Harry si svegliò
di colpo.
Dean Thomas lo stava scuotendo
violentemente.
- Dean, sono sveglio! - gridò Harry per far smettere l'amico.
- Harry! I tuoi figli stanno ancora dormendo!
- Che ore sono?
- Le quattro di notte.
Harry si mise a sedere sul letto e inforcò gli occhiali.
L'amico era in giacca e cravatta. Credeva di essersi liberato della
cravatta ad
Hogwarts, invece anche al lavoro si era trovato a doversela mettere.
- Perché sei in casa mia alle quattro di notte? - gli
chiese.
Aveva paura della risposta.
Dean si passò una mano tra i capelli e sbuffò
– C'è stata
un'evasione di massa da Azkaban. Sono scappati dei Mangiamorte.
Harry si alzò in piedi, assonnato ma non stupito. Era da
tempo che si sentiva che
sarebbe successo. Non eri Harry Potter se la tua vita andava bene per
troppo tempo.
- In quanti?
- Non si sanno ancora dati precisi. Ci sono stati dei morti,
un' esplosione e dei Dissennatori. La scena è ancora molto
confusa e la stampa
non aiuta.
- Il Profeta è già lì?
- Sì e anche tutta la stampa internazionale. Ho chiamato
Percy
per far bloccare tutti i tipi di trasporto non autorizzato dal
Ministero nella
zona, ma alcune foto sono già state scattate alla scena.
- E come ci sono arrivati?
- Tutte le difese sono state distrutte. La cicatrice ha fatto
male?
Harry si passò istintivamente la mano sulla cicatrice
– No,
ma il mio legame con Voldemort si è rotto.
Harry si infilò il primo completo che trovò
nell'armadio e si
legò velocemente la cravatta al collo. Allacciò
il bottone del completo grigio
e applicò la spilla degli Auror sul petto. I vestiti
facevano parte della
collezione Scudo dei Tiri Vispi Weasley, come tutti quelli in dotazione
alle
squadre speciali del Ministero.
- Non mangi qualcosa? - gli chiese Ginny quando arrivò al
piano di sotto. Indossava ancora i jeans e la maglietta del giorno
precedente.
Harry non l'aveva ancora vista dalla mattina prima, quando era partita
per
l'Ungheria, a vedere una partita delle qualificazioni alla Coppa del
Mondo di
Quidditch.
- Non ho voglia – rispose, per poi cambiare tono –
sveglia i bambini
e vai alla Tana. Senti tutti quelli dell'Ordine in circolazione e
portali lì.
Passa a prendere anche Teddy. C'è stata un evasione di
Mangiamorte ad Azkban e
tutte le difese sono state distrutte.
- Voldemort?
Harry abbassò lo sguardo e annuì. Credeva di
essersene
finalmente liberato e in quegli anni aveva lavorato per eliminare tutti
i danni
che aveva lasciato, ma solo lui avrebbe potuto espugnare quella fortezza.
Ginny alzò un sopracciglio – Va bene, sento Ron e
partiamo.
Hermione sarà ad Azkban.
Harry sorrise. Se Ginny era al suo fianco sarebbe stato tutto
molto più facile.
Azkaban era un posto
inospitale.
L'edificio era immenso,
possente, contro cui il vento e le onde si abbattevano continuamente.
Harry
guardò colpito quell'edificio. Anche se da ormai undici anni
si recava spesso
in quel luogo, non riusciva comunque ad abituarsene. In quel posto
erano stati
portati Hagrid e Sirius. Quel luogo era il simbolo
dell'infelicità.
Nella parte alta dell'edificio c'era un grosso buco
irregolare. L'esplosione.
Un brivido lo percorse e si strinse nel cappotto.
Davanti all'entrata della prigione si trovavano un gruppo di
uomini della Squadra Speciale Magica.
Uno di questi alzò un braccio e li fermò.
- Signor Potter, signor Thomas – biascicò a mo' di
saluto –
per ordini del Ministero dobbiamo assicurarci che siate realmente voi.
I due annuirono e questi tirò fuori uno strano oggetto.
Quando superarono i controlli, entrarono. La salita di tutte
le scale fu davvero faticosa. Intorno a loro la miseria e la
rassegnazione
regnavano incontrastate. I prigionieri erano rannicchiati nelle celle
come cani
e stavano fermi, come se non avessero più un motivo per
vivere.
- Ciao Harry – disse cupo Kingsley quando lo vide entrare.
La scena era peggio di quanto aveva immaginato. Le celle
erano sfondate, come il muro, e molti cadaveri di Guardiamaghi erano
sparsi sul
pavimento.
- Si sa quanti sono gli evasi?
- Non ancora – disse Pickering, un Auror sui venti che
lavorava per Harry da un paio di anni – per ora siamo solo
sicuri dei Carrow,
Macnair e Yaxley, che sono stati visti afferrare una Passaporta, per
gli altri
non si sa niente, la scena era molto confusa.
Harry annuì pensoso – Sulla Passaporta invece
avete qualche
novità? Percy! - disse rivolgendosi verso il capo
dell'Ufficio del
Trasporto Magico,
che stava contemplando
il vuoto con aria assente – Il tuo ufficio ha rilevato
qualcosa?
Percy si girò di scatto – Non so Harry, tutte le
difese sono
crollate, senza che l'Ufficio capisca la causa.
