mente. Il ragazzo è su una moto blu, il casco ha scritti sopra due nomi, Lawrence e Cerise appunto, è stata proprio la ragazzina a divertirsi con i pennarelli. E poi, la gara inizia.'

Un respiro più profondo, la voce trema.

'Il ragazzo guadagna subito posizione, è tra i primi. Tutto perfetto. Gli occhi di Cerise brillano,il suo fratellone non dice mai bugie, ed ora sta vincendo per lei. Ancora un giro e Lawrence si ritrova primo,l'adrenalina alle stelle, il vento sul volto, il pensiero alla sua sorellina e alla vittoria per lei.'

Ma non ci si può fermare proprio ora, Cerise è costretta a continuare.

'Ad un soffio dal traguardo, ad un soffio dalla vittoria, ecco che una ruota gira troppo. La curva viene presa male. La moto sbanda, il passeggero vola fuori dalla pista. Cerise trattiene il fiato, niente in bocca, non c'è saliva, non ha voce. Non grida, non piange. Vede solo Lawrence che viene lanciato chissà dove, il casco scivola dal suo capo, e la ragazzina è sicura che gli occhi del fratello le dedicassero il loro ultimo sguardo. Il casco si fracassa, i nomi vengono distrutti. I medici arrivano in ritardo, ma Cerise sa che è tutto inutile, ha sentito dentro di sè quando il cuore di Lawrence ha smesso di battere.'

Solo una lacrima scivola a bagnare la foto, dove un ragazzo sorridente punta gli occhi verdi alla telecamera.


-1-
"Fel... la sai una cosa?" Chiede Jenny mentre accarezza la spalla della compagna. Felicity scuote la testa e punta gli occhi in quelli neri della compagna, che continua tormentandosi il piercing sul labbro: "Ti ho sognata... eri lontana però, hai presente i burroni? Eri dal lato opposto al mio... non potevo raggiungerti." La bionda la guarda interrogativa, ma Jenny scuote semplicemente la testa, non è tipa da dichiarazioni, e Felicity non è tipa da riceverne. "Jenny... se tu morissi... io ci ho pensato mentre stavi male, però... cioè... io che farei?" Chiede Felicity prendendo alla sprovvista la compagna che ribatte: "Io non morirò, io non ti lascerei mai da sola. Se però la mia morte significasse la tua salvezza, allora sta certa che non esiterei a lasciarti vivere." Felicity abbassò lo sguardo, e solo allora Jenny si rese conto di aver detto quelle cose, le guance le si colorarono, mentre cercava una frase per mettere a posto tutto. "Io... oddio Fel, cioè non pensare... che casino..." Farfugliò la rossa a bassa voce, venendo interrotta da Felicity, che le diede un bacio sulla guancia dicendole: "Tranquilla Jenny."

Glen camminava da un bel pezzo, stava per decidersi a tornare indietro quando gli parve di scorgere una figura lungo il confine. Gli occhi gli brillarono un attimo, cercando di mettere a fuoco l'identità della persona, anche se era praticamente certo che fosse Shauni, e infatti...

"Oddio Glen!" Esclamò la ragazza correndogli incontro non appena lo scorse. Era ad un passo dal superare il confine, ma la voce del biondo la fermò in tempo: "No Shauni! Se passi di qua muori, stessa cosa vale per me. Siamo confinati." Lei annuì piano, mentre pensava a quanto le fosse stato utile il suo sesto senso. "Mi sei mancato..." Si decise a sussurrare con lo sguardo basso, prendendo alla sprovvista Glen, che non sapendo cosa fare si avvicinò ancora di più al confine, allungando una mano fino a stringere quella della ragazza. Per diversi secondi i due si limitarono a fissarsi negli occhi. Poi un rumore li riscosse, facendoli tornare alla realtà. "Senti io... ho una cosa per te. Non mi sento sicuro a lasciarti con quei due... ecco tieni, è veleno." Disse Glen estraendo la boccetta dalla tasca e versandone un po' in una fiala. "Dovrebbe bastarti..." Sussurrò consegnandola ad una Shauni esterrefatta. "Ma io... non sono in grado di..." Balbettò a disagio la ragazza, la mano di Glen arrivò subito sulla sua spalla a confortarla. Bastò uno sguardo, non servirono parole, e come un tacito accordo, i due si dileguarono ognuno nella propria area.


