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Autore: Jaredsveins    22/04/2015    5 recensioni
Destiel ambientata tra i banchi di scuola.
Dean e Castiel sono amici, ma il loro rapporto è un po' particolare. Il loro passato li porterà ad unirsi, oppure ad allontanarsi sempre di più?
Se volete sapere come va, non vi resta che leggere!
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Buonsalve a tutti! Innanzitutto voglio ringraziare tutti coloro che hanno recensito e che hanno messo la mia storia tra le seguite, siete molto carucci, aw.
Beh, avrei dovuto pubblicare questo capitolo domenica, ma per vari problemi non avrei potuto essere puntuale e quindi ho pensato bene di anticipare. Da questo capitolo in poi penso che ne metterò uno a settimana, oppure ogni cinque giorni, dipende anche dagli impegni che avrò con la scuola. Anzi, vi chiedo scusa in anticipo semmai non dovessi rispettare le scadenze in futuro, ma quest'anno sono di esami e quindi potrei suicidarmi prima. No dai scherzo..(forse)
ANYWAY, vi lascio al capitolo. Grazie ancora e buona lettura!
-Feffe


2. I've felt this way before, so insecure.

 

There's something inside me that pulls beneath the surface
consuming, confusing.
This lack of self-control I fear is never ending
controlling, I can't seem.

Crawling – Linkin Park

 

Non seppe per quanto tempo rimase chiuso in quel bagno, sapeva solo che il suo compagno di classe Gabriel era entrato lì chiamando il suo nome e chiedendogli se fosse lì dentro. Castiel non rispose e iniziò a fare dei respiri profondi, smettendo di sussurrare parole sconnesse tra loro e iniziando a pensare che doveva seriamente calmarsi, altrimenti avrebbe avuto una crisi.

Dean invece lo stava cercando da almeno venti minuti, non riuscendo a trovare l'amico da nessuna parte e iniziando a preoccuparsi. Poi vide Gabriel uscire dal bagno e ci si fiondò dentro, pensando che forse potesse esserci Castiel. “Cas?”

Il ragazzo sussultò sentendo la voce dell'altro e poggiò una mano dove poco prima lo aveva afferrato, mordendosi il labbro mentre una lacrima gli graffiò il viso prepotentemente.

“Cas andiamo, so che sei qui..” Ed era vero. Perché qualche settimana prima avevano litigato di nuovo e lui si era andato a rifugiare lì per minuti immensi.

Castiel sospirò profondamente e si schiarì la gola, alzandosi sulla gambe malferme e uscendo dal bagno immaginando di non avere per niente un bell'aspetto.

“Woh, che faccia..ti senti bene?”

E senza rispondere si piegò in due, non riuscendo a fare un altro passo e dando di stomaco, strizzando gli occhi. Poté sentire l'amico imprecare e tenergli subito i capelli, insultando un ragazzo appena entrato nella stanza e dicendogli di non stare impalato a guardare, ma di chiamare qualcuno dall'infermeria. Sentiva delle fitte alla testa a ogni sforzo che faceva per svuotarsi del tutto e si aggrappò al braccio di Dean per sostenersi, altrimenti sarebbe caduto per terra. Non gli capitava una crisi del genere da anni e riaverla non era per niente bello. Si sentiva debole e appena finì era imbarazzato da morire, perché la solita orda di curiosi era lì a guardare.

Denise, l'infermiera della scuola, andò da Castiel e con l'aiuto di Dean lo portò in ambulatorio e lo fece stendere su un lettino. Quella donna era stata come una seconda madre per lui nell'arco di quei cinque anni, perché conosceva bene la famiglia di Castiel ed era capitato che passassero qualche festa insieme o qualche compleanno. Quella donna sapeva tutto di lui e immaginava il motivo del suo malessere, difatti era dispiaciuta e al tempo stesso spaventata perché non voleva rivedere quel povero ragazzo soffrire come anni prima. Pensava che avesse superato quell'ostacolo ma alla fine aveva ragione la gente quando diceva che il passato, alla fine, veniva sempre a galla e questo era ciò che era successo a Castiel.
“Cassie, come ti senti?” Gli prese una mano e gli sorrise dolcemente, solleticandogli il viso con i suoi capelli lunghi quando avvicinò il viso al suo per scrutare la sua espressione non appena aprì gli occhi.

