Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: Michaelssmile    21/04/2015    4 recensioni
«A quanti anni hanno finito di raccontarti le favole, Skyler?» mi chiede sarcastico, tirando un calcio molto forte alla lattina, facendola finire lontano.
Il mio nome, pronunciato da quelle labbra così piene e apparentemente morbide allo stesso tempo, sembra mille volte più bello di quanto sia in realtà.
«Non ho mai creduto alle favole. In tutta onestà... mi ha sempre fatto schifo il lieto fine perché sapevo, già da piccola, che niente sarebbe mai andato come in quelle storie. Ora che ci penso... diamine, ero davvero noiosa da piccola» affermo, poggiandomi di schiena al tronco, con un sorriso.
Non ci posso credere, l'ho fatto ridere. Dopo qualche secondo riprende il suo zaino da terra e fa per andarsene, prima di girarsi, lanciarmi un'occhiata alquanto scettica e sostenere: «Non illuderti: porto solo a brutte esperienze».
Con un gesto del tuo istintivo, gli afferro il braccio e lo blocco a poca distanza di me. «No, sei solo una sfida e io non rifiuto mai le sfide».
Non so da dove mi sia uscito questo coraggio così improvviso, ma l'espressione incuriosita che gli adorna il volto ora mi suggerisce che, in fondo, non sia stata una cattiva idea.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ashton Irwin, Michael Clifford
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 






 

                                                            8. Oh my... BOOM.








«Skyler, ti prego! È una settimana che ci ignori! Che ignori me!»
«Non ho nulla da dirti» ribatto secca, sbattendo l'anta del mio armadietto, e non guardando nemmeno di striscio la ragazza affianco a me.
Da una settimana precisa non sto facendo altro che ignorare Kayla, Calum, Luke e Ashton. Una settimana in cui - tralasciando i momenti con Michael in pausa pranzo - mi sono sentita fuori dal mondo, completamente sola.  Non ho intenzione né di perdonarli né di rivolgere loro parola, cosa non molto facile ma comunque indispensabile per il mio animo instabile.
L'accaduto con Sarah non fa altro che impossessarmi il cervello e, per quanto possa sentire la mancanza dei miei migliori amici e di mio fratello, so già che mi farei del male da sola se li perdonassi: non sarei in grado di sopportare un'altra situazione scomoda, non ne avrei la forza.
Diventa sempre più difficile dover ignorare tutti e 4 - tenendo anche presente il fatto che Calum abiti sotto il mio stesso tetto - ma ci sto provando con tutte le mie forze e, fino ad ora, le cose sembrano stare al posto loro.
In questo piovoso mercoledì di Marzo sto contando tutte le volte che uno dei “colpevoli” abbia provato, almeno una volta, a rivolgermi la parola: in tutto, sono arrivata a 23 tentativi e non so davvero per quanto tempo potrò ancora resistere senza avere una crisi di nervi.
Ma c'è anche da notare l'altro lato della medaglia: se da un lato non ho più i miei migliori amici, posso andare fiera del fatto che il mio rapporto con Michael si sia rafforzato leggermente. Per fare un esempio banale, ora non mi rivolge più sguardi freddi e distaccati: quando ci incrociamo per i corridoi mi sorride quasi sempre e, un paio di volte, ho anche notato dei cenni di saluto. Può sembrare esagerato illudersi per cose del genere ma, per quello che mi riguarda, mi ha fatto dimenticare - anche se per pochi istanti - tutta la merda che non sta facendo altro che accumularsi intorno a me. E dovrei, come minimo, ringraziarlo. Mi ha anche inviato la richiesta d'amicizia su Facebook, cosa non da poco. Inutile dire che, dopo aver spulciato il suo intero profilo, sono rimasta parecchio delusa alla vista dei soli 320 amici - e non abbiamo nessun amico in comune, prova del fatto che non conosca nessuno della scuola, a parte me -. Non ha mica la lebbra, diamine.
 


Il tragitto verso casa prosegue tranquillo, per la maggior parte in silenzio: il solo fatto che Michael mi abbia offerto un passaggio mi fa sorridere come un'idiota. È questo il principale motivo per il quale non sto facendo altro che rivolgere la faccia verso il finestrino: se vedesse questo sorriso da ebete che ho stampato in faccia... bhe, mi prenderebbe, come minimo, per una maniaca.
