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Autore: Ladyriddle    21/04/2015    24 recensioni
Alcuni amori sono come le foglie: alcune sempreverdi, resistenti anche al gelo dell'inverno, altre hanno bisogno di concimare le radici dell'albero che le ha fatte nascere.
Seconda classificata al contest ‘Stagioni' di Ame tsuki
Vincitrice del premio speciale 'Miglior Autunno'

Spin Off di Vaiolo di Drago [ambientazione 7 anno di Ian Nott]
Pairing Ian/Louis
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Louis Weasley
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'Foglie di magnolia e fiori di ciliegio'
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{Seconda classificata al contest  ‘Stagioni' di Ame tsuki.
Vincitrice del premio speciale 'Miglior Autunno'.
Stagione
scelta Autunno, Nuova Generazione, obbligo rating Giallo e i prompt: foglie, scontro}

Pairing: Louis Weasley/Ian Nott (OC);
L'avviso Spoiler! è rivolto ai lettori della Long 'Vaiolo di Drago' [ci troviamo durante il settimo anno di Ian], ma è leggibile singolarmente.

 
Come cadono le foglie
 
 
Fan art By Iksia
  
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie

Soldati- Ungaretti
 
L'ultima volta che era stato in quel posto, Louis aveva fatto l'amore con Ian a lungo, fino a quando i colori del sole non erano sfumati nell'oro più caldo e rossastro, dietro le montagne che circondavano il Castello e il parco.
    Allora erano nel pieno della primavera: l'erba era alta e verdeggiante, puntellata da piccole margherite e tarassachi che si piegavano alla lieve brezza che disperdeva, intorno a loro, un delicato profumo di fiori selvatici – borragine e primule, qualcosa di più forte, forse menta.
Ricordava il cinguettio degli uccelli, il brusio degli insetti, il gorgoglio lontano del ruscello che scorreva quieto tra il sottobosco muschiato e i raggi che facevano capolino tra l'intreccio di rami e foglie degli alberi, disegnando un affascinante gioco di luci e ombre sulla pelle di entrambi.
    C'era un filo d'erba incastrato tra i capelli scuri di Ian che aveva le mani sporche di terriccio, forse per la prima volta in tutta la sua vita; erano fresche, però, e tanto piacevoli da compensare il fastidio che Louis aveva provato per lo sfregamento dei ciottoli e sassi sulla schiena.
Tornato alla Torre, Louis si era ritrovato addosso lividi vividi e pulsanti, dovuti alla scomoda posizione, ma anche segni dei morsi e i graffi che l'altro gli aveva scavato nella pelle; non era stato dolce né propriamente piacevole, eppure ne era valsa la pena.
    Se qualcuno avesse detto a Louis che un giorno si sarebbe ritrovato a rotolare come un animale nell'erba con Ian Nott avrebbe pensato a una battuta di pessimo gusto.
      Louis era una di quelle persone per cui o era tutto bianco o tutto nero; Ian, invece, era pieno di sfumature, quante erano le contraddizioni della sua personalità, che sbiadivano una nell'altra, incastrandosi senza logica.
    Non avevano nulla in comune, ma non era quello il punto principale: Louis aveva sempre disprezzato quelli come lui – lui!
    Eppure, stranamente e semplicemente, aveva imparato ad amare tutti quei difetti che facevano di Ian, Ian: la sua logica amorale, l'ego smisurato, i vestiti sgargianti e improbabili, l'intercalare in francese che non aveva senso – dato che il Serpeverde era inglese come il tè delle cinque –, eppure tutte quelle cose gli stavano bene. Era irritante, ma quelle caratteristiche, come ogni cosa, Ian le sapeva portare, come dei vestiti.
    Louis aggrottò le sopracciglia osservando l'altro seduto tra le radici di una grossa quercia. Non c'era più la foresta in fiore intorno a loro: il profumo dei fiori era stato sostituito dall'umidità di terra smossa dalla pioggia di poche ore prima, il sottobosco si era ricoperto di un tappeto di foglie dalle sfumature giallognole e rame brunito, accartocciate e rinsecchite.
    Ian se ne stava rigirando una tra le dita, scrutandolo da dietro la cortina di ciglia scure; gli occhi color nocciola erano accesi dal divertimento, ma non era veramente divertito. Fingeva, solo per irritarlo.
    Aveva impiegato un po' di tempo, ma Louis aveva imparato a capire i silenzi sospesi tra una pausa e l'altra, tra una menzogna e quella successiva: Ian parlava un sacco, ma non diceva niente: non c'era sostanza nei suoi discorsi né sincerità nelle sue movenze.
    Louis, a tratti, riusciva a intravedere un volto dietro la moltitudine di maschere che il Serpeverde indossava come un accessorio, l'ennesimo. Eppure, a Louis sfuggiva sempre qualcosa perché Ian continuava a essere ermetico e a limite, quasi in bilico tra due personalità contrapposte.
    I suoi occhi erano vispi e allegri, la sua risata tanto forte e contagiosa che a Louis veniva naturale associarla a corse su campi di grano e a nuotate nello stagno accanto alla Tana durante i mesi estivi; allo stesso tempo, era distaccato, d'una freddezza che gli ricordava il gelo della neve sulla pelle nuda. Sembrava nell'apice della sua giovinezza, come il primo sole di maggio, e allo stesso tempo prossimo agli albori del suo declino, come una breve giornata d'inverno.