“Ho un saporaccio in bocca..”

“Provvediamo subito.” La donna prese la macchinetta della pressione per misurargliela e vedendo che l'aveva bassa, gli diede una bustina di zucchero. “Si può sapere perché devi sempre farti prendere dal panico?”

E Castiel la guardò supplicante, spostando gli occhi verso Dean che li stava osservando sentendosi un po' a disagio.

Denise capì e si zittì, inviandogli uno sguardo del tipo “poi ne riparliamo”.

Il terzo si avvicinò a loro confuso e guardò poi l'amico. “C'è qualcosa che dovrei sapere?”

“No, niente.” Tagliò corto Castiel e scese dal lettino barcollando.

“Il cavolo, adesso me lo dici.”

“Di nuovo Dean? Lasciami in pace per oggi.” Sibilò.

Il ragazzo ci rimase per quell'atteggiamento e per quella risposta, per la seconda volta in quella mattina. Non era da Castiel comportarsi in quel modo, non era da quel ragazzo che spesso perdonava tutto a tutti e che non si arrabbiava mai. Era evidente che qualcosa non andava e doveva essere qualcosa di grosso per farlo reagire in quel modo.

Castiel andò poco dopo in segreteria e uscì prima da scuola, trovando sua madre fuori che era stata sicuramente avvisata da Denise. Appena la vide sospirò di sollievo, corse da lei con passo malfermo e le gettò le braccia al collo appena la raggiunse, stringendola come se fosse l'unica cosa che potesse tenerlo in vita.

“Che succede?” Hannah lo avvolse con le braccia e lo portò in auto.

“Sono ritornati mamma, quei brutti pensieri.”

La donna sgranò gli occhi non appena si sedé e prese suo figlio tra le braccia nuovamente, stringendolo con forza a se e dicendogli che ce l'avrebbe fatta a superarla anche quella volta. Perché Castiel era un ragazzo forte e niente avrebbe potuto scalfirlo.

 

Dean entrò a casa sbattendo la porta, ignorando il rimprovero di Bobby. Era furioso per l'intera situazione ma soprattutto lo era con se stesso, perché l'unica persona, al di fuori di quell'omone di fronte a lui in quel momento, a cui importava davvero di lui era Castiel e lui era riuscito a farlo stare malissimo. Perché aveva perfettamente capito che la causa del malessere dell'amico, era lui. E questo gli faceva male, perché anche se gli costava molto ammetterlo, teneva moltissimo a quel ragazzo. E ciò gli faceva rabbia, perché lui era Dean Winchester e non si perdeva in smancerie tra amici. Per lui era anche inutile averne. Eppure eccolo lì a star male e a farsi i complessi a causa di un ragazzo di 18 anni e dai capelli corvini. Dannazione, era anche più piccolo di lui di due anni. Non che l'età fosse poi così rilevante.

“Che diavolo ti prende, idiota?”

Dean alzò gli occhi al cielo e imprecò a bassa voce, maledicendosi perché non riusciva mai a tenergli nascosto nulla. “Non ho niente.”

“Oh se per te entrare a casa sbattendo la porta e ignorandomi vuol dire non avere niente allora va bene, non hai niente.” Disse sarcastico l'uomo.

“Indaga quanto vuoi vecchio, tanto non ti dico niente.” Gli fece l'occhiolino e si mise a ridere notando lo sbuffo di Bobby a quell'aggettivo. Sapeva che lo odiava.

“Oh mi scusi principessina Deanna.”

