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Autore: Serpeverde_    22/04/2015    2 recensioni
Una semidea, figlia della dea della verginità. Ha infranto un' antico giuramento.
La luna scomparirà.
Un'antica vendetta si ripercuoterà su entrambe.
Un impresa per salvare la madre,
una profezia,
un sacrificio,
chi porterà a termine l'incarico?
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Artemide, Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Apachtheís ~ Rapita

(14)


Una serata apparentemente normale
 
mi scuso subitissimo della cortezza del capitolo, 
ma non potevo pubblicarne di più, altrimenti che gusto c'era? 


 

Nonostante ci fossimo lasciati il locale alle spalle non riuscivo a cancellare l'immagine di Edimione immerso in una pozza di sangue. Percy e Leo avevano coperto il cadavere del giovane con un telo azzurro trovato sotto la credenza e, dopo una lode agli dei, ci allontanammo dal pub.
Non meritava il mio rimpianto, non meritava nemmeno quelle poche monete che gli avrebbero permesso di passare nel Caronte, ma che noi da buoni ragazzi, gli avevamo lasciato.
Le montagne si ergevano davanti a noi e per raggiungere la cava su monte Pike Peaks avevamo preso una semplice funivia.
– Soffro di vertigini – mi confidai a Leo mentre le mie gambe ciondolavano le vuoto. Un enorme burrone si destava sotto di noi, e non vedevo l'ora di oltrepassarlo. Le rocce del Monte erano di color sabbia sporca, quasi arancione, così fine da insidiarsi nelle scarpe e nei vestiti.
Leo mi prese la mano – Sarà questione di pochi minuti.
Riuscì a strapparmi un impercettibile sorriso, mentre con il pollice massaggiava il mio palmo.
– Piper – urlò il figlio di Poseidone dalla cabina di fronte a me – Dove hai detto che si trova la grotta?
La ragazza cheeroke aveva ceduto nel sedermisi accanto, lasciandomi in mezzo. Non faceva altro che sbuffare a ogni mio cedimento verso Leo. Ero sempre più propensa a lanciarla giù.
– Lassù! – rispose lei indicando la vetta del monte che stavamo raggiungendo – O almeno spero.
L'adrenalina aumentava a ogni oscillazione, e per un attimo mi concessi di rimuginare alla mia vita precedente. Fino a una settimana e mezza prima me ne stavo rigorosamente sul divano a ingozzarmi di patatine, ed ora ero su una funivia diretta su un Monte sul quale c'erano delle giovani eterne messe al tappeto tutto perchè un pazzo maniaco ha rapito mia madre che sottolineo è una dea dell'Olimpo che ha infranto il voto di castità. Normale.
– Credete che siano lassù? Ne avete la certezza? – chiesi tamburellando le dita sulla coscia.
Annabeth si voltò – Percy non sbaglia mai.
– Smettila – rise il figlio di Poseidone – Così mi farai arrossire.
Stranamente pochi minuti dopo eravamo scesi sani e salvi sulla cima del monte, stentai a crederci.
Preferivo nettamente la terra ferma.
Ci sistemammo gli zaini in spalla per poi cominciare a camminare verso un panorama arido e asciutto. Sembrava come se sopra il monte si destasse il deserto, se non che eravamo a quattromila metri di altitudine.
– Dobbiamo stare attenti, se le Cacciatrici sono KO è evidente un potenziale pericolo. Che sia qui o no. – ci raccomandò Annabeth passandoci un po' di insalata in scatola appena tolta dalla Cornucopia di Piper.
Mi godetti a fondo quel momento di riposo sdraiata accanto a un masso assaporando un po' di cibo fresco, a guardare il vuoto sotto di noi. Non avevo il coraggio di sporgermi come invece faceva Leo disinvolto.
– Tu sei completamente pazzo– gli sussurrai chiudendo gli occhi e abbandonandomi sul macigno.
Mi si avvicinò laconico prendendo posto accanto a me – Avere paura vuol dire arrendersi già in partenza.
Aprii gli occhi controllando cosa stessero facendo gli altri. Percy era intento a stringersi Annabeth al petto ammirando l'orizzonte e Piper si rigirava tra le mani il coltello di sua madre rimirando la sua lama. Poi il mio sguardo cadde su Leo che stava sfoggiando un intenso sorriso, uno di quelli che ti mettono a disagio.