- Magia oscura?
- Sicuramente, ma perfino Silente non sarebbe stato capace di
farle crollare dall'esterno. Sospetto che sia qualcuno all'interno del
mio
Ufficio. Lì dovrebbe essere più semplice.
Però tutti quelli che si occupano di
queste cose sono miei uomini fidati. Aprirò un'indagine
interna.
- Affida le indagini agli Auror – gli disse Kingsey, per poi
rivolgersi ad Harry – manda uno dei tuoi in incognito.
Massima segretezza.
Harry annuì – Pickering, finisci di fare rapporto
e poi ti
trasferisci all'Ufficio del Trasporto Magico. Voglio rapporti
settimanali e in
caso di scoperte importanti devo saperlo subito.
Il ragazzo fece un cenno di assenso.
Il Ministro continuò - Non possiamo permetterci altri
errori.
Ora come ora stiamo brancolando nel buio, abbiamo dei Mangiamorte in
libertà e
dei probabili infiltrati al Ministero. Entro domani mi aspetto che la
Skeeter
scriva un articolo al sangue su di me.
Harry sbuffò – Se scrive qualcosa su di te, scrive
anche
qualcosa su di me.
Un rumore di tacchi iniziò a rimbombare sulle scale. Pochi
secondi
entrò dopo una trentenne dai ricci capelli castani.
- Hermione – la salutò Harry. L'amica gli fece un
cenno
distratto, mentre si guardava intorno con uno sguardo corrucciato.
- Abbiamo messo in quarantena la zona e abbiamo disposta
ulteriori misure di sicurezza. Ho dato ordine alla Squadra Speciale
Magica di
iniziare a lanciare nuovamente gli incantesimi protettivi. Da
regolamento il
Ministro deve commissariare la struttura finché non
riusciamo a trovare il
colpevole.
Harry accennò un sorriso. Anche nelle situazioni
più
difficili, Hermione riusciva a decidere sul da farsi (e a citare il
regolamento). Per questo era
stata
nominata vice-capo dell'Ufficio per l'Applicazione
della Legge sulla Magia e Harry aveva il
presentimento
che sarebbe arrivata ben più in là.
- Harry, appena tornerò in studio nominerò
l'Ufficio Auror a
capo del carcere. Non voglio altri attacchi – disse Kingsley.
- Manda qui Dennis Canon e una squadra, oltre ai Guardiamaghi
però voglio anche la Squadra Speciale Magica.
- Non dovrebbero esserci problemi – disse Hermione.
Come evocato, Dennis Canon apparve sulla porta. Magro,
magrezza ulteriormente evidenziata dai vestiti neri che indossava, dai
capelli
biondi e dalla faccia angelica, che
ricordò ad Harry quanto somigliasse al fratello.
- Harry, abbiamo capito chi è evaso: i Lestrange, Yaxley,
Rookwood e i due Carrow. Dolohov e Greyback non ce l'hanno
fatta. Adesso sono
stati portati in altre celle nei
sotterranei.
- Grazie Dennis. Da adesso prendi il comando del carcere.
Piazza una squadra davanti alle celle dei due e aumenta la sicurezza su
ogni
piano. Con quei due ci avete parlato?
- Se ne sta occupando Hesse. Non sembrano intenzionati a
parlare.
- Quei due non parleranno mai – disse Kingsley –
quando ero
un Auror li ho interrogati più volte. Non parlerebbero
neanche con uno
Schiopodo Sparacoda come compagno di cella.
- Ma c'era una sola Passaporta o erano di più? - chiese
Harry.
Dennis incrociò le braccia – I testimoni dicono
che c'erano
più calici dei prigionieri evasi. Quindi pensiamo che siano
otto. Però i due
rimanenti non sono stati trovati.
- Credi che gli abbiano portati con loro? – gli chiese Harry.
- Sospetto uno o più infiltrati tra i Guardiamaghi.
- Allora non permettere a nessuno di loro di scendere nei
sotterranei. I corridoi dei criminali più importanti devono
essere tenuti sotto
controllo dagli Auror e dalla Squadra Speciale Magica. Ci sono altri
Mangiamorte meno importanti in questo carcere, tenete d'occhio anche
loro, non
vorrei che qualcuno stesse cercando di ricostruirsi
un esercito...
- Sospetti che Voldemort sia tornato? - chiese Percy
- Non lo so. Spero di no, ma non dobbiamo sottovalutare
questa ipotesi. L'ultima volta che la comunità magica ha
sminuito il
ritorno di Voldemort, ci siamo ritrovati
con un Ministro della Magia fantoccio e Hogwarts come un luogo di
tortura.
Hermione lo guardò negli occhi. Sembrava stanca. Lui la
capiva benissimo. Avevano passato la loro giovinezza a combattere ogni
giorno
per la propria vita, vivendo alcuni momenti che neanche molti dei
più vecchi
potevano immaginare. Ma ora entrambi avevano figli. Se Voldemort era
davvero
tornato, la prima vendetta che avrebbe cercato era proprio quella su
loro due e
Ron. E James, Albus, Lily, Rose e Hugo sarebbero stati l'oggetto della
sua
rabbia.
Qualcosa nei loro sguardi cambiò; non c'era più
stanchezza,
ma una fiamma di coraggio. La solita che avevano sempre avuto. Neanche
stavolta
lui avrebbe vinto.