Dean gli alzò il medio e andò poi a chiudersi in camera, ridendo piano tra se e se.

Dio, perché non poteva essere così sempre? A scherzare con quell'uomo che lo aveva praticamente cresciuto per un bell'arco della sua vita e prendendosi in giro a vicenda? Invece no, lui doveva avere quei tremila complessi che lo facevano stare da schifo e che lo infastidivano in continuazione. Soprattutto nell'ultimo periodo e quell'accaduto con Castiel era stato la goccia.

Cosa aveva Dean che non andava?

Se lo chiedeva spesso. Si guardava attorno vedendo i suoi compagni felici a scherzare, che si abbracciavano nei loro rari momenti di dolcezza estrema e sereni. Li invidiava, ecco perché non li sopportava. Perché loro sapevano vivere la propria vita con tranquillità, non facendosi problemi se si affezionavano a una persona. Lui invece no. A un aneddoto vi erano mille domande e nessuna risposta. A ogni gesto di affetto vi era una reazione di difensiva e quelle rare volte in cui si lasciava andare, si ritrovava due minuti dopo a cambiare umore per il semplice fatto che non voleva farsi vedere vulnerabile. Perché per lui dare affetto voleva dire essere vulnerabili, perché la gente spesso e volentieri si approfittava della bontà di Castiel e lui, prendendo l'esempio dell'amico, si tirava indietro anche con chi lo meritava. Come con Cas, appunto.

Chissà come stava Castiel in quel momento. Chissà se lo stava odiando e chissà cosa diavolo gli era preso. Stava pensando in continuazione alla domanda che gli aveva posto l'infermiera. “Perché ti fai sempre prendere dal panico?” E questo sempre a Dean non risultava, perché da quando conosceva l'amico lo aveva visto nervoso, al massimo, ma mai in quello stato da sentirsi addirittura male. Ciò voleva dire che c'era qualcosa di più sotto, qualcosa di grave che Dean avrebbe tanto voluto scoprire. E non per curiosità, ma per aiutare Castiel e stargli vicino.

Ecco un'altra cosa che lo faceva andare su tutte le furie di se stesso: era incoerente. Il problema era che gli capitava solo con Cas. Un momento prima pensava che faceva bene ad essere scostante, ma un attimo dopo si sentiva in colpa e voleva aiutarlo. Un attimo prima gli diceva di farsi gli affari propri in modo per niente carino, e un attimo dopo era da lui a cercare di sciogliere la tensione. Quel ragazzo lo confondeva e non riusciva a spiegarselo nemmeno lui, perché non gli era mai successo prima. Negli anni precedenti, se iniziava ad affezionarsi a qualcuno, lo mandava via. Invece con Castiel era tutto diverso, non riusciva a mandarlo via e anche se fosse non voleva farlo. Lo voleva accanto a se come amico, come confidente, solo che lo stava facendo soffrire e quei sentimenti contrastanti dentro lui non lo aiutavano per niente a stare sereno.

 

“Gabe, che c'è?”

“Questa sera Meg fa una festa a casa sua, vuoi venire?”

“A far che? Sai che il casino non fa per me.”

“Lo so, ma almeno fai qualcosa di diverso, dai!”

Il tono implorante dell'amico lo fece ridere. “Non è che hai paura di non rimorchiare e quindi di rimanere solo?”

“Ma che..assolutamente no!”

Rise ancora di più quando si rese conto di aver centrato il punto. “Oggi sono stato poco bene, infatti sono andato via prima. Non credo che..”

“Il cavolo, forza Cas!”

“Se mi sento male davanti a tutti giuro che ti uccido. Ci vediamo lì.” E detto ciò, dopo aver ascoltato Gabriel esultare, riattaccò con un sospiro profondo. Aveva intenzione di rimanere tutta la sera a casa a leggere ma, a quanto pare, aveva appena trovato qualcosa di nuovo da fare e forse lo avrebbe anche distratto.