Aveva ragione: il motore di questa macchina è in perfette condizioni, prendendo in considerazione il fatto che l'auto di Calum produca rumori a dir poco inquietanti - è sia praticamente nuova -. Michael ha alzato anche la capote, forse per paura di un possibile temporale autunnale, e mi sono appena resa conto di due cose: guida bene e, diamine, è tremendamente sexy mentre lo fa.
Le uniche cose che riesco a dire, senza balbettare, sono le indicazioni verso casa mia e non posso fare a meno di pensare al fatto che d'ora in poi saprà dove abito: e se succedesse come in “Diario di una nerd superstar.” e lo ritrovassi davanti la finestra di camera mia? Ripensandoci... sarebbe leggermente inquietante come cosa. Meglio continuare a guardare il finestrino.
Si è fermato, siamo arrivati... oh.
Mi giro, finalmente, verso di lui e lo vedo titubante tanto quanto me: dovrei invitarlo ad entrare? Dovrei salutarlo qui, magari con un bacio sulla guancia? Ho il terrore di sbagliare e non riesco nemmeno a muovermi.
Mi sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio, cercando di temporeggiare, e lui sembra fare la stessa cosa: l'unica differenza sta nel fatto che lui sta tamburellando le dita sul volante.
Che imbarazzo, mamma mia.
Dopo qualche minuto di puro silenzio, mi slaccio la cintura di dosso e mi sforzo a parlare:«Bhe... Grazie del passaggio».
«Non c'è di che... tu mi hai aiutato con il “blocco dello scrittore”, era il minimo che potessi fare» risponde alzando le spalle, smettendo di tamburellare le dita sul volante.
Mi sembra fin troppo strano il parlare con lui così tranquillamente - forse perché non ci sono abituata - ma, devo aggiungere, non potrei esserne più felice.
Gli sorrido timidamente prima di aprire la portiera, nonostante voglia passare ancora del tempo con lui, ma sento un leggerissimo “Hey” prima che io possa uscire a tutti gli effetti dalla macchina.
Mi rigiro di nuovo verso di lui, sperando mi voglia salutare in qualche modo, e lo sento chiedermi:«Ti-Ti andrebbe di venire in teatro durante la pausa pranzo? Magari... Sì, bhe... magari potresti darmi una mano con la canzone. Non sei poi così male come pensavi».
Pensavo non me lo avrebbe mai chiesto e, sinceramente, ora sto facendo davvero fatica a respirare: Michael mi ha appena invitata a passare del tempo con lui... Dev'essere un sogno, mi sembra tutto troppo bello per essere vero.
Mi rendo conto di non avergli dato una risposta - e di star impalata a fissarlo, con le labbra socchiuse - solo quando alza le sopracciglia, in attesa di sapere se andrò da lui o no: ho appena fatto la figura dell'idiota ma non mi importa, non riesco a smettere di guardarlo.
Ed ecco il momento in cui la sottoscritta inizia a sorridere come una perfetta ebete.
Annuisco incantata, scatenando così un suo piccolo sorriso, e il mondo sembra essersi fermato: come diavolo riesce a far sparire tutto solo con un leggero movimento delle labbra?
 


Al ricordo di tutti quei momenti così speciali per me, sento le guance avvampare all'improvviso: non solo sono andata a “fargli visita” il giorno dopo, ma anche per tutto il resto della settimana, fino a ieri. La cosa più bella? Il fatto che, dopo un po', Michael si è talmente abituato alla mia presenza in teatro che sembra quasi che mi aspetti: il solo pensiero di poterlo deludere, non raggiungendolo durante la pausa pranzo, mi fa mordere il labbro per l'emozione. Il nostro rapporto si sta leggermente trasformando e io non potrei esserne più felice. Certo, vorrei poter condividere tutte queste novità con Kayla, ma cerco di non pensare a quanto in realtà mi manchi: in fondo, non si può avere sempre tutto nella vita.
Ho una voglia irrefrenabile di abbracciarla, dirle quanto le voglio bene e perdonarla ma non ce la faccio: non trovo la forza nel farlo.
«Siamo stati dei coglioni, lo so, ma non ce la faccio più a essere evitata dalla mia migliore amica! Perché non ne parliamo a pranzo tutti insieme? Scommetto che si potrebbe-»
«Buona giornata, Kayla» la interrompo, dandole completamente le spalle.
Mi avvio a passo veloce lungo il corridoio, cercando in tutti i modi di infilare i libri nella tracolla mentre cammino: se mi fermassi, sono più che sicura che potrei anche perdonarla su due piedi e non posso permettermi una tale debolezza. Devo essere forte, almeno per questa volta.
