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Autore: LadySissi    22/04/2015    1 recensioni
Raccolta di racconti ispirati ai testi delle canzoni della cantautrice americana Taylor Swift. Storie che indagano le relazioni, l'amore, i cambiamenti, le scelte...e tutto ciò che può riservare la vita.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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ho preso un'opportunità, ho preso uno sparo

e tu puoi pensare che io abbia il giubbotto antiproiettile, ma non è così

tu hai preso l'altalena ed io sono caduta

e qua giù a terra vedo chi sei davvero

 

Negli ultimi anni, non aveva mai avuto problemi con le sue amicizie femminili. Era riuscita, infatti, a trovare più di una ragazza con cui scambiarsi confidenze, ed aveva da tempo accantonato le cosiddette “amicizie” del liceo, che, negli ultimi anni, erano diventate solo un vespaio di pettegolezzi, giudizi e cattiverie. In realtà, a distanza di tempo, c'era una sola persona che a volte le capitava davvero di rimpiangere.

 

Si trattava di Maria, la ragazza che, con alti e bassi, era stata pur sempre la sua più cara amica del liceo.

La loro amicizia era iniziata in maniera del tutto casuale, durante i primi mesi di quella quarta ginnasio così piena di cambiamenti e novità. Lei era uscita in corridoio per chiacchierare con le nuove compagne, che aveva appena conosciuto, ed aveva finito per rivolgere la parola ad una ragazza che se ne stava tutta zitta ad ascoltare le altre, quasi avesse paura di intervenire. Aveva un aspetto curioso e piuttosto insolito: infatti, se la maggior parte delle ragazze dimostrava effettivamente 14 anni, ed anzi, alcune (come lei) potevano essere scambiate ancora addirittura per studentesse delle medie, lei sembrava molto più grande. E non nel senso che, per maturità di vestiti e di atteggiamenti, le si sarebbero potuti dare 16/17 anni...No, lei assomigliava proprio ad una quarantenne. Aveva capelli marrone chiaro tagliati in modo da formare un caschetto da signora, occhi chiari nascosti dietro occhiali tondi e dei vestiti che, beh...lei si sarebbe vergognata da morire a portarli.

Non faceva altro che infagottarsi in gonne blu o beige al ginocchio, maglioni da mamma, mocassini.

Come si è forse già capito, era una personalità particolare. Era estremamente all'antica e religiosa: non aveva un moto di ribellione nei confronti di nulla; né la Chiesa, né la politica, né le realtà più quotidiane come scuola e famiglia sembravano turbarla.

Per lei tutto questo costituiva uno stupefacente modello al quale non sarebbe mai arrivata. Lei discuteva con i suoi genitori, con suo fratello e pure con i suoi nonni; litigava con le sue compagne per affermare i suoi valori; si infilava con le sue compagne alle manifestazioni politiche per adulti per cercare di capirci qualcosa; protestava animatamente con tante persone più grandi di lei perché le sembrava che alcune idee fossero assolutamente fuori tempo. Non era cattiva: era semplicemente molto, molto testarda, e, ancor di più, curiosa. Per questo le piaceva andare in fondo a qualsiasi cosa. Aveva iniziato a frequentare una compagnia di ragazzi del paese, amici della sua amica Astrid, ed era un'ottima ascoltatrice di tutte le strane storie che le era capitato di sentire. Aveva conosciuto ragazze con i genitori divorziati, che si tagliavano, che avevano già fatto l'amore, che avevano provato droghe. A tutti chiedeva: perché lo fai? Come ti senti? Forse quelle persone non c'entravano moltissimo con lei, ma lei, in qualche modo, aveva sempre un'idea di come divertirsi con loro senza mai oltrepassare un determinato limite.