Durante il pomeriggio si era calmato per fortuna, anche se ogni tanto si ritrovava a pensare ma gli bastava metter su le cuffie o vedere un film per distrarsi.

Si alzò e aprì l'armadio, grattandosi il mento con l'indice e storcendo la bocca indeciso. Cosa poteva mettersi per non sembrare un perfetto idiota? Castiel non era un tipo che amava le feste, soprattutto se organizzate da una ragazza come Meg. Attraente ma troppo perversa alle volte, faceva sempre battutine e quando ne aveva l'occasione gli toccava sempre il culo e lo imbarazzava molto. Non era abituato a ricevere molte attenzioni, non di quel tipo almeno. Sapeva benissimo che quella ragazza avrebbe voluto portarselo volentieri a letto, ma non faceva per Castiel anche se a volte si era soffermato a pensare a lei in quel modo e gli era anche piaciuto. Ma anche in quel modo, le voleva bene nel suo piccolo. Erano amici e per Cas sarebbero sempre rimasti tali.

Poi infine optò per un paio di pantaloni blu, una camicia bianca e dei mocassini. Scompigliò i capelli, mise un po' di profumo e prese il cellulare per avvisare Gabriel che stava arrivando ma trovò un messaggio di Dean.

'Cas, come ti senti? Mi dispiace molto per il mio comportamento oggi, non volevo ferirti.'

Sospirò leggendolo e lo chiuse senza rispondergli. Non era più arrabbiato, ma per quel giorno non voleva pensare più a quella mattina e improvvisamente non vide l'ora di trovarsi alla festa.

Aveva decisamente bisogno di cambiare area.

 

“Castiel, è un piacere vederti..” Meg si avvicinò a lui e gli lasciò un bacio vicino le labbra di proposito, facendogli poi l'occhiolino una volta dopo essersi allontanata un po' da lui, quanto bastava per guardarlo bene. “Sei sempre uno schianto!”

“Anche tu non stai male.” Le sorrise educatamente lui, grattandosi i capelli imbarazzato. “Bella casa, comunque.”

“Mh, non sai quanto è bella la mia camera da letto..”

“Meg, dai..” Castiel rise diventando bordeaux e ringraziò il cielo quando vide Gabriel fare a spallate con le altre persone per raggiungerli con il disappunto della ragazza.

“E' qui la festa?” L'amico diede una pacca sulla schiena a Castiel e gli fece l'occhiolino. “Tutto bene?”

Castiel annuì e poi andò con Gabriel al tavolo degli aperitivi. Presero due bicchieri di vodka alla menta e li sbatterono piano, buttando poi tutto il contenuto giù. Il primo strizzò gli occhi e tossicchiò piano, dandosi dei pugni sul petto. Non ci era per niente abituato.

Un attimo dopo si ritrovò in mezzo a tanti corpi che si dimenavano tra loro, ballando come dei matti e ridendo tra loro perché si consideravano molto buffi. Allora anche lui provò a lasciarsi andare, iniziando a muovere i piedi e ancheggiando leggermente i fianchi, non rifiutando Meg che lo abbracciò attorno al collo. Alla fine era solo un ballo.

Ma era di Meg che si parlava in fin dei conti, infatti gli mise le mani sui glutei e se lo spinse contro senza fare troppe cerimonie e sussurrandogli all'orecchio quanto lo trovasse sexy. Poi gli sbottonò i primi tre bottoni della camicia e ammiccò, dicendogli che in quel modo era molto meglio.

Castiel ringraziò il cielo che le uniche luci lì dentro fossero quelle a intermittenza, così nessuno avrebbe notato il rossore sulle sue guance. Si sentiva un idiota.

Distolse lo sguardo da quello della ragazza e in quel momento due occhi attirarono la sua attenzione. In mezzo alla confusione, vide quei due occhi che fino a quella mattina aveva guardato con rabbia.

Che diavolo ci faceva Dean lì?

  
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