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Autore: Wild_Free    21/04/2015    1 recensioni
Con questa OS sto cercando di superare una perdita a me vicina. non so in quanti la leggerete, ma avevo bisogno di mettere nero su bianco i miei pensieri.
Tratto dal testo
La giovane donna, non ha paura, ha solo bisogno di rivedere la sua mamma, di sapere che ancora c’è.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BOOM!
 
Un rumore.
Poi il silenzio
Un suono insolito.
Mi volto.
Vedo un corpo volare per qualche metro e accasciarsi a terra in una posizione innaturale.
Le grida della gente intorno a me, riempiono quel silenzio pesante venutosi a creare.
Il rumore di una sirena che si sta avvicinando.
Persone che scendono dal veicolo, raccolgono in modo accurato il corpo immobile dalla strada e lo portano via.
In un attimo tutto è finito.
La gente si allontana, il traffico ricomincia a scorrere come se nulla fosse successo.
Solo un pianto rovina la pace appena ritrovata. Lì nell’angolo della strada una giovane donna cerca di dar conforto ad un piccolo ragazzino.
La giovane donna, sta soffrendo, forse più del ragazzo.
È immobile.
Una donna è immobile solo in due circostanze: o quando progetta vendetta, o quando viene colpita nel profondo.
Non parla, non piange, non mostra alcuna reazione. Forse non ha ancora realizzato.
La suoneria dei cellulari di quei due giovani inizia a cantare come impazzita.
 
Nemmeno il tempo di unire i pezzi, di capire cosa sia successo, che già mezzo mondo sembra ricordare loro “Mi dispiace per vostra madre, come sta adesso?”.
In questi momenti l’unica cosa che si cerca è pace, tranquillità.
Invece, come per dispetto, tutti ti assalgono, ti tartassano di messaggi e chiamate “Siamo con te”,“ pregherò per lei” e battute simili sono all’ordine del giorno.

 
Quella ragazza non dà ascolto alla suoneria e continua a consolare, come meglio riesce, il ragazzo.
Sa che deve farsi forza, sa che se lei non è la prima a sperare, a credere, che tutto possa risolversi per il meglio, nemmeno gli altri ne saranno capaci. Cerca di vedere il positivo, pure dove non c’è.
 
Sì, perché di positivo in questa situazione non c’è proprio nulla. Perché lei? Perché tra tutte le persone proprio sua mamma? Che aveva fatto di male? Non stava nemmeno infrangendo una regola. Era a piedi, sulle strisce, più ragione di così.
 
Da lì a poco una macchina accosta vicino ai due giovani. Un signore alla guida. Sembra impaziente e parecchio sconvolto. Quasi sicuramente sarà il padre di quei ragazzi. Sì, ne sono certa, la giovane donna è la sua copia sputata. Partono, verso l’unica direzione che possa dar loro alcuna spiegazione: l’ospedale.
Appena arrivati chiedono informazioni e si scopre che la madre è già in sala operatoria.
Nella caduta, oltre ad aver riportato fratture ad entrambe le gambe, ha battuto la testa in modo violento. Trauma cranico.
 
Ogni volta che una persona si fa male, finché la testa non è in gioco, si può sperare. Quando la testa, il cervello, vengono coinvolti.. lì bisogna affidarsi a qualcun altro.
Dio, Allah, Buddha, ci si appella a qualsiasi cosa. Pregare forse è l’unica cosa che resta.
Perché anche se si risveglierà, quasi sicuramente, non sarà più la persona che conoscevamo prima.

 
Il trio aspetta nella sala d’attesa, che inizia a popolarsi di amici e conoscenti, che cercano di fargli coraggio.
 
