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Autore: EmilyHerondale    21/04/2015    2 recensioni
Jace e Clary si conoscono sin da piccoli, sono innamorati l'uno dell'altra dalla prima volta che si sono visti, ma non sospettano minimamente che il loro sentimento sia ricambiato, ma un giorno una domanda arriva inaspettata.
Dal primo capitolo:
– Verrò con te solo se mi prometterai che quando saremo più grandi ti allenerai con me- lui sorrise –Va bene Morgenstern, mi allenerò con te- -Promettimelo- lui rise –Va bene, va bene te lo giuro sull’angelo- cosi ridendo, uscirono insieme da casa.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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21- TORNERANNO

 
 
 
 
 
 
 
 
 
James si stava preparando a partire, era pronto ad affrontare la missione che gli era stata affidata, doveva liberare Jocelyn Morgenstern, la madre di Clary.
Non sapeva in realtà cosa lo aveva colpito di Clary, forse la sua decisione nel ritrovare la madre, i capelli rosso fuoco, gli occhi vedi.
Semplicemente era bellissima in tutto e per tutto.
Doveva essere sua.
Di ragazze ne aveva avute in passato, e come se ne aveva avute, suo padre lo aveva sempre rimproverato per questo, ma lei era diversa, se solo Jace, quel pallone gonfiato di suo cugino lo avesse lasciato stare lei a quel punto già sarebbe caduta ai suoi piedi.
Per conquistarla si era dovuto scegliere la strada più difficile: infiltrarsi nel quartier generale di quel pazzo di Jonathan Morgenstern, quella era la sua occasione, se avesse salvato sua madre lei lo avrebbe visto come una specie di eroe. Quello gli sarebbe bastato per farla innamorare.
Aveva indosso una tenuta da combattimento nera decorata da rune demoniache color rosso sangue.
La cintura con le armi, stili di riserva, Alexander lo stava aspettando, lo sapeva.
Uscì da camera sua, prese l’ascensore, pensava che non si sarebbe mai abituato veramente al cigolio iniziale che aveva l’ascensore dell’Istituto di New York, quello di Londra era talmente silenzioso da sembrare vuoto.
Quanto gli mancava Londra, voleva tanto rivederla, era così diversa dalla sua nuova città. Mentre faceva questi pensieri l’ascensore si fermò e si aprì, suo cugino era nel androne del istituto indossava una tuta da combattimento simile alla sua, gli sorrise.
Insieme si avviarono verso il portone dell’istituto, uscirono, prima di chiudere il portone James si girò a guardare l’istituto, poteva anche essere l’ultima volta che lo vedeva, se Jonathan li avesse scoperti non li avrebbe risparmiati.
Sospirò e dopo aver chiuso il portone velocemente si avviò verso il palazzo diroccato di fronte alla statua della Libertà.
 
 
 
 
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Isabelle si era data del tempo per metabolizzare la notizia e tutto sommato ne era felice, aveva cambiato idea sul dirlo a Jace, pensava che fosse giusto così e poi lei aveva di meglio a cui pensare: Simon, Simon ed ancora Simon.
Ormai Simon era il suo pensiero fisso, lo amava, ormai ne era sicura, si sentiva bene solo con lui e se ci pensava meglio in quel momento le mancava, lo avrebbe chiamato più tardi, ora doveva parlare con Alec.
Andò verso la camera di suo fratello, bussò.
Alec andò ad aprirle, gli occhi azzurri gli si illuminarono quando la videro.
Isabelle glieli aveva sempre invidiati, i suoi erano neri come la pece, erano così belli, Izzy sospirò, poi si rese conto che suo fratello la stava osservando interrogativo.
-Iz? ...- -Alec io so tutto- un’espressione di orrore si aprì sul volto del ragazzo –Cosa sai di preciso? - -Hai capito benissimo cosa so, Alec, vi ho visto…te e Magnus, perché non me lo hai detto? – Alec sospirò e poi abbassò lo sguardo –Io…io avevo paura- -Paura di cosa? Io sono tua sorella, Alec-
 -Avevo paura del fatto che non mi avresti più guardato nello stesso modo- Isabelle non sapeva più che dire, lo abbracciò di slancio –Non dire mai più una cosa del genere, sei il mio fratellone e non mi interessa chi ti piace, fa parte di te, e secondo me sei perfetto così come sei- un sorriso si aprì sulle labbra di Alec, Isabelle fece per andarsene, ma mentre infilava il corridoio si bloccò e tornò indietro –Alec solo una cosa…- -Cosa? - -Devi dirlo a Jace-.
 