Ma Maria no, non si scaldava mai per niente, era come se avesse già raggiunto l'equilibrio di un'adulta. Dava retta senza batter ciglio a tutte le indicazioni di sua madre (che la comandava a bacchetta), a scuola faceva la parte di quella che va d'accordo con tutti per non litigare, non usciva con quasi nessuno, a parte lei ed una vicina. Quando lei veniva a raccontarle tutte le scemenze che combinavano lei ed Astrid, tipo andare in discoteca al pomeriggio, ballare sui tavoli, passare le ore a studiare nuovi look e pettinature, imbucarsi alle feste anche se non conoscevano nessuno, lei sorrideva con aria materna e condiscendente e rifiutava di unirsi a loro... come se non potesse, come se qualcosa glielo impedisse. Eppure aveva la sua stessa età...!

 

A dispetto di quello che si potrebbe pensare, la loro era stata a lungo un'amicizia sincera, almeno da parte sua. Maria la ascoltava, sembrava capirla; il suo temperamento tranquillo la metteva a suo agio; entrambe condividevano una passione per la classicità e per il cinema, ed erano spesso andate insieme a vedere film storici o fantasy. Soprattutto, entrambe, anche se in modo diverso, si sentivano romantiche e piuttosto sfortunate in amore, e si confrontavano in continuazione sull'argomento.

Lei era da sempre cotta di un suo amico d'infanzia, e non aveva il coraggio di confessarglielo; ciò, però, non significava che non guardasse altri ragazzi, ed in quegli anni aveva collezionato una breve sbandata estiva ed una serie di imbarazzanti episodi con i ragazzi della classe accanto. Maria, invece, aveva in testa solo un ragazzo che abitava nel suo quartiere, al quale non aveva parlato nemmeno una volta, e che si limitava ad adorare da lontano. Lei trovava questo modo di fare un po' infantile, in realtà.

Per lei, il cui bello dell'amore era il suo essere “litigarello”, e che trovava un momento di massimo romanticismo quello in cui fingeva di pestare il ragazzo che le interessava perché lui l'aveva presa in giro, tutto ciò era incomprensibile.

Ciò nonostante, pensava che lei e Maria condividessero una sincera amicizia, e che presto avrebbero trovato entrambe la loro felicità amorosa.

 

...Si sbagliava. Sarebbe stato proprio quello a dividerle. E, peggio, sarebbe stato quello a rivelarle chi davvero fosse la sua amica.

 

sono stanca e stufa del tuo atteggiamento

mi sento come se non ti conoscessi

dici che mi vuoi bene, poi mi fai del male

ed ho bisogno di te come del battito del cuore

ma sai di avere una cattiva influenza su di me

mi fa venir voglia di coprirmi e scappare quando sei qui intorno

ed è colpa tua e del tuo temperamento

mi ricordo quello che hai detto la scorsa notte

e so che vedi quel che mi stai facendo... dimmi perché!!

 

L'ultimo anno di liceo aveva rimescolato tutte le carte in tavola. In realtà, i problemi erano iniziati alla fine della quarta. Lei era stufa dell'atteggiamento puerile della maggior parte delle sue compagne; aveva iniziato a frequentare una compagnia di persone anche più grandi, in paese, ed anche a fare volontariato. Non pensava che questo le si sarebbe rivoltato contro, ma aveva iniziato a notare che Maria non si confidava più con lei come un tempo. Proprio lei, che prima se ne stava sempre in disparte, ora sembrava stare benone all'interno della classe. Infatti, lei aveva dovuto scoprire da altri che Maria aveva conosciuto un ragazzo di Bologna in chat e che l'aveva già incontrato due volte. Messa alle strette, lei aveva confessato di essercisi messa insieme. Questa notizia l'aveva stupita, soprattutto perché una tale imprudenza (incontrare “dal nulla” un ragazzo praticamente sconosciuto e credere che fosse un grande amore) non rientrava nell'idea di Maria che lei aveva sempre avuto. Quella era veramente la stessa Maria che non si fidava a bere un caffè al bar della biblioteca perché “era pur sempre un locale” e che considerava oltraggioso mettere gli stivali sotto la gonna? La stessa che si trovava al Parco Sempione con un ragazzo più grande conosciuto su Internet? Che pazzia era mai questa?

