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Autore: Lachiaretta    23/04/2015    21 recensioni
Amelia River, dopo quattro lunghi anni torna a New York per frequentare la Columbia University. Era scappata da un passato che non riusciva ad affrontare, ma soprattutto dimenticare. Nonostante tutti i suoi sforzi però questo passato tornerà a bussare alla sua porta, inghiottendola completamente.
Cattivi ragazzi, corse illegali, auto illegali, scommesse, sesso, droga e alcol.. ma soprattutto lui, Jake Haiden.
QUESTA STORIA PRENDE SPUNTO DALLA TRAMA DI GOSSIP GIRL, IN PARTICOLARE I PRIMI EPISODI, E DA FAST AND FURIOS. LEGGETE L'AVVISO IN APPENDICE AL PRIMO CAPITOLO PER TUTTE LE INFORMAZIONI AL RIGUARDO.
PRIMI CAPITOLI IN REVISIONE.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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CAPITOLO 34


 
 
POV JAKE
 
Appena varco l’ingresso del pronto soccorso corro incontro alla piccola infermiera paffutella seduta dietro il bancone dell’accettazione. Le gambe mi tremano ancora per la sconvolgente scoperta e fatico a rimanere lucido pensando a Mia in lacrime sulla porta della mia camera da letto, gli occhi fissi su me e Hanna immaginando inevitabilmente il peggio. Se solo lo avessi saputo. «Sono qui, cosa succede?»
 
«Dott. Haiden, l’ambulanza sta arrivando. So solo che c’è stato un incidente e che riguarda la dottoressa Summer.» Balbetta agitata portandosi una ciocca di capelli rossi dietro l’orecchio e cercando invano di sostenere il mio sguardo senza arrossire. «Non hanno riferito nulla sulle condizioni della dottoressa ma so che è stata lei a chiedere di farla chiamare quindi deve essere coscente.»
 
Inspiro profondamente un paio di volte cercando di non perdere il controllo, di male in peggio. «Maledizione.» Sussurro pensando ad Hanna, cercando di immaginare ciò che può essere accaduto e pregando che non sia successo nulla di grave a lei o al bambino. Senza attendere che la giovane ragazza pronunci anche solo un’altra parola mi dirigo verso l’ingresso delle ambulanze facendo cenno a Megan e Josh di attendermi accanto all’accettazione: potrebbe non essere un bello spettacolo, soprattutto per Megan.
Il mio cuore perde un battito quando scorgo l’esile corpo di Hanna disteso sulla barella spinta da due paramedici in divisa blu notte, un taglio profondo all’altezza della tempia sinistra le ricopre di sangue l’intero volto. Lei però è sveglia e apparentemente cosciente.
 
Mi affretto verso di lei aiutando il personale a trascinarla all’interno e controllando la ferita che per quanto profonda non sembra preoccupante. Scruto con lo sguardo l’intero suo corpo alla ricerca di altre ferite, ma salvo qualche escoriazione qua e là non sembra aver riportato altri danni, almeno apparenti. «Un ecografo, subito!» Urlo alla figura alla mia destra, senza preoccuparmi di verificare che si tratti di uno specializzando o di un infermiere. «Tranquilla Hanna, adesso controlliamo il bambino.» Le sussurro accarezzandole delicatamente il volto e asciugandole con la punta del pollice una lacrima.
 
«Jake.» Singhiozza il mio nome cercando di mettersi a sedere e fissando i suoi grandi occhi nei miei. «Il bambino… Non sono io.» Blatera pronunciando parole alla rinfusa senza riuscire a formulare una frase sensata.
 
Con la mano destra faccio forza sulla sua spalla per spingerla delicatamente all’indietro e impedirle di sollevarsi, dovrebbe sapere che in questi momenti non è indicato muoversi troppo. «Stai ferma Hanna, sei solo confusa. Hai avuto un incidente.» Le rispondo con voce ferma cercando di mantenere la calma, come insegnano i primi giorni di specializzazione. Mai mostrare la propria paura al paziente, devi essere forte anche per loro. «Vi muovete con quest’ecografo.» Sbotto infine verso lo specializzando alla mia destra.
 