Come se non bastasse, quando rialzo lo sguardo noto Calum e Luke non molto distanti da me, poggiati contro gli armadietti: non appena mio fratello mi vede, cambia espressione e così anche il biondino accanto a lui.
Una vocina decisa nel mio cervello continua a ripetermi di non cedere e, per questo motivo, li supero a testa alta: l'ultima cosa che voglio è che capiscano quanto mi mancano.
Il miglior disprezzo è la noncuranza.

 
 
 
 




                                                                                        *******
 
 





Mi stringo leggermente la coda alta, per poi stringere i lacci sulle mie Nike bianche: ci manca solo che cada davanti a tutta la classe, durante una corsa. Educazione fisica è una delle materie in cui io e Kayla ci divertiamo (o meglio, divertivamo) di più: passavamo la maggior parte del tempo a correre e fangirlare sulle nostre serie tv preferite, non correndo il rischio di essere riprese da qualche professore, ridendo come delle idiote quando cercavamo di imitare delle frasi o delle azioni dei protagonisti.
Ora mi ritrovo seduta sulla panchina nello spogliatoio, intenta a finire di prepararmi per un'ora di esercizi e corse, sotto lo sguardo colpevole e triste della mia “migliore amica”: mi sono girata per un secondo e sono sicura che stia ancora lì a fissarmi con la coda dell'occhio.  
Sfortuna delle sfortune, questa è anche una delle poche lezioni che ho in comune con Sarah: sta parlando con le sue amichette adorate, mentre sorride e liscia la sua lunghissima coda bionda, cercando di sembrare timida. Considerando il fatto che non ho più parlato con i miei amici, Sarah può essere considerata l'ultima persona con cui ho spiccicato parola - non che a lei importi più di tanto -.
Le altre ragazze della mia classe non fanno altro che parlottare tra loro, allacciarsi le scarpe, sistemarsi la divisa verde e bianca della scuola e, quando mi alzo anch'io, la professoressa fa la sua entrata trionfale: «Ragazze, che ne dite di una bella amichevole a pallavolo tra di voi?».
Un coro di esulti riempie l'intero spogliatoio e, per evitare di dover scontrarmi con Kayla per uscire, mi avvio spedita verso la palestra: me la sono sempre cavata in questo sport, motivo per cui non vedo l'ora di iniziare a giocare.
«Hood e Enderson saranno i capitani delle due squadre. Robinson, perché non vai direttamente nella squadra di Hood?»
Non appena sento l'ultima frase, posso onestamente affermare di essere perseguitata da una nuvola nera della sfortuna: non bastava la “chiacchierata” per il corridoio, ora Kayla dovrà far parte anche della mia squadra. Nonostante tutto, la prima parte delle istruzioni della professoressa risulta molto più irritante: io e Sarah saremo i capitani delle due squadre, l'una contro l'altra. Sento il sangue scorrermi velocemente nelle vene, al solo pensiero di dover finalmente scontrarmi con la biondina, ma sto cercando di non pensare a cose troppo cattive: è solo un'amichevole, Ashton ora non c'entra assolutamente nulla.
Dallo sguardo e dal sorrisino che mi sta lanciando in questo momento, lei sembra di tutt'altro parere: ce l'ha con me, io ce l'ho con lei. È guerra aperta. Assottiglio gli occhi, cercando di intimorirla a mia volta ma fa semplicemente finta di non vedermi e si avvia verso le sue compagne di squadra (scelte, nel frattempo, sempre dalla professoressa). Riesco a percepire la rabbia di Kayla dal modo in cui la sta guardando, stringendo il pallone tra le mani così forte da poterlo quasi sgonfiare a mani nude; devo dire che, da un lato, mi fa quasi piacere: da quello che mi sembra di notare, i rapporti tra Kayla e Sarah, dopo il pomeriggio a casa di Luke, sono addirittura peggiorati e non posso che esserne soddisfatta.
Dopo aver dato alcune istruzioni basilari alle mie compagne di squadra, ognuna di noi si mette in posizione; siamo tutte pronte per iniziare ma, all'improvviso, delle note ci fanno girare verso gli spalti: Ashton, Luke e Calum sono seduti comodamente a guardarci, facendo riprodurre Make The Party Don't Stop da un amplificatore tra le mani di Luke e attaccato al cellulare di mio fratello. Non appena incrocio i loro sguardi, cerco di mantenere la mia impressione impassibile mentre loro mi regalano un sorriso di incoraggiamento: il loro comportamento, in altre circostanze, mi renderebbe onorata come non mai. E mentirei se dicessi di non essere almeno un po' contenta della loro presenza, in questo momento.