Dopo un primo smarrimento, però, aveva deciso di fare lo stesso uno sforzo di accettazione perché credeva nella loro amicizia e voleva esserle vicino. Maria, però, no. Alla fine di Settembre lei aveva compiuto 18 anni e, all'intervallo, mentre tutti mangiavano le torte che lei aveva portato e ridevano in gruppo, lei se n'era rimasta in disparte con un'altra ragazza a confidarsi, ignorandola palesemente. Poi aveva bigiato il diciottesimo di Astrid per andare ad incontrare nuovamente quel ragazzo, anche se a lei aveva promesso che ci sarebbe stata.

 

Il momento in cui tutto era crollato, però, era un sabato pomeriggio di inizio ottobre, mentre lei stava preparando buffet e salotto per la festa dei suoi 18 anni. Non aveva pensato a nulla di eccessivo, solo cibo, musica, amici ed uno scambio di regali. Ciò nonostante, era molto di buon umore. Proprio in quel momento, però, il telefono era squillato, e dall'altra parte c'era Maria... in un fiume di lacrime.

Si era scusata, si era detta costernata, ma proprio non ce l'avrebbe fatta ad essere presente quella sera. Motivo? Aveva appena rotto con “il ragazzo”, che, come lei stessa aveva previsto, si era rivelato un idiota come tanti, in cerca della preda facile. Altro che grande amore...! Lei aveva cercato in tutti i modi di convincere Maria a venire lo stesso; le aveva detto di fregarsene, che non gliene importava, ma non c'era stato nulla da fare. Ed a lei non era restato altro da fare che festeggiare con gli altri, senza di lei.

 

...Davvero non la capiva. Era Maria che le aveva dato buca alla festa, giusto? Era lei che avrebbe dovuto essere arrabbiata. Ma non lo era! La festa era andata bene, Maria era rimasta a casa come aveva voluto, quindi che ragione c'era per essere in collera?

Eppure, da quel giorno, Maria era stata sempre così: incollerita, anzi, scocciata.

Ce l'aveva con lei, per qualche motivo che lei non riusciva assolutamente a capire.

La evitava, non le parlava più, non riusciva nemmeno a guardarla negli occhi. Era come se lei stessa, con la sua semplice presenza, fosse fonte di fastidio per Maria.

Si trattava di un'altalena continua: prima affermava di avere bisogno di lei, poi la respingeva con parole cattive ed insinuazioni antipatiche. Ed era andata avanti così per tutto l'anno, in un crescendo continuo.

Quando lei, subito dopo le vacanze di Natale, era stata malissimo per tre giorni, non riuscendo nemmeno ad andare a scuola, l'unica cosa che era stata capace di dirle era “Beh, immagino che così non riuscirai a rispettare i tuoi programmi per la settimana”.

Quando, verso la fine dell'anno, si era sentita nuovamente male ed era dovuta correre a cambiarsi nel bagno dei maschi (e grazie al Cielo aveva portato con sé la tuta), lei, guardando il pavimento, aveva acidamente commentato “che vergogna, avresti dovuto andare a casa”.

E più di una volta l'aveva sentita malignare con delle compagne che lei odiava sul fatto che lei sarebbe sempre stata single.

Era un abilissimo gioco di potere: Maria fingeva di essere un'amica trascurata, ma ogni volta che lei la invitava, allora si tirava indietro, intimandola di smettere di starle addosso ed accusandola di essere una persona ansiosa e pressante.

Sosteneva che non ci fosse nessun problema, ma quando lei provava a chiarire, anche discutendo, lei recitava la parte di quella stupefatta ed offesa, così da sembrare una povera martire oltraggiata anche davanti alle loro compagne.