«No Jake, ascoltami. L’auto non ha investito me.» Termina portando lo sguardo verso le porte scorrevoli alle mie spalle e istintivamente mi volto seguendo la traiettoria dei suoi occhi. In un istante sento il mio torace stringersi in una morsa dolorosa e il cuore dapprima saltare un battito per poi accelerare improvvisamente come se avessi corso per chilometri a perdifiato, le gambe sembrano volermi cedere da un momento all’altro e la testa gira vorticosamente.  Tutto il mondo mi crolla addosso appena i miei occhi inquadrano la seconda barella alle nostre spalle e il corpo di Mia privo di sensi, gli abiti ridotti in brandelli e completamente ricoperti di sangue, un paramedico a cavalcioni sopra di lei intento a praticarle il massaggio cardiaco. «Mi ha salvata.»
 
Le sue parole mi scivolano addosso senza che riesca a comprenderle appieno, il mio sguardo fisso sulle mani del paramedico che ritmicamente premono sul torace di Mia. La sta rianimando. Lascio la barella di Hanna biascicando al dottore accanto a me di occuparsi di lei e mi avvicino alla mia ex fidanzata pregando che non sia veramente quello che penso. «Cosa abbiamo?» Domando con finta freddezza dopo aver inspirato profondamente più volte.
 
«Donna, recuperata in strada dopo essere stata investita da un’auto. Non c’è battito da oltre dieci minuti, è morta dottore.» Risponde semplicemente il volontario della croce rossa, con la stessa leggerezza che avrebbe usato per indicarmi l’ora o riferirmi le condizioni meteorologiche, comprimendo con le sue sudice mani il suo delicato petto un’ultima volta.
 
MORTA
 
MORTA
 
MORTA
 
MORTA
 
Prima che possa emettere anche solo un’altra parola lo spingo con entrambe le mani con talmente tanta forza da farlo crollare al suolo, richiamando l’attenzione dell’intera accettazione, mentre io con un balzo prendo il suo posto per non interrompere la rianimazione. «Sta lontano da lei.» Sbotto premendo con tutta la forza che ho in corpo sul suo esile torace, rischiando di romperle qualche costola, un’infermiera mi fissa con la bocca aperta sconvolta per il mio gesto. «Cosa aspetti a portarmi un defibrillatore?» Le grido addosso incapace di controllarmi.
 
Mia non può morire, non senza sapere che io la amo ancora e che non l’ho mai tradita.
 
«Veloci, portiamola in sala operatoria.» I miei occhi incrociano per un breve istante quelli di Josh, colmi di terrore e disperazione, le sue braccia sorreggono Megan comprimendole il volto al suo petto per impedirle di guardare l’amica stesa sotto di me.
 
Giunti in una delle stanzette di primo intervento vengo raggiunto dal dottor Bauer che mi intima di scendere dalla barella. «Dottor Haiden si sposti.» Con una forbice taglia il tessuto saturo di sangue proveniente dalle diverse ferite presenti su tutto il corpo, quindi la passa all’infermiera affinché faccia la stessa cosa con i sottili leggins mentre lui la collega alla macchina per il monitoraggio dei parametri vitali. La lunga linea dritta è una pugnalata al fianco. «Carica duecento. Libera.» Urla avvicinando le piastre del defibrillatore a lei e facendola sobbalzare con una potente scarica elettrica. Entrambi fissiamo in silenzio lo schermo sperando in una qualche reazione ma la situazione rimane però invariata. «Carica trecento.» Ordina all’infermiera alla macchina quindi si rivolge a me che ho ripreso il massaggio manuale. «Jake spostati. Libera.» Urla irradiandola ancora una volta con una scarica elettrica molto più potente.
Un primo bip attira la mia attenzione bloccandomi il respiro in gola e facendomi rimanere in apnea, ma quando poi viene seguito da un secondo e da un terzo socchiudo gli occhi ringraziando chiunque abbia accolto le mie preghiere. «L’abbiamo ripresa.» Annuncia Bauer monitorando la linea zizzagata. «Intubiamola e chiamate la banca del sangue, ha bisogno di una trasfusione.»
 
«Che gruppo?» Domanda la bella infermiera castana, quella più grande e sposata. Non mi ero accorto che ci fosse anche lei all’interno della stanza.
 
«Zero negativo.» Le rispondo immediatamente senza farle perdere il tempo di andare a recuperare la sua borsa e controllare la targhetta conservata nel portafoglio.
 
«Ne è sicuro Dottor Haiden? Sbagliare potrebbe esserle fatale.» Mi risponde la donna inarcando entrambe le sopracciglia sorpresa che conosca un dato così personale della paziente.
 