-4-
Viktoria aveva avuto il tempo di lavarsi, cambiarsi e mangiare tranquillamente. I suoi pensieri andavano tutti a Joseph, le mancava tanto, specie ora che aveva bisogno di conforto, anche se era stato proprio il ragazzo a farle macchiare l'anima. Ma ogni volta che il volto di Peter le tornava in mente la ragazza cercava di scacciarlo. La presenza di Geoff non era di aiuto, il biondo se ne stava in un angolo, lanciandole di tanto in tanto occhiate glaciali. A questo punto avrebbe preferito tornare dentro, ma avrebbe dovuto aspettare il giorno successivo, pensava sospirando.


-3-
"Ma dove cazzo eri finita? Mi spieghi?" Non appena Shauni era tornata Joseph l'aveva apostrofata bruscamente, non ne poteva più di quella ragazzina. E come la solito Stephen si era dovuto subire la scenetta, fino a quando... "Oddio... Jos... questa non ti piacerà..." Il ragazzo si diresse verso Stephen che scrutava il lato opposto del lago, dove Cerise, Jack e Théo stavano tranquillamente bevendo e riposandosi. "Ma cosa...? Non dovrebbero essere... morti?!" Gli occhi lanciavano scintille, ma il ragazzo riusciva a tenere un atteggiamento calmo. "A quanto pare la tua bella non è così brava." Esclamò Stephen, finalmente con il cuore in pace. "Non è finita qui, ora ci penso io." Sussurrò malignamente il corvino, facendo rabbrividire Shauni, che strinse forte la fiala di veleno in tasca.


-2-
Dopo il racconto di Cerise nessuno aveva fiatato. Ma non c'era nulla da dire per non sembrare banali o scontati, e poi non sembrava che la ragazza necessitasse di parole di conforto, anzi, si era rinchiusa in se stessa stringendo la foto di Lawrence. Jack e Théo avevano finalmente capito molto della loro compagna, ora sarebbe stato davvero più facile andare avanti. "Sentite... io mi allontano un attimo..." Disse ad un tratto Cerise, per poi alzarsi e scomparire dalla loro vista. "Chi l'avrebbe mai detto, ah?" Chiese retoricamente Théo, mentre Jack si limitava ad annuire. Rifletteva su come sarebbe stato perdere qualcuno a cui si tenga così tanto, e il pensiero andò a Théo, cosa avrebbe fatto se mai fosse morto? "Senti... sai che prima o poi moriremo, vero?" Chiese in un soffio il biondo, attirando subito l'attenzione del compagno, che sorridendo debolmente gli rispose: "Prima o poi tutti muoiono, chi normalmente e chi perchè il fato lo rinchiude in un burrone." Jack ridacchiò, poi si avvicnò di più al compagno e gli domandò: "Non è che prima di morire mi dai un altro bacio?" Gli occhi nocciola di Théo si illuminarono e le sue labbra si poggiarono su quelle di Jack. Questa volta fu un bacio più lungo e più intenso, carico di promesse e pensieri. "Ma proprio qui dovete fare certe cose?" Li interruppe Cerise dopo unpo', era arrivata da poco e stava ridendo. I due compagni arrossirono, ma alla fine si lasciarono contagiare dalla risata della ragazza.


-1-
"Finalmente qui, Glen. Dove sei stato?" Chiese Jenny non appena vide il ragazzo saltare sull'albero. "Da nessuna parte." Si limitò a rispondere il biondo. "E che palle! Un p' di partecipazione sarebbe gradita." Sbottò scocciata Jenny. "Piuttosto, ora tu provi a vedere come va se cammini." Ordinò Glen, ricevendo in risposta un insulto di Jenny, se c'era una cosa che odiava era che le si dicesse cosa fare. "Dai, fai la brava! Se sei viva ora è solo grazie a lui!" Esclamò Felicity tirando la compagna per un braccio. "E va bene va bene..." Si rassegnò alla fine Jenny, mentre Glen borbottava qualcosa del tipo: "Lei la ascolti però..." Il vero problema però era scendere dall'albero. Nonostante non fosse troppo alto con la gamba in quello stato sarebbe stato doloroso e molto complesso. "Ancora uno sforzo, ancora uno e sei giù!" Da terra Felicity incitava Jenny che, aiutata da Glen, tentava di scemdere tra mille e mille imprecazioni. Toccata terra fu tutto più facile, anche se dopo il tempo di inattività, sembrava quasi che la gamba si fosse dimenticata come ci si muovesse. Era come insegnare ad un bambino a camminare. "Come impari in fretta." Glen non faceva altro che provocare la rossa con pungenti battutine sarcastiche, che ricevevano sempre insulti come risposte. "Aspettate, credo di... Aiutatemi, portatemi lì!" Ordinò ad un tratto Jenny con una strana luce euforica negli occhi. Con calma Felicity e Glen l'aiutarono a raggiungere un grosso masso che fungeva da tana per qualche animale. Arrivata la rossa si chinò come meglio potè e, infilata un mano sotto il masso estrasse un piccolo pezzo di puzzle. "Non ci credo! Siamo a due! Ma è magnifico!" Battè le mani Felicity. Anche Glen accennò un piccolo sorriso, magari ce l'avrebbero fatta.