È buffo, la sala è divisa tra giovani ed adulti e quest’ultimi, a mio parere, farebbero meglio a starsene a casa. Non ha senso venir in ospedale, a trovar delle persone, che già stanno soffrendo, e mettersi a piangere davanti a loro. Loro stanno cercando di esser forti, e tu, se sei davvero un suo amico, non glielo ricordi, fai come quei ragazzi, che cercano di farla ridere, che la trattano come sempre, che la guardano come se nulla fosse successo.
In quei momenti non hai bisogno della compassione o della tristezza. Quando alzi il volto e lo incroci con quello di un tuo amico non vuoi leggervi questo, assolutamente no. Nei loro sguardi cerchi il coraggio, la forza per continuare ad andare avanti.

 
Quella giovane donna ha degli amici veri. Persone che ci tengono a lei. Nemmeno uno che le abbia chiesto in che condizioni sia la madre o cosa le abbiano fatto. Sono lì, intorno a lei, a parlare del più e del meno. Si raccontano le loro giornate, come farebbero in una qualsiasi normale circostanza.
La giovane donna, è forte e sa che nonostante lei sia la prima ad aver bisogno di aiuto, non può pensare solo a se stessa, deve star vicino al fratello e al padre. Per questo rinuncia a cene, dormite e colazioni con le amiche, anche se le farebbero piacere. Sa che il padre non vorrebbe vedersi infrangere la sua privacy.
È consapevole, tuttavia, che loro ci saranno sempre se lei avesse bisogno. In qualsiasi momento.
Passano alcune ore e la situazione pare non abbia interesse a migliorare. La giovane donna, non ha paura, ha solo bisogno di rivedere la sua mamma, di sapere che ancora c’è. Appena le danno il permesso di entrare in rianimazione, non ci pensa due volte e va da lei, dalla donna più importante della sua vita.
Ora che sono vicine, una davanti all’altra, si sente completa, sa che tutto va bene e come aveva fatto prima coi ragazzi, inizia a parlarle.
 
Le parla, sì, perché a differenza di quello che pensano gli altri, lei sa che la sua mamma è ancora li con lei. Sa che c’è, che l’ascolta, in un modo o nell’altro. Si sente al sicuro con lei vicina. Le chiede consiglio, le racconta del papà e del fratello che stanno soffrendo, le chiede scusa per tutte le volte che hanno litigato per una baggianata, per non ringraziarla troppo spesso, per non averle detto abbastanza “TI VOGLIO BENE,  MAMMA”.
 

Passano alcuni giorni, pochi per qualsiasi persona, ma infiniti e pesanti per il trio.
Alla mattina del quarto giorno, una chiamata avvisa la giovane donna che la sua mamma è venuta a mancare.
È stato dichiarato il decesso.
Da quel momento, per tutti, la gran bella signora che era sua mamma non esiste più.
 
Lei sa che in realtà continuerà ad esistere, perché lei la ricorderà per sempre, la porterà sempre tra i suoi ricordi, la renderà comunque partecipe della sua vita.
Non userà mai il tempo imperfetto, passato remoto con lei.
Sa che lei è presente comunque.
L’unica differenza è che non potrà vederla fisicamente.
Per lo Stato la sua mamma è morta, ma dentro di lei non smetterà mai di vivere.
 

 
"Una volta un saggio alla domanda "Chi o cosa siamo noi?" rispose così: siamo la somma di tutto quello che è successo prima di noi, di tutto quello che è accaduto davanti ai nostri occhi, di tutto quello che ci è stato fatto, siamo ogni persona, ogni cosa la cui esistenza ci abbia influenzato o con la nostra esistenza abbia influenzato, siamo tutto ciò che accade dopo che non esistiamo più e ciò che non sarebbe accaduto se non fossimo mai esistiti!"
Cit. Almanya – la mia famiglia va in Germania
 
Note dell’autrice:
preciso che più che una storia questo è uno sfogo, perché è realmente venuta a mancare la mamma di una tra le mie più care amiche. Ho sentito il bisogno di scrivere, per assimilare la cosa, perché anche se quando sto con lei mi mostro forte, il colpo lo sto accusando pure io, anche se è nulla paragonabile al suo.
Le parti in grigio scuro, sono i miei pensieri, le parti in nero è la storia.
Alla “nuova donna” più forte e che più ammiro. Ti voglio bene.
  
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