«Certo! Conosco tutto della donna che stavo per sposare, tutto.» Le rispondo asciutto portando una mano ai capelli incrostati di sangue della mia ex fidanzata e accarezzandole delicatamente il capo.
 
«Mi avete chiamato?» Un nuovo medico entra nella stanza ormai fin troppo affollata portando immediatamente gli occhi su Mia che giace ancora sulla barella, ora solo in biancheria intima. Lui, come tutti gli altri, nella sua professionalità non sembra far caso al suo bellissimo corpo quasi totalmente svestito e fissa la sua attenzione sulla gamba visibilmente più corta di qualche centimetro.
 
«Donna, ventisette anni, investita da un’auto. L’abbiamo appena rianimata, ora il cuore è stabile anche se debole.» Riassume Bauer sfiorando con la punta delle dita un enorme livido nero che ricopre il suo intero fianco destro.
 
«Il femore è evidentemente fratturato e sospetto un’emorragia interna.» Riferisce immediatamente la sua diagnosi costringendomi a trattenere ancora una volta il respiro. Non mi preoccupa l’osso rotto, possiamo aggiustarlo, ma una lesione interna potrebbe essere fatale se non la prendiamo in tempo.
 
«Portiamola a fare una TAC allora.» Con entrambe le mani afferro la sponda laterale della barella e aiutato dal restante personale la conduciamo nuovamente in corridoio verso l’ascensore. «Resisti Mia, adesso ti rimettiamo in sesto.» Sussurro avvicinandomi al suo orecchio e depositandole un bacio sulla tempia sporca.
 
La salverò, fosse l’ultima cosa che faccio in vita mia ma la salverò.
 
«Dottor Haiden mi scusi.» Bauer stringe la mano intorno al mio braccio trattenendomi con forza. «Posso parlarle?»
 
«Adesso?» Gli rispondo sgranando gli occhi e scrollando il braccio per non dover abbandonare la presa dalla barella che procede spedita verso le porte dell’ascensore già aperto.
 
«Il dottor Smoak può occuparsi della TAC, non è necessaria la sua presenza. Ho bisogno di parlarle, adesso!» Ordina perentorio obbligandomi a slacciare le dita dal freddo lettino metallico.
 
«Dannazione Bauer, cosa c’è di così urgente?» Sbotto mentre Mia sparisce dal mio campo visivo diretta ai piani più alti.
 
«Jake.» Inizia passando ad un confidenziale “tu”, segno che non mi aspetta nulla di cui essere entusiasta. «Non puoi entrare in sala operatoria, sei troppo coinvolto. Aspetterai fuori insieme ai tuoi amici.» Il suo sguardo gelido fisso nei miei occhi sembra non volermi lasciare possibilità di scelta.
 
«Ma… NO!» Alzo la voce di un paio di toni cercando di impormi sul medico più anziano. «Non posso, io la amo.»
 
«Appunto!» Annuisce rivoltandomi contro la mia rivelazione. «Resterai fuori.»
 
«No, no, no.» Scuoto il capo con forza utilizzando anche tutto il mio corpo per negare la sua imposizione. «Non se ne parla. Se il suo cuore dovesse cedere ancora una volta? Devo esserci per poter intervenire.»
 
«Ascoltami bene Jake, sei il miglior cardiochirurgo che abbia mai incontrato in tutta la mia carriera ma anch’io sono un ottimo medico. Me ne occuperò personalmente e ti garantisco che farò tutto il possibile per tenerla in vita. Ma tu.. rischieresti di essere di intralcio. Non sei abbastanza lucido per intervenire.» Mi ritrovo ad annuire consapevole di quanto le sue parole corrispondano al vero, incapace di trattenere ulteriormente le lacrime. «Va da Hanna e vedi come sta. Manderò qualcuno ad aggiornarti continuamente.»
 
 
 
 
Due ore dopo siedo in religioso silenzio nella saletta da aspetto del secondo piano incapace di rivolgere una sola parola a Megan o Josh sistemati vicino a me. Nessuno è ancora venuto a darci qualche informazione nonostante l’avessero promesso e il dottor Bauer ha proibito l’ingresso a chiunque in galleria per controllare. Passandomi le mani tra i capelli mi ripeto che non è un buon segno.
Inspiro profondamente scorgendo la figura di Hanna, coperta dal camice di ricambio di un qualche specializzando, che lentamente fa il suo ingresso nella sala e si siede di fronte a me e Megan, incontro i suoi occhi mentre il senso di colpa si fa strada veloce dalla bocca dello stomaco alla gola. Non sono nemmeno passato dalla sua stanza per informarmi delle sue condizioni.
 
