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Autore: Tessa Fray    22/04/2015    1 recensioni
Un breve racconto su un vampiro e la sua insolita avventura, per passare un paio di minuti piacevoli e presentarmi a voi tutti! Buona lettura!
Genere: Comico, Demenziale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oscar Daniele Rossi, agli occhi di tutti, appariva come una persona qualunque. Coltivava un forte interesse per la storia e per la cucina e una cosa che da sempre lo affascinava era l’etimologia dei nomi. Il suo significava ‘lancia di Dio’ e ‘Dio ha giudicato’ e per questo tutta la comunità dei Carpazi, dalla quale proveniva, lo aveva diseredato. In effetti, non si credeva un vampiro spaventoso come gli altri, bensì uno strumento a fin di bene, ma nonostante ogni notte uscisse a cacciare ormai la frattura fra lui e la comunità era irreparabile. Ora abitava una grotta alle pendici del Monte Bianco e ogni sera, tra le 20.00 e le 21.00, cominciava la sua lenta camminata verso il versante francese o quello italiano. Quando infine giungeva alle prime luci delle case abitate, tra le 23.00 e la mezzanotte, fischiettando si intrufolava nell’appartamento della vittima predestinata. Ormai da tempo era convinto di essere nato dall’unione di una creatura del bene e una del male, destinato a compiere il volere di Quello lassù, come fosse una pedina di una scacchiera, e a recidere il filo della vita di gente qualunque perché Lui l’aveva deciso. Così non c’era differenza tra pupi freschi e vecchi rattrappiti, lui agiva silenzioso e al termine dell’impresa si sentiva come rinvigorito, un segno che interpretava come gratitudine rivoltagli da questo Dio che tutto osservava senza muovere un passo. Un giorno, mentre si dilettava nella preparazione di gustosissime bistecche al sangue, avvertì un tremolio a due dei suoi affilatissimi canini, ma non se ne curò molto. Giunta l’ora del pranzo, addentando con ferocia una bistecca, avvertì un dolore lancinante. Sputò nel piatto il boccone e con esso i due canini. Ne rimase scioccato, ma pensò che probabilmente, giunta una certa età, questo fatto fosse normale. Nei giorni seguenti tutti gli altri denti fecero la stessa fine e successe che una notte, nell’addentare una vittima, avvertì il contatto con la sua pelle, ma non il familiare rumore di uno strappo. La vittima era una giovane donna che urlò così forte che per Oscar non ci fu scelta se non quella di ritirarsi, colmo di umiliazione per non aver terminato la missione. In tutte le battute di caccia seguenti fu costretto a portarsi un coltellino per recidere la gola ai predestinati e una cannuccia per poter succhiare il loro sangue. Una settimana dopo il suo incidente con la giovane, si rese conto che la discesa lo aveva portato nella stessa casa. Seppur riluttante, entrò, ma questa volta si diresse in un’altra stanza. Varcata la soglia si accese la luce e una donnetta anziana che lo stava aspettando avanzò, fino a battergli contro un fragile pugno. Poi, con estrema forza, esclamò: - Giovanotto! Mia figlia non vuole corteggiatori con una scarsa igiene orale, né corteggiatori sdentati! Avresti dovuto lavarti i denti dopo ogni pasto! -.
   
 
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