«Non dovreste essere in classe?» chiede Kayla ad alta voce, incuriosita quasi quanto me.
«Il professore è stato chiamato dal preside, non sapevamo che fare e ora siamo qui» spiega Luke, giocherellando con l'amplificatore. «In più, siamo più che entusiasti di fare il tifo per voi due!».
Non so se quel ‘voi due’ sia riferito a me e Kayla (o a lei e Sarah) ma, in questo momento, devo solo concentrarmi sul gioco: è l'unico modo per non farmi abbindolare da quei tre.
Per i successivi minuti, il gioco sembra procedere regolarmente: mi sono sempre trovata bene in difesa e, nonostante i numerosi tentativi di Sarah nel battermi, sono riuscita quasi sempre a non fargliela passare liscia.
Non questa volta.
Dopo l'ennesimo fischio da parte della professoressa, mi piego di nuovo sulle ginocchia per prepararmi ma un movimento dagli spalti mi distrae, facendomi girare verso le tribune: a parte Luke, Ashton e Calum, sembra non esserci nessuno... eppure sono sicura di aver visto qualcuno. Do' un'occhiata in giro, in cerca della fonte della mia distrazione, finché non noto un'ombra nell'angolo più remoto della palestra, vicino alla porta secondaria: non riesco a capire chi sia ma sono davvero curiosa di sapere di chi si tratti. È orario di lezione, chi mai oserebbe girare per i corridoi o venire in palestra, senza una spiegazione valida?
Socchiudo gli occhi, cercando di notare qualche particolare in più, ma, non appena intravedo delle ciocche bionde scuro, mi sento come se il cuore mi si fosse bloccato nel petto. Cosa ci fa qui? Non dovrebbe essere anche lui in classe?
Il solo pensiero che, forse, sia venuto per vedermi giocare, mi fa comparire un sorriso da idiota sul volto: in un attimo, tutti i pensieri contorti e malinconici mi scompaiono dal cervello. Torno in posizione eretta subito, continuando a guardarlo dal basso e non riesco a smettere di sorridere: sono come ipnotizzata e la partita in corso diventa subito il mio ultimo pensiero. Voglio solo correre da lui, sapere perché è qui, chiudermi in teatro e continuare a scrivere la nostra canzone. ‘Nostra’ è una parola grossa, dal suo punto di vista (visto che non l'ha mai chiamata in questo modo), ma io la vedo così: solo io e lui ne siano a conoscenza, noi e nessun altro, e questo la rende di nostra assoluta proprietà.
Il cuore continua a battermi così forte nel petto che ora mi sembra di sentire solo quello: un continuo ‘tun tun’ martellante che sembra far scomparire ogni altro suono.
Non appena lo vedo sporgersi leggermente in avanti, mostrando finalmente il suo viso, noto il suo sguardo fisso su di me e un sorrisino divertito su quelle labbra così piene: se potessi, ora farei un applauso a Madre Natura per il capolavoro che ha creato e che ora mi sta sorridendo.
Dopo essersi morso il labbro, in un gesto assolutamente perfetto, alza il braccio per poi sventolare la mano nella mia direzione: sembra un bambino troppo timido, che cerca di nascondersi dietro alle gambe di sua madre, e io non riesco a fare altro che sorridergli come un idiota e continuare a guardarlo.
Resterei così per ore se solo sapessi il motivo per il quale è venuto: e se fosse venuto per me? Se fosse venuto per sostenermi da lontano? Non sono una ragazza dalle mille illusioni ma, allo stesso tempo, sono convinta che l'essere umano, di per sé, viva di illusioni continue: anche se sappiamo (o ci aspettiamo) che certe aspettative verranno distrutte, ognuno di noi non si fa nessun problema nel farsi illusioni di ogni genere.
E, per quanto non voglia, anche io mi sto riempiendo la testa di filmini mentali (forse futili, forse no) che però mi aiutano a distrarmi dall'intera situazione ricorrente che non mi fa affatto sorridere, e non potrei chiedere di meglio.