«Come state?» Le domando non riuscendo a sostenere il suo sguardo, dolce e comprensivo nonostante mi sia totalmente disinteressato di lei nelle ultime ore.
 
«Entrambi bene, mi terranno sotto controllo qualche giorno ma non abbiamo riportato alcun danno. Grazie a Mia.» Sorride appena sospirando rumorosamente. «Come sta?»
 
«La stanno operando ma non sappiamo ancora nulla.» Biascico coprendomi il volto con entrambe le mani.
 
«Jake prima dell’incidente mi ha raccontato di essere tornata a Washington la notte dopo la vostra discussione.» Balbetta titubante, tutto il suo odio verso la mia ex fidanzata sembra essere scemato avendo scoperto che non mi ha lasciato senza un valido motivo come abbiamo sempre creduto fino ad oggi.
 
«Lo so, l’ho appena scoperto anch’io.» La rassicuro informandola di non avere l’amara incombenza di svelarmi il mistero. «Ci ha visti insieme e ha frainteso. Se solo me ne avesse parlato.» Biascico lasciando ricadere la testa all’indietro contro lo schienale della poltroncina.
 
«Cosa doveva dirti?» Sbotta Josh sollevandosi in piedi e lasciando che la sedia ricada rumorosamente al suolo, i pugni stretti e pronti a colpire. «Jake ti ha trovato a letto con un’altra, cosa doveva pensare secondo te?»
 
«E tu? Se mi avessi chiamato invece di nasconderla avrei potuto chiarire l’equivoco.» Gli rispondo fissando i miei occhi nei suoi e leggendovi tutto il suo senso di colpa. «Ne eri sicuro anche tu vero?»
 
Josh scuote il capo abbassando lo sguardo non riuscendo a sostenere il mio un istante di più. «Mi dispiace Jake, ne ero sicuro. Infondo ti eri già comportato così in passato, con Jessica.» Quanto male fa la verità quando ti viene sbattuta in faccia? Ricordo ancora i primi mesi dopo il ritorno di Mia a New York, quando fingevamo di essere amici e finivamo irrimediabilmente per litigare ogni volta incapaci di controllare il sentimento che ci legava l’uno all’altra. Finii insieme a Jessica solo per scaricare tutta quella tensione che accumulavo ogni giorno non potendola stringere a me, baciarla e reprimendo il desiderio di fare l’amore con lei fino a farle urlare il mio nome. Fu un piacevole diversivo, finché continuare mentire mi divenne impossibile. Amavo la mia migliore amica. «Se l’avessi vista quando è arrivata da me. Ha passato giorni stesa nel mio letto a piangere, senza mangiare né dormire. Era completamente distrutta. Se fossi stato tu a trovarla tra le braccia di un altro cosa avresti pensato?»
 
«Ma io non l’ho tradita!» Sbotto trattenendomi dall’imprecare contro Josh che infondo è stato solo un ottimo amico, quantomeno per lei. Non oso immaginare cosa sarebbe successo se non ci fosse stato nemmeno lui al suo fianco.
 
«Dobbiamo dirle la verità. Quando si sveglierà dopo l’operazione le racconteremo tutto di quella notte così saprà che non l’hai fatto.» Si intromette Hanna alzandosi anche lei in piedi e mettendosi in mezzo a noi quasi a volerci invitare a smettere di discutere. Megan invece non ha ancora proferito una sola parola, rimane seduta in silenzio incapace di smettere di piangere. La conosco abbastanza bene per sapere quali sono i suoi pensieri. Si sta colpevolizzando di tutto, per non aver insistito né con me né con lei tanto da scoprire una discrepanza nei nostri racconti, esattamente come poche ore fa, e per il nostro balordo piano.
 
«A quale scopo? Cosa otterrete?» Riprende Josh avanzando di un passo verso Hanna e scuotendo la testa in dissenso. «Vi scaricherete la coscienza, ma lei capirà di aver frainteso tutto e di non poter rimediare al suo errore ora che è chiaramente troppo tardi.»
 
