Ciao
a tutti, gente che legge! ^__^ A breve ci sarà il Napoli Comicon! *__*
Il
mio lato nerd ovviamente è tutto in fermento! XD Nell’attesa, assecondo le mie
fulminee ispirazioni e vi regalo un altro tassello di questa storia di forti
sentimenti, ardue lotte e passate glorie ^__°
Buona lettura a tutti!
12 Novembre 1917
La
colonna di italiani in pieno sbando si trascinava faticosamente.
Rallentata
dal melmoso terreno autunnale, dalla lunga fila di carretti e veicoli, dal
marciare strascicato dei militi affranti e delle centinaia di civili sfollati
ancora più disperati, la camionetta non faceva che fermarsi e ripartire; e la
strada era ancora lunga: era stata ordinata la ritirata fino alla linea del
Piave.
Con
Romano ad occuparsi della guida, Feliciano aveva la mente libera per rimuginare
senza sosta.
Per
un attimo ci aveva quasi creduto: l’inutile, debole Italia, la “vorrei ma non
posso” delle potenze europee, che ne azzecca una, che si prende le sue
rivincite, che riesce a battere Austria e il suo grande impero. Invece eccoli
sconfitti e in ritirata, dopo tanti sacrifici nelle trincee, il fronte
sfondato, Venezia minacciata, un esercito sul punto di sfaldarsi del tutto… E
forse, una volta vinto, Austria avrebbe sfaldato di nuovo anche lui, e gli
avrebbe portato via tutto quello che con coraggio e fatica era riuscito a
costruire…
Forse
Inghilterra e Francia avevano sbagliato ad entusiasmarsi quando aveva offerto
loro aiuto. Forse un debole come lui non era fatto per essere una nazione a sé.
Forse doveva tirar fuori la bandiera bianca come suo solito, era l’unica cosa
che gli riusciva.
Romano, già innervosito dalla guida, non lo perdeva un attimo con la coda
dell’occhio, e quando il fratellino cominciò a singhiozzare, ne ebbe fin sopra
i capelli.
“E
che cazzo, no!”
Inchiodò,
e mancò poco che Feli prendesse una sonora nasata sul cruscotto.
“Romano…”
Gli assestò un ceffone in faccia e poi lo tirò a sé per la collottola della
divisa.
“Ehi!
Ti riprendi?”
“……”
“Ti
riprendi?” –domandò l’Italia a sé stessa.
“Mi
riprendo…”
“Ti riprendi?”
“Mi riprendo!”
“Bene!”
“Mi
riprendo…”
“Sarà
meglio!”
Lo
mollò ad asciugarsi gli occhi e tirò un sospiro: che fatica con lui!
“Ehi, lì davanti! Volete muovervi?” –gridò qualcuno insieme a un clacson.
“Col
cavolo!”
Gli
stivali di Romano saltarono giù dal mezzo in quella fanghiglia che era pur
sempre la loro terra.
“Noi non ci muoveremo più di un passo!”
Feliciano
rialzò gli occhi: cosa avrebbe mai fatto senza di lui?
La battaglia di
Caporetto (termine ancora oggi usato nella lingua italiana per designare una
disfatta) venne combattuta dal 24 ottobre al 12 novembre 1917.
L’esercito
austriaco, forte anche di rinforzi tedeschi, riuscì a travolgere le truppe
italiane, fiaccate da continue offensive nei mesi precedenti risoltesi in dei
nulla di fatto (complici poi vari errori degli spesso inetti quadri di
comando), costringendole ad arretrare fino al fiume Piave, a pochi chilometri
da Venezia. Durante la ritirata oltre un milione di persone furono costrette ad
abbandonare le proprie case al nemico in piena e in apparenza inarrestabile
avanzata. L’avvenimento destò scalpore e spavento: si temette addirittura che
la stessa unità nazionale, raggiunta dopo tanti sforzi cinquanta anni prima,
potesse essere messa nuovamente in discussione.
Caporetto non
rappresentò tuttavia la fine dell’Italia, ma il punto di svolta: gli austriaci
vennero fermati sul Piave, e la sostituzione al comando del regio esercito
dell’impopolare generale Cadorna con il generale napoletano Armando Diaz si
rivelò vincente.
Questi,
ricostituiti l’unità e il morale delle truppe, condusse le forze italiane per
il resto del conflitto, fino alla vittoria definitiva nella battaglia di
Vittorio Veneto.
INFO
Battaglia di
Caporetto: http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Caporetto
Armando Diaz: http://it.wikipedia.org/wiki/Armando_Diaz