Torno con i piedi per terra solo quando sento un potente: «Skyler!» non molto lontano. Mi giro verso Kayla, sollevando un sopracciglio - non riuscendo proprio a capire il motivo di quell'urlo così agghiacciante - ma, non appena ritorno con lo sguardo di fronte a me, sento l'intera pelle del viso a contatto con una superficie dura, troppo dura.
La pelle mi va a fuoco, gli occhi mi si chiudono di scatto e cado di sedere per terra, sentendo dolore anche lì: sono appena stata presa in pieno dalla schiacciata più potente che io abbia mai sentito.
 In palestra si solleva un generale “Oh!” in seguito alla botta e, non appena la palla si stacca dalla mia faccia, a mala pena riesco a guardarmi intorno: ho il naso dolorante (forse, addirittura sanguinante), gli occhi appannati e sento un gran giramento di testa. Non ho idea di chi sia stato a compiere una schiacciata talmente potente ma, ora come ora, l'unica cosa a cui riesco a pensare è al mio povero viso che non fa altro che pulsare e bruciare.
In pochi attimi, tante teste sfocate si appostano in cerchio su di me, facendomi domande di ogni tipo ma che io riesco a mala pena a capire: riconosco solo gli occhi di Calum, le mani di Kayla intorno alle mie guance e i lontani ricci del mio ragazzo.
«Via, ragazzi! Datele un po' d'aria!» urla la professoressa, abbassandosi sulle ginocchia, per poi avvicinare le dita verso i miei occhi. «Skyler, quante dita sono queste?».
Socchiudo le palpebre, cercando di metterne a fuoco il numero, e sussurro un flebile: «Tre?» che sembra far sospirare ogni presente. Non sono sicura di aver indovinato ma non posso fare altro che concentrarmi sul dolore ancora costante del viso.
Mio fratello e la mia migliore amica continuano a pronunciare il mio nome, sempre più preoccupati, mentre i ricci di Ashton scompaiono dallo sfondo per lasciare spazio a un ciuffo biondo abbastanza alto.
Mi sento sollevare da terra da alcune braccia e, per fortuna, riesco almeno a reggermi in piedi: ragazzi, che botta...
«Robinson, non ti agitare: portatela in infermeria e spiegate tutto all'infermiera per del ghiaccio. Voi altre, tornate a giocare» esclama autorevole la professoressa, iniziando a gesticolare, per poi invitare me, Kayla, Calum e Luke ad uscire.
In effetti, non so cosa darei per un po' di ghiaccio da mettere sulla faccia ma, non appena sento Calum gridare alle mie spalle, sia io che Kayla ci giriamo nella su direzione.
«Si può sapere che ti prende?! Sei uscita di testa?! Potevi farla svenire!» continua ad urlare mio fratello, contro quella che mi sembra di riconoscere come Sarah.
Un attimo: è stata lei a indirizzarmi una schiacciata tanto forte?
«Non l'ho fatto di proposito! E poi, tanto per essere chiari, era lei quella con la testa tra le nuvole: avrebbe dovuto essere più concentrata» ribatte mortificata la biondina, indicandomi.
«Nemmeno un pallavolista professionista sarebbe rimasto illeso da una schiacciata simile! E poi, davvero? È tutta la partita che non fai altro che prenderla di mira! Qual è il tuo fottuto problema?!»
Non ho mai visto Calum così arrabbiato, nemmeno quando, a 10 anni, giocai con la sua chitarra senza permesso e gli rubbi una corda.
Da un lato, anche se suona strano da dire, sono contenta che il mio amato fratellone mi stia difendendo: la nostra lite della settimana scorsa è stata completamente accantonata, lasciando spazio all'amore fraterno nei miei confronti che ha sempre provato, fin da piccolo. Mi ritornano alla mente tanti bei momenti ma, purtroppo, un'affermazione di Ashton mi impedisce di pensare a cose piacevoli, riportandomi alla realtà in modo fin troppo secco: «Amico, calmati: non l'ha fatto di certo di proposito, è stato un incidente».
Sta prendendo le difese della sua migliore amica, invece che le mie... Sento la testa girarmi di nuovo ma, purtroppo, sono più che convinta che la pallonata non c'entri assolutamente niente ora: quella di essere presa in giro dal mio cosiddetto ragazzo, sta diventando un'abitudine un po' troppo pericolosa, per i miei gusti.
«Ashton, che cazzo stai dicendo? Le ha tirato una pallonata che avrebbe potuto mandarla all'ospedale e tu la stai difendendo?» si intromette Luke, forse per evitare che Calum gli possa saltare addosso dalla rabbia. «Ha colpito la tua ragazza, Ashton, vedi di non dimenticartene».