– è sempre più facile arrendersi anziché affrontare ciò che la paura comporta – risposi guardando in basso, fuori dalla traiettoria dei suoi occhi.
Mi passò una mano tra i capelli e per poco non sussultai per la presa in contropiede – Arrendersi non è mai un'opzione, Deborah.
Pochi minuti dopo gli altri tre si unirono a noi, allestendo un piccolo buffet di dolci estratti dalla Cornucopia. Torta al cioccolato, gelato alla fragola e bignè alla crema. Riuscii a passare quella mezz'ora in pura tranquillità, ridendo alle battute di Leo e alle freddure acide di Piper.
Era così normale, come se fossimo cinque amici in gita scolastica. Cercavo di non pensare a quello che ci avrebbe atteso dopo, solo noi e il tramonto.
Inforcai l'ultimo pezzo dei torta – Ora si spiega perchè sei sempre caldo quanto ti sfioro.
Leo mi aveva finalmente rivelato che aveva il potere di domare il fuoco e evocarlo a suo piacimento.
– Una storia interessante, la mia – ammise facendomi l'occhiolino.
A momenti mi strozzavo con la torta per l'affermazione piena di orgoglio del giovane con le mie risate, prima di calmare la mia tosse e sorridere.
– Noi però sappiamo relativamente poco della tua vita prima che tutto questo avesse luogo – disse poi Percy chinandosi a prendere un altro bignè ripieno. Effettivamente aveva ragione, non mi ero mai aperta più di tanto. Forse perchè ripensarci, in qualche modo, portava a galla la mia malinconia.
Presi una coppa di gelato e me la rigirai tra le mani, fingendomi interessata al suo contenuto.
– Era una tipica vita da adolescente, credo. Lasciando da parte mio padre e i suoi problemi, ero la perfetta studentessa modello. La dislessia non mi ha mai impedito di avere una buona media, probabilmente perchè volevo dare a mio papà un motivo per considerarmi.
Senza accorgermene avevo fatto trasparire quello che non volevo affatto gli altri capissero. La mia debolezza, quella che tanto stringevo al petto con avidità. Mi sarei voluta strozzare per questo.
Annabeth mi guardò intenerita – Credimi se ti dico che non ti devi rimpiangere nulla. Sarei stata orgogliosa ad avere una figlia così determinata, e vedrai che se ne accorgerà anche lui. Solo lo farà troppo tardi.
Le sorrisi con le labbra, i miei occhi non erano in grado di simulare la felicità, in quel momento.
Bevvi un sorso di succo – Ormai mi ha già persa.
Passai dieci minuti a guardare il vuoto, mentre intorno a me la conversazione aveva ripreso luogo.
– Ti vedo un po' turbata, Debb – mi chiese sottovoce Leo quando tutti intanto si erano assopiti.
Il fuoco si stava spegnendo, il cielo si era fatto buio come ogni sera senza Luna. Annabeth si era appisolata sul petto di Percy e il suo viso lasciava trasparire la serenità di star abbracciata al suo ragazzo. Piper si era addormentata vicino a Leo, con la testa sul suo zaino.
Mi voltai verso il moro i cui zigomi erano messi in risalto dalla luce delle braci ardenti – Sono solo stanca.
– Allora riposati – fu la sua risposta nel mentre si stava sistemando per farmi più spazio.
– Non posso. Qualcuno deve fare la guardia.– mormorai seguendo le movenze di Leo.
Quest'ultimo si girò e mi sorrise dolcemente – Sono in grado di farla anche io, sai?
Ridendo tirai fuori dallo zaino di Annabeth un piumone giallo canarino – Non ci metterei la mano sul fuoco.
Spiegai la coperta distendendola sopra di me, e mi feci piccola vicino al moro per lasciarli un po' di lenzuolo. Dopo un attimo di esitazione scavalcò il piumone e ci si infilò sotto.
– Non mi puoi tentare in questo modo. Devo restare sveglio, o potremmo finire come cibo per mostri solo perchè ho ceduto alla tentazione di appisolarmi.– sussurrò tirando un lembo per coprirsi meglio il braccio. Mi strinsi tra me, rendendomi conto di star condividendo una specie di letto improvvisato con un ragazzo; e divenni rossa sperando che il buio nascondesse la mia faccia paonazza.