«Non è troppo tardi.» Controbatte Hanna portandosi le mani ai fianchi e fronteggiando sicura il mio vecchio amico.
 
«Maledizione aspettate un bambino.» Sospira Josh stancamente indicandole il piccolo ventre appena pronunciato.
 
«Chi aspetta un bambino da chi?» Mark entra a grandi passi all’interno della saletta, i lunghi capelli neri completamente spettinati e il viso arrossato per la corsa. Immediatamente raggiunge Hanna, le afferra il volto tra le mani e scruta quel che rimane del taglio perfettamente suturato. «Eccomi piccola, mi sono precipitato qui appena mi hanno chiamato dal pronto soccorso.» Le sussurra prima di baciarle delicatamente le labbra e voltarsi verso di me. «O mi sono forse perso qualcosa, Jake?» Mi domanda infine fissando gli occhi scuri nei miei, cercando di cogliere il senso della nostra conversazione e ciò che gli stiamo nascondendo.
 
«E tu chi saresti?» Chiede Josh completamente spiazzato dal suo gesto improvviso.
 
«Sono il fidanzato di Hanna e mi auguro che il bambino sia mio.» Chiarisce con calma prima di riportare lo sguardo indagatore sulla sua ragazza. «Mi volete spiegare cosa sta succedendo o devo uccidere uno dei miei migliori amici?»
 
Io e Hanna ci fissiamo negli occhi a lungo prima che lei inspiri profondamente e inviti Mark a sedersi con lei sulle comode poltroncine di pelle e iniziare a raccontare tutta la verità, a lui e ad uno sbigottito Josh che non riesce a togliere lo sguardo dal nuovo arrivato.
 
 
 
 
 
Flashback.
 
«Jake! È maschio! Guarda questo è il suo pisellino!» Hanna stringeva ancora un braccio intorno al collo di Jake mentre con la mano opposta mostrava fiera la piccola ecografia, la prima foto del suo futuro figlio. Le ci volle qualche secondo per inquadrare la ragazza in piedi di fronte al biondo che la stringeva a sé con le sue braccia forti. «Scusate, vi ho interrotti? Io sono Hanna, piacere.» Disse sfoderando un cordiale sorriso e allungando la mano dopo averla slacciata dal collo di Jake.
 
«Piacere, Megan!» Rispose la bionda stringendole titubante la mano e scrutando la nuova arrivata dalla testa ai piedi. «Anche voi?» Balbettò incerta sulle parole esatte da pronunciare. «Aspettate un figlio?»
 
In tutta risposta entrambi i ragazzi le scoppiarono a ridere in faccia sonoramente. «No, no Megan.» La rassicurò Jake allungando la mano verso di lei. «Non sono io il padre.»
 
«Per quanto io adori il bel dottor Haiden, il padre di mio figlio è un uomo molto più affascinante oltre che un medico migliore.» Continuò Hanna facendo imbronciare il povero Jake chiaramente offeso dalle sue parole. «E il nostro Jake non ha mai smesso di struggersi per la sua amata ex ragazza.»
 
«Attenta a quello che dici carina.» La minacciò colpendole delicatamente una spalla. «Siamo solo colleghi e grandi amici, abbiamo frequentato la specializzazione insieme a Washington e quando sono stato trasferito qui ha insistito per venire anche lei. Si fermerà solo per un mese anche se il Lenox la sta corteggiando parecchio perché accetti di lavorare qui definitivamente.» Chiarì infine a Megan che tranquillizzata dalle loro parole si mostrò propensa a stringere amicizia con la bella Hanna.
 
 
 
DUE GIORNI DOPO, A CASA DI MEGAN
 
«Cosa aspetti? Seguila.» Hanna spinse Jake verso la porta invitandolo a rincorrere Mia che scappava a gambe levate dopo averla conosciuta, al contempo preoccupata e divertita dalla sua reazione. Lui non se lo fece ripetere due volte, spalancò la porta e come una furia corse in giardino dietro alla bella mora padrona del suo cuore. Sia Jake che Megan sembravano eccessivamente ansiosi per la sua fuga, a differenza della bella dottoressa che non riusciva a trattenere gli angoli della bocca, involontariamente si sollevano verso l’alto.
 