«Sto solo dicendo che non c'è bisogno di urlare così tanto: per fortuna, Skyler non ha ferite gravi. Poteva andare molto peggio di così ma, fortunatamente, non è successo» ribatte il riccio, cercando di arrampicarsi sugli specchi.
Fuori sto bene, ma dentro come sto?
Mi sento un enorme vuoto all'altezza del petto e, nonostante fossi già a conoscenza dell'amore ormai finito tra me e Ashton, fa comunque un male cane sentire certe cose: voglio solo andarmene e chiudere gli occhi.
«Quella vipera ti sta facendo il lavaggio del cervello» conclude in bellezza Kayla, portandomi finalmente fuori da quella palestra diventata, improvvisamente, troppo piccola.
Il tragitto verso l'infermeria prosegue tranquillo, nonostante le costanti preoccupazioni della ragazza accanto a me, e le sue battutine squallide per cercare di alleggerire la situazione: si sta comportando da vera amica, cosa che io, purtroppo, non sono riuscita a fare questa mattina. Avrei dovuto, quanto meno, ascoltarla mentre mi sono lasciata prendere dall'orgoglio: avrei una voglia matta di abbracciarla ma ormai siamo già arrivate davanti alla famosa porta bianca.
Taylah è l'infermiera più carina che io abbia conosciuto: è una donna sui 40 anni, non molto alta ma sempre allegra e sorridente. Riesce a riconoscere da lontano una bugia inventata da uno studente pur di tornare a casa ma, dopo un breve rimprovero, tiene il gioco e lascia correre: ecco uno dei motivi per cui l'intera scuola l'adora. Io, personalmente, non mi dimentico mai di portarle un dolcetto fatto in casa ogni ultimo giorno prima delle vacanze (qualsiasi esse siano).
Bussiamo piano alla porta prima che un “Avanti” leggermente acuto ci dia il permesso di entrare. L'infermeria, esattamente come ci si aspetterebbe, è interamente bianca ma, stranamente, nell'aria si può ben respirare un leggero profumo di limone: o meglio, è quello che riuscirei a sentire anch'io se non avessi il naso ancora dolorate. Spero vivamente che Sarah non mi abbia rotto il setto nasale.
«Sky! Kayla! Cos'è successo?» accorre Taylah, invitandoci a sederci.
La mia migliore amica mi fa adagiare lentamente sul letto mentre racconta in 5 minuti l'intero accaduto: Taylah, nel frattempo, ascolta con minuziosa attenzione fino a sospirare amaramente.
«Quella mezza barbie deve stare al posto suo, dovrebbe soprattutto togliere quelle luride mani da Ashton! Diamine, è il tuo ragazzo!» esclama l'infermiera, alzando le braccia in aria.
«Così sembrerebbe...» rispondo amareggiata, con una voce da cartone animato, dovuta al fatto che mi sto “massaggiando” il naso.
Dopo aver notato la mia voce così strana, Taylah sembra riconcentrarsi su di me e, dopo avermi fatto qualche domanda di routine, mi esamina l'intera faccia per bene. So di essere in buone mani e rivolgo un sorriso a Kayla per farla tranquillizzare: è più in ansia di me.
Il pensiero che Ashton si sia schierato dalla parte della sua “migliore amica” mi fa chiudere gli occhi dalla rabbia ma, non volendo compromettere la visita, li riapro quasi subito: tutta questa situazione sta diventando una vera e propria telenovela.
Anche se, solo in questo momento, mi sorgono varie domande a cui avrei dovuto pensare prima: che fine ha fatto Michael? È rimasto a guardare l'intera scena o ha preferito andarsene? Cosa starà pensando di me, dopo la mia tremenda presa di faccia?
Un sospiro afflitto mi scappa subito dalla bocca ma, non appena vedo il sorriso rassicurante di Taylah, cerco di ripensare alla mia salute.
«Il setto nasale sembra apposto, gli zigomi anche. Il dolore che provi è ancora legato alla botta ma, tranquilla, è assolutamente normale.  Ti consiglio di non muoverti molto in queste poche ore che mancano alla fine delle lezioni perché potrebbe girarti un po' la testa. Dirò ai professori la situazione e metti questo sul punto che ti fa male di più» mi spiega pazientemente, per poi consegnarmi un guanto di gomma pieno di ghiaccio.