Quanto a lei, era sempre più sconvolta, e non sapeva davvero quale fosse il modo migliore di comportarsi. Era così stanca e stufa di questa “nuova” Maria; che le era successo?!? Non era la stessa persona che lei aveva conosciuto, quella di cui si era fidata ciecamente, quella alla quale si era affidata, quasi fosse una sorta di sorella maggiore. E poi, Maria non era una stupida, sapeva benissimo che il suo comportamento la faceva soffrire: perché si ostinava?

Non l'avrebbe mai capito, fino all'ultimo giorno di liceo.

 

perché mi devi far sentire piccola per sentirti completa dentro te?

perché devi abbattere i miei sogni,

in modo da restare l'unica cosa nella mia testa?

 

Solo molto, molto dopo, quando ormai frequentava l'Università, a mente fredda e con qualche esperienza in più sulle spalle, aveva iniziato ad intuire che il disagio di Maria era nato molto prima di quando lei aveva cominciato ad avvertirlo.

Si era sbagliata fin dall'inizio, perché sì, lei aveva fatto tante idiozie, da ragazzina, ma chi aveva vissuto l'adolescenza in modo malsano era stata Maria. Qualcosa, in lei, l'aveva portata a reprimere troppo a lungo sogni, paure e desideri, e la sua rabbia, poi, era esplosa in modo incontrollato.

Quella di Maria era una patologia depressiva, ma lei, allora, non aveva gli strumenti per rendersene conto.

Il suo obiettivo era stato far sentire lei piccola, perché era lei la prima a disprezzarsi ed a odiarsi. La sua scelta era stata quella di proiettare su di lei suoi problemi e paure, come quella (che forse per lei costituiva davvero un tormento) di restare senza fidanzato.

Era triste da ammettere, ma lei gliel'aveva permesso per troppo tempo. Anche se era una vita, ormai, che se n'era tirata fuori.

 

Durante i primi tempi dell'Università, lei aveva provato a richiamare Maria. Una parte di lei le voleva ancora bene, era ancora preoccupata per lei. Aveva sentito che si era riavvicinata a quel ragazzo di Bologna, e temeva un'altra crisi.

...Solo che aveva fatto delle scoperte molto peggiori.

Maria le aveva risposto con un'insolita allegria: aveva riscoperto un vero sentimento! Aveva conosciuto, su un sito di scambio di lingue, un egiziano che, manco a dirlo, viveva in Egitto...ma si erano già dichiarati amore eterno! E poi, pazienza se non l'avrebbe mai potuto vedere...tanto lui era musulmano, e non avrebbero mai potuto abbracciarsi in pubblico! Ed aveva già cercato due volte di prenotare un volo per andarlo a trovare, ma – che sfortuna! - lui era tanto impegnato, e non era stato proprio il caso! Insomma, finalmente aveva trovato l'uomo della sua vita! Non ci avrebbe mai scommesso, ma era successo!

 

Lei aveva mollato il colpo. Parlarle sarebbe stato inutile, sarebbe stato come tentare di spremere un sasso.

E poi, Maria aveva fatto la sua scelta già da tempo, ormai. Aveva scelto di buttare al vento la loro amicizia, ed ora ne avrebbe pagato le conseguenze.

Che se ne andasse per la sua strada, pensò. Era stata fin troppo buona con lei, ma non aveva più voglia di fare la parte dell'amica comprensiva.

E se un giorno Maria avesse pagato il prezzo per la sua follia, forse si sarebbe guardata indietro. Avrebbe ripensato alla loro amicizia ed avrebbe capito di aver sbagliato. Ma, sinceramente, non ci sperava troppo. Anche perché ormai aveva imparato la differenza tra un'amicizia vera ed una falsa.


ho fatto un passo indietro e ti ho lasciato andare

ti ho detto che non ho il giubbotto antiproiettile, ora lo sai!

 

  
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