«Non ti sembra di essere stata piuttosto sgarbata?» Megan era irritata dall’atteggiamento tenuto da Hanna davanti alla sua ritrovata amica, aveva chiaramente tenuto un atteggiamento di sfida nei suoi confronti stringendosi al braccio di Jake e lasciandole intuire un possibile rapporto intimo con il ragazzo.
 
«Non direi. Non nutro molta simpatia per quella ragazza ma a quanto pare Jake sembra ancora pendere totalmente dalle sue labbra. Hai visto con che faccia si sono guardati?» Hanna non riusciva proprio a smettere di ridere, trovava la situazione estremamente divertente per quanto facesse soffrire non poco il suo migliore amico. «Ti ha detto che si sono praticamente baciati oggi? Lei si deve sposare con il bel procuratore eppure… si sono fermati solo perché è intervenuto quel suo amico, James.»
 
«Josh.» La corresse Megan sgranando gli occhi per la sorpresa, ecco cosa voleva raccontarle prima di essere interrotte dal campanello. In quel momento Jake ricomparve sulla porta visibilmente shoccato, le braccia lungo i fianchi con i pugni stretti.
 
«Ha frainteso tutto. Dannazione Hanna, l’hai fatto volontariamente vero?» Inveì nervosamente contro l’amica colpendo lo stipite della porta con le nocche. «Si è accorta che sei incinta e ora crede che il bambino sia mio.»
 
«Prevedibile.» Rise sonoramente Hanna battendogli la mano sulla spalla e chiedendo alla padrona di casa di spostarsi in salotto per potersi sedere in attesa del ritorno di Robert.
 
«Ti rendi conto che è scappata piangendo?» Continuò Jake, l’atteggiamento della sua amica lo stava infastidendo non poco. Dopo il bacio del giorno precedente si era ripromesso che avrebbe fatto di tutto per riconquistare la sua amata, l’intervento di Hanna aveva azzerato le sue possibilità se non avesse trovato il modo di convincere Mia della verità.
 
«E tu vuoi smettere di sottovalutare la sua gelosia?» Ribatté Hanna senza smettere di sorridere e facendo rimanere sia Jake che Megan con la bocca spalancata. «Se ti avesse dimenticato come ti vuol far credere non avrebbe reagito così, magari non ne sarebbe felice, ma addirittura piangere? Se fossi in te la manderei a quel paese ma tu sembri volerla riconquistare a tutti i costi ed io te la sto servendo su un piatto d’argento. Ora non potrà smettere di pensarti e tutti i sentimenti sopiti ritorneranno a galla.»
 
Megan sembrò illuminarsi man mano che Hanna illustrava la sua idea, fingere che Jake fosse il padre del bambino, che avesse dimenticato Mia e che si fosse rifatto una vita. Niente di più distante dalla realtà. Il bel dottor Haiden aveva infatti passato il primo intero anno dopo la fuga della ragazza a struggersi per l’amore perduto e solo dodici mesi dopo sembrò convincersi che la ragazza non sarebbe più tornata da lui quando in un impeto di rabbia diede fuoco al New Yorker la cui prima pagine mostrava il volto perfetto della ragazza che ancora amava insieme all’ex amico, era stata nominata nuovo viceprocuratore di New York. Forse una parte di lui  ancora sperava in un suo trasferimento a Washington ma la notizia manifestava chiaramente che ciò non era nelle intenzioni di Mia. Da allora cercò di dimenticarla, provò a frequentare qualche ragazza ma nessuna era bella come lei, intelligente come lei, affascinante come lei. Nessuna era lei. Alla fine si arrese ad una vita da single, lasciandosi accompagnare a casa di tanto in tanto da qualche avvenente sconosciuta, un diversivo grazie al quale cercava di dimenticarla, almeno per qualche ora. «Ha ragione Jake, esattamente come con Jessica. È stata la gelosia a farle aprire gli occhi sui sentimenti che provava per te e sarà lo stesso adesso. Quando capirà di amarti le dirai che il bambino non è tuo e lei lascerà Ryan.»
 
Jake sembrava titubante di fronte alla convinzione delle sue amiche anche se interiormente pregava che avessero ragione. «Non ne sono sicuro, io credo che si arrabbierà e non vorrà mai più rivolgermi la parola.»
 