-3-
"Ragazzi! Ragazzi! Siamo qui!" Gridava Jospeh cercando di farsi vedere dai concorrenti del gruppo due. Lui, Shauni e Stephen avevano raggiunto l'isoletta dove in precendenza era morta Pam e, fradici e infreddoliti, tentavano di comunicare. Finalmente si videro a vicenda e pochi minuti dopo eccoli tutti insieme, al centro del lago. Cerise aveva raccomandato di non fidarsi, d'altronde non sapevano se potesse essere stata una loro macchinazione l'incendio che li aveva quasi uccisi.

"Da quanto tempo!" Escalmò Stephen accogliendo Cerise con la propria coperta. La ragazza sorrise e sussurrò: "Grazie al cielo siamo vivi... dovresti saperne qualcosa, dico bene?" Stephen le fece segno di stare in silenzio e la castana annuì. "Vado a dare una mano a Jack." Le disse il ragazzo allontanandosi, mentre Cerise scuoteva la testa e ribatteva: "Stai sicuro che non gli interessi, non perdere tempo, o resti solo fottuto." Ma Stephen la ignorò deliberatamente, per poi accostarsi a Jack, che un po' a disagio cercava lo sguardo di Théo, che però lo rassicurò, facendogli intendere di non doversi preoccupare.

"Théo! Capiti giusto a proposito, volevo parlarti di una certa cosa..." Joseph si era subito fiondato dal castano che, rimanendo sulle sue, aveva chiesto: "E cosa, di grazia?" Joseph accennò con la testa a Stephen e Jack e sussurrò: "Quei due... io vedo come si guardano... e poi non penso sia un caso che sia stato proprio Steph ad accogliere il biondino." Nella mente di Théo era ancora viva l'immagine del bacio, no, era impossibile che Jack lo tradisse, i suoi occhi erano sempre così sinceri e le sue parole... "Io non vorrei metterti dubbi inutili in mente, però osserva come ride Jack, osserva gli occhi di Stephen, osserva come i due abbiano fatto in fretta a mettersi vicini a chiacchierare." Le parole di Joseph non potevano essere smentite, stava accadendo tutto ciò. Ma Théo non riusciva nemmeno a pensare che una cosa così fosse possibile.

Shauni osservava tutto da un angolo, aveva capito il gioco di Joseph, ma avvicinarsi a tutti poteva risultare troppo sospetto. Doveva agire da sola. Il pensiero volò subito al veleno. Chi le impediva di liberarsi di un enmico così potente? Nessuno. Furono questi pensieri che lasciarono alla mente della ragazza di architettare un piano.
Ma le parole riescono a fare tante cose, le parole fanno più male dei gesti a volte. Le parole riescono a convincerti di cose assurde. E le parole stregarono Théo, lo resero dubbioso e arrabbiato, arrabbiato per essersi fidato. In ogni attimo passato con Jack andava a sostituirsi il ragazzo che parlava tranquillocon Stephen.

"Devo parlarti, se non ti dispiace." Fredde parole provenivano dalla bocca di Thèo, quando on calma si era avvicinato a Jack, che spaventato dalla loro durezza, si era avvicinato cauto al ragazzo. Isolati dagli altri, il castano aveva iniziato: "Allora, io non gioco con la gente, ciò non fa di me un giocattolo però. Hai capito? Non puoi fare doppiogioco Jack!" Quest'ultimo lo aveva guardato stupito, replicando: "Ma cosa stai dicendo?" Théo lo apostrofò sarcastico: "Di te e Steph, vi vedo. Sei solo un bugiardo." Gli occhi di Jack si erano riempiti di lacrime. Ecco che tutto finiva, Théo non capiva che fosse tutto per lui? Il biondo vide tutte le persone che lo avevano abbandonato piano piano. Ora Théo si aggiungeva, e perchè? Perchè stava semplicemente parlando con una persona. "Che fai? Piangi? Patetico." Le parole colpirono Jack come pugnali, facendolo scappare via, lontano da Théo e lontano dagli altri, il diario stretto in mano. E solo quando se ne fu andato a Théo tornò un briciolo di lucidità. Cosa aveva fatto? Non aveva prove, aveva accusato ingiustamente la persona che si stava dedicando a lui? I sensi di colpa lo assalirono di colpo, ma ormai era troppo tardi. Jack se n'era andato e di sicuro non avrebbe voluto parlare di nuovo con lui.