    Non era facile spiegare cosa fosse Ian, si faceva prima ad elencare cosa non fosse: era qualcuno a metà tra tante cose, sospeso, come in perenne balia delle raffiche del vento.
    Era per quello, forse, che lo amava: non era mai scontato e prevedibile; era per quello che lo odiava: era sempre ambiguo, sfuggente. Per questo loro non andavano avanti: era un perenne cercarsi e allontanarsi, un passo avanti e due indietro. Non c'era nessuna evoluzione nel loro rapporto perché loro non avevano un rapporto.
    Ian era sempre fuggito dinanzi a un 'loro', a una relazione, anche solo a una semplice amicizia; lo teneva lontano perché, per quanto apparisse sicuro, i legami lo spaventavano – anche se non lo avrebbe mai ammesso.
    Quella l'unica cosa che Louis sentiva di aver capito davvero dell'altro: era quasi una costante, un qualcosa che sembrava immutabile nel suo carattere, fisso, come il susseguirsi delle stagioni.
     'Stronzo, cacasotto' pensò Louis stringendo le labbra. La pazienza non era mai stata una delle sue qualità, anzi, ma si stava trattenendo con sforzo altrimenti, quel poco che c'era tra loro, sarebbe scivolato via come sabbia tra le dita.
    “Ian!” Lo chiamò, osservando le labbra dell'altro affusolarsi in un ghigno canzonatorio. “C'è qualcosa che devi dirmi?” chiese inghiottendo la bile.
    Ian assottigliò lo sguardo. “Fammi pensare… Mhu, no, non mi pare” poi sorrise malizioso, inclinando il capo a lato, per guardarlo meglio, chiedendogli: “Ma siamo qui per parlare, principessa?”
    Louis sorrise felino, controllando il respiro, senza mostrarsi irritato per l'infame nomignolo che l'altro aveva cominciato a usare come parodia di un vezzeggiativo.
    'Principessa un cazzo' pensò con un sorrisetto felino. Ormai era più alto dell'altro di almeno un palmo, più robusto e se c'era una principessa isterica, tra i due, quello era proprio il Serpeverde.
    “Sì, siamo qui per parlare, Nott” chiarì aggrottando le sopracciglia.
    Ian sbuffò. “Ma io non ne ho voglia-”
    “Ti ho aspettato per un'ora, ieri” ringhiò arrabbiato. “Dove cazzo eri?”
    Ian si alzò, rassettandosi le vesti dai colori improbabili – pantalone rosso Grifondoro, giacca color senape, maglioncino color noce. “Lo sai che sei pesante? Ti preferivo quando facevi il misantropo” biascicò con quel suo tono ironico e divertito, quasi volesse prenderlo in giro. “Non è che comincerai a starmi addosso?” chiese arricciando un angolo delle labbra.
    Louis scosse il capo. ''Starti addosso, io?'' ripeté con un sorrisetto allibito. “Io non ti sopporto per più di mezz'ora!”
    “E allora, di grazia, per-”
    “Perché stai facendo un mucchio di stronzate” lo interruppe. Da quando era ricominciata la scuola, Ian aveva cominciato a comportarsi in modo più strano del solito – sregolato. Aveva persino allontanato i pochi di cui si fidasse, i suoi amici, l'unica famiglia che aveva sempre riconosciuto come tale.
    Louis strinse le labbra, reprimendo un verso doloroso, non per se stesso, ma per Ian. Non importava quanto il vento fosse forte perché, come le querce più antiche della Foresta, avrebbe perso qualche ramo, ma il tronco non si sarebbe spezzato, lui non si sarebbe spezzato.
    Ian poteva continuare a ignorarlo, a ricordarsi di lui quando gli andava, a sbaciucchiarsi nei corridoi con qualche ragazza di cui il giorno dopo non avrebbe ricordato il nome, ma non gli faceva del male: faceva male solo a se stesso. Più che altro,  Louis si dispiaceva per Ian; in realtà, a volte, gli faceva persino pena.
    Quello che invece lo faceva infuriare era il fatto che il Serpeverde non frequentasse le lezioni, che quando gli si avvicinava sentisse l'odore del fumo sulle sue vesti costose e il sapore del liquore sulla sua lingua.
       “Sono preoccupato per te!” sbottò amareggiato.
    Il sorriso canzonatorio di Ian andò a sfumare. “Ma davvero?” chiese con stupita e finta curiosità. “Perché?”
   Louis si avvicinò a Ian mentre questi si chiudeva, ancora, a riccio: intrecciò le braccia sul busto, l'espressione torva che aveva lasciato il posto a quella gioviale. “Perché tengo a te, idiota!” gli urlò contro.
    Ian sollevò un sopracciglio, sembrando un attimo basito, poi cominciò a ridere, con quella sua risata forte e sonora, terribilmente finta. “Ma che cosa tenera, Lou!” Lo scherno scivolò via dolcemente dalle sue labbra, quasi lo avesse cullato sulla lingua.
    Il filo legato al petto di Louis gli diede uno spiacevole strattone. “Smettila di fare lo stupido, dico la verità” fece, stringendogli un braccio. “È così che succede quando si tiene a un'altra persona, quando si ama!” lo aggredì convinto: sapeva che quell'amore, che sfumava in qualcosa di indefinito, era vero.
    Allo stesso tempo, sapeva che Ian lo amava: se fosse stato diversamente avrebbe continuato a trattarlo come i primi tempi, come chiunque altro; invece, Ian aveva paura e faceva di tutto per non ammetterlo.