«Fidati sarà più felice»
 
 
 
 
 
«Siete tre idioti.» Mark si solleva dalla poltroncina riservando uno sguardo truce alla fidanzata. «Con tutto il rispetto, a te nemmeno ti conosco.» Continua rivolto a Megan. «Ma in tre non avete un cervello completo.» Lo sguardo colpevole che incrocio nel volto di Hanna mi lascia intuire che non deve essere più così convinta della genialità del suo piano.
 
«Io vi ammazzo.» Minaccia Josh, lo sguardo al pavimento mentre le mani si stringono ai braccioli con talmente tanta forza da far sbiancare le nocche. «Le avete lasciato credere che il bambino fosse tuo, ti rendi conto di quanto ha sofferto?»
 
Una fastidiosa pressione mi comprime il torace costringendomi ad abbassare lo sguardo, mi sento terribilmente in colpa per averla fatta soffrire di nuovo. Se ora lui decidesse di tirarmi un pugno glielo lascerei fare senza opporre resistenza, me lo meriterei per essere stato un completo idiota. Forse dovrei solo andarmene e permetterle di rifarsi una vita con qualcuno capace di amarla, purché non si tratti di Ryan.
 
«Appena si riprenderà le racconteremo la verità e metteremo fine a questo casino.» Annuncia Hanna con tanta determinazione da costringere Mark a voltarsi e fissare i suoi occhi nei suoi.
 
«Si è rotta una gamba vero? Forse dovrei andare a controllare, potrebbe esserci bisogno del mio aiuto.» Mark non è solo il bel fidanzato di Hanna e mio caro amico, è anche un ottimo chirurgo ortopedico. Se c’è qualcuno in grado di aiutare Mia in questo momento è lui. «Vi farò sapere qualcosa al più presto.»
 
 
 
POV JOSH
 
 
Dall’istante in cui Mark ci lascia da soli in sala d’aspetto il tempo sembra essersi ulteriormente rallentato. I secondi prendono la consistenza di minuti, i minuti di ore e allo scoccare della seconda mi sembra di essere seduto su questa scomoda poltrona da giorni. Hanna ci ha rassicurato lodando le capacità lavorative del ragazzo che abbiamo scoperto essere il suo reale fidanzato. Jake invece non ha più emesso un solo suono, si è seduto prendendosi la testa tra le mani e cercando di nascondere le lacrime che ritmicamente raggiungono il suolo. Sta soffrendo molto.
Se ripenso a come l’hanno presa in giro e a quanto lei è stata male, non riusciva ad accettare che lui l’avesse dimenticata, a differenza sua che aveva continuato ad amarlo e sognarlo ogni singolo giorno degli ultimi due anni, e addirittura aspettasse un bambino. Il senso di colpa dopo il loro ultimo incontro, per quel bacio che lei gli aveva rubato, e lui che chiaramente non si era tirato indietro.
Se solo gli avessi dato la possibilità di parlare invece di cacciarlo in malo modo quel giorno in procura, avrebbe raccontato la sua versione dei fatti e forse sarebbero potuti tornare insieme risparmiandosi entrambi due anni di dolore. Ma lei non riusciva nemmeno ad accettare l’idea di vederlo e il tradimento sembrava così reale e così maledettamente da Jake.
Dovevo essere un buon amico per entrambi, non solo per lei.
Anche se non posso vederlo in volto riesco a cogliere il suo dolore, lo stesso che sto provando io ma moltiplicato per cento, accompagnato dal terrore che Mia potrebbe non riprendersi più o non poter camminare. Non riesco ad immaginare le sue belle gambe deturpate dalle cicatrici senza più la possibilità di indossare i vertiginosi tacchi.
Apro la bocca un paio di volte desideroso di dirgli qualcosa che sia in grado di tranquillizzarlo ma mi zittisco immediatamente appena scorgo in fondo al corridoio la possente figura di Mark con il suo camice da sala operatoria. Mi sollevo dalla poltroncina seguito da tutti i miei amici tranne Jake che ci fissa titubante torturandosi le mani l’una con l’altra.
 
«Abbiamo appena terminato.» Annuncia il bel dottore appena ci raggiunge, un sorriso accennato gli illumina il volto. «Quella ragazza è molto forte, il cuore non ha più dato alcun problema, la gamba è ingessata e la schiena non ha subito alcun trauma. Ci vorrà della fisioterapia ma si riprenderà nel giro di un mese.» Inspira profondamente fissando i suoi grandi occhi scuri in quelli di Jake e sorridendogli per incoraggiarlo. «Sta bene. Per ora deve risposare quindi scendiamo a bere un caffè, potrete vederla più tardi.» Quindi offre il suo braccio ad Hanna e si incammina verso l’ascensore diretto al bar, il viso visibilmente stanco, non deve essere stata una giornata facile nemmeno per lui.
 