La ringrazio più e più volte, ricevendo un occhiolino da parte sua, e lascia l'infermeria pochi minuti dopo, affermando un dispiaciuto: «I professori lasceranno anche Skyler qui ma, purtroppo, non credo che avranno così tanta comprensione anche nei confronti di Kayla o degli altri...».
E ha ragione, motivo per cui ho intenzione di tranquillizzare il più possibile l'intero gruppo: conoscendo le loro paranoie, sarebbero in grado persino di legarsi ai miei polsi pur di non lasciarmi da sola. E, se da un lato mi sento onorata di essere così amata, non posso fare a meno di preoccuparmi anch'io per loro.
Io e la mia migliore amica, una volta rimaste da sole, ci sorridiamo a vicenda e non serve nemmeno una parola: siamo entrambe consapevoli del fatto che è tutto come prima, se non pure meglio.
È questo che succede nelle vere amicizie: si litiga, ci si mantiene il muso ma non serve molto a risolvere tutto per poi essere più forti di prima. E amo Kayla proprio per questa nostra quasi routine.
«Mi sento ancora una patetica idiota al solo pensiero di aver preferito passare un pomeriggio con quella barbie deforme, piuttosto che con te» afferma all'improvviso, facendomi ridacchiare per l'ultimo nomignolo che ha usato. «In effetti... sì, sei stata un'idiota».
«Ma non potresti vivere senza di me» si atteggia, guardandomi con un sorriso beffardo.
Le scoppio a ridere in faccia, continuando a premermi il ghiaccio sul viso, ma le faccio segno di avvicinarsi per poi abbracciarla: non basterebbero tutte le parole del mondo per poter esprimere la completa mancanza che ho avuto di lei in questa settimana. Si precipita addosso a me in nemmeno mezzo secondo ma, nonostante la posizione leggermente scomoda, non posso fare altro che sorridere come una bambina. Ci stacchiamo solo qualche minuto dopo e, dopo essersi sistemata il top della divisa, continua la conversazione: «E comunque, tanto per la cronaca, dovresti ringraziarmi: se non avessimo litigato la settimana scorsa, non saresti corsa tra le braccia di Michael e ora non avreste avuto questa leggera spinta nel vostro rapporto».
«Come fai a sa-» inizio a chiedere prima di ritrovarmi davanti alla sua mano. «Nessuno. Ho un istinto infallibile, quello sì».
Dovrei svelarle il fatto della canzone? In fondo, non potrebbe che farle piacere (visto che è convinta che io e Michael ci sposeremo, un giorno) ma, dall'altro lato, non vorrei dimostrare di avere la bocca troppo larga: Kayla è la mia migliore amica, questo è vero, ma quella canzone è un segreto tra me e quel ragazzo così tenebroso. E deve rimanere una cosa legata solo a noi due.
Preferisco rimanere in silenzio, sperando di non avvampare proprio ora, ma degli improvvisi passi provenienti dalla porta ci fanno entrambe girare: sorrido non appena mio fratello mi si avvicina e Kayla fa la stessa cosa, non appena Luke varca la soglia. Mi sento stritolare da un paia di forti braccia e, non appena Calum si stacca, non fa altro che controllare ogni centimetro del mio viso ancora leggermente dolorante: nonostante sia più grande di me, rappresenterà sempre la tenerezza, sotto certi aspetti.
Ridacchio non appena incontro i suoi occhi terrorizzati e abbasso istintivamente le palpebre non appena sento le sue labbra sulla fronte.
«Mi farai prendere un infarto, prima o poi» sospira, scatenando la risatine di tutti i presenti nella stanza.
«Calum, sono stata un'egoista... Non puoi capire quanto mi disp-» inizio, prima che la voce di mio fratello mi interrompa: «Non devi scusarti di nulla, siamo stati noi i coglioni: passare un pomeriggio con Sarah solo per fare contento Ashton? Se questa non è stupidità, non ho decisamente  idea su cosa sia».
Scoppio a ridere per la seconda volta, sentendo un incurvamento delle labbra di Cal sulla fronte e, dopo esserci staccati, mi concentro anche su Luke: anche lui è uno dei migliori amici, non potrei andare da nessuna parte nemmeno senza di lui.
«Ci hai fatti morire di paura quando ti abbiamo vista per terra» esclama, non appena si scioglie dall'abbraccio. «E io ho rischiato di morire due volte, visto che tuo fratello, non appena ti ha vista cadere all'indietro, per poco non mi faceva rotolare sulle scale mentre correvamo da te»
Ridacchio al solo pensiero dell'intera scena e colpisco leggermente il braccio di Luke prima di rispondere: «Ti ho fatto fare attività fisica, dovresti ringraziarmi».