 
 
 
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Will era seduto alla scrivania del suo ufficio a controllare le lettere in arrivo dagli altri istituti, tutte dicevano la stessa cosa: A Idris c’era stata la chiamata alle armi, se la situazione si fosse aggravata, ovvero se Jonathan si fosse spostato definitivamente su Idris, gli istituti sarebbero stati abbandonati.
Gli occhi di Will si scurirono, la mascella si contrasse per la preoccupazione, proprio quel giorno James ed Alexander erano partiti all’alba senza avvisare o salutare nessuno, lui non se ne sarebbe andato senza suo figlio e suo nipote.
Proprio in quel momento entrò la sua sorellina, Will ancora lo considerava come la bambina di dieci anni che aveva lasciato in Galles o come la quattordicenne che lo aveva raggiunto a Londra, ma Cecily non era più quella bambina, aveva un marito e tre figli, ma per Will sarebbe stata sempre la sua piccola Cariad.
Gli occhi di Cecily tradivano ansia –Will- la sua voce era incerta – Alexander e James sono già partiti, non ci hanno nemmeno salutati, se non tornassero io…io- scoppiò in lacrime, proprio quello che aveva voglia di fare Will, ma alle soglie dei quaranta anni lui non poteva permettersi di piangere come avrebbe fatto un bambino, semplicemente si alzò dalla scrivania ed abbracciò sua sorella –Torneranno- Cecily si asciugò le lacrime e lo guardò con occhi grandi e speranzosi, più tendenti al violetto che all’azzurro, così diversi da quelli di Tessa che invece somigliavano al cielo nuvoloso di un giorno di pioggia –Mewn gwirionedd?*-  -Ho fiducia nella loro forza, torneranno, e poi al momento abbiamo altro di cui preoccuparci- le porse una delle tante lettere che affollavano la sua scrivania – Yn ofnadwy!**- posò la lettera –Gwilym ni allwn addael nhw yma- Non possiamo lasciarli qui, William, era quello che stava pensando lui poco prima –Ni fyddwn yn ei wheud, Cariad- Non lo faremo, Will non lo avrebbe permesso.
 
 
 
 
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-Allora che ne dici di recuperare le coccole di ieri? - Jace si era avvicinato a Clary in maniera tale da poterla bloccare a pochi centimetri dal muro, la rossa sorrise e poi lo baciò, lui stava  per sfilarle la canotta quando qualcuno bussò alla porta,  Clary si nascose velocemente nel bagno, se fossero stati Will, Tessa, Jem, Cecily o Gabriel lei sarebbe sprofondata dalla vergogna, ma quando Jace disse all’anonimo qualcuno di entrare fecero capolino dalla porta i capelli neri di Alec, che vedendo Jace combinato in quel modo disse subito –Vieni fuori Clary- la rossa uscì fuori dal bagno, le guancie vermiglie non solo per le lentiggini –Jace dovrei parlarti- Clary fece per andarsene ma Alec la fermò –Clary puoi rimanere, Jace io…io mi sto vedendo con qualcuno- Jace sorrise ed abbracciò Alec –Finalmente me lo hai detto, io so che esci con Magnus, Alec- Si Clary che Alec rimasero a bocca aperta, sbalorditi da quello che avevano appena sentito –Ma...Ma io…Come è possibile? - -Sei il mio migliore amico, pome potrei non essermene reso conto? – Jace sorrideva, Clary intervenne con un colpo di tosse –Ti vorrei far notare Signor “Ti-conosco-da-secoli” che noi ci conosciamo da nove anni e tu ti sei reso conto che ti amavo la sera prima della nostra cerimonia parabatai, quindi sarebbe stato più che plausibile se non ti fossi reso conto della sua omosessualità, comunque…- sorrise Alec –Sono contenta per te- -Vieni qui, amico- fece Jace, che subito abbracciò il suo futuro parabatai, Alec li guardò entrambi –Allora per voi non cambia nulla? - -Perché dovrebbe? – disse la rossa, Alec fece uno dei suoi sorrisi più timidi ed abbassò gli occhi
 –Grazie- poi girò il pomello della porta ed uscì.
Sorridendo Jace si girò verso la sua ragazza –Allora, dove eravamo? - -Mi sa che eravamo alla parte in cui io vado in camera mia a riposare- si diresse verso la porta, ma prima che potesse aprirla Jace la bloccò –Risposta sbagliata- disse prima di ricominciare a baciarla.
 
