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Autore: Manu_Hikari    17/02/2005    4 recensioni
Un grande amore al quale qualcuno ha messo la parole fine senza un valido motivo. Eppure lui non avrebbe saputo immaginare la sua vita senza di lei...
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  I wouldn’t have imagined my life without you…

 

 

 

Ciao raga eccomi qui con una nuova fic! Questa volta è ispirata a Holly e Benji e vorrei precisare che è la prima che scrivo su questo anime quindi non so come sarà e il titolo non so precisamente cosa c’entri con tutto il resto ma a me sembrava così carino…

Cmq protagonista è Benji  e la storia è ambientata durante il primo campionato mondiale, quello in Francia. Volevo anche dirvi che, per motivi di copione, le età dei nostri beniamini varieranno lievemente da quelli nell’anime (Anche perché io non ho mai capito molto bene quanti anni hanno…) e che gli spoiler saranno veramente pochini perché io non ci so fare molto…^__^’’

Poi…ah, si. I personaggi di questa storia sono tutti del loro papi Yoichi Takahashi e solo Mie è inventata da me.

Penso che sia tutto, un bacione e buona lettura!

 

 

 

CHAPTER SEVEN

 

 

 

 

 

MARTEDI POMERIGGIO

 

«Ehi, Mie! » Patty rincorse l’amica lungo il corridoio degli spogliatoi portando delle bottigliette d’acqua.

«Patty, non correre così…» Fece l’altra tranquilla quando Patty le fu vicina, ansimante.

«Si può sapere come fai ad essere così calma e a mantenere il sangue freddo quando abbiamo appena perso una partita e Lenders si è infortunato? » Ribattè esasperato l’altra.

«Primo, era solo un’amichevole e non è poi la fine del mondo; secondo, Mark non  si è infortunato, ma ha solo avuto un contrasto troppo duro in campo dal quale è derivata una lieve  contusione….non farti venire una crisi di nervi solo per questo! » Rispose Mie con la stessa calma.

Patty notò che la sua amica era distratta, come preoccupata da tutt’altro.

«Anch’io sono rimasta sorpresa dal comportamento di Benji, sai? » Disse pensando di aver indovinato di cosa si trattasse.

«Come?» Fece Mie come appena tornata da un viaggio sulle nuvole. «Ah, si! Bè…che vuoi che sia se all’improvviso fa l’antipatico e sembra disprezzare i suoi stessi connazionali…» Disse con tono misto fra lo sprezzante e il sarcastico.

«Come è possibile secondo te? Tre anni bastano per cambiare tanto una persona? » Chiese Patty.

«Non lo so Patty. » Rispose l’altra. «Mi sarei aspettata tutto da lui, meno che questo…il “mio” Benji non lo avrebbe mai fatto…» Aggiunse in un soffio.

«Ti manca? » Chiese ancora Patty.

«Quasi sempre…» Rispose l’altra con un sorriso malinconico «Ma dato che so che è sbagliato, ogni volta che succede cerco di pensare ad altro…»

«Perché…perché ti ostini a pensare che amare qualcuno sia sbagliato? » Anche se aveva gridato il tono di Patty era compassionevole.

«Perché così, quando penso che l’ho lasciato, sento meno dolore al cuore… » Rispose Mie scoppiando in lacrime e appoggiando il viso sulla spalla della sua migliore amica che la strinse forte a se per cercare in quel modo di dimostrarle il suo sostegno.

 

Intanto Mark era seduto sul lettino dell’infermeria e stava prendendo l’antidolrifico che gli aveva dato il medico.

«Mark, mi raccomando, niente sforzi almeno fino a domani sera, ok? » Il giocatore annuì. «Ci vediamo. »

Il dottore era uscito da un paio di minuti quando la porta si aprì ed entrò Ed Warner.

«Ehilà! » Salutò il malato. «Complimenti, lei è il primo che mi fa visita, ed ha vinto…un bel niente. »

«Allegro, eh? » Disse Ed sarcastico stringendogli la mano. «Come stai? »

«Il dottore dice che non morirò…» Sospirò. Seguì una evidente smorfia di disgusto per la medicina che aveva appena ingerito; essendosi depositata in parte sul fondo, l’ultimo sorso fu particolarmente sgradevole.

«Lo spero…comunque sai che non mi riferivo a quello, Mark…»  Ribattè Ed assumendo un’aria alquanto seria. «Ci siamo rimasti male tutti …»

«Già…ma d’altronde, che ti aspettavi da uno così…e dire che io mi sono sempre fidato di    lui » Disse sprezzante. «Purtroppo so di non essere quello che ci è rimasto peggio di tutti… » si fermò, sapendo di aver toccato un tasto dolente. «Scusa…»

«Non preoccuparti, io so che Mie in questo momento sarà in lacrime tra le braccia di Patty.  »

«Cavolo, Ed mi dispiace, non avrei dovuto mettere in mezzo questa storia… » Disse Mark vedendo il volto del suo migliore amico sempre più triste. Quest’ultimo scosse la testa, fecendogli segno di non preoccuparsi. «È assurda tutta questa storia, secondo me…sai ti ammiro per la tua forza d’animo. »

«E invece non dovresti…ma hai visto come mi sono ridotto? » Si accigliò il portiere della nazionale nipponica. «Sono solo uno scacciachiodo, un modo per dimenticare più facilmente Benji, per dirla semplice, io riesco a far si che il suo dolore svanisca, distraendola dal pensiero di lui…e nonostante lei non voglia ferire nessuno con il suo comportamento, lo fa continuamente; la cosa peggiore è che non si accorge che quella a cui fa più male è proprio se stessa. »

«Ma tu non te la senti di fare qualcosa per rimediare. » Concluse Mark.