    Ian si riassettò dalla finta risata, guardandolo con occhi penetranti. “L'amore è un accessorio così carino ed è carino che ci sia” fece, voltandosi e facendo qualche passo. Stava fuggendo, come sempre, come ogni volta. “Ma è totalmente inutile e comunque, io non ci credo, nell'amore” concluse guardandolo da sopra la spalla.
    Louis sentì quella rabbia che aveva cercato di tenere a bada scalpitare per uscire; provò un impeto di violenza tale da sentir ribollire il sangue nelle vene, da oscurargli la vista. Lo raggiunse, ghermendogli il braccio. 
    “Stiamo parlando – Ian, maledizione. Ian, vieni qui!” si aggrappò alla sua veste, strattonandoselo contro, afferrandogli la nuca e obbligandolo a posare gli occhi nei suoi.
    Ian provò a divincolarsi, spingendolo indietro con i pugni e le gambe lunghe, colpendolo forte. “Vai all'inferno!” gli urlò contro, ma Louis non si lasciò scacciare via e continuò a spingerselo contro. 
    Nella foga, Ian ritrasse il braccio e inciampò su una radice sporgente, andando a sbattere contro un albero dalla corteccia sottile che ondeggiò per l'impatto.
    Quando Louis si avvicinò, per accertarsi che stesse bene, Ian lo tirò con forza a terra ed entrambi si ritrovarono a rotolare sul manto di foglie secche che scricchiolarono per il peso di entrambi. Non era una danza d'amore eppure c'era qualcosa di più vero in quello che nell'amplesso che avevano consumato, mesi prima, in quello stesso luogo.
    “Adesso mi ascolti” ordinò Louis, respirando piano, tenendo l'altro fermo sotto di sé, le dita ancorate al bavero della giacca.
    Una pioggia di foglie rosse e gialle turbinò intorno a loro, posandosi sul terriccio con leggerezza, scivolando di qualche centimetro sul terreno.
    Il viso di Ian era contratto, arrabbiato, il respiro brusco e veloce, le ciglia nere calate e le unghie conficcate nel terreno, a cercare un appiglio.
    Per la prima volta Louis ebbe la sensazione di vedere esattamente cosa l'altro stesse provando, senza nessun filtro:  Ian era arrabbiato, contrariato, seccato e allo stesso tempo impaurito e furioso perché non lo aveva previsto.
    “Lo vuoi capire che tengo a te. Lo capisci?” gli urlò contro Louis quanto più forte possibile, per farglielo entrare dentro.
    La gote di Ian erano chiazzate di rosso, il respiro pesante, ma l'esitazione durò un battito di ciglia. “Questo è un problema tuo” si passò la lingua sui denti. “Un problema tuo” scandì ancora.
    “È qui che ti sbagli: è un problema nostro perché tu stai con me, lurido bastardo!" Louis strinse le dita attorno alla stoffa della giacca dell'altro che imbastì un'espressione arrabbiata e per nulla convinta.
    "Ma davvero?" chiese dissimulando in un sorriso quella rabbia che gli era salita dal fondo dello stomaco.
    Louis stirò le labbra in un ghigno, avvicinandosi col viso. “Sì, Ian, davvero” disse convinto.
    “E da quando?"
    Il sorriso di Louis si allargò, arrogante e vittorioso. “Da adesso!”
    Ian arricciò il naso a mostrare tutto il suo disgusto, ma Louis non vi badò, sorrise e ripeté: “Tu stai con me” scandì lentamente, assaporando le parole. “Puoi continuare a fotterti mezzo mondo per convincerti del contrario, per convincerti del fatto che non tieni a me. Fallo” lo sfidò, stringendo ancora di più la presa. “Fallo, Ian, fa quello che vuoi: dai il peggio di te, provaci ad allontanarmi. Tanto non ci riuscirai perché se tu hai la testa dura,” lo spinse ancora di più contro il terriccio freddo della foresta “io ce l'ho ancora più dura della tua. Hai capito, coglione, lo hai capito che adesso stai con me?!”
    Ian si morse il labbro, probabilmente per non lasciar sfuggire nessuna risposta tagliente, nessun gemito di dolore. Lo guardò arrabbiato, ma non contestò, fissandolo invece con occhi penetranti.
    Louis osservò il terriccio smosso dove le unghie dell'altro avevano grattato, strappando i pochi ciuffi d’erba sul terreno quasi sterile mentre Ian si sollevava, per poi girarsi e andare via, senza aggiungere altro e Louis guardò con la coda dell'occhio la figura elegante sparire tra gli alberi.
    Si sentì diviso tra l'impulso di andargli dietro per riempirlo di calci, per stringergli i capelli nel pugno e baciarlo fino a fargli sanguinare le labbra; contro il desiderio razionale di mandarlo al diavolo, lui e i suoi problemi, le sue turbe e quelle insicurezze che non avevano ragione di esistere, non con lui almeno.
    Faceva freddo e non solo per via dell'imbrunire autunnale, ma perché Ian aveva lasciato un vuoto andando via, lasciandolo con l'unica compagnia di un silenzio innaturale per quel luogo e un'unica certezza: l'avrebbe cercato presto, sarebbe tornato, come ogni volta.
Era quasi una legge naturale, la stessa che portava le foglie a cadere dagli alberi in autunno; sarebbero poi spuntate insieme ai fiori e ai frutti, per poi cadere ancora per rinascere e cadere, ancora e ancora.
    Un ciclo eterno, quasi doloroso e malinconico e, allo stesso tempo, rassicurante.
 