Faccio cenno a Megan di andare con loro mentre fisso Jake che ancora non sembra intenzionato ad alzarsi in piedi. «Non vieni?» Sussurro dopo una manciata di secondi, sicuro di essere rimasti da soli.
 
«Preferisco di no.» Mi risponde prendendosi ancora una volta la testa tra le mani e spettinandosi i lunghi capelli biondi. «Scusa ma vorrei rimanere da solo per un po’.»
 
Annuisco senza realizzare che il mio amico non può vedere il mio gesto. «Jake..» Sospiro aspettando che lui alzi lo sguardo verso di me. «Mi dispiace per questi anni, se ti avessi concesso il beneficio del dubbio… Scusami.»
 
I suoi occhi inespressivi fissi nei miei, il volto bianco come un lenzuolo. «Non ha più importanza Josh, forse doveva solo andare così.»
 
Le sue parole mi colpiscono quasi quanto il tono sommesso con cui le pronuncia. «Cosa stai dicendo? Non capisco.»
 
«Continuo a farle del male, nonostante i miei sforzi. La morte di Scott, il suo ritorno a New York, il mio trasferimento a Washington e ora questo. È una vita che soffre a causa mia, forse dovrei solo decidermi a farmi da parte definitivamente.»
 
Scuoto il capo vigorosamente cercando nella mia mente le parole giuste per rispondergli, non può esserne veramente convinto. «Jake non le hai fatto solo del male, lei ti amava e per quel che ne so prova ancora un forte sentimento. Forse in passato non ti sei comportato benissimo con lei, ma due anni fa è stato solo un equivoco. E tutto questo..» Mi soffermo allargando le mani mostrando la sala d’aspetto ormai vuota. «L’incidente non è colpa tua. Ha fatto scudo ad Hanna con il suo corpo ma conosci anche tu Mia, l’avrebbe fatto per chiunque. E tu comunque non c’entri nulla.»
 
«Ti sbagli. Lei stava vagando per la città a causa mia. Ci siamo baciati e lei… era sconvolta. Scappava da me e si è imbattuta in Hanna.»
 
Una doccia fredda, ecco la sensazione che provo. Si sta dando la colpa anche dell’incidente credendo che lei fosse sconvolta per il loro bacio. Non che non lo fosse ma non era lì per quel motivo. La colpa è solo di Ryan che si era portato a casa quello stramaledetto fascicolo e si è fatto beccare con un’altra. E questa volta non c’è margine di errore, quell’idiota l’ha tradita. Stringo tra i denti il labbro inferiore indeciso se rivelargli un particolare così personale della vita di Mia ma non voglio più avere segreti con lui e almeno questa volta devo fare di tutto per aiutarli a tornare insieme. «Jake, in realtà c’è una cosa che…»
 
«NO! BASTA JOSH. NON VOGLIO PIU’ PARLARNE, NON FINCHE’ LEI NON SI SARA’ RIPRESA DEL TUTTO E FINO AD ALLORA NESSUNO LA TURBERA’ RACCONTANDOLE DEL NOSTRO ASSURDO PIANO O QUELLO CHE E’ REALMENTE SUCCESSO QUELLA NOTTE. LA SUA SALUTE PRIMA DI TUTTA.»
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice
 
Ecco il penultimo capitolo.
Ora è tutto svelato, solo Mia è ancora all’oscuro della verità e a quanto pare Jake sembra deciso a non rivelarle nulla almeno per adesso… Speriamo che cambi idea in tempo.
So che questo capitolo è stato forse un po’ triste ma spero vi sia piaciuto comunque. Era inevitabile per prepararci al finale.
 
Vi avviso già che l’ultimo capitolo arriverà con un lieve ritardo. Questo fine settimana sarò a Firenze quindi non potrò iniziare a scriverlo quindi non credo potrà arrivare prima di sabato o domenica.. Siete pronte? Io decisamente no!!!
 
Ringrazio ancora tutte voi che mi avete seguita in questi mesi continuando a leggere e recensire questa mia storia.
 
Alla prossima settimana.

 
 
   
 
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