Non ho idea di dove sia finito Ashton ma, ora che sono circondata dai miei migliori amici, non ci faccio quasi caso: l'unica persona di cui voglio sapere qualcosa è Michael.
Passiamo una manciata di minuti a chiacchierare e scherzare fin quando, non appena do' un'occhiata all'orologio sulla parete, non costringo, letteralmente, tutti a tornare a lezione: non mancano dei capricci da parte di tutti e tre ma, nonostante tutto, sono io a uscirne vincitrice.
Ora sono da sola su questo lettino bianco, con del ghiaccio sulla faccia e con un sacco di domande e pensieri: chissà se anche gli altri hanno capito il vero motivo per cui non ho potuto evitare quella schiacciata... Non voglio passare per la impacciata della situazione ma, allo stesso tempo, non posso neanche sbandierare la presenza di Michael alla partita: in fondo, se si è nascosto in quell'angolo così buio e isolato, un motivo deve pur esserci.
Sospiro afflitta, spostando di poco il guanto, e sobbalzo non appena sento dei passi nella mia direzione: forse è solo Taylah che è tornata.
Scosto di nuovo il ghiaccio dal viso ma, non appena mi rimetto seduta, rimango letteralmente paralizzata: le labbra mi si schiudono in un gesto istintivo, le palpebre non si muovono più, il sangue inizia a scorrermi troppo velocemente nelle vene e la gola mi diventa secca all'improvviso.
Lui, invece, se ne sta lì: ha il capo leggermente chino, si tiene a una certa distanza, ha le mani nelle tasche di una felpa nera, una parte della sua frangia biondo scuro fa capolino dalla fessura del suo snapback posizionato al contrario e i suoi stivali non fanno che dondolarsi avanti e indietro.
È un miracolo della natura e, se già nella penombra mi ha fatta incantare, ora sono decisamente senza parole.
«Tutto okay?» chiede, quasi sussurra, incastonando gli occhi nei miei. «È sembrato un brutto colpo»
«Eh? Sì, è stato... un colpo colossale. Non immaginavo che Sarah possedesse una tale forza» sdrammatizzo, strappandogli un sorriso sincero.  «Ma l'infermiera ha detto che non ho niente di rotto quindi, nel complesso, ma la passo normalmente»
Oddio, quanto può essere bello quando sorride?
«Ehm... tu cosa ci facevi in tribuna? Cioè... era orario di lezione» chiedo curiosa, dando voce a una delle domande che mi ha più tartassata per tutto questo tempo.
Calum, Ashton e Luke si sono giustificati con la mancanza di un professore ma non mi risulta che anche Michael possa usufruire della stessa scusa. Tante vocine nella mia testa iniziano a farmi arrossire, affermando continui “è venuto per me!”, “è venuto a guardarmi giocare!”, “è venuto per fare il tifo per me!” ma sto cercando, in tutti i modi, di rimanere normale. Anche se c'è da dire: come si fa a rimanere normali davanti a così tanta perfezione?
In risposta, scuote leggermente le spalle e solo ora mi rendo conto di una cosa: non mi direbbe mai il vero motivo. È troppo chiuso in sé stesso per potermi rivelare questa semplice spiegazione ma va bene così: in fondo, anche se mi lascia nel mistero, è comunque venuto a controllare le mie condizioni di salute.
E non posso che esserne onorata.
Per questo motivo un sorriso spontaneo mi compare sul viso e, nemmeno qualche secondo dopo, anche gli angoli della sua bocca si alzano.

 











SALVE A TUTTI!
Sono tornata, dopo un lunghissimo periodo, con questo capitolo e, ci tengo a sottolinearlo: è il capitolo più lungo dell'intera storia, fino ad ora!
Spero che sia stato di vostro gradimento e vorrei scusarmi per la parte finale del capitolo: purtroppo, l'ho scritta di fretta e non ne sono molto orgogliosa... 
Spero di ricevere molte recensioni e vorrei ringraziare tutte quelle anime di buon cuore che hanno calcolato questa storia e l'hanno inserita nella preferite/seguite/ricordate :) 
Ci si vede al prossimo capitolo! 
Tanto Love. 

*La Ragazza Invisibile*

 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: Michaelssmile