Ti odierò, se potrò; altrimenti ti amerò mio malgrado 
(III, 11b, 3) Ovidio



Note:
Damian 'Ian' Nott è un personaggio originale della fic Vaiolo di Drago. È probabilmente il personaggio più amato della storia, forse persino più dei protagonisti anche se la sua entrata iniziale ha fatto storcere un po' di nasi, poi la sua filosofia di vita e, soprattutto, la sua storia personale, hanno fatto innamorare tutte di lui, me inclusa.
Ian è cresciuto con l'anziano e burbero nonno, nella ricchezza e con tutto ciò che si possa desiderare, ma la mancanza di un padre – sempre via per lavoro –, e una madre – che l'ha lasciato all' ex marito dietro lauto compenso- hanno influito sui suoi rapporti interpersonali.
Lui è così: vestiti sgargianti e tante sfumature, un po' come l'autunno e, soprattutto, eccessi – non chiedetemi come reperisca fumo e alcool, ma immagino che se Draco sia riuscito a far entrare del veleno a Hogwarts, Ian può fare entrare un po' di brandy d'annata.
Il carattere di Louis è sagomato su quello di Fleur che resta accanto a Bill anche dopo le ferite di Greyback. Lo immagino molto cocciuto e poi, in quanto Veela di un quarto, anche molto determinato. [Per le caratteristiche Veela vedi Lexicon]


Spero che tutte le lettrici di VdD siano felici di questo aggiornamento extra, ci lavoro da un po' e ne vado fiera, nonostante un po' di timore dovuto all'amore per questa coppia – avete praticamente letto di come questi due si mettono insieme, bizzarro, ma per loro va bene così.
Il disegno è stato commissionato a Iksia per voi, il mio personale regalo, spero sia gradito (sono meravigliosi o no?), grazie a Pam che mi ha prestato i nostri personaggi e mi ha permesso di scriverci su per questo contest. 

 
   
 
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