Ed annuì. «Come potrei allontanare da me colei che amo? »

«Solo mi chiedo come mai, se davvero sta cercando di dimenticare Benji diciamo…in modo forzato, allora perché non cerca di tornare con lui, invece di continuare a tormentarsi? » Chiese Mark quasi a se stesso. Era stato trascinato di peso in quella storia, essendo il migliore amico di Ed era inevitabile, ma non ci aveva capito molto.

«In effetti non so…è come se tutto fosse avvenuto contro la loro volontà; quando fra loro due è finita, mi sono avvicinato un po’ alla volta a Mie, sapevo che stava soffrendo e, forse approfittai del fatto che in quel momento fosse debole, ma giuro che fu senza alcun doppio scopo…lei ha accettato di essere mia amica e di uscire con me, ma è molto tempo che cerco, invano, di trasformare quest’amicizia in qualcosa di più… » Ammise Ed sconfortato.

«Sai, io non penso che lei ti consideri esattamente come uno scacciachiodo…probabilmente, ora come ora, non si metterebbe proprio con nessuno; quello di cui ha bisogno è solo un amico e, anche se forse per te sarà una magra consolazione, credimi, quello sai farlo benissimo…»

«Grazie…»

 

Carl entrò di corsa nella stanza N° 57 , quella di Benji, inseguendo il suo amico che, dalla fine della partita non aveva smesso un attimo di correre, nervoso e arrabbiato.

«Cerca di calmarti, Benji!  » Consigliò Schneider al ragazzo che aveva dato appena un pugno al muro.

«Calmarmi? » Ripetè Benji agitato e rosso in volto. «Ma tu le hai viste le facce dei miei amici? Non erano arrabbiati, non erano furiosi, erano letteralmente delusi! Capisci? Ho dato loro delle pappemolli, schiappe…cose che non ho mai pensato! Mi domando perché il signor Marshall ha…»

«Perché te lo ha chiesto? » Concluse Carl. «Vuole mostrare alla nazionale giapponese quanto sia duro il calcio internazionale, no? »

«Si, questo l’ho capito » Ribadì Benji «…ma forse si poteva trovare un altro modo…io…mi sento una carogna; hai visto la faccia di Mie? Sembrava sull’orlo delle lacrime…non mi perdoneranno mai…»

«Ah…» Fece Schneider «Allora è per Mie che ti senti così male…comunque vedrai che quando capiranno tutto non avranno più niente da ridire…»

Benji rimase pensieroso; nella sua testa il caos più totale. Ancora non era riuscito a parlare con Mie, né l’aveva incontrata, da quando era arrivata; l’aveva vista solo un paio di volte di sfuggita. Ormai erano due adulti, dovevano parlare e affrontare il problema direttamente, faccia a faccia, senza nascondersi dietro mezze frasi…si…però, intanto, il problema era suo, non di Mie, lei non aveva alcun problema; probabilmente lei l’aveva dimenticato da un pezzo e non avrebbe voluto nemmeno ascoltarlo.

«A proposito di Mie…» La voce di Schneider distrasse Benji dai suoi pensieri. « Non so se può importartene qualcosa, ma oggi, durante la partita, ho visto che Mie si allontanava con il tuo ex allenatore, il…signor Marshall…»

«Cosa!? » Esclamò di rimando Benji  «Ma…no…non è possibile…quella manco lo può vedere! »

«In effetti mi è sembrato un po’ strano…e lei tutt’altro che ben disposta nei suoi confronti…Benji, ho uno strano presentimento… » Disse Carl preoccupato.

«Il signor Marshall? » Fece il portiere alzando un sopracciglio. «Naaaa! »

«Se lo dici tu…» Rispose il biondino facendo spallucce. «Piuttosto…non hai fame? (Della serie camaleontino verde dei sofficini…)  Dovrebbe essere ora di cena; scendiamo? »

Benji annuì e insieme i due ragazzi si incamminarono verso la sala da pranzo.

 

«Signorina Atton? » Gridò l’allenatore della Grunvald entrando nel salotto e cercando, con la sua voce, di sovrastare il chiacchiericcio dei ragazzi che, dopo cena, vi si erano riuniti. Ottenuta l’attenzione della ragazzina le si avvicinò.

«Mi dica…» disse gentilmente Mie alzandosi in piedi e seguendo l’uomo fuori dalla stanza.