 
 
 
                                                                    **************
 
 
 
 
Valentine si stava preparando per uscire, ora che finalmente aveva di nuovo la libertà di muoversi per la città in cui era cresciuto lo doveva fare sempre come se si stesse preparando per la sua ultima battaglia.
La sua cintura era piena di armi, armi che avrebbe potuto evitare di portare se non fosse stato per colpa sua, per colpa di quel figlio che avrebbe dovuto uccidere fin dalla culla, quello a cui non avrebbe dovuto somministrare sangue di demone.
Pensava tristemente alla sua vita, a quante cose avrebbe potuto fare diversamente, era stato felice nel ricevere il messaggio di fuoco inviatogli da Clary, aveva trovato Jocelyn, ma ora pensava che se non avesse fatto tutto quello che aveva fatto Jocelyn e Clary sarebbero state li con lui ed i figli degli Herondale e dei Lightwood di New York non rischierebbero la vita.
Si diresse nella Piazza Dell’Angelo, le strade di Alicante erano deserte, in Piazza c’erano solo Stephen e Luke anche loro armati, la vera natura di Lucian veniva perennemente nascosta dalla presenza delle armi appese alla cintura, un lupo mannaro travestito da Shadowhunter, o semplicemente uno Shadowhunter che non si era ancora abituato ad essere un lupo mannaro.
-Buongiorno Valentine- -Buongiorno- Stephen fece un sorriso sbieco –Tutto bene? - -Sai anche se potrebbe andare meglio- -Notizie da New York? Non dirmi che nel frattempo sono diventato nonno perché se no ammazzo Jace- -Se tuo figlio si azzardasse solo a sfiorare la mia bambina gli cambierei io stesso tutti i connotati, e comunque le notizie non difuardano il tuo, di figlio, ma il figlio di William e Tessa Herondale ed il figlio di Gabriel e Cecily Lightwood, hanno localizzato Jocelyn e loro si sono subito offerti per andare a cercarla- gli occhi di Stephen si erano illuminati nel sentire il nome del cugino –Mi sa che devo scrivere una lettera di scuse diretta a New York- disse.
 
 
 
 
 
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James ed Alexander erano riusciti facilmente a penetrare nel quartieri generale occupato da Jonathan Morgenstern seguendo alcuni Shadowhunters traditori a servizio di quel demone.
Fin ora era sembrato tutto fin troppo facile, i corridoi sembravano vuoti, ma ad un certo punto una voce li fece paralizzare –Bisogna organizzare una riunione per questo pomeriggio, il signore oscuro deve decidere le sorti di sua madre-
Ecco l’occasione che stavano aspettando sarebbero entrati in azione quel pomeriggio.
 
 
 
 
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Will quel pomeriggio ricevette due messaggi di fuoco, uno da parte di James ed il secondo da parte di… Stephen.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

ANGOLINO DELL’AUTRICE:

Ehy non so se vi ricordate di me, ma sono tornata, con questo ventunesimo capitolo che vi ha fatto attendere quasi tre settimane, mi dispiace tantissimo perché parecchie di voi mi seguono con passione (A proposito Gill se mi leggi spero che tu non abbia mangiato troppa nutella nell’attesa) ed hanno atteso pazientemente fino ad ora, vi ringrazio per la vostra infinita pazienza, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, spero di tornare col prossimo il prima possibile (in quel caso mi potrete venire a cercare con torce e forconi). Ringrazio chi recensierà, un bacio. Emily.
P.S. Traduzioni dal gallese per il dialogo tra Cecily e Will:
*Mewn gwirionedd? : Davvero?
** Yn Ofnadwy! : E’ terribiel
*** Ny Allwn addel nhwyma: non possiamo lasciarli qui
**** Ni fyddwn yn ei wneud: Non lo faremo 
   
 
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