Appoggiai la sacca argentata dietro al collo mio e del ragazzo, e mentre cercavo di sistemarmi mi ritrovai il volto di Leo a un palmo di naso. Arrossii nuovamente sentendo il calore che emanava.
– Non voglio addormentarmi, resto sveglia con te. Non si sa mai. – dissi testarda.
Leo diede sfogo a una risata bassa – Non durerai.
– Sembra che da quando ci conosciamo tu voglia sfidarmi.– ammisi divertita allentando la coda che al contatto con lo zaino premeva contro la mia nuca dandomi fastidio.
Un ammasso di capelli mori si riversò sulla mia faccia, rendendomi scura la vista. Cercai di tirare fuori una mano da sotto le coperte per sistemarmi, ma Leo mi precedette.
Mi scostò le ciocche dal viso dolcemente, lasciando che la sua mano si soffermasse sulle mie guance. Il mio cuore aveva preso a correre, tanto che avevo paura si staccasse dalle aorte e uscisse dal mio petto.
– Non sono io che ti sfido, ma sei tu che non mi impedisci di farlo. E sono sicuro che da qui a dieci minuti sarai nel mondo dei sogni.
Il suo pollice percorse il contorno delle mie labbra, rendendomi impossibile qualsiasi modo di reagire. Era come se fossi ipnotizzata dai suoi gesti, troppo intenta a osservarli per poter fare qualcosa.
– Ti piacerebbe fosse così semplice battermi. Ma sono caparbia in fatto di scommesse, anche dopo aver passato la giornata in una macchina di donne senza occhi e in un locale lugubre.
Ci fissammo per quelle che a me sembravano delle ore, ero intenzionata a non serrare gli occhi quando Leo invece provava qualsiasi modo per farmi cedere. Il silenzio ci circondava, di tanto in tanto si sentiva il gracidare dei grilli e il rumore del vento. Era lo stesso silenzio a fare rumore, era leggiadro ma fin troppo calmo. Quasi surreale.
Sentivo il battito del mio cuore saltarmi nel torace, e credetti di sentire anche quello di tutti gli altri presenti, con i loro rispettivi respiri.
Poi Piper cominciò a mugugnare nel sonno, dimenandosi sul suo zaino, così scattai subito a sedermi. Leo mi imitò e ci trovammo a guardare il buio nel suo nero assoluto.
Le braci spente ormai non servivano a molto, quindi scavalcando il piumone presi una delle torce dalla sacca di Annabeth sperando non si svegliasse. Mi dispiaceva farla smuovere per un nonnulla.
– Si sta calmando– constatò Leo che aveva una mano sopra la fronte di Piper.
Effettivamente era così. Non si stava più agitando.
Sospirai rassicurata, mettendomi di nuovo sotto la coperta – Meglio. Avrà solo avuto un incubo.
Mentre mi stavo risistemando avvertii il rumore di passi scaltri. Mollai un po' di pacche al ragazzo che, ovviamente, aveva sentito anche lui il pericolo.
Mi alzai accendendo la torcia e sfoderando KatagidaPotrebbero essere degli animali.
Un altro tonfo e delle figure indistinte si destavano a pochi metri dal nostro accampamento.
– Sì, e quante probabilità ci sono che assomiglino a degli umani– fece sarcastico Leo.
Tre corpi avanzarono verso la luce della torcia, mettendo in mostra la presenza di tre persone.
Quella al centro era la più imponente e sembrava essere anche la più impostata.
Stavo per aprire bocca ma Piper cominciò a dimenarsi di nuovo, solo che sta volta urlò un nome.


Jason.

 

 
 

Buonaseraaa
Avete ragione, sono in ritardissimo! Ultimamente non so cosa mi passa per la testa. Okey, no, forse non ultimamente.
Però sono qui, anche se con 15 giorni di ritardoo! 
Non vi preoccupate se non mi vedete aggiornare, non smetterò di scrivere la storia, sono solo troppo stupida e non arrivo mai ad aggiornare in tempo. Che poi ho già anche i capitoli pronti per cui sono doppiamente ingiustificabile.

Che ne pensate? Premetto, che è corto. Sì, lo so. Ma è una scelta voluta, sappiatelo.
Spero di avervi incuriosito, eeee niente, spero in qualche vostra opinione/recensione.
Vi amooo
la vostra amichetta speciale ritardataria.


 
 

 
Personaggi

 

                                   Deborah          Percy            Annabeth           Leo               Piper                                       

 

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