"Che hai combinato tu?" Cerise guardava storta Stephen, che, mordicchiandosi le unghie, aveva lo sguardo fisso a terra. "Ma io... stavo solo parlando..." Tentò di giustificarsi il ragazzo. "Sì sì, parlando. Eppure guarda che hai combinato. Ma non sei mica tu a doverteli subire in squadra, no?" Commentò acida Cerise. E se in esterno mostrava solo un'interesse strategico, dentro le dispiaceva per quei due. Capitati nel posto sbagliato e al momento sbagliato. "Piuttosto, dimmi ciò che devi." Ordinò la ragazza decisa. Ma le parole di Stephen arivarono troppo tardi. Ormai erano finiti nella tela del ragno. Scappare ora significava condannarsi a morte, restare significava rischiare oltre ogni modo. A Cerise si gelò il sangue nelle vene, erano finiti.

"Io ho preparato da mangiare... è una simil-zuppa, spero vada bene." Esclamò Shauni distribuendo i piatti. Un attimo prima la fiala si era rovesciata in quello di Joseph, e la ragazza aveva avuto cura di non farsi vedere. Ma la prudenza non è mai troppa...

"Senti, facciamo che distribuisco io i piatti, hai già cucinato, non mi va che ti affatichi ulteriormente." Alle parole di Joseph, Shauni era stata costretta a tirarsi indietro. Se avesse insistito non avrebbe fatto altro che aggravare i sospetti su di lei. Quanto a Jospeh, non si fidava della ragazza, preferiva occuparsi lui del "fato" di quella sera. Il piatto avvelenato era in mezzo agli altri. Ma ormai mischiati a Shauni era impossibile decretare quale fosse. Assassina. Sarebbe stata un'assassina. E impedire che i ragazzi mangaissero avrebbe solo aggravato i sospetti su di lei. L'unica cosa da fare ora era incrociare le dita, e sperare che il piatto andasse a Joseph.

Lo sguardo basso, il diario stretto al petto, Jack lanciava occhiatine fugaci a Théo. Era distrutto, si chiedeva come potesse essere accaduto tutto così in poco tempo. Un attimo prima erano lì, felici a baciarsie ora eccoli, divisi da un muro invisibile. 

Il terrore ben mascherato negli occhi, la foto accanto al cuore, Cerise fissava il piatto davanti a sè, timorosa di fare qualunque cosa. Le parole di Stephen l'avevano inquietata e non poco.

Un po' di rassegnazione e un po' di timore, occhi che corrono su tutti i seduti, Shauni ha paura, non sa cosa accadrà, ma non ha un buon presentimento. Non può fare altro che maledire Glen e la sua decisione di affidargli il veleno. Ora era nei guai, con se stessa, però.

Un'espressione vittoriosa e un sorriso sarcastico, Joseph sa di aver vinto, uno qualunque lì in mezzo stava per lasciarli, a lui non importava minimamente chi. Aveva subito scartato sè, ma solo perchè era riuscito a fare un piccolo segno sul piatto che Shauni voleva riservargli, evitandolo così per se stesso. Il problema er ache aveva perso di vista il suddetto, ma non era un suo problema ormai.

Sensi di colpa a non finire, voglia incolmabile di tornare da Jack, Théo guardava dubbioso ilcibo, aveva lo stomaco bloccato e il sorrisino di Jospeh non lo aiutava di certo. Ma ormai era fatta, probabilmente l'indomani sarebbero riusciti a chiarire, ma no, cosa c'era da chiarire? Era finita, punto. Jack non sarebbe mai tornato.

Incertezza, dubbi, timori, sensi di colpa anche se lievi. La consapevolezza di aver fatto una cosa sbagliata. Stephen iniziava a stare male, non avrebbe mai voluto che accadesse tutto ciò. Eppure eccoli ora, in cerchio, a mangiare, ognuno rivale dell'altro.

Quasi contemporaneamente, in accordo magari, tutti portarono il cibo alla bocca.

Fiato sospeso e... niente. Per un attimo non accadde nulla e poi...




ANGOLO AUTRICE
Ragazzi scusate, sono distrutta. Non so che macello ho combinato ma spero apprezziate lo stesso.
Mi spiace di non aver trattato molto Viktoria, ma nel capitolo precedente è stata molto presente,
sto cercando di mettere tutti in risalto.
Mi scuso per la sospensione del finale, ma non mi andava di concludere tutto ora,
ci sono già abbastanza novità, no?
Mi fiondo a dormire, notte!
Nini
  
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