«È appena arrivata la signorina Bochèr, la sta aspettando nell’ufficio del direttore. »  Annunciò quello con solennità.

«Ehm…scusi la mia ignoranza, ma chi sarebbe? » Chiese Mie vergognandosi un po’; dal tono con cui le era stata data la notizia doveva essere una persona importante.

«Bè…presumo che sia normale che non la conosca…lei non è di queste parti…» Mie tirò un sospiro di sollievo, almeno la sua figuraccia aveva un attenuante…. «Vede, la signorina Bochèr è una delle modelle tedesche più famose e per di più è dipendente di una agenzia rinomatissima nel nostro paese. »

«Oh…» Fece Mie mostrando di aver capito. «E cosa potrebbe volere da me? »

«Non saprei….ma deve essere sicuramente qualcosa di importante. »

Intanto erano arrivati davanti all’ufficio e l’allenatore tedesco picchiò col pugno sulla porta. In risposta si sentì, proveniente dall’altra parte della porta, un allegro avanti.

«Buona sera…» disse timidamente Mie entrando nella stanza e guardandosi intorno; la ragazza di cui l’allenatore le aveva parlato era seduta davanti alla scrivania del direttore, accanto ad un omone grande e grosso, sicuramente il suo manager, e la guardava con uno sguardo curioso.

«Ciao! Tu devi essere Mie Atton, io sono Dyana Bocher, ma puoi chiamarmi Dyana, piacere! » Disse la ragazza scattando in piedi e tendendo la mano. Mie si limitò ad annuire, mentre ricambiava la stretta, quanta energia!

Era davvero bella, aveva grandi occhi azzurro chiaro e lunghi capelli biondi e ondulati, la superava di parecchio in altezza, osservò Mie, e il bello era che non portava tacchi molto alti!

«Ti starai sicuramente chiedendo il motivo che mi ha spinta a venire qui…»

«Già …» Rispose Mie.

«Vedi, un importante periodico indirizzato alla moda necessita di cinque modelle per un servizio fotografico da dedicare ad un famoso stilista; » Spiegò la biondina. «dunque, ricevuta la richiesta, la mia agenzia ne ha selezionata quattro, poiché il direttore, saputo del tuo soggiorno qui, ha sperato nell’onore di inserirti nella rosa. »

«Me? Bè…sarebbe davvero fantastico! » Esclamò Mie non trattenendo un saltellino di gioia.

«Perfetto. » Disse Dyana stringendole la mano. «Allora a giorni il diettore ti contatterà telefonicamente e ti comunicherà il giorno e l’ora. »

Improvvisamente si sentì bussare alla porta che si aprì subito dopo. Ne fece capolino un cameriere dell’albergo.

«Il signore dice che l’aspetta in salotto, signorina. » Disse quello con aria importante e sparì, chiudendo la porta.

Dyana guardò Mie alzando un sopracciglio; non le aveva dato nemmeno il tempo di aprire bocca. «Si, carino, ma io non so dov’è il salotto… » Disse con sarcasmo; «Mie, ti dispiacerebbe accompagnarmi? »

«Affatto » Rispose la giapponesina scuotendo la testa e, uscite dalla porta dopo aver salutato il direttore, si incamminarono lungo il corridoio.

Salita una rampa di scale le ragazzine svoltarono a sinistra e si ritrovarono nel salotto; al loro ingresso tutti i presenti nella sala, tutti ragazzi, si voltarono e le fissarono con occhi da pesci lessi; non capitava tutti i giorni di vedere due ragazze tanto belle insieme.

Ignorandoli, Mie si guardò intorno, curiosa di sapere chi fosse il ragazzo che aspettava Dyana. Il terrore le percorse gli occhi e si tradusse in una morsa nel suo stomaco quando vide che Benji, vista la biondina, si era alzato in piedi e si stava dirigendo verso di lei.

«Dyana…che bello rivederti dopo tanto tempo! » Esclamò Benji abbracciando la tedesca e salutandola con due baci sulle guance. «Qual buon vento? »

«Niente, ho solo approfittato del lavoro per vederti. Dovevo parlare con Mie di un servizio…la conosci, vero? È giapponese come te…»

Benji annuì distrattamente. «Senti, visto che non ci vediamo da tempo immane, ti va di cenere qui con me? così parliamo…»

«Ok. » Rispose Dyana pimpante. «Allora porto il tuo consenso al direttore, Mie. Ci vediamo… » Aggiunse salutando Mie con un cenno della mano.

«Ci vediamo…» Rispose Mie facendole il verso.

E mo questa chi è? E perché tanta confidenza? Pensò Mie prima di voltarsi stizzita e correre di sopra verso la sua stanza. Nel bel mezzo delle scale, però, cambiò idea e, dirigendosi nell’altra direzione a passo deciso, decise di andare a trovare Marck.

 

 

 

 

…To be continued

 

 

 

Allora? Vi piace?

A me nemmeno un po’! non so esattamente che parte avrà sta Dyana….

Però vi prego, commentate!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

  
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